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Writer Officina - Magazine
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Amelia Belloni Sonzogni
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Intervista Abel Wakaam: Ciao Amelia, sei la fresca vincitrice del Premio Gold Writer Officina dopo essere risultata seconda al concorso precedente, ti aspettavi questo risultato per "Tutta l'estate davanti"? Amelia Belloni Sonzogni: Ciao Abel, no. Non me lo aspettavo, esattamente come nella precedente edizione non immaginavo neppure di arrivare tra i finalisti, figuriamoci seconda; figuriamoci prima! È stata, entrambe le volte, una gioia meravigliosa, un risultato che non ho mai dato per scontato nonostante controllassi quasi ogni giorno la classifica provvisoria e vedessi il mio libro sempre in testa. Sarebbe potuto capitare a un altro quanto capitò a me nell'edizione precedente: un balzo all'ultimo minuto et voilà! Sono rimasta invece sul podio e sono felice come una bambina, oltre a essere lieta e soddisfatta per il riconoscimento. Ne approfitto anzi per ringraziare te per l'opportunità che hai dato agli scrittori ribelli di questa biblioteca e a tutti coloro che hanno votato TED, il mio libro. TED è per me un acronimo che ormai quasi vive di vita propria Abel Wakaam: Dai tuoi libri emerge spesso il grande sentimento che ti lega agli animali e più distintamente ai cani che hai avuto e, non a caso, utilizzi la parola anima per riferirti a loro. Delle royalties ricevute fai dono alle associazioni che si dedicano a rendere migliore la loro vita e riesci a trasmettere il rapporto meraviglioso che hai avuto o hai ancora con loro. La consideri una forma d'amore paragonabile a quella umana? Amelia Belloni Sonzogni: D'istinto la risposta è sì: quello che mi lega ai miei cani, al mio unico gatto, a tutti i cani e a tutti gli animali è amore. Non saprei come altro definirlo. C'è comprensione reciproca, affinità, comune sentire, cura dell'uno per l'altro. Se preparo la pappa al mio cane, lo porto dal veterinario quando è necessario, mi adopero perché viva felice e cerco di soddisfare ogni suo bisogno osservandolo nel dettaglio per altri più insignificante per notare anomalie e per conoscerlo sempre meglio, lui (ognuno di loro che è stato con me) mi capisce e sa esattamente cosa e come fare per sostenermi, starmi vicino, proteggermi a suo modo, condividere il nostro tempo. È una relazione vera e propria. Non avrei mai potuto esercitare la professione del veterinario, serve troppa lucida razionalità; sarei forse riuscita a diventare una buona professionista cinofila, ma ai tempi la Storia mi ha catturato. Raccontare i miei cani (o gli animali in genere), parlando di loro e facendoli parlare è un modo per averli ancora tutti con me, oltre a essere un mezzo per provare a diffondere una mentalità più attenta e sensibile nei loro confronti, una mentalità che dovrebbe diventare cultura condivisa, patrimonio immateriale, questa sì: renderebbe il mondo un posto migliore, anzi, lo aiuterebbe a sopravvivere. Aiutare almeno economicamente i volontari che si occupano di loro è uno strumento alla mia portata per agire. Tanti poco fanno assai, diceva mia nonna. Abel Wakaam: E poi, quasi a voler dimostrare il grande attaccamento alla tua città, arriva l'ultimo romanzo che racconta il passato di Levanto, i ricordi e l'apparternenza a una terra che senti prepotentemente tua. Amelia Belloni Sonzogni: Vero: Levanto è parte di me, come lo è la Liguria: bagnarsi nel suo mare è più bello e confortevole di qualsiasi altro mare e altra acqua io abbia conosciuto, anche più cristallina. Il verde, anzi, i verdi di questi poggi, di questi ulivi, sono casa per me. E ora ne possiedo un pezzettino tutto mio, con un orto. Si tratta di un ambiente che mi ha accolto e nutrito per tutta la vita, nelle estati degli anni che vi ho passato e nelle estati della vita, se consideriamo l'estate una metafora. In TED però non c'è solo Levanto: c'è anche Milano, dove sono nata e vissuta a lungo, dove si è svolta la mia attività professionale, anch'essa ricca di soddisfazioni. Abel Wakaam: Quanto può essere determinante un luogo vissuto nella stesura di un romanzo? Amelia Belloni Sonzogni: Nel caso di TED indispensabile: se sono
riuscita e i riscontri ricevuti dai miei concittadini me lo hanno
confermato a rendere appieno un ambiente, un'atmosfera, un'aria
speciale che si respirava lì, proprio lì, in quegli anni,
in quel momento storico è perché l'ho vissuto in prima persona
e intensamente. L'ho reso riconoscibile a chi lo ha vissuto come me, nello
stesso periodo, e ancora lo vive; spero di averlo raccontato e anche un
po' svelato a chi non lo conosce. E quel luogo particolare può
risultare evocativo di altri luoghi: tutti quelli di chi legge e si confronta,
perché ognuno ha quel luogo che - come dice Tabucchi che ho citato
in esergo - si porta dentro, nel quale arriva un giorno per caso, come
è capitato ad Alice, la voce narrante di TED. Abel Wakaam: La differenza di scrittura tra i libri del passato e le storie del presente riflette anche un cambio di vita? Amelia Belloni Sonzogni: Sì, posso dire davvero che la mia vita è cambiata radicalmente. È accaduto tutto nel nuovo millennio, in concomitanza con significativi eventi della vita privata. Per parlarne, utilizzo spesso un'immagine che racconta e spiega al contempo: è come se, seduta davanti alla mia cattedra, ricolma di tutti gli strumenti del mestiere, mi fossi resa conto della necessità di un atto ribelle; così, con entrambe le mani sotto al pianale, ho radunato le forze e mi sono alzata mandando tutto all'aria. Ho ribaltato la cattedra. Non è stato semplice e neppure indolore, ma necessario per vivere in pienezza, forse per realizzarmi davvero. Non rinnego nulla di ciò che è stato, anzi: sono molto orgogliosa dei miei libri del passato. Il passato è un tempo che amo, che ho studiato e studio ancora. Quei libri sono il frutto del mio lavoro di storico e so quanto mi sono costati; sono saggi, monografie, biografie storiche, un genere che mi ha coinvolto moltissimo sia per la fase della stesura, del racconto della vita degli altri, sia per la fase preparatoria della raccolta dei documenti: ricerca d'archivio minuziosa, interviste a testimoni dell'epoca ove possibile, lettura della bibliografia in argomento, una sorta di indagine, di inchiesta, un lavoro che richiede accuratezza e sensibilità. E questi miei libri del passato sono una specie di imprinting perché la ricostruzione del contesto, dell'epoca, del passato è qualcosa da cui non riesco né voglio prescindere. Mi caratterizza, è una specie di linea dinastica da ripercorrere. Anche le storie del presente mi rappresentano: sono io ora, prodotto di passato e presente. Abel Wakaam: Ed eccoci all'ultima domanda. Dopo aver vinto il Premio Writer Gold Officina, hai già un nuovo libro in cantiere? Amelia Belloni Sonzogni: È lì che aspetta: sedimenta piano e ha bisogno di cura e ricerca; non so quando prenderà forma, è ancora tutto in testa per il momento e cambia di continuo, mentre seleziono letture e raduno materiale. Gli serve più tempo di quanto pensassi, ma non smetto comunque di scrivere altro. In questi ultimi tempi, seguo il progetto di un documentario a puntate [Storie di canili] del quale condivido l'idea guida di raccontare come, anche in un luogo considerato per assioma orribile (e tale è purtroppo in tante realtà venute alla ribalta con inchieste documentate), si possa svolgere un'azione umana che curi e conforti gli animali bisognosi. Dedico ad ogni puntata una delle mie note a margine, brevi articoli raccolti nel blog omonimo che è poi una pagina del mio sito. L'intento è quello di contribuire nel mio piccolo alla diffusione di un atteggiamento diverso nei confronti degli animali, che li consideri nostri pari nel rispetto delle reciproche caratteristiche. E legato a questo ho in progetto un altro libro con i miei cani ancora al centro della vicenda. Scrivo inoltre racconti [radunati nella pagina dedicata del mio sito] pubblicati per qualche tempo sulla rivista on line Generazione Over60 e da un anno a questa parte su La Rivista Intelligente, un magazine on line diretto da Giovanna Nuvoletti. Anche loro mi hanno regalato non poche soddisfazioni. |
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Abel Wakaam
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