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              Carramba che fortuna - 7 gennaio 2000. 
  Valeria ha paura. Attende questo momento da tutta la vita e adesso che finalmente è arrivato vorrebbe fuggire. L'intera mattina l'ha trascorsa scegliendo l'abito giusto, il trucco giusto, perfino il giusto profumo. Si è ripetuta mille volte davanti allo specchio che può farcela. Deve farcela. Eppure, mentre lo sconosciuto varca la soglia dello studio, sente un bisogno impellente di urlare fino a perdere il fiato.  - Prego signor Marcello, si accomodi -  lo accoglie con un sorriso, prova a essere spigliata.  - Piacere. -   L'uomo le porge una mano piccola e sudaticcia che Valeria stringe con riluttanza. È diverso da come l'aveva immaginato: vestito con un'enorme tuta scolorita sembra un barbone, uno dei tanti clochard che la sera affollano le panchine di Santa Maria Novella. Però non puzza.   - Finalmente la conosco -  aggiunge Marcello mentre prende posto sul bordo della sedia, in allerta, come uno pronto a scattare al primo segno di pericolo. Valeria si sforza di mantenere il sorriso. Lo sguardo infuocato di quell'uomo la mette a disagio, la fissa quasi volesse inghiottirla tutta intera.  - Non pensavo fosse così giovane. E pure belloccia. -  È un goffo tentativo di adulazione che cade nel vuoto, Valeria trova che i complimenti stonino in bocca a quell'ometto sgradevole e si affretta a riportare la conversazione sul binario professionale.  - Mi ha accennato a un problema urgente, al telefono. -    - Sì, -  annuisce Marcello facendosi scuro in volto  - lei mi deve aiutare. Questa faccenda... insomma... mi sta sfuggendo di mano. Se va avanti ancora sarò rovinato. Sempre che non mi becchi prima una brutta malattia. -   - Vuole spiegarmi di che tipo di... faccenda si tratta? -  L'uomo emette uno strano verso, una specie di risatina nervosa. Si passa la mano sui capelli lunghi e arruffati.   - Vede, al principio mi sembrava una cosa di poco conto ma ora... insomma, però. Lei è pure femmina. Non c'avete anche un maschio, qui al Centro? -  Valeria si morde il labbro inferiore e chiude l'agenda, un gesto qualsiasi pur di prendere tempo.   - Lei sapeva che qui, oggi, avrebbe trovato me. Una terapeuta donna... -  inizia a spiegare, ma Marcello la interrompe subito. È un fiume in piena, nella foga si mangia le parole.   - Non s'offenda, non la voglio mica offendere, non sono maschilista, anzi semmai il contrario -  ancora quella risata strozzata  - non è che gli uomini siano meglio, ma magari a un uomo non farebbe schifo. Sì, sì, ecco, io penso che a lei farà schifo. -  Marcello non può saperlo, ma quello che sente Valeria è invece una gran rabbia. Non si lascerà scappare quel paziente solo perché è una donna, costi quel che costi. Inspira a fondo e prega perché non si tratti di una circostanza illegale.   - Lasci a me giudicare -  lo esorta. Marcello sembra gradire quell'ingiunzione secca, poiché cambia atteggiamento e tono di voce in modo inaspettato. Si sistema sulla sedia con una postura decisamente femminile, le gambe accavallate e una mano poggiata sul ginocchio. Una metamorfosi completa in meno di cinque secondi. La concitazione è svanita, insieme a ogni inflessione dialettale. Ricomincia a parlare con calma, in un italiano impeccabile, impostato come un insegnate mentre fa lezione a un'alunna tarda a capire.  - Ieri sera ha visto ‘Carramba che fortuna?' Ma certo che no, lei di sicuro era fuori a divertirsi con le amiche. O gli amici -  emette ancora quella risatina che inizia a dare sui nervi a Valeria  - be', i miei vecchi non perdono una puntata di quella cariatide della Carrà. Sempre lì a piangere, come se avessero chissà quanti parenti sparsi in Sud America. Ieri poi non se la sarebbero persa per nulla al mondo. Ci pensa? M'hanno spedito fino in Autogrill a Scandicci per comprare i biglietti. Perché lì, secondo loro, hanno maggiore possibilità di comprare quello vincente. -   Il volto di Marcello si contrae in una smorfia, come se pensare alla Lotteria Italia gli provocasse una fitta allo stomaco, poi riprende il monologo con voce ancor più tagliente.   - Fermi sul divano, come ogni maledetta sera. Il babbo ciucco a Tavernello, la mamma con la tosse così forte che deve alzare il volume al massimo per sentire la televisione. Eppure stringevano i biglietti in mano come se da un momento all'altro i sei miliardi di premio dovessero piovere direttamente dal tetto. -  Marcello fa una nuova pausa e Valeria ne approfitta per inserirsi nella conversazione.   - Lei vive ancora con i suoi genitori, Marcello? -  A quella domanda l'uomo si fa torvo al punto che, per qualche istante, Valeria teme possa sferrare un pugno sulla scrivania. Oppure sulla sua faccia.  - Si finisce sempre così con voi, eh? Sempre a fare domande sulla madre e sul padre, alla ricerca di chissà quale scheletro chiuso nell'armadio. Scheletri non ce ne sono, dottoressa, stia tranquilla. Vuole sapere o no cosa ho fatto mentre loro aspettavano che la Carrà li trasformasse in novelli Onassis? -   - Me lo dica. -  Il volto di Marcello torna a distendersi.   - Ne ho approfittato per sgraffignare un paio di cinquantini dal barattolo delle bollette. -   Si inumidisce le labbra con la punta della lingua, Valeria ha l'impressione che stia gustando in bocca il sapore della propria cattiva azione.   - E poi lo sa che c'ho fatto? Sono andato ai Viali. Non faccio altro ormai. Tutte le sere, da mesi. -   - E cosa va a fare, ai Viali? -   - Lo sa benissimo che si fa di notte, ai Viali. Non faccia la santarellina. Vado a puttane. Due, tre per ogni sera. Fin quando non finiscono i soldi. -  La risposta pungente fa capire a Valeria che il tempo dei goffi complimenti è ormai terminato, quasi fosse successo in una realtà parallela e non mezz'ora prima. Adesso è il tempo della sfida a muso duro, senza esclusione di colpi. Avverte un leggero tremore alle mani, ma per nulla al mondo mostrerà a Marcello anche un solo briciolo del panico che l'ha colta.   - Ed è un problema? -  Marcello scoppia in una risata artificiale, diversa dalle precedenti.   - Me lo dica lei. In sei mesi ho prosciugato il conto. Ho già mandato in fumo anche tredicesima e liquidazione. -   - Quindi è venuto da me per questo? -   - Sì. -   - Mi confermi se ho ben capito la sua richiesta. Non vuole parlare dell'alcolismo di suo padre né dello stato di salute di sua madre. Vuole che l'aiuti a smettere di andare con le prostitute? -  Marcello cambia di nuovo pelle, torna a essere l'individuo anonimo e stomachevole dei primi minuti. Se ha inteso la provocazione di Valeria, non lo dà a vedere e risponde solo all'ultima domanda.   - Sì. Cioè, no. Voglio smettere di pagare per fare sesso. Non di vedere le ragazze. Qualcuna è anche amica mia. -  In quella candida affermazione Valeria crede di scorgere una nota di dolcezza. È frastornata per il repentino mutare delle emozioni che Marcello le ha trasmesso in un arco di tempo tanto breve. L'ha disgustata, spaventata, interessata e perfino intenerita. Ora è curiosa, le dispiace che il tempo sia scaduto, vorrebbe iniziare immediatamente a scavare a fondo in un'anima tanto poliedrica. Si alza controvoglia.  - Va bene, allora. Le do già un compito per il prossimo incontro. -  Anche Marcello si alza.   - Un compito? -   - Sì. Voglio che provi a fingere di non avere questa difficoltà. Ogni giorno per una settimana. E si chieda: come sarebbe la mia vita se non avessi questo problema? -  Marcello fa per rispondere, ma Valeria lo ferma alzando la mano con un gesto deciso.   - No, no, no. Me lo dirà la prossima seduta. -  Lui si arrende con un sorrisetto strano. Infila la mano in tasca e rovista, fin quando non tira fuori una banconota da cinquantamila lire tutta stropicciata. La poggia sulla scrivania e poi rivolge a Valeria un'occhiata avida, non perde un movimento mentre lei recupera i soldi. Sono stati insieme un'ora. Adesso lui paga e lei prende il denaro. Il significato di quel gesto e le sue implicazioni sono d'un tratto nude di fronte a loro. Valeria sente il volto andare in fiamme, le orecchie ovattate. Si sforza di sostenere le occhiate di Marcello, che le fruga dentro mettendo in mostra una fila di denti piccoli e bianchissimi.   - Ha visto, dottoressa? Alla fine anche lei è un po' puttana. -  
             Greta Cerretti  
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