|  Enzo 
        Verrengia nasce ad Alatri, dov'era di stanza suo padre, agente e poi 
        sottufficiale della Polizia di Stato. Sei anni dopo, si trasferisce con 
        la famiglia a San Severo, la città della madre. Frequenta il liceo 
        classico e in seguito studia al DAMS dell'Università di Bologna. 
        Esordisce con regie radiofoniche per la RAI di Bari, testi per il teatro 
        e il cabaret, oltre a fare televisione (sia RAI che Mediaset) come autore 
        e attore. Scrive su La Gazzetta del Mezzogiorno, con approfondimenti di cultura, 
        costume e politica internazionale. Per la stessa testata si occupa inoltre 
        di thriller, spionaggio e narrativa angloamericana. Collabora a vari quotidiani 
        e periodici nazionali, tra i quali La Verità e ViaPo, il supplemento 
        culturale del sabato di Conquiste del Lavoro. L'attività di giornalista 
        è comunque un risultato del lavoro ininterrotto di documentazione 
        cui si dedica per la sua vocazione di narratore. Ha dato il proprio apporto 
        alle edizioni italiane delle riviste di fantascienza Isaac Asimov's Science 
        Fiction Magazine e Analog, dirette da Daniele Brolli. Successivamente 
        entra nell'orbita alla storica rivista Robot. Qui, sul numero 4, dell'estate 
        2004, appare il racconto "La corsa del bruco", con cui vince 
        il Premio Galassia di quell'anno.
 Ha sceneggiato un'avventura dell'albo a fumetti Martin Mystère, 
        pubblicata dal numero 208 al 210 nel 1999 e intitolata Zeppelin!, sull'incendio 
        inspiegato del dirigibile Hindenburg. Ha fatto parte dello staff di Scrivere, 
        il corso settimanale di scrittura creativa edito da Fabbri, uscito dal 
        1996 in poi con varie riedizioni.
 Ha tradotto per le case editrici Editrice Nord, RCS, Hobby & Work 
        e Longanesi, firmando con Maria Cristina Pietri la versione italiana dei 
        romanzi di Elizabeth George dal 1999 al 2005. Attualmente traduce per 
        Mondadori.
 Con la pubblicazione del suo romanzo spionistico Sandblast su Segretissimo, 
        sotto lo pseudonimo di Kevin Hochs, si è arruolato nella 
        "Foreign Legion", il gruppo di scrittori italiani "sotto 
        copertura", che annovera tra gli altri Stefano Di Marino (alias Stephen 
        Gunn e Xavier LeNormand), Andrea Carlo Cappi (alias François Torrent), 
        Giancarlo Narciso (alias Jack Morisco) o Gianfranco Nerozzi (alias Jo 
        Lancaster Reno).
 Il suo ultimo romanzo è La spirale dell'estate, edito da 
        Sabir.  La 
        spirale dell'estate. Giorgio Brisante nel 1967 ha quattordici anni 
        e doveva solo andare in gita alle grotte di Castellana. La vita, invece, 
        per lui ha tutt'altri piani. Giorgio dovrà crescere in fretta e 
        diventare uomo confrontandosi con un'avventura degna del miglior Le Carré. 
        Il fratello di suo nonno, Bruno, ex spia di Mussolini, gli consegnerà 
        una missione ad altissimo rischio: recuperare delle carte segrete a Londra, 
        appartenute a Siro Tonaghi, grande giornalista fuggito durante la guerra. 
        Nella Swinging London, oltre alle minigonne e alla musica ribelle, lo 
        attende una vera e propria spy story. Spie doppiogiochiste, emissari sovietici, 
        tutti a caccia della famosa documentazione. Giorgio Brisante si giocherà 
        la pelle come il suo eroe preferito, l'agente segreto inventato dallo 
        scrittore Ebury Glayson, anche lui invischiato in questa spirale frenetica 
        e incontenibile.
 Abel wakaam: Ciao Enzo, o ti devo chiamare Kevin Hochs? 
        Perché un autore decide di scrivere sotto copertura e cosa comporta 
        l'arruolamento nella Foreign Legion? Enzo Verrengia: Più che scrivere sotto copertura, si tratta 
        di crearsi unidentità letteraria in linea con la collana 
        Segretissimo, per la quale anche altri autori hanno adottato 
        pseudonimi angloamericani. Penso soprattutto al compianto Stefano Di Marino, 
        che vi pubblicò i romanzi di Chance Renard come Stephen Gunn e 
        altri con differenti noms de plume. Ma questo non cambia un dato intrinseco 
        dautore: io sono Enzo Verrengia. Abel wakaam: Hai lavorato per la RAI e Mediaset. Cosa cambia nello 
        scrivere per la tv rispetto alla stesura di un libro? Enzo Verrengia: Per la televisione ho scritto testi comici per 
        sketch e monologhi cabarettistici, caratterizzati dal ritmo e dalla necessità 
        di non telefonare, cioè anticipare la battuta finale. 
        Il tutto affidato alla parola diretta, senza lintermediazione della 
        pagina scritta. Per la radio ho sceneggiato e diretto serie a puntate, 
        dove non essendoci immagini, queste dovevano essere evocate da frasi descrittive. 
        È il procedimento che in Shakespeare viene definito scenografia 
        verbale, perché doveva sopperire alla mancanza di fondali 
        del teatro elizabettiano, ununica piattaforma circolare di legno, 
        evocata nel preludio dell'Enrico V. Beninteso, non è che io osi 
        paragonarmi al Grande Bardo: descrivevo solo una tecnica. Abel wakaam: Sei anche uno dei traduttori di Mondadori. La lingua 
        italiana è ricca e articolata. È con la sue sfumature che 
        si può colorare meglio i testi anglofoni, pur rispettando lo stile 
        originale? Enzo Verrengia: Dipende. A volte si pone il problema contrario: 
        mantenere anche in italiano la forza sintetica di alcune espressioni idiomatiche. 
        Poi cè unaltra necessità. Nella narrativa contemporanea 
        inglese e americana vi sono spesso riferimenti alla quotidianità 
        locale che sfugge al lettore italiano. Riferimenti a oggetti, catene di 
        caffetterie e simili che anche nellera della globalizzazione e del 
        digitale non sono pienamente acquisiti entro i confini nazionali. La sfida 
        è evitare le note a pie pagina e incastonare la spiegazione 
        direttamente nel testo, senza appesantirlo con un eccessivo didascalismo. 
        La cosa può complicarsi quando, per esempio, un personaggio viene 
        paragonato a un simbolo o a un eroe della storia americana o inglese o 
        altro che da noi sono sconosciuti. Questo implica che, oltre a una conoscenza 
        capillare della lingua straniera tradotta, bisogna possedere un certo 
        enciclopedismo non circoscritto ai motori di ricerca online.
 Abel wakaam: Come nasce la trama de "La spirale dell'estate"?
 Enzo Verrengia: Innanzitutto da elementi molto autobiografici. 
        Non soltanto la figura incredibile e autentica del mio prozio, che visse 
        quasi alle lettera quanto avvenne a Milano nel 1945, agli sgoccioli della 
        guerra. Anche la parte in cui fa il suo ingresso il mio alter ego si basa 
        su fatti che hanno profondamente segnato la mia esistenza e mi portavo 
        dentro da decenni. Infine, da tempo volevo scrivere un romanzo maistream 
        nel quale confluissero le mie tre predilezioni narrative: lintimismo 
        romantico, la spy story e la fantascienza. Ma La spirale dellestate 
        è anche un contromanifesto generazionale, una forte critica di 
        come le bellissime istanze che precorsero il 68 si siano avvolte 
        di una spirale, appunto, di edonismo fatuo e drogato, letteralmente. Abel wakaam: Nel tuo ultimo libro alterni le scene descrittive 
        a una moltitudine di dialoghi serrati, che sembrano un retaggio del tuo 
        passato teatrale. Questa scelta rende più leggero e appetibile 
        il testo, caratterizzando i personaggi in modo tale che non serva neppure 
        citarli. Allo stesso modo riesci a far visualizzare al lettore un luogo 
        preciso come in questo stralcio: "Lacqua aveva scavato nella 
        roccia per poi tornare a riempirla con lo stillicidio, che si solidificava 
        in gocce eterne. Quella delle Grotte di Castellana era una geometria di 
        arabeschi, ghirigori, guglie rovesciate di calcare, colonne di alabastro 
        e depositi cristallini simili a istrici e a crisalidi. Claudia, Hans e 
        io avevamo gli occhi allinsù, assorti nella visione della 
        voragine della Grave, la cavità che si apriva sulla volta della 
        caverna iniziale. La luce di fuori scendeva verdastra, filtrata dalla 
        vegetazione che cresceva intorno allorlo dellapertura. Claudia 
        vi si perdette con lo sguardo."Quanto conta la nostra esperienza passata nella stesura di un libro?
 Enzo Verrengia: È fondamentale. Il principio operativo 
        delle scuole di scrittura negli Stati Uniti è: «Scrivi di 
        ciò che conosci». A ciò deve unirsi la capacità 
        di distaccarsene, per veicolarlo a lettori che non sanno nulla di ciò 
        che siamo, siamo stati e saremo. Con buon diritto. E nel contempo avvincerli 
        in un fluire di racconto che finisce per riguardare soprattutto loro. 
        Lesempio perfetto è uno dei miei romanzi formativi, David 
        Copperfield, dove le vicissitudini di Dickens prestate al suo protagonista 
        diventano le nostre e ci identifichiamo in lui. Fra laltro, ho fatto 
        più di un pellegrinaggio nella casa museo di Dickens nel quartiere 
        di Bloomsbury, a Londra, una città che mi vanto di conoscere capillarmente. 
 Abel wakaam: Il tuo romanzo termina con questa frase: "Il 
        tempo iniziò a dilatarsi dentro di me in tutto quello che avrei 
        voluto essere. Linnocenza, una maledizione che mi perseguitava". 
        Puoi spiegarmi il significato.
 Enzo Verrengia: Dopo levento risolutivo della 
        vicenda personale di Giorgio, il me stesso del romanzo, che ovviamente 
        qui non possiamo spoilerare, arriva improvvisa la vera maturazione, serpeggiata 
        in tutto quanto fin lì accaduto, ma ora chiara al ragazzo. Gli 
        appare un futuro ineluttabile, che sarà segnato da uninnocenza 
        tuttaltro che benefica, perché lo renderà vulnerabile 
        in un un mondo e in unepoca, quella attuale, dove non cè 
        posto per i Parsifal, i cavalieri senza macchia e senza paura. È 
        il titanismo di un bene che non ammette il controbilanciamento del male. 
        È il nichilismo di chi rifiuta il presente oltre mezzo secolo prima 
        che arrivi. È il trionfo inane di San Giorgio contro un drago che 
        ha sconfitto al prezzo di morire in parte anche lui. Abel wakaam: Quale consiglio ti senti di dare a chi vuole intraprendere 
        la difficile e tortuosa strada della scrittura?
 Enzo Verrengia: Chiarirsi bene una cosa: si ha davvero qualcosa 
        da esprimere? Oggi anche voler scrivere è diventato un fatto mediatico. 
        Ma lItalia, fra laltro, è un Paese indecorosamente 
        scarso di lettori. Pubblicare non è essere una rockstar, un influencer 
        o uno youtuber. E poi la cultura naturalmente. Che non si acquisisce solo 
        leggendo. Bisogna educarsi allarte, alla conoscenza, al pensiero. 
        Sviluppare e coltivare sensibilità inconcepibili nelleffimero 
        assoluto che ci circonda. Guardare la realtà e quanto la compone 
        in termini non lineari. Scannerizzare tutto. E soprattutto affrontare 
        limpresa con la mente di uno scienziato, il cuore di uno sturm und 
        drang e la pelle dellappartenente a ununità délite 
        o a un team di contractors. Abel wakaam: È in edicola la prima collana al mondo che 
        fa rivivere ogni mese le gesta di Sherlock Holmes.  In 
        una placida domenica mattina dautunno, il dottor Watson e la moglie 
        Mary sono a passeggio nei Kensington Gardens. Un quadro di perfetta felicità 
        coniugale, ma di breve durata, infranto dallo scatenarsinel cielo londinese 
        di una spaventosa tempesta di fulmini, senza una goccia di pioggia, tale 
        da gettare nel panico lintera metropoli. Se le ipotesi più 
        fantasiose chiamano in causa influssi lunari, perturbazioni solari, addirittura 
        lo spostamento dellasse terrestre, per Sherlock Holmes lo sfolgorante 
        fenomeno atmosferico ha una matrice artificiale. Nellombra trama 
        un nemico in grado di dominare gli elementi, venuto in possesso di conoscenze 
        e mezzi tecnologici che sembrano irrompere da unepoca futura. Linossidabile 
        duo di Baker Street si trova così a dover fronteggiare una minaccia 
        dalla potenza soverchiante, fra letali automi meccanici e indicibili esperimenti 
        che sfidano le leggi della natura. Mentre su tutto aleggia un nome che 
        evoca passati terrori. Quel nome è Hyde. Edward Hyde.
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