
Il via a un grandioso progetto.
Matteo strizzò gli occhi raggiunti dall'abbagliante raggio di sole. La giornata era splendida, il sole inondava la stanza e si rifletteva sul piano laminato del lungo tavolo, rispecchiandosi proprio nei suoi occhi, pertanto, o cambiava posto, o calava un po' la tapparella ma dubitava che gli altri avrebbero gradito la penombra nella stanza. Decise di cambiare posto. Grazia, seduta di fronte a lui, sorrise, avendo intuito il motivo per cui si era alzato e avesse scelto un'altra sedia libera. Lei si era posta di proposito con le spalle alle ampie vetrate che costituivano un'intera parete dell'ufficio. «Che c'è Matteo?» chiese Luca interrompendo la sua esposizione. «Niente, il sole mi si rifletteva negli occhi e mi infastidiva impedendomi di vederti. Continua» lo esortò mettendosi comodo, un leggero formicolio alla base della schiena a segnalargli il piacere per quel grandioso progetto che Luca stava esponendo suscitando interesse, coinvolgimento, desiderio e aspettativa. Era una sensazione strana quel formicolio ma di innegabile partecipazione. «Pertanto, cari collaboratori, vi stavo esortando a impegnarvi totalmente per realizzare un'opera che superi voi stessi, e così grandiosa da colpire l'immaginario collettivo per la sua maestosità.» Tacque perché i ragazzi assorbissero quelle parole, osservandoli attentamente in viso, uno per uno. «Alla fine dei lavori dovremo poter contemplare un'opera splendida, funzionale e di riferimento, che risplenda di fulgida bellezza e che possa diventare un segno di riconoscimento e un emblema per la nostra città. Il Centro dovrà essere una struttura imponente ma lussuosa, una costruzione mitica, all'avanguardia nel panorama dell'architettura mondiale e identificabile in ogni angolo della terra per le sue peculiarità, per il designer distintivo, per l'impronta che ognuno di voi vi imprimerà guadagnandone fama e prestigio sia singolarmente, sia a nome delle Consociate. Sicuramente coglierete l'importanza di questa assegnazione e comprenderete che è una grossissima opportunità offerta e rivolta a voi giovani talenti.» Luca trasse un profondo respiro riordinando le idee. Anche lui era eccitato per quel conferimento anche se l'avvenuta attribuzione era stata alquanto prevedibile. Inspirò ancora e riprese la sua esposizione. I suoi occhi lampeggiavano di soddisfazione. «All'interno della struttura, dunque, si svilupperà un luogo di divertimento, intrattenimento e cultura in cui svuotarsi le tasche del loro contenuto, pertanto, vi collocheremo un nucleo di negozi, ristoranti, supermercati, impianti sportivi, location per mostre e convegni e quanto altro che possa essere raggruppato in una costruzione all'avanguardia e completa che sia mai stata realizzata in un unico mega spazio. Vi ho già fornito tutte le indicazioni tecniche e siete al corrente di quale estensione di terreno disponiamo. Ed è notevole. Abbiamo sei barra otto mesi per la presentazione di un primo progetto ma già a fine giugno sarò in attesa di un prospetto da ambedue le squadre, quanto più completo e dettagliato possibile e poi, valuteremo insieme a quale programma dare seguito, quale sarà maggiormente meritevole di un adeguato sviluppo in cui convergere ogni singolo sforzo unendo le forze di entrambi i gruppi. Per il momento, dunque, come vi avevo già anticipato all'inizio, ci saranno due team di lavoro che si dedicheranno a questa pianificazione. Il primo gruppo sarà capitanato da Matteo, il secondo da Grazia e, per il momento, entrambi risponderete solo a me.» Luca si interruppe e bevve un sorso d'acqua, lasciando il tempo agli interessati di comprendere l'importanza di quella competizione. «Signori, avrete ampio spazio di manovra scegliendo personalmente i vostri collaboratori tra il personale di tutti gli Studi Associati. Ogni altro progetto pendente deve essere accantonato e passato di mano, ogni altro lavoro passerà in secondo piano. Ora, è questa la vostra priorità e ogni energia sarà investita nel grandioso programma che svilupperete ed è inutile che specifichi che mi aspetto davvero di essere stupito, impressionato, abbagliato. Ragazzi, pretendo il massimo del massimo perché dal risultato di questo lavoro dipenderà il nostro futuro prestigio! Ogni merito passato e acquisito scomparirà se non ci dimostreremo all'altezza.» Luca si interruppe e bevve ancora dell'acqua facendo scorrere lo sguardo sui suoi collaboratori. I loro volti erano raggianti, gli occhi rilucevano documentando interesse ed entusiasmo e se ne rallegrò. Decise di lasciarli andare perché assorbissero la notizia di cui anche lui non era ancora pienamente consapevole di cui ancora non riusciva a immaginare le implicazioni ma essersi aggiudicati l'appalto per quella grandiosa realizzazione era stato davvero un colpo grosso per le Consociate. «Per il momento è tutto. Ci riaggiorniamo a domani pomeriggio per i vostri quesiti. Andate pure, tranne Matteo, per favore.» Le persone si alzarono e lasciarono la sala commentando entusiasticamente quanto appreso e complimentandosi tra loro. Anche Matteo avrebbe voluto avere un momento per sé, per valutare l'importanza di quel lavoro e sedare quel formicolio alla base della schiena che lo pervadeva ogni volta che doveva imbarcarsi in qualcosa di grandioso, impegnativo e allettante, e che aveva percepito tutte le volte che Luca gli aveva accennato a quel meraviglioso progetto. E ora aveva finalmente la certezza di poterlo sviluppare e la cosa andava assimilata e gustata. Quando anche l'ultimo collaboratore fu uscito ed ebbe chiuso la porta, Luca sedette. «Che ne pensi?» chiese osservando Matteo ma, di là degli occhi scaltri e molto espressivi visibili a tutti che il ragazzo mostrava, lui lo conosceva bene frequentandolo in pratica, dalla nascita, e ne conosceva i pensieri e gli entusiasmi e gli risultava facile costatare l'evidente eccitazione da cui Matteo era pervaso. «Wow, è assolutamente grandioso, Luca! I nostri prestigiosi Studi Consociati ne guadagneranno in reputazione e riconoscimento! Ed io non vedo l'ora di mettermi al lavoro, di imbarcarmi in questa impresa superlativa. Ho tenuto le dita incrociate fino a questa mattina e speravo proprio che tu confermassi l'avvenuta assegnazione» avvalorò e i suoi occhi brillavano per la gioia. E Luca non poté fare a meno di ammirarlo e compiacersi. Amava quell'uomo come un figlio ed era felice di vederlo lieto e ben carico. Acquisiva fascino e risultava irresistibile, proprio ciò che gli serviva in quel momento, per l'altra delicata faccenda. «Bene, non avevo dubbi» rispose soddisfatto. «Hai già un'idea di chi saranno i tuoi collaboratori? Di chi circondarti per realizzare questo progetto?» chiese intrigato. «Sì, un'idea ce l'ho già e, ovviamente, mi avvarrò della collaborazione dei miei più fidati e abili assistenti» precisò Matteo già elencando mentalmente le persone che avrebbero cooperato allo sviluppo del suo piano. «Perfetto ... siamo solo alle fondamenta del progetto e quanto maggiore sarà l'abilità con cui verrà sviluppato il lavoro, migliore apparirà il risultato finale e più alta la possibilità del tuo gruppo di aggiudicarsi il premio, comunque, ti ho trattenuto per comunicarti che ti sarà affiancato anche un nuovo elemento, una nuova acquisizione del nostro Studio.» Matteo corrugò la fronte ma Luca ignorò il suo sconcerto. «È una ragazza cui tengo molto ma l'ho assunta perché la ritengo davvero un valido elemento dall'indubbio talento. Vorrei che l'addestrassi Matteo, che le mostrassi come muoversi nel nostro ambiente, che le facessi un po' da guida, per intenderci.» Matteo parve sorpreso ma annuì. «Perché l'affidi a me e non a Grazia?» «Ah, caro mio, farebbero scintille quelle due insieme. No, meglio che la segui tu che sei ben più riflessivo e posato di Grazia. Lei è troppo competitiva per insegnare tutto ciò che sa e temo non saprebbe essere una buona insegnante mossa dal sicuro antagonismo che si instaurerebbe con la nuova e brillante acquisizione. E poi, la ragazza è valida ma ha il suo carattere e tra donne, si sa, ci si accapiglia facilmente dando luogo a invidie e rancori difficili da gestire» specificò Luca. «Capisco, dunque, meglio evitare di porre due micce a contatto» considerò Matteo con una smorfia. «Già, perfettamente. La ragazza si chiama Sophie Ferretti ...» Matteo corrugò la fronte. «Questo nome mi dice qualcosa. È forse la pupilla della zia Laura?» lo interruppe e Luca annuì. «Sì, proprio lei, hai buona memoria, ragazzo. Laura la tenne a battesimo e l'ha ben seguita fino a che ...» Luca si bloccò. Ancora non parlava volentieri della morte improvvisa della moglie benché fossero trascorsi ben più di venti anni. Era stato un aneurisma cerebrale a dar luogo a quel tragico evento così inaspettato e imprevedibile, a sottrarre alla vita una donna bella, intelligente e solare di cui Luca era stato pazzamente innamorato. La perdita lo aveva segnato e il dolore aveva scavato un solco profondo dentro di lui che solo la vicinanza delle persone che amava, Matteo compreso, allora dodicenne, aveva in parte colmato. Ma dopo la fine prematura e imprevedibile dell'amata moglie, Luca si era stretto maggiormente al suo amico Giorgio e al figlio di quest'ultimo, proprio Matteo di cui aveva seguito la crescita mosso dall'ammirazione per quel talentuoso ragazzo che aveva mostrato di esser dotato di carisma, intelligenza e furbizia. Matteo era un indiscusso leader, un ragazzino che eccelleva negli studi e nelle attività sportive capace di trascinare gli amici. Inoltre, aveva un animo buono e generoso ed era mosso da saldi principi nonostante avesse avuto solo il padre come guida e insegnante negli anni della formazione. Purtroppo, anche la madre di Matteo se n'era andata quando il bambino aveva solo otto anni. «Comunque, come stavo dicendo, Sophie ha ventinove anni ed ha già lavorato in due diversi Studi di architettura, perciò, non è proprio alle prime armi. Ho voluto che facesse un po' di gavetta per qualche tempo, prima di proporle l'assunzione presso di noi. Ciò che proprio non le difetta è la puntualità, dunque, tra poco, dovrebbe essere qui e potrai conoscerla» considerò Luca consultando l'orologio. «Vorrei che la inserissi nel team e che collaborasse alla realizzazione di questo progetto, certo che saprà apportare un notevole e significativo contributo. Te la senti Matt?» Matteo alzò le spalle. «Perché no? Se mi garantisci che non è un'imbranata ma una ragazza talentuosa, non c'è problema. Dubito che godrò nel prossimo futuro del tempo per insegnarle se già non c'è un indiscusso merito e se c'è, il suo apporto sarà solo ben accetto. Più siamo, maggiori idee scaturiranno, migliore sarà quanto andremo a realizzare» replicò Matteo, un bagliore a illuminargli lo sguardo fondo. Anche lo sguardo di Luca saettò e lui quasi ghignò. «No, non è un'imbranata e merita anche lei questa opportunità ... ehm ... non è quello il suo problema.»
Carla Tommasone
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