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La tomba del canarino
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Howard Carter e il tesoro del faraone bambino Cairo, 1906
George Edward Stanhope Molyneux Herbert, quinto conte di Carnarvon, era furioso. Nonostante il grave incidente d'auto di qualche anno prima gli avesse lasciato pesanti strascichi nel fisico e difficoltà respiratorie, aggrediva con irosa determinazione la rampa di scale del Dipartimento delle Antichità per raggiungere l'ufficio del direttore. Evitò le rimostranze e i goffi tentativi dei funzionari che volevano fermarlo e fece irruzione nella stanza di Gaston Maspero. L'anziano e panciuto egittologo alzò gli occhi dai documenti che stava leggendo per indirizzare uno sguardo perplesso all'uomo sudaticcio e affannato che stava arrivando per fronteggiarlo, cupo, oltre l'ampia scrivania. - Lord Carnarvon - esordì in inglese lo studioso, togliendosi il sigaro dalla bocca. - A cosa devo l'onore di una sua visita così improvvisa? Gradisce un bicchiere d'acqua per rinf... - - Lei! - lo interruppe Carnarvon in perfetto francese, puntandogli contro un dito fremente. - Ho pagato fior di denaro per una concessione di scavo e lei non mi ha assegnato altro che un pezzo di deserto dimenticato da Dio. Sono mesi che scavo nella zona di el-Qurna, dove gli abitanti di quel villaggio rivoltano il terreno da secoli per stanare qualcosa da rivendere, e come immaginavo non è rimasto altro che sabbia e sassi! - - Beh, non proprio solo sabbia e sassi - lo corresse Maspero tornando con piacere alla propria lingua. - Ha rinvenuto la pregevole mummia di un gatto, perfettamente conservata e che ora gode della giusta collocazione qui nelle sale del Museo Egizio. - - Un gatto! - sbottò Carnarvon volgendo gli occhi e i palmi delle mani al cielo in un gesto di esasperazione. - Io sto pagando quotidianamente più di tre dozzine di operai, capisce? Quaranta uomini scavano per me ogni giorno, e lo faccio per ben altro che trovare qualche bestia rinsecchita! - Maspero si concesse un sorriso che cercò di dissimulare portandosi il sigaro alla bocca per non irritare ulteriormente il suo ospite. Emise quindi una boccata di fumo accompagnata da un sospiro di rassegnazione e si alzò dalla sedia girando attorno alla massiccia scrivania per approssimarsi all'uomo dallo sguardo acceso dall'ira. - Vede, lord Carnarvon, - esordì pacato dopo essersi schiarito la voce, - capisco la sua frustrazione nonché il desiderio di rinvenire oggetti preziosi - desiderio, tra l'altro, comune a tutti gli esumatori - ma deve accettare il fatto che il suolo d'Egitto non dia garanzia di nulla, come del resto la possibilità di trovare qualcosa di interessante sussista un po' in ogni luogo come in nessun luogo. - - Certo, comprendo - rispose più conciliante l'inglese, - tuttavia se lei mi concedesse la possibilità di scavare in località di rilevanza archeologica maggiore, come la Valle dei Re, sono certo che la tenacia e i mezzi a mia disposizione porterebbero alla luce altri tesori. - - E lei crede che la Valle dei Re non sia già stata ampiamente oggetto di ricerche, esattamente come qualsiasi altro posto in questo Paese? - obiettò l'egittologo battendo la cenere del sigaro nel posacenere di cristallo accanto a lui. Afferrò poi un elegante cofanetto in legno di cubani che si trovava sul bordo della scrivania e lo sollevò per offrirne uno al nobile, il quale rifiutò con un cenno della mano. - Mio caro conte, - riprese quindi affabile, - anche la valle da lei tanto ambita è stata scavata da cima a fondo un'infinità di volte. E, come ben sa, in questo momento la concessione agli scavi in quell'area appartiene all'americano Theodore Davies. È un avvocato miliardario e in pensione, due caratteristiche che gli conferiscono senza dubbio molto denaro e molto tempo a disposizione per dedicarsi alle sue passioni. Tuttavia raramente il successo arriva all'indomani degli sforzi compiuti, non importa quanto questi possano essere ingenti. Lo stesso Mr. Davies possiede quella concessione già da tre anni ma solo recentemente lui e il supervisore Arthur Weigall hanno fatto una scoperta - sensazionale, bisogna ammettere - che possa in qualche modo ripagare le forti somme che sono state investite nel progetto di ricerca. Quasi con certezza direi che il recente successo spingerà l'americano a chiedere il rinnovo del contratto anche in futuro e quindi temo, milord, che se lei vorrà proseguire con gli scavi nel suolo d'Egitto dovrà arrendersi alla pazienza e farlo su siti al di fuori della Valle. - Carnarvon sembrò afflosciarsi, perdendo lo slancio che l'aveva animato fino a quel momento, quasi che tutta la stanchezza della corsa per portare le sue rimostranze fino al Cairo si fosse fatta sentire d'improvviso, schiacciandogli le membra. Si lasciò cadere sulla sedia di fronte a Maspero, riportando alla mente che proprio il ritrovamento di alcuni mesi prima della tomba di Yuya e Thuya, nientemeno che i nonni materni del faraone Akhenaton, aveva riacutizzato in lui il desiderio di compiere ricerche nell'ambita Valle dei Re. - Mi permetta comunque di darle un suggerimento - riprese Maspero, appoggiato alla scrivania, dopo averlo scrutato per un po' e aver aspirato un'altra generosa boccata dal sigaro. - Lei mi ha parlato di tenacia e mezzi, che sono certo non vi facciano difetto come non lo fanno a Davies, tuttavia deve considerare che l'archeologia necessita anche di conoscenza tecnica. E di molta esperienza. Colmi queste lacune e vedrà che le sue ricerche potranno rivelarsi più fruttuose. - Carnarvon sollevò lo sguardo a studiare il volto dell'uomo che aveva sulle spalle quasi trent'anni di esperienza nella guida dell'Organizzazione, e fu colto dalla consapevolezza che il denaro da solo non potesse essere sufficiente per fare di un collezionista un esumatore. In fondo, Davies si era avvalso negli anni della consulenza di collaboratori come quel Weigall. - Lei non avrebbe una persona da mandarmi? - chiese il nobile spinto da un rinnovato entusiasmo misto a speranza. Maspero sorrise, come se non avesse aspettato altro che quella domanda. - Beh, qualcuno che faccia il caso suo ci sarebbe, milord. Si tratta di un giovane brillante e davvero dotato: il suo nome è Howard Carter. Forse possiede un carattere un po' schivo e talvolta burbero, ma senza dubbio è un ottimo elemento che vanta una solida preparazione. È stato allievo di Flinders Petrie e, fino all'anno scorso, ha ricoperto l'incarico di Ispettore generale alle Antichità per l'Alto Egitto, una posizione paritetica a quella che ha Arthur Weigall a Luxor. - - E poi? - lo incalzò il conte con aria interrogativa. - E poi... cosa? - ribatté il francese, quasi svagato. - Perché non ha più quell'incarico? È forse occupato altrove? - Maspero sospirò e si volse appena per spegnere il sigaro schiacciandolo nel posacenere. Lisciandosi la corta barba bianca si avviò alla finestra dello studio lanciando un lungo sguardo assorto alla sottostante strada ingombra di calessi e venditori ambulanti i cui richiami giungevano ovattati attraverso i vetri. - Diciamo che sfortunate circostanze lo hanno costretto ad abbandonare l'ispettorato. Attualmente si guadagna il pane vendendo quadri ai turisti. - - Spero stia scherzando, se mi consiglia di affidarmi a un pittore di strada! - sbottò il nobile stringendo i braccioli della sedia e inarcando le sopracciglia, contrariato. - Lord Carnarvon, - replicò l'egittologo con decisione, volgendosi verso di lui con occhi penetranti, - le assicuro che Howard Carter è una persona estremamente qualificata e la perdita di quella posizione si deve esclusivamente a pressioni politiche che nulla hanno a che vedere con la sua competenza. - Il quinto conte di Carnarvon piegò il capo e si portò una mano alle labbra a tormentare i folti baffi scuri, riflettendo sulla questione. Forse un professionista altamente esperto e altamente disoccupato era quanto di meglio potesse capitargli in quel frangente e non era certo il caso di dare un calcio alla fortuna. Alzatosi in piedi, raggiunse quindi il direttore tendendogli la mano. - Bene, mi fido di lei - esclamò con un sorriso mentre stringeva con vigore quella dell'egittologo. - Mi faccia conoscere questo Mr. Carter e vediamo un po' cosa salta fuori.
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Buongiorno a tutti e grazie Abel per la possibilità di essere qui. Di me posso dire di essere nata in Veneto ma di essermi spostata spesso. La maggior parte del tempo ho lavorato nel settore del Customer Care e successivamente in una software house, Ufficio Accollo Rogne Causate Da Altri (altresì detto Assistenza Telefonica). Entrambe le esperienze mi hanno lasciato un profondo rigetto per le Karens e per la contabilità analitica nonché il desiderio di trasferirmi su di un'isola deserta per vivere “alla Robinson Crusoe” (con una gallina nel ruolo di Venerdì). Più o meno è finita così, dal momento che ora vivo in Australia ai confini della rainforest e allevo per diletto galline Australorp. Durante gli anni vissuti in Portogallo, grazie anche alla permanenza in un Paese così ricco di storia, ho potuto dare spazio alla mia passione per lo studio e ho avviato Storie di Storia, un blog che si occupa di narrativa e di saggistica storica nonché di eventi e personaggi del passato. Da qualche anno mi posso dedicare alla scrittura, naturalmente narrando di Storia ma spaziando anche nel genere Fantasy/Sci-Fi.
Writer Officina: Qual è stato il momento in cui ti sei accorta di aver sviluppato la passione per la letteratura?
Isabel Giustiniani: Ho sempre amato leggere, fin da bambina. La scuola non ha fatto molto in questo senso se non, purtroppo, al contrario, allontanarmi dal piacere dell'apprendere. Fortunatamente i miei genitori possedevano una nutrita libreria dove ho potuto spaziare nelle letture e cercare perle di letteratura come in una caccia al tesoro. Dai grandi libri di archeologia, ricchi di immagini, fino ai classici, passando per la saggistica, la fantascienza e la narrativa russa, la bambina e poi adolescente che ero ha imparato ad amare la lettura e non ha più smesso.
Writer Officina: C'è un libro che, dopo averlo letto, ti ha lasciato addosso la voglia di seguire questa strada?
Isabel Giustiniani: Molti libri mi hanno catturata come lettrice, lasciandomi il desiderio di leggere sempre di più, ma la passione per la scrittura è giunta molto tardi, per la semplice/banale ragione che non credevo di esserne in grado. Anche in questo caso il mio passaggio alla scrittura è stato fortuito, avendo iniziato a frequentare un forum (Facebook e gli altri social non erano ancora così diffusi, all'epoca) dove si creavano storie assieme ad altri utenti. Ho partecipato attivamente per diversi anni a quel forum, che ora purtroppo non esiste più, appassionandomi di scrittura e affinando le mie capacità. È stato un ottimo apprendistato.
Writer Officina: Dopo aver scritto il tuo primo libro, lo hai proposto a un Editore? E con quali risultati?
Isabel Giustiniani: Non ho mai pensato di proporre i miei libri a un editore e non l'ho mai fatto. Mentre stavo ancora scrivendo storie d'avventura nel forum succitato, ho studiato per anni l'editoria tradizionale, raccogliendo tutte le informazioni possibili su questo affascinante mondo che m'intrigava. Ho seguito anche l'esperienza di diversi amici che avevano iniziato a pubblicare con piccole case editrici (sottolineo non a pagamento) nonché di molti altri che ho incontrato nel corso delle mie ricerche. Con sorpresa, tutte le persone che ho seguito intraprendere questa strada sono rimaste insoddisfatte dalle loro esperienze, sollevando altarini e riportando tristi vicende che sfociavano fin nel grottesco. Al tempo portavo avanti parallelamente anche lo studio del fenomeno del selfpublishing, allora ancora relativamente nuovo, e sono rimasta affascinata - essendo io una persona piuttosto indipendente - dalla possibilità di avere il totale controllo di ogni fase della realizzazione del prodotto libro, gestendo di volta in volta in autonomia le risorse necessarie. Gli amici che avevano intrapreso questo percorso ne erano quasi tutti contenti e alcuni stavano ottenendo risultati notevoli. Quindi, quando il mio primo libro è stato ultimato, la scelta verso l'autoeditoria è stata una naturale conseguenza.
Writer Officina: Ritieni che pubblicare su Amazon KDP possa essere una buona opportunità per uno scrittore emergente?
Isabel Giustiniani: È una buona opportunità per chi sa cosa fare. Amazon KDP non è altro che uno strumento e se chi vi si approccia è un dilettante allo sbaraglio, difficilmente otterrà qualche buon risultato. Si può pensare a KDP come a una Ferrari: ha un grande potenziale ma se chi sale sopra non sa nemmeno accendere il motore, non si sposterà di un centimetro. Se, invece, si affronta la pubblicazione in maniera professionale come un editore, ossia gestendo un team di professionisti specializzati (dal grafico fino all'editor) e si apprendono le basi di marketing, si possono ottenere notevoli soddisfazioni. Questo lavoro è un apprendimento continuo.
Writer Officina: A quale dei tuoi libri sei più affezionata? Puoi raccontarci di cosa tratta?
Isabel Giustiniani:Scrivo romanzi storici e romanzi fantasy. Gli storici hanno un pubblico più vasto di lettori, tuttavia i miei preferiti sono quelli appartenenti alla serie fantasy. Quando scrivo storici sono molto rigorosa sia nella ricostruzione degli eventi che nella (re)interpretazione dei personaggi realmente esistiti, cercando di renderli aderenti ai fatti e alla mentalità del tempo. Il fantasy mi lascia più margine d'inventiva, soprattutto nella psicologia dei personaggi, che amo approfondire. Il mio ultimo fantasy si intitola “I Guardiani dell'Oblio” ed è un mix tra fantasy e fantascienza, in un mondo dove scienza e magia collidono ma anche si sovrappongono.
Writer Officina: Quale tecnica usi per scrivere? Prepari uno schema iniziale, prendi appunti, oppure scrivi d'istinto?
Isabel Giustiniani: Scrivendo soprattutto storici, la ricerca è componente essenziale. Spesso richiede più tempo della stesura dell'intero manoscritto. Questa serve anche per creare nel proprio immaginario il substrato corretto dove far poi svolgere la vicenda che si intende raccontare. Preparo quindi uno schema iniziale nel quale inserisco gli eventi cardine. Negli storici i paletti sono dovuti essenzialmente a vicende storiche (non amo stravolgere la storia per adattarla ai fini della trama), mentre nei fantasy mi posso muovere con maggiore libertà, sempre rispettando la struttura narrativa del buon storytelling.
Writer Officina: In questo periodo stai scrivendo un nuovo libro? È dello stesso genere di quello che hai già pubblicato, oppure un'idea completamente diversa?
Isabel Giustiniani: Diciamo che uno scrittore è sempre in fase di realizzazione di un nuovo libro, che sia una prima bozza o un editing preliminare prima di passare il manoscritto all'editor. Trattando due generi narrativi diversi, intervallo la scrittura di uno con quella dell'altro per evitare fasi di “stanca” o il cosiddetto blocco dello scrittore. È necessario non perdere mai l'entusiasmo per un nuovo progetto. Attualmente sto scrivendo il quinto libro della serie egizia “Il romanzo di Tutankhamon” che si intitolerà “La figlia di Bastet”, poi passerò al quarto libro della serie fantasy “Le Cronache di Neiuar”.
Writer Officina: Hai mai pensato di far tradurre i tuoi libri per il mercato estero?
Isabel Giustiniani: È un progetto che ho in mente da un po' e che mi sto apprestando a realizzare nel corso del prossimo anno. Ho recentemente avviato il marchio editoriale Mango Hill Books proprio per gestire al meglio il business all'estero. Attualmente in catalogo ci sono solo i miei titoli ma in futuro la casa editrice sarà aperta anche ad altri autori.
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