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Mi chiamo Paolo Ninzatti, sono nato nel 1950 a Milano. Ho frequentato il Liceo Scientifico e ho ottenuto la Maturità nel 1968. Dopo un anno al Politecnico di Milano preferii dedicarmi a studi più umanistici che tecnici e mi iscrissi alla Facoltà di Scienze Politiche presso l'Università Statale. Lì conobbi molti musicisti e sperimentai musica in diversi gruppi. Poi cominciai a viaggiare con diverse orchestre all'estero, fino ad arrivare in Scandinavia dove tutt'ora vivo da ormai più di quarant'anni. Sono stato sposato due volte. Il figlio con la prima moglie mi ha dato due nipoti, una femmina e un maschio. Dopo diversi anni come pedagogista presso una scuola e musicista al fine settimana, adesso sono in pensione, che arrotondo insegnando italiano alle serali. Amo l'insegnamento e per me è una soddisfazione vedere gli allievi progredire nell'imparare la nostra lingua madre. Per uno che nella vita quotidiana parla esclusivamente danese, è un'evasione potersi esprimere nella propria lingua madre sia come insegnante che come scrittore.
Writer Officina: Qual è stato il momento in cui ti sei accorto di aver sviluppato la passione per la letteratura?
Paolo Ninzatti: La passione per la letteratura c'è sempre stata. Fin da bambino leggevo molto. Salgari e Verne erano i preferiti. Anche la passione per creare storie esisteva fin dall'infanzia. Disegnavo storie su una lavagnetta, figure stilizzate non degne di essere considerate disegni, uova di Pasqua con gambe e braccia. Ma le storie scorrevano nella mia testa.
Writer Officina: C'è un libro che, dopo averlo letto, ti ha lasciato addosso la voglia di seguire questa strada?
Paolo Ninzatti: Non uno ma tanti. Divoravo gli Urania Mondadori. Ero affascinato a tutti i rami della fantascienza, ma specialmente quello degli universi paralleli e la storia alternata mi appassionava. Scrissi la mia prima bozza ancora prima che quel genere fosse etichettato con il termine Ucronia.
Writer Officina: Dopo aver scritto il tuo primo libro, lo hai proposto a un Editore? E con quali risultati?
Paolo Ninzatti: Sì, e come molti esordienti ebbi un bel rifiuto con critiche negative ma costruttive delle quali feci tesoro prima di rimettermi in campo.
Writer Officina: Ritieni che pubblicare su Amazon KDP possa essere una buona opportunità per uno scrittore emergente?
Paolo Ninzatti: Sinceramente non ci ho fatto mai un pensiero. Quello che invece ritengo sia un'opportunità per uno scrittore emergente è quella di proporsi a una Casa Editrice seria che valuti l'opera e con consigli costruttivi e un editor competente, corregga, aggiunga o tolga rifinendola e migliorandola al massimo.
Writer Officina: A quale dei tuoi libri sei più affezionato? Puoi raccontarci di cosa tratta?
Paolo Ninzatti: Senza dubbio ”Il Volo del Leone”, il mio primo romanzo pubblicato che è anche pilota di una trilogia di cui fanno parte ”Le ali del serpente” e ”Il Sole all'orizzonte”. Si tratta di ucronia e si svolge in un Rinascimento alternativo dove le invenzioni di Leonardo da Vinci vengono prodotte a livello semiindustriale con le conseguenze di un progresso che porta la Repubblica di Venezia a unificare l'Italia e diventare una Grande Potenza capace di competere con Francia e Spagna.
Writer Officina: Quale tecnica usi per scrivere? Prepari uno schema iniziale, prendi appunti, oppure scrivi d'istinto?
Paolo Ninzatti: Scrivo d'istinto. Talvolta parto dal finale o da un episodio centrale. Spesso l'incipit arriva per ultimo. Ho una regola generale: l'incipit è la parte più importante della storia. Anche se lo scrivo come ultima fase, la curo al massimo, leggendo e rileggendo e lasciando sedimentare anche per giorni.
Writer Officina: In questo periodo stai scrivendo un nuovo libro? È dello stesso genere di quello che hai già pubblicato, oppure un'idea completamente diversa?
Paolo Ninzatti: Dopo le prime pubblicazioni fantascientifiche o ucroniche, ho cercato di spaziare in altri generi. Il thriller mi affascina, in ogni suo aspetto. In ogni caso cerco sempre di narrare avventure. Il Salgari dentro me mi fa creare personaggi sempre in situazioni rischiose. Sia che si trovino su navi volanti leonardesche, che a bordo di sommergibili durante la Prima Guerra Mondiale nel nostro continuum storico, come in ”Missione Medea”. I miei personaggi sono spesso antieroi, con punti deboli, con macchie e paura, ma che trovano il coraggio di superarli. E cerco di rendere gli antagonisti non troppo cattivi, ma più umani.
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