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Diciassettesimo episodio di Parker.
La donna distesa sul letto si stringe al suo uomo, baciandolo teneramente sulle labbra. - A cosa stai pensando? - gli chiede Norah. - ... nulla – risponde Parker. - No, non ci credo – replica lei, accennando un sorriso. - Mi vedi così distratto? - - Un po'. - - Spero che non sia nulla di drammatico – dice con tono ironico, Parker. - Be', mi auguro di no – risponde sulla stessa falsariga la donna. - La verità è che siamo presi totalmente dal lavoro, non è così? - - In qualche modo, sì. - - Anche quando vogliamo separarcene. - - Già. È davvero una condanna. - - Non essere duro con te stesso, non puoi farci nulla, ami il tuo lavoro con cui hai stretto un legame indissolubile. - - L'unico legame che ho ... - - No – Norah lo zittisce posando il dito indice della mano destra sulla sua bocca. - Non voglio che ci sia una competizione tra me e il tuo lavoro. - - ... non c'è nessuna competizione, te l'assicuro – afferma Parker. - Sicuro? - gli chiede sorniona, Norah. - Hai qualche dubbio? - - Può darsi. Perché non provi a togliermelo? - - Con vero piacere – dice Parker, baciandola appassionatamente.
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- È un caso particolare – dice Norah, seduta in cucina a fare colazione. - Ti riferisci ai due clochard scomparsi? - le chiede Parker, accomodato dinanzi mentre spalma del burro e marmellata di ciliegie su una fetta di pane. - Sì. Conosco l'ambiente e so quanto sia difficile che qualcuno possa avere a cuore le sorti di questa povera gente. Stento quasi a crederci che per far luce sulla loro scomparsa sia stato ingaggiato il famoso detective privato John Parker. - - Nulla è così scontato, la vita ci sorprende sempre – risponde l'uomo. - Fortunatamente il mondo non è ancora sotto il dominio del diavolo, esistono degli agguerriti angeli i quali non hanno nessuna intenzione di abbandonarci a un possibile triste epilogo. - - Sì, e io ho la fortuna di conoscerne uno – replica con un'espressione compiaciuta, Norah.
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Parker, parlando degli angeli sapeva a chi si riferisse e chi avesse in mente in quel momento: Sarah. La volontaria della mensa dei poveri, la quale, insieme ad alcuni suoi colleghi, ha affidato al detective l'incarico di trovare, o quantomeno di avere notizie sui due clochard scomparsi. Non è passato molto tempo da quando si sono visti, ma il detective intende rivederla per meglio approfondire alcuni punti non ancora del tutto chiari. Il luogo dell'appuntamento è sempre lo stesso: la mensa dei poveri. - Se lo desidera, può gustare la nostra cucina, anche se probabilmente siamo fuori orario rispetto alle sue abitudini – dice Sarah, all'interno della struttura, mentre sfilano gli indigenti, i quali, con in mano il vassoio con sopra le vivande, vanno a sedersi ai tavoli. - Sì, di solito a quest'ora, se ne ho l'occasione, faccio merenda piuttosto che cenare – risponde Parker. - La capisco, ma purtroppo non possiamo fare diversamente; ognuno dei volontari ha la sua famiglia a cui dedicarsi, quindi capirà che siamo costretti ad anticipare la preparazione della cena. - - Certo. Be', qualcosa potrei mettere sotto i denti. - - Senza timore? - - No. Perché, do questa impressione? - - Sa, per alcuni mangiare in questi posti equivale a una tortura. - - Davvero? Comunque, io ho la pelle dura. - - Ne sono convinta, signor Parker. Vogliamo sederci? - - Con vero piacere. - I due occupano un tavolo posto al margine della sala, su cui poggiano il vassoio con le vivande: un primo al sugo, una fetta di carne di vitello arrosto con contorno di insalata e una mela. La coppia inizia a gustare il primo piatto. - ... non è male – afferma Parker. Sarah l'osserva compiaciuta. - Ho preso in mano il suo caso ... nel senso che me ne sto occupando a tempo pieno. Non è che prima lo trascurassi ... - afferma il detective. - Gli impegni in corso non gli permettevano distrazioni – replica Sarah. - Già. Comunque nulla è stato trascurato. - - Ci credo. Ha voluto vedermi per dirmi qualcosa? - - Da quel poco che ci sono dentro ho capito che non sarà per nulla facile giungere all'epilogo del caso – dice Parker. - Ultimamente mi era sembrato alquanto determinato; intende mollare? - chiede la donna. - Non vorrei che mi fraintendesse, la parola mollare non rientra nella mia filosofia di vita, dico solo che ci troviamo di fronte a un caso difficile, se non altro per il fatto che ci dà pochi punti di riferimento e, come se non bastasse, si respira un forte clima di omertà, forse tipico dell'ambiente. - - Sì, di solito chi vive in strada è di poche parole e non ama, come si suol dire, sprecare fiato. Non la prenda come una forma di diffidenza personale, questa gente si sente tradita e abbandonata a se stessa, non ha più fiducia in nessuno. - - Come non capirli – dice il detective, osservando gli ospiti nella mensa, mentre in rispettoso silenzio consumano la loro cena. - Molti senza fissa dimora scompaiono nel nulla senza dare più notizie di sé, giusto? - - Sì, è vero – risponde Sarah. - Ed è una cosa molto triste su cui ci sentiamo impotenti. - - Continuo a ripetermi, perché proprio loro? Insomma, non mi è chiaro il motivo di tanto interesse a rintracciarli. E perché all'interno dell'ambiente nessuno ha voglia di toccare l'argomento della loro scomparsa? Sa, io a volte ho come un sesto senso ...- - Cosa dice il suo sesto senso? - gli chiede la donna. - Ho l'impressione che lei non mi abbia detto tutta la verità, sicuramente in buona fede, ma è così. - - Cosa glielo fa supporre? - replica Sarah. - È quello che mi piacerebbe sapere; al momento si tratta di una semplice sensazione. - - Per me erano delle care persone con i quali si era creato un legame d'affetto che andava oltre il rapporto tra volontario e assistito. Non so se ho reso l'idea ... - - Sì, direi proprio di sì. - - Come va il resto del menu? - dice la donna. - Niente male – risponde Parker, mentre mette in bocca un pezzetto di carne arrosto. - ... davvero niente male. Immagino che fossero speciali ... mi riferisco ai suoi due amici scomparsi. - - Sì, molto speciali. - - Già. E lei lo era per loro. - - Non gliel'ho mai chiesto. - - Rientra nella vostra filosofia di vita dare senza ricevere nulla in cambio. - - Sì, è così – ammette Sarah, accennando un dolce sorriso. - Sa, la vedrei bene all'interno della nostra associazione. - - Davvero? Da cosa lo deduce? - - Dalla sua ricchezza d'animo, lo si percepisce. - - Crede che ciò possa bastare? - dice Parker. - Be', quantomeno sarebbe un buon punto di partenza - risponde Sarah. - Non lo so, non mi ci vedo in questa veste, forse sarà dovuto al fatto che non ho mai sufficientemente tempo al di fuori del lavoro. - - Mai essere prevenuti. - - Già. –
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Nella stanza adibita a palestra, Ted, con una mossa di Judo, scaraventa Parker giù al tappeto e, ponendosi sopra il suo corpo, lo immobilizza con una stretta al collo, costringendo il detective a battere la mano sulla pedana in segno di resa. - Io non ti ci vedo - dice Ted, rialzandosi. - A cosa ti riferisci? - risponde Parker, rimettendosi in piedi. - Come volontario. E non perché tu non sia di animo buono, io credo che per fare certe cose bisogna avere una certa predisposizione, capisci cosa voglio dire? Non è nel nostro DNA. - - Sì, può darsi che tu abbia ragione. Comunque, non mi sono promesso di andarci, quindi il problema non si pone. Non capisco come mai tu abbia preso questo argomento. - - Sai, ti ho visto un po' giù, parlo a livello mentale più che fisico, può darsi che tu sia ancora preso dalle parole della volontaria, che ci stia pensando su; per carità, non ci sarebbe nulla di strano. - - Ehi, non starai parlando sul serio, perché se è così, riprendiamo di nuovo e vediamo se dopo avrai ancora voglia di dire cazzate. Allora, cosa dici? - - Riposati, ne hai bisogno. Alla prossima. - - Non finisce qui - dice Parker. - Sì, ci credo - replica Ted, accennando un sorriso.
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Sarah è una brava donna e non potrebbe essere altrimenti, verrebbe da dire, ma la vita ci insegna che non sempre tutto quello che ci appare corrisponde a verità. Ovunque nel mondo c'è tanta ipocrisia, anche nei luoghi e nelle persone più insospettabili. Parker, quindi, non mette in dubbio la credibilità della volontaria, ci mancherebbe altro, ma intende avere il quadro della situazione più chiaro, iniziando proprio da lei. - Cosa vuoi sapere su di lei? - dice Rob, seduto a un tavolo di un bar con l'amico Parker, in compagnia della solita “bionda”. - Qualsiasi cosa possa renderci utile – risponde il detective. - Continuo a non capirti. Conosco Sarah. - - Quanto? - gli chiede Parker. - Tanto quanto gli altri ospiti, né più né meno – risponde Rob. - Come gli altri, dici? Lo stesso discorso vale anche con i due uomini scomparsi? - - Penso di sì; dove vuoi arrivare? - - Che domanda è? Scoprire che fine hanno fatto i tuoi ex compagni di sventura. - - Ho capito. Cercherò di sapere di più su di lei. - - Ben detto, amico. - - Però non ti garantisco nulla. - - Quello che conta è la buona volontà. –
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Si cerca di ricostruire gli ultimi momenti in cui sono stati visti i due senza fissa dimora, andando a visitare il luogo dove di solito trascorrevano la notte. Si tratta di una piccola stazione in disuso. Parker ci va in tarda serata, sperando di trovare qualcuno. Ed è così. Sul posto, all'interno della sala di attesa, ci sono tre clochard distesi su altrettante panchine in legno, pronti ad addormentarsi. L'arrivo del detective non li aiuta di certo a conciliarsi col sonno. - Salve, mi dispiace disturbarvi. Ecco, vorrei farvi qualche domanda sui vostri due amici scomparsi; non vi ruberò molto tempo. - - E cosa vorrebbe sapere? - dice uno dei tre, rimanendo disteso. - Se per caso aveste qualche idea dove possono essere andati. Magari vi hanno accennato qualcosa, tra amici ci si confida. - - Amicizia è una parola grossa, non le pare? Qui si convive, cercando di non creare problemi - dice l'uomo, mentre gli altri due rimangono in silenzio. - Perché li cerca? - - Be', per sapere se stanno bene. So che dormivano qui. - - Sì, in quelle due panchine vuote. Lo saranno ancora per poco se non si rifaranno vivi. Cos'è il loro angelo custode? O semplicemente un poliziotto? Cos'hanno fatto? - - Nulla. Desidero semplicemente trovarli. - - Bene, non li ha trovati. Mi sa che deve cercarli altrove. Ora, se non le dispiace, vorrei dormire. - - Certo. Se doveste ricordarvi qualcosa ... - - Sì, lo so, ci faremo sentire. - - Nient'altro da aggiungere? - - Non credo. - - Ok, tolgo il disturbo - dice Parker, consapevole che non caverà un ragno dal buco.
Salvatore Scalisi
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