
Ventiduesimo episodio di Parker.
- Non mi piace che sia lui a tirare le fila del gioco – dice Ted, seduto davanti alla scrivania. - Per questo ci paga profumatamente – commenta Jennie, seduta a fianco dell'amico. – Capisco che per noi è come brancolare nel buio. – - Esatto! È un uomo inerte ma pericoloso, non so se rendo l'idea. – - Perfettamente! – interviene Parker, accomodato dietro alla scrivania. – Dobbiamo scoprire cosa si nasconde dietro questo teatrino, perché è indubbio che l'uomo non stia facendo beneficenza. Mi sembra che ne abbiamo già parlato, lui ha in mente un piano ben preciso, che intende portare a termine prima di esalare l'ultimo respiro. – - Spero che avvenga al più presto – replica Ted. - Non sei curioso di sapere come andrà a finire? – gli chiede il detective, accennando un sorriso. - Dovrei esserlo? – - È nel nostro DNA. – - Già, tu andresti fino in fondo alla storia anche a titolo gratuito. – - Be', ora non scherziamo; dico solo che non mi piace tirarmi indietro. Quando prendo un impegno, intendo rispettarlo, tutto qui. E voi non siete da meno. – - Questo è vero, non l'abbiamo mai fatto. – - E mai lo faremo. – - Io continuerò a indagare sul suo conto, sperando di trovare uno spiraglio di luce. È un tipo tosto, sa di essere in una botte di ferro – dice Jennie. – Aver ammesso di essersi presentato con un nome fittizio, in verità ci ha creato ulteriori problemi. Non possediamo nessun elemento che possa condurci alla sua vera identità, e nemmeno il suo aspetto fisico ci aiuta, considerando l'età, a un'eventuale comparazione con soggetti già conosciuti in passato. Ma non mollerò di certo. – - Ne sono convinto – replica Parker. – Continueremo la recita – dice, volgendo lo sguardo a Ted. - Saremo all'altezza della situazione – concorda l'amico. - Ci puoi contare. Avrei una mezza idea ... - afferma il detective. - So a chi stai pensando. – - Davvero? – - Sì. –
***
Ted, apre la porta ed entra nell'appartamento insieme a Parker, per poi richiudere l'uscio. A un certo punto, sbuca una bambina, che corre andandogli incontro. L'uomo si abbassa e l'abbraccia calorosamente, baciandola sulla guancia. - Che meravigliosa sorpresa! – esclama la giovane donna mulatta, apparsa nel salone. – Ciao John. – - Ciao Juana. – - Se sapevo che venivi ti facevo trovare qualcosa di buono – continua la donna, dopo aver scambiato un bacio sulle labbra con Ted. - Non era in programma. Comunque, non sarebbe stata una sorpresa – risponde il detective. - Già. Preparo il caffè. – - Ok, grazie. – - Vieni, amore, papà e John devono parlare. Scommetto, che ti starai chiedendo di Eddie. – - Scommessa vinta. Immagino che sia in compagnia dei suoi amatissimi pennuti. – - Sì, è così. Vado ad avvisarlo della tua presenza. Sarà felicissimo. –
- John, che mi venga un colpo! Pensavo proprio a te – afferma Eddie, sopraggiunto nel salone. - Vuoi dire, mentre eri in dolce compagnia dei tuoi canarini? – risponde Parker. - Non scherzare! Solo felice di vederti. – - Anch'io. – I due amici si stringono la mano. - Non vieni spesso a trovarmi, e quando questo avviene ... - - È perché ho bisogno di te. – - Già. Be', allora, cosa facciamo in piedi? – Eddie si siede sul divano, Ted e Parker sulle due poltrone. - In verità so perché sei venuto. – - Davvero? – dice il detective, incrociando lo sguardo con Ted. - Gli ho parlato del caso – ammette lui. - Ci avrei giurato. – - Sono riuscito a fargli una foto e glielo fatta vedere a Eddie. – - Intendi, una foto al nostro cliente? – - Sì, al simpatico novantenne allettato. È stato un attimo, con lo smartphone, ho colto l'occasione e non me la sono fatta sfuggire. – - Grandioso! Hai fatto bene. Non me ne avevi parlato – dice Parker. - Aspettavo notizie; volevo farti una sorpresa – risponde Ted. - Già, è il tema del giorno. E sono arrivate? – il detective volge l'attenzione a Eddie. – Mi riferisco alle notizie. – - Purtroppo, non posso esservi di grande aiuto, quell'uomo nella foto non mi dice nulla – risponde Eddie. – A meno che nel corso degli anni il suo aspetto somatico non abbia subito dei cambiamenti radicali, tali da renderlo irriconoscibile. Ho provato a chiedere in giro, ma niente, senza un nome vero, ma solo il volto di un vecchio in fase terminale, è quasi impossibile scoprire chi possa essere realmente. Ma sappiamo benissimo che chiunque desideri sfuggire all'identificazione esiste un buon rimedio. – - La chirurgia plastica – aggiunge il detective. - Già. Sembrerebbe che faccia miracoli, capace di trasformare la notte in giorno e viceversa. Riguardo il vostro uomo, siamo nel campo delle ipotesi. – - Quindi, oltre alla foto dovrei andare a vedere se ha delle cicatrici, o quantomeno delle anomalie sul volto – si interroga perplesso, Ted. - Probabilmente non saresti capace di individuarle, perché, ammesso che ci siano, saranno ben camuffate dalla pelle consumata dal tempo ... ne so qualcosa – gli fa notare, Eddie. - Ma un chirurgo, sì. – - Può darsi. – - Un chirurgo? E come pensate di portarcelo? Stiamo fantasticando – osserva Parker. - Già – replica Eddie. – Posso chiedervi come sta pagando il vostro onorario? – - Soldi in contanti. Il pagamento è frazionato in cinque rate, l'ultima delle quali, la somma più sostanziosa, avverrà a lavoro concluso – risponde il detective. - Di quale lavoro si sta parlando? – - Bella domanda, ce lo chiediamo anche noi. – - Pagamenti in nero. – - Già. I primi soldi, diciamo un anticipo, ce li ha dati il primo giorno che ci siamo incontrati, all'interno di una busta. A breve dovrebbe avvenire il secondo pagamento. – - Chi vi assicura che rispetterà l'impegno. – - Nessuno, in realtà. – - State attenti, a parte l'incognita dei pagamenti, potreste passare dei guai col fisco. Sembra che per voi il problema non esista, ma non è così. Non sottovalutatelo. – - Sì, hai ragione. - A creare un diversivo ci pensa Juana. - Spero che sia forte, come piace a voi – dice la donna, poggiando il vassoio con le tazze di caffè sul tavolino. - Che io ricordi, non hai mai sbagliato una volta – tiene a precisare Eddie, elargendo un simpatico sorriso. - Fare pratica avrà pure la sua importanza – risponde lei sulla stessa falsariga. La piccola Maria è in vena di ricevere attenzioni. - Vieni qui – Eddie, non rimane impassibile dinanzi a tanta tenerezza. La bambina gli si avvicina, mostrandogli riconoscenza. Tra i due esplode un tripudio di gioia, manifestatosi in un forte abbraccio. Alla fine della scena edificante, Maria e la sua mamma si allontanano. - Cosa dire, non ricordo più di cosa stavamo parlando – afferma tra il serio e il faceto, Eddie. - A dire il vero, nemmeno io – dice Ted. - Sì, ho come un vuoto di memoria – si associa Parker, sorseggiando il caffè. – Davvero buono. Complimenti, non ti fai mancare nulla. – - Sono i privilegi della vecchiaia – risponde Eddie. – Ben vengono questi momenti. –
***
Non è stato un incontro produttivo sotto l'aspetto professionale, ma a livello umano, sicuramente sì. I due investigatori non si scompongono più di tanto, sono abituati a ben altre situazioni. Nell'oscurità c'è sempre una fiammella, come fa notare Parker. - Possiamo prendercela comoda, dedicandoci solo a questo caso – dice il detective, alla guida della sua berlina. - Sì, praticamente è come prenderci una bella vacanza – replica Ted, seduto a fianco. - Non proprio, ma ci siamo vicini. – - Ti va di scherzare. – - No. Il nostro amico ci ha invitato a giocare, e questo richiede uno stato di spensieratezza, non credi? Stai certo che io non mi complicherò la vita, non sarà un novantenne allettato a togliermi il sonno la notte. – - Vuoi dire, al di fuori dei tuoi incubi? – - Esatto! – - Pensi di portargli dei cioccolatini? – - Spiritoso! No, hai ragione, non sarebbe una brutta idea. – - Ammesso che li possa mangiare. – - Già. Tu hai in mente qualcos'altro? – - Non lo so, non mi viene nulla in mente ... potrei fargli conoscere l'armonioso suono della mia pistola. - - ... niente male, un pensiero davvero singolare – osserva col sorriso sulle labbra, Parker. - Proprio così – ammette sulla stessa falsariga l'amico.
***
- Come sta? – chiede Parker, all'ingresso della casa. - Come al solito – risponde la donna. – Le sue condizioni non miglioreranno, questo è sicuro. – - Certo. Però, lo vedo molto lucido. – - Sì, se la cava benino, fin quando potrà. – - Già. – La donna indirizza lo sguardo sulla piccola confezione regalo che tiene in mano Parker. - ... è un pensierino ... dei cioccolatini. Vanno bene? – le chiede il detective. - Sì, a patto che ci vada piano. – - Questo dipende anche da lei, giusto? – - Le sembra una persona ubbidiente? – - Non ci crederà, ma non lo conosco a tal punto da poter esprimere il mio parere; in pratica, non so nulla di lui. – - L'avevo capito. – - Già. Magari con il suo aiuto ... - - Che cosa? – - Potrei saperne di più se lei me ne parlasse ... - - Non saprei cosa dirle, e poi, non credo che sia giusto, infrangerei la sua privacy. – - Ha ragione. Mi scusi. – - L'accompagno. – - Sì. –
- Buongiorno. – - Buongiorno signor Parker – risponde il vecchio uomo disteso sul letto. – Come sta? – - Bene, grazie. Lei? – gli chiede Parker. - È quello che stavo cercando di capire; può sembrarle strano, ma è proprio così. Al riguardo ho le idee un po' confuse. Credo che non sia un buon segnale; lei cosa ne pensa? – - Be', io non sono a conoscenza del suo quadro clinico, però, non mi sembra di aver notato dei significativi cambiamenti rispetto all'ultima volta che ci siamo visti. – - Allora, vuol dire che sto bene; già, deve essere così. Emily, puoi lasciarci soli. – La donna si allontana. - Si sieda. – Parker si accomoda sulla sedia. - ... questi sono per lei – dice il detective. - Cos'è? – chiede l'uomo. - Cioccolatini. – - Cioccolatini ... mi piacciono! Sì, è stato un bel pensiero. Grazie! Non li tenga in mano; visto che sono per me, li appoggi sul comodino. Tranquillo, non li mangerò tutti in una volta. Ci penserà Emily a metterli da parte, evitando ogni mia tentazione. Già, lo fa a fin di bene. – Parker si alza dalla sedia, appoggia la confezione di cioccolatini sul comodino e si risiede. - Signor Parker, mi parli di lei. – - In che senso? – - Di lei, della sua vita. – - Sta scherzando! Non sono qui per raccontarle la mia vita. – - Non le va? – - Esatto! Non può invertire le nostre posizioni. Piuttosto, mi faccia lei un bel regalo. – - Ha delle preferenze? – - Lascio a lei la scelta. – - Vediamo, provo un po' a indovinare: chi sono io, e cosa voglio da lei e dal suo collega. È questo che desidera. Lei è un investigatore di razza, non posso credere che ancora non abbia scoperto nulla su di me. Perché è indubbio pensare che si stia dando da fare per cambiare le carte in tavola, cosa che di solito le riesce in maniera ammirevole. A questo deve la sua fama. – - Mi sta mettendo alla prova? – dice Parker. - Può darsi – risponde l'uomo. – Ha paura? – - Di cosa? – - Di tutto. Della situazione che ci vede coinvolti. – - Le do questa impressione? – - No. Volevo sentirglielo dire. Mi dispiacerebbe se per colpa mia passasse delle notti insonni. – - No, dormo che è una meraviglia. – - Mi fa piacere. Se non fosse così, non sarebbe un confronto alla pari, non crede? – - Non so cosa intende dire, ma so accontentarmi. – - Non avevo dubbi. -
Salvatore Scalisi
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