Writer Officina
Autore: Gianmarco Lamberti
Titolo: Risvegliarsi a centonove anni
Genere Avventura Azione
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Risvegliarsi a centonove anni
La certezza del futuro.

Quella mattina il mare era in tempesta. Appena sceso in spiaggia rimasi di stucco: sulla riva un delfino spiaggiato. Era lungo più di tre metri. A differenza di altri casi che avevo visto nel passato sulle coste argentine, non era immobile e non sembrava malato, si contorceva come se avesse voglia di ritornare al largo.
Le onde erano forti, avevo imparato che il fondale in corrispondenza della nostra spiaggia era basso, solo dopo qualche decina di metri dalla battigia, cominciava a scendere. Jonathan quel giorno era fuori zona, sarebbe rientrato tardi pomeriggio.
Lo chiamai dal bracciale, mi rispose che da qualche anno in quei luoghi i casi erano frequenti ma non era il momento di chiamare i soccorsi e di lasciar perdere, se il tursiope fosse stato forte ce l'avrebbe fatta da solo a riprendere il largo. Mi disse che spesso proprio le differenze di temperatura anomale dell'oceano creavano questi problemi. Forse conoscendo il mio carattere irruento, mi proibì di avvicinarmi: l'animale spiaggiato poteva essere malato e magari avere qualche virus che avrebbe potuto essermi letale. Ci salutammo e chiusi la conversazione. Non potevo lasciarlo così.
Altri ricordi si accavallarono. Da ragazzo, su una spiaggia, un giorno avevo assistito a un salvataggio di esperti pescatori, anche quella volta il delfino guizzava...
Mi avvicinai all'animale in difficoltà, evitando movimenti bruschi mi distesi accanto al suo lungo corpo. Girato su un fianco lo guardavo sussurrandogli con tono calmo quello che mi veniva in mente. Lo abituavo alla mia voce ma soprattutto alla mia presenza. Ricordai che all'epoca, uno di quei pescatori, dopo aver salvato il delfino, mi aveva spiegato quel sistema. Bisognava parlare con loro, come se si stesse cercando di domare un cavallo per la prima volta. Proseguii così per diversi minuti. Il delfino si abituò davvero alla mia voce, cominciò a dimenarsi di meno, accettò anche le mie carezze senza agitarsi. Avevo stabilito un contatto. Mi alzai di nuovo, mi allontanai per diverse decine di metri, poi mi riavvicinai parlandogli con voce calma e pacata. Quando lo facevo smetteva di agitarsi, sentii che forse aveva capito che potevo aiutarlo. Scartai subito l'ipotesi di prenderlo per la coda e trascinarlo nell'acqua, era di sicuro pesantissimo. Non sapevo come procedere, anch'io ero agitato. Pensavo e riflettevo per trovare una soluzione. Mentre mi concentravo guardando l'orizzonte, mi focalizzai sulla vecchia colonna in cemento armato che emergeva dall'acqua quasi sulla nostra perpendicolare a riva. Ebbi un'idea.
Mi allontanai di nuovo e corsi al mio albero degli allenamenti, presi un coltello che tenevo riposto in una cavità, tagliai dai rami alcune lunghe funi pendenti che usavo per allenarmi e ritornai al delfino. Con calma lo accarezzai per diversi minuti sulla coda. Riuscii ad avvolgergli saldamente la corda alla base della pinna caudale con un nodo.
Mi tuffai nonostante le onde. Nuotai controcorrente e raggiunsi la vecchia colonna di cemento, le girai intorno con la corda che scivolava sul muschio marino di cui era ricoperta e ritornai a riva di nuovo.
Mi avvolsi la corda intorno alla vita, mi spostai di diversi metri dall'animale e cominciai a tirare. Avevo pensato alla colonna per creare un effetto argano e ridurre lo sforzo del trascinamento. Solo così potevo avere una speranza di smuoverlo. Volevo approfittare dell'onda di risacca: quando il pesantissimo corpo si staccava appena dalla sabbia, tiravo la corda cercando di trascinarlo per la coda verso l'acqua più alta.
Al momento opportuno tiravo, tiravo con tutte le mie forze, spostandomi quanto più potevo indietro sulla battigia. Il delfino galleggiando parzialmente sull'onda di risucchio si muoveva ma purtroppo l'onda di ritorno lo riportava a riva, e trascinava anche me verso il punto iniziale da cui mi ero spostato. Ci provai e riprovai. Inutile.
Ero disperato, in quel delfino forse mi stavo immedesimando troppo. Un povero animale spiaggiato: in quel momento rivedevo me stesso smarrito, con l'incertezza di sapere se fossi stato in grado di nuotare di nuovo nel mare agitato del tempo, in quell'epoca ancora del tutto sconosciuta. Dovevo farcela. A tutti i costi. Quel delfino era il simbolo della mia rinascita. Guardai il bracciale, era passata più di mezz'ora. Purtroppo, gli sforzi erano stati vani, anche il povero animale cominciava a dimenarsi di meno. Sembrava rassegnato.
Ero solo, cercavo di nascondere a me stesso la disperazione. Non mi arresi, dovevo salvarlo a tutti i costi. Mi aggrappai a tutte le mie forze, continuai a tirare per cercare di disincagliarlo tentando un colpo fortunato sul continuo alternarsi della risacca.
Passò altro tempo, ero stremato ma non me la sentivo di mollare. Arrivò un'onda di risucchio più forte delle altre, tirai, e ancora tirai con rabbia e con quanta forza mi era rimasta, senza sosta, disperato, spostandomi all'indietro sulla battigia con le gambe ben salde per far guadagnare qualche altro metro nell'acqua al povero animale.
Forse fu il destino o la mia caparbietà oppure l'inizio dell'alta marea, il delfino con un guizzo torcendosi, riuscì a portarsi in una zona del fondale più profonda recuperando la sicurezza del galleggiamento. Lasciai andare subito la corda, il delfino si allontanò rapidamente al largo. Vedevo la sua pinna dorsale sempre più piccola mentre saltava sulle onde increspate. Purtroppo, stava portandosi dietro con sé anche la lunga corda, sembrava la coda di un aquilone. Meglio che niente. Non mi arresi però. Speravo di liberarlo anche da quella fastidiosa situazione. Ero consapevole della sua intelligenza.
I delfini: animali stupendi anche per questo. Ebbi un'altra un'idea, forse poteva funzionare.
Mi rituffai, nuotando controcorrente caparbio verso la colonna di cemento, portai con me il coltello e qualche metro di cordame rimasto. Il mare era agitato, mi legai con la corda alla colonna ancorandomi a qualche metro distante e attesi paziente nell'acqua. Non passò molto tempo. Eccolo! Ci avevo sperato. Rividi il delfino tornare verso di me, come per cercare un contatto. Lo accarezzai sul muso, lentamente sfilai dietro verso la coda mentre le onde passavano sotto di noi sollevandoci e abbassandoci con ritmo cadenzato prima di infrangersi a riva.
Finalmente tagliai la corda annodata alla coda. Forse aveva capito, non la mosse. Avevo paura di movimenti bruschi della pinna. Sarebbero stati pericolosi e letali per me. Gli passai di nuovo la mano sul muso. Si girò: un lungo fischio si trasformò in un ultrasuono, poi si avviò di nuovo al largo per allontanarsi sull'orizzonte diventando sempre più piccolo. Ogni tanto tra le pieghe dell'oceano, vedevo la sua sagoma schizzare dall'acqua con grossi balzi.
Ero felice, veramente felice. Il mio lato scaramantico partenopeo, chissà perché, aveva da quel momento in poi infuso più sicurezza in me stesso. Soprattutto ebbi più fiducia nel futuro di lì a venire.
Quando Jonathan rincasò, mi disse che era andato a vedere sulla spiaggia. Soddisfatto tenne a precisare:
«Hai visto? Te l'avevo detto, il delfino forse era sano e ce l'ha fatta da solo a riprendere il largo!»
Accennai un sorriso, continuando ad accarezzare Cicerone.
Dopo cena, ci sedemmo davanti allo schermo olografico.
«Sei pronto?»
«Puoi iniziare» replicai senza indugio.
«Ok, procediamo! Leggo un grafo-testo e faccio scorrere le pagine, sono scritte in inglese composito, adottato dalla maggioranza dei paesi sulla Terra.»
Sullo schermo comparve il testo di una pagina. Le parole erano inframezzate da altri vocaboli di diverse lingue, ogni sei, sette parole c'erano icone o ideogrammi. Cominciò a scorrere le pagine sullo schermo con una cadenza tra l'una e l'altra di una manciata di secondi.
«In questo momento sto leggendo il libro.»
«Dici sul serio?»
«Certo, se mi concentro potrei andare più veloce.»
«Ma come fai a capire tutto?»
«Il segreto è nei simboli inframezzati che vedi. Ne esistono a centinaia e racchiudono una semantica completa. Una pagina standard ha oggi molti più significati. Assimilandoli evitiamo durante la lettura di decodificare tutte le parole.»
«Stupefacente! Le vecchie emoticon si sono evolute! Ricordo comunque che in passato già esistevano tecniche per la lettura rapida... Questa è tutta un'altra storia!»
«Già, bisogna imparare il senso recondito e profondo di tutta la simbologia. Per esempio, esistono ideogrammi simili, ma il concetto che esprimono può essere differente e specifico per ogni contesto.»
«Un libro in poche manciate di minuti!»
«Sì, è così. Con l'esercizio costante si può aumentare ancora di più lo scorrimento.»
Rimasi per qualche istante in silenzio, affascinato da quello scorrere rapido e continuo delle pagine, poi ripresi:
«Ma... si riesce a comprendere tutto, a questa velocità?»
«Ti sembra strano vero? Pensa che oggi i bambini iniziano con questo metodo sin dai primi anni di scuola.»
«Che significa per voi assimilare? E la memoria?»
«Hai colto un nostro punto debole. Purtroppo, come ti ho già spiegato, i sottili bracciali sono un archivio itinerante e ci accompagnano per tutta la vita. Soprattutto per le nuove generazioni, i bracciali oltre alla creazione di ologrammi, sono utili per memorizzare tutto: date, nomi, eventi. Quando i ragazzi assorbono i significati di un testo, tralasciano purtroppo di ricordare molti dati salienti, affidandone la memorizzazione ai dispositivi. Quando parlano, ogni tanto si collegano al bracciale per una data o un nome legato a un luogo o a un evento.
«L'unica cosa che ricordano bene sono i simboli dei grafo-testi, proprio perché li hanno sempre sotto gli occhi. Se ti formi dall'inizio, non avrai di questi problemi, proprio perché la tua generazione era più abituata a memorizzare dati.»
«Avrò bisogno di tempo, per imparare a leggere in questo modo!»
«Non preoccuparti, ho già pensato a tutto. In mia assenza, Pier ti aiuterà. Se inizi a memorizzare bene il significato intrinseco dei simboli e degli ideogrammi base, ci riuscirai.»
«Sono perplesso,» dissi, «mi ricordano la scrittura orientale, i vecchi geroglifici egizi...»
«Per l'apprendimento e l'uso dei sistemi olografici avanzati, ti anticipo che ti ci vorrà molto più tempo. Sappi che l'informatica, come la intendevi nella tua epoca, non esiste più. Oggi è tutto cambiato. Operiamo col sistema quantico di secondo livello che genera matrici complesse di calcolo. La misura dei dati da gestire è inimmaginabile. Al momento potrebbe essere un muro insuperabile per te. A questo penseremo in futuro.»
«Come faremo?»
«Inizierò a insegnarti i rudimenti, saltando molti passaggi, per il momento. Dovresti comunque avere la predisposizione innata verso la tecnologia, mi hai detto che eri bravo con software anche complessi nella tua epoca. Per l'apporto che potrai darci, ti insegnerò il funzionamento di alcune parti agganciate ai macchinari che useremo prossimamente.»
Mi spiegò altri concetti in parole semplici. Poco dopo, si girò e aprì un cassetto al lato della scrivania, estrasse una scatola e l'aprì:
«A proposito, stavo dimenticando, il professore mi ha incaricato di darti questo».
Un bracciale sottile, era caldo al tatto e leggero. Notai che la circonferenza di avvolgimento era più ampia e non adatta al polso.
«Cos'è?» chiesi incuriosito.
«Devi indossarlo sopra l'avambraccio, nascosto al di sotto dei vestiti. Ti proteggerà meglio.»
«In che senso?» replicai. «E da che cosa?»
Gianmarco Lamberti
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Autori di Writer Officina

Gianmarco Lamberti
Sono un architetto, nato a Torre Annunziata in provincia di Napoli. Il mio vero nome è Nunziato, ma per i lettori sono Gianmarco. Suono la chitarra fin dalle elementari. Dopo il liceo mi iscrissi alla facoltà di architettura, mentre da musicista viaggiavo ovunque per coprire gli impegni sul calendario. Così, ancora ventenne, riuscii a non gravare sui miei, mamma casalinga e mio padre operaio. Mi organizzavo anche per studiare architettura, ne ero affascinato. Nel '92 con stress da multitasking, mi laureai, superai l'esame di stato e in autunno arrivò anche il matrimonio. Con mia moglie, ho condiviso anche la musica, lei tastierista e cantante, vagavamo in tour per i villaggi turistici o per serate nei locali: un giovane duo invincibile con una pletora di sogni nel cassetto. Oggi gestisco il mio studio di architettura ma paradossalmente la burocrazia e le responsabilità spesso tarpano le ali alla creatività. E questa mi esplode dentro come un enorme prurito! Così, dopo il lavoro, disegno, suono la chitarra – ne ho tante sai? – e leggo, leggo, dedicando diverso tempo alla scrittura.

Writer Officina: Qual è stato il momento in cui ti sei accorto di aver sviluppato la passione per la letteratura?

Gianmarco Lamberti : Sin da ragazzino ho sempre divorato libri, e ho continuato a farlo anche da adulto. Ho letto di tutto, anche la Bibbia. E poi Hemingway, Dickens, King, Asimov, Brown, Calvino... alterno anche con la saggistica, in particolare astronomia e scienze naturali. Insomma, sono molto curioso. Se alludi a quando ho iniziato a scrivere sul serio devo raccontarti un simpatico aneddoto. Tutto cominciò circa tre anni fa prima delle ferie estive: ero alla ricerca di un file di disegno per riprendere il progetto di un mio vecchio cliente. Ricordai che forse potevo trovarlo in un giurassico 486, che usavo all'inizio della mia professione. Lo accesi. Sullo schermo apparve anche un file word: erano i primi capitoli di un romanzo che mi ero proposto di scrivere circa trent'anni prima. Avevo ambientato la storia nel cinquantennio successivo agli anni novanta immaginando anche le future curiosità tecnologiche. Copiai il file sul portatile. Sorridevo fra me per quel sogno nel cassetto che era riapparso nella mia vita. Un piccolo tesoro ritrovato. Era lì. Sembrava chiamarmi. Ebbene, in quell'estate di tre anni fa tutto cominciò. Riscrissi i primi capitoli, anche perché, a dire il vero, diverse bizzarrie tecnologiche che avevo immaginato nel primo cinquantennio degli anni 2000 si erano avverate. Mi proposi questa volta di scrivere il romanzo fino alla fine, proiettandolo nel secolo futuro. È stata un'esperienza bellissima.

Writer Officina: Quindi tutto è iniziato per una coincidenza?

Gianmarco Lamberti: Proprio così. Poi certe volte mi chiedo: o era già “scritto” nella mia vita? Non avevo mai affrontato la stesura di un romanzo. Con la maturità e la pignoleria acquisita nella mia professione, capii che dovevo anche formarmi, acquisire un minimo di tecnica per scrivere e intrecciare vicende, contesti, dialoghi. Odio il pressapochismo e la faciloneria, sono pignolo ma anche umile: assorbo come una spugna e non mi ergo a sapientone. Così, mentre scrivevo, cercavo di affinare il know how. Dopo aver completato il libro lo revisionai con l'aiuto di mia moglie decine di volte e a distanza di tempo, per ridurre il numero di refusi che spuntano quando meno te l'aspetti, come i “pokémon”! Sono un ribelle, ho fatto mie tutte le dritte che ritenevo valide per scrivere un romanzo, ma non ho applicato tutte le gabbie delle “scuole di scrittura” o dell'editoria. Iniziai a partecipare ad alcuni concorsi letterari nazionali, per mettermi alla prova. Non mi interessava il parere di amici e parenti, dovevo essere un perfetto sconosciuto tra migliaia di partecipanti per avere un feedback reale. Diversi mesi dopo, quasi non ci credevo, arrivarono le prime mail positive per le selezioni e le scremature. Il romanzo, ancora inedito, vinse due premi letterari di cui uno a Londra per autori italiani, con successivi altri riconoscimenti – forse perché, inconsapevole, avevo messo tanto cuore o forse per l'originalità nella storia. Anche se i concorsi letterari, per qualcuno, possono lasciare il tempo che trovano, per me sono stati importanti per acquistare fiducia in me stesso. Da allora sento di essere diventato uno scrittore.

Writer Officina: C'è un libro che, dopo averlo letto, ti ha lasciato addosso la voglia di seguire questa strada?

Gianmarco Lamberti : Ce ne sono diversi, in particolare quelli di Dan Brown. E poi c'è un altro scrittore, mi piace il suo stile da “montagne russe” con storie d'avventura che ti incollano alle pagine. È più leggero e scorrevole, i personaggi sono ben delineati con tratti umoristici anche quando i momenti sono drammatici. Trattasi di Fernando Gamboa. È un libero autore tradotto in molte lingue e ha successo con centinaia di migliaia di copie. La traduzione in italiano è impeccabile.

Writer Officina: Dopo aver scritto il tuo primo libro, lo hai proposto a un Editore? E con quali risultati?

Gianmarco Lamberti : Ho avuto diverse proposte da case editrici indipendenti. Sono sempre stato imprenditore di me stesso anche nella mia prima attività. A parte le EAP che ho scartato subito, ho intuito dal primo momento che scegliere una CE non a pagamento solo perché si accolla editing, correzione bozze, copertina, senza una garanzia di reale distribuzione, non è incoraggiante. Non voglio generalizzare, l'osservazione non è per tutte le case editrici indipendenti, ce ne sono diverse che fanno ottimamente il proprio lavoro. La vera difficoltà, comunque, è la promozione e la distribuzione. La copertina l'ho creata io con l'aiuto di mia figlia, che esercita la mia stessa professione, ed è anche molto brava con la grafica. Ho puntato soprattutto a un risultato professionale delegando l'impaginazione, la correzione bozze etc. Oggi il romanzo è in distribuzione globale on demand, acquistabile in qualsiasi negozio fisico (Mondadori, Feltrinelli, Hoepli, librerie indipendenti, Amazon e altri store on line). Procedo con una discreta soddisfazione.

Writer Officina: Puoi raccontarci di cosa tratta il tuo libro da poco pubblicato?

Gianmarco Lamberti :Titolo: ”Risvegliarsi a centonove anni”. Siamo nel prossimo secolo. È ambientato in vari luoghi, in particolare Napoli, con collegamenti all'Africa e altri paesi del mondo facilmente raggiungibili, immaginando la rapidità degli spostamenti futuri. Il protagonista, Luis Ramon, è un giovane architetto di origini argentine. Vive e lavora a Napoli. A ventinove anni ha un incidente e si risveglia nel 2131. Com'è successo? Su questo rimando i lettori ai primi capitoli. Per Luis si aprirà un mondo nuovo, le bizzarrie del prossimo secolo sono tante: la casa ipertecnologica, l'urbanistica e l'architettura, l'auto del futuro, i viaggi suborbitali con la meravigliosa vista della Terra dallo spazio. Un simpatico cagnetto rallegra i momenti più complicati delle vicende – l'iper-tecnologia del futuro approfondirà anche la psicologia dei nostri animali domestici che da millenni sembrano essere nati per completare l'essere umano –. Fanno da sfondo alle vicende i problemi ambientali, come conseguenza delle nostre attuali azioni scellerate. Immagino la società del prossimo secolo più inclusiva di oggi anche se con più individualismo. Dicono che la trama sia avvincente, ce l'ho messa tutta per incuriosire, capitolo dopo capitolo. Ho impiegato due anni per scrivere questo romanzo, cercando di immaginare con rigore scientifico la società del prossimo futuro aprendo una finestra sul ruolo preponderante delle donne. Sono convinto che grazie alla loro forza e determinazione, alla fine prevarranno nel secolo che ci aspetta.

Writer Officina: Quale tecnica usi per scrivere? Prepari uno schema iniziale, prendi appunti, oppure scrivi d'istinto?

Gianmarco Lamberti : Quando ho iniziato il romanzo scrivevo d'istinto. Nel corso della stesura ho aggiustato il tiro. Ho preferito dare una struttura al romanzo, lavorare alle varie fasi delle vicende narrate e capire, quanto prima possibile, dove andare a parare col finale per dare coerenza a tutta la storia. Scrivere d'istinto è comunque fondamentale. È il cuore, è l'emozione, ma va dosato e inserito con coerenza nella struttura. Ho letto diversi libri, anche di autori famosi, con uno stile accattivante, purtroppo quando sono arrivato al finale è stata una delusione. Adesso ho acquisito un mio metodo. Parto da un'idea che mi frulla nella testa, poi passo alla struttura con un inizio e una fine. Immagino il romanzo come una canzone da scrivere: abbozzo il testo e poi gli accordi (l'armonia di base), poi il motivo con i suoi tempi e le variazioni... in contemporanea mi struggo a pensare agli arrangiamenti che aprono alle emozioni. Il romanzo diventa ossessione, ogni giorno migliori l'incipit e magari cambi l'idea del finale perché ti sembra più convincente anche se non lo hai ancora scritto nel dettaglio: a quello bisogna pensarci, come punto d'arrivo, è il faro nella navigazione. E poi cerco ti togliere, limare, smussare, soprattutto di equilibrare, proprio come negli arrangiamenti e nelle armonie di un pezzo musicale, quando ci si accorge che c'è troppa sovrapposizione di suoni. Capita anche in architettura nel progettare, quando si vuole strafare e poi si comprende che è meglio eliminare i fronzoli. Non rinuncio a scrivere d'istinto, di pancia, ma ora lo faccio all'interno di una storia già strutturata, alla ricerca delle emozioni e delle parole giuste. Prendo costantemente appunti ogni volta che mi viene un'ispirazione. Penso comunque che non esista una ricetta univoca.

Writer Officina: Cosa hai voluto dire con la tua storia?

Gianmarco Lamberti : Nelle vicende narrate, mi sono soffermato sulle problematiche della civiltà del prossimo futuro come conseguenza dell'attuale società in continua evoluzione: l'iper-tecnologia con i risvolti positivi e negativi, la longevità, i problemi ambientali e alcune riflessioni sui valori profondi della vita: felicità, amore, abnegazione per gli altri, il vero senso che possiamo dare alla nostra esistenza.

Writer Officina: Cosa c'è di te nel tuo romanzo?

Gianmarco Lamberti : Una parte di me, certo. Le riflessioni, le opinioni sulla società, sui valori attraverso i pensieri dei protagonisti; come potrebbe non essere così? E poi il protagonista principale è un architetto e suona la chitarra! I personaggi che ho costruito si ispirano qualche volta a persone reali esistenti o che hanno incrociato la mia vita, ma sono solo idee trasposte – forse come quelle di Platone –, le fisionomie o le personalità sono state solo un'ispirazione. Ho cercato di gestire i personaggi principali delineandone il carattere, l'obiettivo era che il lettore si affezionasse a loro. Voltando l'ultima pagina, chi legge deve sentirne la mancanza, deve avere nostalgia di un mondo quasi reale in cui si è lasciato trasportare.

Writer Officina: Ti sei documentato sui luoghi, sulle professioni di cui parli?

Gianmarco Lamberti : Sì, molto. Lo ritengo imprescindibile. E quando posso, mi sforzo di raggiungere i posti che voglio descrivere nel romanzo, anche se sono lontani migliaia di chilometri. Amo viaggiare. Mia moglie qualche volta si inserisce con interventi a gamba tesa, con un banale pretesto suggerisce: - Perché nel romanzo non inserisci anche questo posto... prendiamo l'aereo e facciamo un weekend! - Abbiamo fatto molti viaggi, adesso che scrivo abbiamo un motivo in più per “prendere il volo”.

Writer Officina: Ritieni che la verosimiglianza sia importante oppure no, visto che si tratta comunque di fiction?

Gianmarco Lamberti : Sì. Lo ritengo davvero imprescindibile. Anche per una fiction, se si descrivono con minuzia contesti e situazioni realistiche, tutta la storia diventa più credibile e cattura il lettore. Immaginando il futuro sono partito dalla realtà attuale. Le incertezze e lo stupore del protagonista potrebbero essere simili a quelli di un nostro bisnonno sbalzato all'improvviso nella nostra epoca attuale.

Writer Officina: A chi potrebbe piacere questo libro?

Gianmarco Lamberti : Ai lettori e alle lettrici appassionate che sono alla costante ricerca dei valori veri e profondi della vita, a chi ama il mistero, l'avventura. A chi è incuriosito dalla scienza e dalla tecnologia e prova a immaginare il futuro nei prossimi decenni carico di bizzarrie che oggi possiamo solo immaginare. Alcune descrizioni fanno da pausa e da contrappunto alle vicende.

Writer Officina: In questo periodo stai scrivendo un nuovo libro? È dello stesso genere di quello che hai già pubblicato, oppure un'idea completamente diversa?

Gianmarco Lamberti : Sì, l'ho iniziato l'anno scorso e lo sto perfezionando. Non è dello stesso genere, è ambientato in un contesto contemporaneo. È partito da un'idea che mi ossessionava, completamente diversa dalla precedente, spero che sia originale. Anche questo romanzo è carico di mistero, di viaggi e d'avventura, non tralasciando tematiche serie sulla natura dell'essere umano e sulle problematiche della nostra società.
Prima di salutarci, voglio ringraziare Writer Officina per l'intervista. Quest'immensa piattaforma è un'idea geniale. Senza scopo di lucro dà visibilità a tantissimi scrittori, mi piace precisare “ribelli”. È un reale punto di incontro fra lettori e autori, un'agorà fra le strade tortuose del web dove ci si ritrova per scambiare opinioni, tutti accomunati da un'unica passione: i libri.
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