
I figli della luce nera.
Neanche un cane, se avesse potuto scegliere, avrebbe vagato per le vie della città in quella notte. Pioveva come non si vedeva da anni in quella stagione eppure qualcuno, sotto la pioggia, avanzava con passi rapidi e circospetti. Svoltato l'ultimo quadrivio, illuminati solo di tanto in tanto dalle fievoli luci delle lanterne che costeggiavano la strada, due uomini, come spettri erranti nella notte, si ritrovarono su un sentiero leggermente in salita. Ai margini della via piccoli torrenti, in piena per l'abbondante pioggia, si riversavano con impeto nei canali fognari. Sguazzando in mezzo ai rivoli i due uomini arrivarono presso il muro di cinta e si fermarono davanti a un piccolo cancello di servizio che permetteva l'ingresso nel complesso universitario. Uno dei due estrasse da sotto la cappa nera e zuppa d'acqua un mazzo di chiavi. Dopo averne maneggiate alcune in tutta fretta ne prese una. Aprì il cancello e fece passare il compagno, si guardò intorno per assicurarsi che nessuno li avesse seguiti o visti entrare e richiuse il passaggio dietro di sé. A quel punto entrambi cercarono di ripararsi dalla pioggia passando tra gli edifici e sotto i tetti di alcuni palazzi storici che un tempo, prima della Riforma, costituivano uno dei più grandi complessi monastici della città. All'interno del campus erano presenti due biblioteche. L'uomo che faceva strada puntò a nord, verso la più grande e il suo compagno lo seguì. Era l'edificio più antico della Capitale e custodiva una vasta collezione di libri rari e preziosi: forse una delle biblioteche più estese e importanti di tutta la Teocrazia. Giunsero presso una piccola porta, seminascosta da un'enorme edera che cresceva lungo la facciata, la aprirono e con fare guardingo e circospetto si introdussero nell'imponente edificio. Per illuminare la via accesero un moccolo che uno di loro estrasse da un borsone di pelle rimasto nascosto dalla lunga cappa bagnata che ancora indossava. Entrambi avanzarono con passi sicuri e svelti lungo i corridoi della biblioteca cercando di non perdersi tra le numerose stanze che incrociavano. Conoscevano bene il posto e subito si diressero verso un piccolo lucerna-rio a nord della costruzione. Si fermarono sotto la vetrata e, per un attimo, uno dei due guardò verso l'alto in cerca del cielo notturno. Non vide altro che grosse nubi scure vomitare gocce di pioggia sopra le loro teste che, inesorabilmente, poi scivolavano sul vetro fino a terra. Spostarono, alzandolo di peso, un piccolo ripiano in legno che adornava una delle pareti interne della stanza e, con movimenti veloci e sicuri, il mastro di chiavi si mise a tastare la fredda parete in pietra. Quando ebbe trovato quello che cercava estrasse dal mazzo una strana chiave, sagomata a forma di chiodo, la inserì all'interno di un foro quasi invisibile e girò verso destra. Si udì un rumore sordo. Un ingranaggio scattò all'interno del muro e una delle pietre uscì estroflettendosi dalla parete di fronte. L'uomo premette con forza con l'altra mano rimasta libera. Così facendo permise l'apertura di un piccolo passaggio segreto perfettamente mimetizzato nel mosaico che formavano i mattoni in pietra della parete. Solo allora riprese il moccolo ed illuminò il cunicolo. I due misteriosi individui intravidero una scala a chiocciola che, nella penombra, scendeva nel buio fin nelle viscere della biblioteca. Vi entrarono e cominciarono una discesa lunga e tortuosa attraverso l'angusto passaggio. Quelle scale sembravano abbandonate da molto tempo. La via era adornata da numerose ragnatele e piena di polvere. Con molta prudenza continuarono a scendere fino ad arrivare sul fondo della scalinata. Giunti a quel punto si trovarono davanti un corridoio che si perdeva nel buio. Con uno sguardo d'intesa si fecero coraggio e proseguirono in silenzio attraverso la galleria. Lungo la via alcune piccole celle si affacciavano ad intervalli regolari mostrando dei portoncini in legno molto rovinati dal tempo. Alla luce della piccola fiammella si intravedeva a malapena, dalle fessure, l'interno dei loculi spogli e disadorni. Un tempo erano state le celle dei monaci di clausura che avevano vissuto nel ex complesso monastico secoli prima, ma adesso non erano altro che tetri sepolcri pieni di ricordi appartenenti a un passato dimenticato. I due percorsero alcune decine di metri finché non giunsero in una grande stanza circolare che illuminarono alla tremolante luce della candela. Ci volle qual-che secondo prima che i loro occhi si abituassero alla penombra. Da quella sala si diramavano altri tre corridoi che si perdevano nel buio più profondo, probabilmente nascondendo altre cellette del tutto simili a quelle che si erano lasciati alle spalle pochi istanti prima. Osservarono il soffitto. Per il poco che potevano vedere era scavato dalla pietra viva ed era decorato con motivi antichi ed esotici. Ricordava, nella forma, le architetture che si ritrovavano nelle vecchie chiese della città. Sulla sommità della volta si scorgeva a mala pena una grata di metallo, non molto grande, che bloccava l'ac-cesso ad un canale di ventilazione. L'aria fresca e umida di quella notte piovosa penetrava all'interno della sala e ogni tanto, nel silenzio assoluto della stanza, si udivano delle gocce cadere ritmicamente in una pozza. I due uomini si guardarono intorno e osservando meglio la sala si accorsero di non essere soli. Intravidero, seduto su una delle panche in pietra che adornavano le pareti della stanza, un'oscura figura che, in silenzio nel buio, stava lì immobile. I loro occhi dovettero fissarlo nella penombra per qual-che secondo prima di distinguerne bene i contorni. Come segretamente concordato quell'uomo era lì ad attenderli. Finalmente si alzò e si diresse verso di loro con passo impercettibile. Per un attimo i due indietreggiarono intimoriti. Quando li ebbe raggiunti, entrando in piena luce da-vanti a loro, i due uomini si trovarono di fronte un gio-vane dall'apparente età di trent'anni. Era in abito scu-ro, elegante, avvolto parzialmente da un mantello anch'esso nero come la notte, di un pallore bianco avorio in viso sul quale erano incastonati due occhi blu intenso: con un gesto deciso della mano ordinò loro di calar-si i cappucci così da poterli vedere in volto e identificarli. Subito i due ubbidirono e abbassarono il cappuccio delle cappe ancora zuppe d'acqua. L'uomo che portava il moccolo in mano aveva dei neri baffi ben curati, lo sguardo sicuro e per via del bianco che gli striava i capelli sulle tempie appariva come un uomo di mezza età. La sua faccia era solcata da rughe d'espressione ben marcate ma aveva uno sguardo intenso e vitale. L'altro doveva avere poco più di vent'anni, mosca sul mento e capelli tagliati all'ultima moda, sembrava il classico figlio della borghesia bene della Capitale saccente e indisponente nella sua presunta altezzosità. Per identificarsi i due uomini estrassero all'unisono da sotto le vesti, con mano leggermente tremante, un pendaglio circolare di metallo brunito raffigurante per metà i raggi di un sole fiammeggiante stilizzato e per l'altra metà una mezza luna. Riconosciuti i monili l'uomo in abito scuro si avvicinò ai due e fece cenno che potevano sedersi sulla panca che avevano alle loro spalle mentre lui rimase in piedi, di fronte a loro e a braccia conserte, in attesa che iniziassero a parlare. Il più anziano, passato il moccolo al ragazzo seduto al suo fianco, cominciò a tirare fuori dal borsone, che teneva stretto sotto la cappa, un gran numero di libri e di carte, disponendone alcune sul ripiano della panca. Poi si voltò e rivolgendosi all'uomo che li sovrastava disse: -"My Lord, grazie per averci ricevuti nonostante il tempo non volgesse al sereno..."- deglutì nervosamente, ri-prese fiato e continuò a parlare: -"...era da tempo che attendevamo buone notizie e la nostra attesa potrebbe essere stata premiata. Qualche settimana fa ricevetti, da uno dei nostri informatori che vive molto a sud dalla Capitale, alcuni dispacci promettenti, da uno di essi venni a conoscenza del ritrova-mento fortuito di alcune antiche rovine di un imponente porto che si troverebbero presso un'isola sperduta, tra la bruma, al largo del Mare delle Nebbie."- Detto ciò si interruppe per osservare il volto del suo interlocutore e vedere quale espressione aveva assunto dopo questa breve introduzione. Fu un attimo carico di tensione e apparentemente in-terminabile. Poi l'uomo misterioso lo incalzò brusca-mente dicendogli: -"Tutto qua? Avresti osato disturbarmi per queste quisquiglie? Lo sanno tutti che quel mare è costellato da decine di isole con vecchi edifici abbandonati!"- Imbarazzato l'anziano farfugliò: -"N-n-no, My Lord, scusate se oso interrompervi ma c'è dell'altro, fatemi continuare, vi prego, vorrei spiegarvi tutto"- poi accennando un sorrisetto di servile compia-cimento, in attesa di un cenno di assenso, continuò dicendogli: -"...ehm...quello che ci riferirono, inizialmente, era sembrato anche a me privo di importanza, figuratevi, ma richiesi comunque ulteriori dettagli al nostro in-formatore"- estrasse dalla tasca un fazzoletto ricamato e si asciugò la fronte nervosamente, poi proseguì: -"Nell'attesa di riceverli consultai tutto ciò che era in mio possesso riguardo quelle terre che un tempo chiamavano Costa Selvaggia. Cercai ovunque informandomi su tutto quello che poteva riguardare, in special modo, le isole in mare aperto. Per mia fortuna non c'erano molte storie che avessero un qualche fondamento storico o degne di nota. L'unica notizia che trovai interessante riguardava i Matadores de Ombre. Si narra che con quel nome venisse chiamato, secoli fa, un folto gruppo di pirati, come potete ben leggere qui..."- e gli porse un libro che aprì rapidamente in un punto indicato da un elegante segnalibro: -"Ehm... pare, quindi, che queste persone, provenienti da un'isola sperduta in mezzo al mare, approfittassero delle nebbie perenni che infestano le acque, per rag-giungere, celati dal fumoso alleato, le popolazioni del continente e razziarle.”- Fece una pausa. -"Fin qui può sembrare niente di peculiare ma la cosa è diventata apprezzabile leggendo le cronache dell'epoca, specie quelle riguardanti un fatto curioso: questi Matadores de Ombre venivano indicati anche come dei cacciatori di teste!”- deglutì e poi riprese: -"Ma c'è di più. Le stesse cronache descrivono il loro leader come un uomo straniero, feroce e sanguinario e che, adorato come un Dio in terra, esigeva gli venissero sacrificati gli uomini e le donne catturati durante le razzie"- fece una breve pausa, prima di proseguire, guardò il suo interlocutore dritto negli occhi e aggiunse: -"Alla luce di quanto abbiamo scoperto io ed il mio assistente pensiamo che quell'uomo altro non fosse che..."- i due studiosi continuarono ad esporre un dettagliato resoconto di quella ricerca che per mesi li aveva tenuti impegnati. Era ormai passata quasi un'ora da quando i due ricercatori avevano cominciato a parlare ma all'improvviso, con un cenno inequivocabile della mano Lord Vilnush, li azzittì. I tre piombarono nel silenzio più assoluto e si guardarono intorno con circospezione cercando di intercettare anche il minimo rumore nella sala. Dopo questa interminabile pausa Lord Vilnush fece cenno loro di continuare a parlare anche se i suoi oc-chi e le sue orecchie non parevano prestare più attenzione ai due oratori perché erano attratte da un'altra parte: sulla grata d'aerazione che stava sulla volta della stanza. D'un tratto Vilnush, reagendo a qualcosa che lo aveva bruscamente allarmato, con un salto fulmineo e sovra- umano si levò in aria per raggiungere la sommità del soffitto. Spaventati da quello scatto repentino i due ricercatori s'interruppero e subito si appiattirono alla parete che avevano alle proprie spalle, come per proteggersi da un pericolo imminente proveniente dall'alto. I due uomini, assorti nella disquisizione, non si erano accorti che, in sottofondo alle loro parole, il rumore dell'acqua che gocciolava ritmicamente dalla grata non c'era più! Quel breve silenzio svelava che qualcosa doveva aver interrotto il flusso all'interno del condotto perché fuori la pioggia cadeva ancora più incessante di prima. Vilnush si era prodigato ad organizzare un incontro segreto del quale erano a conoscenza solo loro tre e aveva tutto l'interesse a che nessun altro venisse a spiarli. I due ricercatori erano sicuri di non essere stati seguiti. Erano stati particolarmente attenti. Non immaginavano possibile, nelle loro menti limitate, che qualcuno potesse calarsi all'interno di un canale di scolo così piccolo e riuscire ad origliare di nascosto: in realtà ignoravano molte cose e non avevano minimamente idea di quanto fossero pericolosi ed imprevedibili i nemici del loro Signore. Ma adesso avevano percepito quella improvvisa sensazione sgradevole che aveva allarmato i sensi ultra sviluppati del loro Signore spingendolo a reagire in quel modo. Vilnush, alla fine del balzo, raggiunse la grata posta a diversi metri dal suolo. Vi si aggrappò con un braccio e facendo forza si girò al contrario trovandosi a testa in giù e con i piedi appoggiati al soffitto. Con un gesto potente e furioso strappò via la grata che cadde giù nella stanza impattando al suolo con un fragoroso frastuono metallico. La scena era incredibile e spaventosa allo stesso tempo. I due testimoni rimasti allibiti estrassero istintivamente i loro archibugi portatili da sotto le cappe sperando che la pioggia non avesse bagnato le polveri. Pregarono in cuor loro che la pietra focaia, in caso di bisogno, incendiasse la miscela esplodente lanciando il letale colpo verso la minaccia che poteva affacciarsi dall'interno del condotto. Stando appeso come un pipistrello al soffitto, Vilnush, con inimmaginabile spontaneità, sporse la testa all'interno dello stretto passaggio scrutando nell'oscurità. Dopo aver esaminato bene il cunicolo ripiombò giù a terra e rivolgendosi con tono deciso e alterato ai due studiosi impauriti, mentre si avvicinava loro disse: -"Il cunicolo è vuoto, non ho visto nessuno, ma ho il presentimento che qualcuno vi fosse nascosto per spiarci, anzi, ne sono quasi certo! Dobbiamo andarcene perché questo posto non è più sicuro!"- e aggiunse: -"Quello che mi avete riferito è interessante e molto promettente. Professor Estevero vi ordino di fare tutto quel che serve per verificare le vostre teorie e, se necessario, anche di recarvi sul luogo dell'avvistamento. Non ho intenzione di ripetervi che per la buona riuscita della nostra "Santa Causa" è fondamentale che ognuno faccia la propria parte. E' superfluo ricordarvi che se questa cosa non porterà a niente di concreto voi ed il vostro allievo sarete sacrificati alla "Luce Nera". Non sono ammessi fallimenti in special modo dai novizi!"- Il professore e il suo collaboratore allo stridere di quelle minacciose parole e alla sola idea di fallire nella missione assegnata loro vennero pervasi da un intenso brivido di terrore. Finito di parlare Vilnush si voltò e guardò in alto il cunicolo dal quale, nel frattempo, grondava nuovamente l'acqua piovana. D'improvviso si trasmutò in una nebbia nera e gelida - come il vento delle steppe del nord - e dileguandosi scomparve volando all'aperto attraverso il condotto d'areazione. Quella massa scura e fumosa vorticò veloce su per il pozzo e in pochi istanti fu fuori, sotto la pioggia, ferma che aleggiava sopra la biblioteca. Gli altri due invece si affrettarono ad uscire dall'edificio percorrendo la stessa via che li aveva condotti fino lì e nervosamente controllavano, di tanto in tanto, che alle loro spalle nessuno li seguisse. In quel momento di panico concitato l'unica cosa che pulsava in testa ai due eruditi, mentre correvano, non era più il sangue pompato dal cuore in palpitazione ma un pensiero martellante: concludere con successo quello che gli era stato ordinato per non finire male, molto male! Vilnush sorvolò l'area intorno la biblioteca ma non vide nessuno nascosto nei paraggi dell'edificio e questo lo allarmò molto perché era certo che qualcuno l'avesse spiato. Ripensò rapidamente a quanto era accaduto: solo un Redento poteva aver compiuto una missione così pericolosa ed essere riuscito a sfuggire così facilmente sotto al suo naso! Quei maledetti traditori da sempre avevano cercato di mettere i bastoni fra le ruote alla Danza Macabra e sebbene Vilnush, nel suo ruolo di reclutatore e ambasciatore dell'organizzazione segreta, avesse avuto poche volte l'occasione di doversi distinguere nella pugna conosceva bene la fama dei Redenti e li temeva molto. Sapeva che anche uno solo di loro sarebbe stato un avversario temibilissimo e potente, un pericolo anche per lui che pure era dotato di poteri sovra-umani: la cosa quindi non andava sottovalutata! Vilnush aveva il presentimento che dalla missione affidata al Professor Estevero ci fosse una concreta opportunità di ricevere aiuti per la Danza Macabra, aiuti più che mai necessari in questo momento di grande difficoltà, soprattutto dopo i recenti scontri con la Curia che erano costati molto cari alla causa. Servivano rinforzi urgenti ed era quindi disposto a correre dei rischi in prima persona pur di far raggiungere un posto sicuro ai sui accoliti. Aspettò allora con pazienza che i suoi due adepti uscissero dalla porta della biblioteca e, per prudenza, decise di scortarli in segreto fino a che non avessero raggiunto un posto sicuro. Per loro fortuna colui che li stava spiando non aveva alcuna intenzione di intercettarli per sbarazzarsi fisicamente di loro ma era lì solo in veste di investigatore. Nascosto dietro un grosso comignolo di un edificio adiacente la biblioteca Azeem continuava a scrutare i due uomini mentre fuggivano dal complesso universitario, consapevole dell'importanza di ciò che era riuscito a scoprire. Rifletteva su quello a cui aveva assistito qualche istante prima e alla scena che si era svolta sotto i suoi occhi. Si sentì soddisfatto di essere riuscito a identificare due nuovi adepti dei "Figli della Luce Nera" e di aver raccolto informazioni tanto importanti. Adesso, nascosto anche dalla pioggia, poteva osservare bene persino Vilnush intento a scortare i due studiosi. Azeem sorrise fra sé, sicuro della sua superiorità in caso di scontro fisico, certezza che l'aveva portato a non curarsi del rischio di essere scoperto mentre origliava dal condotto di areazione. Ora poi per le informazioni appena rubate era consapevole di avere anche un maggior vantaggio strategico sugli avversari che per il momento quindi non rappresentavano per lui in alcun modo una minaccia; anzi in cuor suo compativa quei due stolti per la fine orribile che li stava aspettando per aver deciso di accostarsi al-la "Luce Nera” in cambio di discutibili segreti oscuri in possesso della Danza Macabra. Decise quindi di lasciarli andare indisturbati e quando furono sufficientemente lontani anche Azeem tornò al suo nascondiglio segreto per riflettere bene sulle successive mosse da compiere.
-Capitolo 2-
Il professor Estevero e il suo assistente passarono mol-te notti insonni. Lo stress e la tensione per il peso che gravava sulle loro spalle si stava rivelando insopportabile. Cercarono tuttavia di darsi un tono e di reagire sfruttando il tempo che avevano a disposizione per studiare come portare a buon fine il lavoro loro assegnato: ritenevano che per poter ottenere dei risultati positivi era necessario recarsi sul luogo dell'avvista-mento ed intraprendere una campagna esplorativa del sito. Per fare ciò avrebbero dovuto redigere una dettagliata relazione da sottoporre, in prima istanza, al consiglio di facoltà per l'ottenimento del nulla osta, e poi, al vaglio dell'ufficio della Santa Inquisizione della Curia per i permessi attuativi. Quest'ultimo sarebbe stato lo scoglio più insidioso da oltrepassare poiché l'ufficio era preposto alla attenta vigilanza di tutto ciò che poteva andare contro i precetti e le leggi del clero. Elaborare un testo che permettesse loro di evitare la gattabuia e la tortura come eretici fu assai arduo. Ci misero ben dieci giorni per finire la relazione perché si sentivano, come fra l'incudine e il martello, pressati dalle minacce di Vilnush oltre che da quelle dell'inquisizione e degli agenti della polizia segreta. Come sperato il consiglio di facoltà non ebbe niente da eccepire a parte alcuni esborsi di cui l'ateneo avrebbe dovuto farsi carico per organizzare la spedizione. Grazie a Fernando Alvares, l'assistente di Estevero che si assunse l'onere di coprire, a titolo personale, gran parte delle spese in eccesso questo primo ostacolo fu superato e la pratica andò avanti senza ulteriori intoppi. Due giorni dopo l'approvazione del consiglio di facoltà tutta la documentazione arrivò al cospetto dell'ufficio preposto della Curia. L'attesa divenne ancor più snervante a causa della pericolosità del giudizio dell'Inquisizione: in fin dei conti erano in gioco le loro vite. Sul fonte opposto anche Azeem, nel frattempo, non rimase con le mani in mano e cercò l'aiuto di Martino de Torez, suo unico amico e fidato collaboratore da molti anni per fare insieme il punto della situazione. Ci misero poco a intuire che, al fine di avere chiaro di cosa si stesse trattando, sarebbe stato necessario muoversi fino alla costa selvaggia e partire alla volta dell'isola: ma come potevano fare per infiltrarsi tra i partecipanti della spedizione? Di certo per Azeem sarebbe stato impossibile essendo lui un Redento che viveva da sempre in clandestinità: avrebbe dovuto infiltrarsi necessariamente Martino, ma come fare? Alla fine delle loro disquisizioni si resero conto che il modo più semplice sarebbe stato sfruttare la Polizia Segreta e, nello specifico, ricorrere nuovamente ai favori del Magus. A tale scopo pensarono che il mezzo migliore per ingraziarselo sarebbe stato trovare una moneta di scambio che fosse per lui il più appetibile possibile. Lo conoscevano bene: l'unica cosa che il Magus avreb-be barattato a peso d'oro erano le informazioni su come riprodurre l'elisir di lunga vita, quindi senza perdere ulteriore tempo si misero subito all'opera. Azeem e Martino erano fra i pochi ad essere venuti a conoscenza che durante lo scorso inverno la città intera era rimasta coinvolta in "questioni delicate" causate dagli adepti della Danza Macabra. Data la serietà della faccenda si erano mosse anche le alte sfere della Curia: era quindi importante procedere con cautela. Azeem e Martino iniziarono a raccogliere tanti piccoli dettagli riguardanti gli scontri avuti presso il monastero di San Holtemar. La bagarre era avvenuta tra gli adepti della Luce Nera e gli agenti della polizia segreta che intervennero nel tentativo di difendere il luogo sacro dalla profanazione. Il migliore informatore sulla piazza era un individuo molto scaltro che si chiamava Amunetep. Anche lui era un Redento, un non-morto come Azeem, ma per opportunismo aveva scelto di restare il più neutrale possibile rispetto alle dispute tra le parti in lotta. Amunetep confidava nel fatto di avere da guadagnarci di più nel prestarsi al doppio gioco piuttosto che schierarsi in uno scontro diretto. Amunetep li informò che nella battaglia al monastero era coinvolto un Abate Fiammeggiante. Al termine degli scontri l'essere soprannaturale, pur rischiando di dissolversi alla luce del sole, era stato costretto a fuggire tra le vie della città seminando il panico tra gli abitanti del quartiere che rimasero sconvolti dalla sua vista. Alla fine della pugna gli agenti di Villa Mugardieta erano riusciti, con un'impresa eroica, a respingere il contingente mandato dalla Danza Macabra nelle catacombe del monastero e anche a mettere le mani sopra la "sfera nera" che, a sorpresa, era saltata fuori durante lo scontro. Amunetep raccontò che durante la lotta la Danza Macabra, nel bilancio complessivo aveva perso oltre ad un folto gruppo di seguaci caduti sul campo anche un "Permint", ossia una delle più importanti e rare reliquie in possesso degli adepti della Luce Nera. Chissà che gioia per il Magus! Si dissero ammiccando fra loro Azeem e Martino: probabilmente, in vita sua, mai si sarebbe sognato di poterne studiare uno! Figuriamoci poi che sorriso a trentadue denti avrebbe avuto scolpito in volto se, sviscerato il meccanismo di funzionamento del Permint, avesse saputo quanto era vicino alla soluzione dei suoi studi sull'elisir! Il giorno seguente, di buonora, Martino si presentò ai cancelli di Villa Mugardieta portando con sé una lettera scritta da Azeem per il Magus contenente la richiesta di incontrarsi in segreto, a mezzanotte, nel cimitero della Fortesa per discutere questioni della massima importanza. Martino consegnò la lettera chiusa e sigillata con la ceralacca all'ufficiale di picchetto e se ne tornò in città. Poco più tardi un paggio in livrea, camminando tra i corridoi della villa, portava su un vassoio d'argento la missiva al suo destinatario. Giunto davanti ad una delle tante porte che si affaccia-vano sulla navata principale del palazzo bussò, attese qualche istante ed entrò. Il ragazzo perlustrò la stanza con lo sguardo finché la sua attenzione non ricadde su un uomo di media statura con indosso un'elegante vestaglia di broccato color porpora finemente ricamata con fili d'oro. L'uomo stava di spalle vicino ad un grande camino acceso osservando, immobile, il crepitare dei tizzoni ardenti. Era assorto nei suoi pensieri e, di tanto in tanto, sorseggiava una bevanda fumante da una tazza in ceramica di Almera. Il paggio si avvicinò fino alla sontuosa scrivania di legno intarsiato sulla quale era poggiata una teiera e la colazione servita pochi minuti prima da un suo collega. Non ebbe neanche il tempo di aprire bocca che l'uomo in vestaglia gli disse gentilmente di lasciare la corrispondenza e lo congedò senza nemmeno rivolgergli lo sguardo. Il paggio fece allora un cenno di riverenza con il capo e uscì allontanandosi definitivamente dallo studio del Magus. Passarono alcuni minuti prima che Nicotress con aria di distratta spossatezza si avvicinasse alla scrivania. Scrutò il plico, raccolse la lettera e si avvicinò alla grande vetrata illuminata dalla luce del sole. Ruppe il sigillo e subito lesse la missiva. Un'espressione di stupore dipinse il suo volto mentre cercava di capire cosa Azeem potesse avere di così urgente e importante da riferirgli: non aveva voglia di incontrarlo in un cimitero, soprattutto non di notte e con quell'aria piovosa, fredda e umida che lo disturbava non poco. Nell'ultimo periodo Nicotress si era dedicato a tempo pieno allo studio del "Permint" e non intendeva distrarsi con altre questioni probabilmente di poco conto. Così quando ebbe finito di leggere, gettò nel fuoco la lettera e con un mezzo sorriso beffardo pensò che se Azeem voleva vederlo, in segreto e nel cuore della notte, avrebbe dovuto raggiungerlo nel suo studio e in nessun altro luogo. Mentre finiva, con tutta calma, la sua ricca colazione, prima di bere l'ultimo sorso di quella bevanda calda e scura che teneva fra le mani, ci ripensò. Forse la richiesta d'udienza di Azeem poteva tornargli utile per estrapolare da lui notizie sulla "Sfera Nera": ogni informazione poteva rivelarsi preziosa e, forse, proprio dalla conversazione con quel misterioso personaggio poteva ricavare qualcosa di utile, magari risolutivo. Più tardi quella notte, mentre pian piano i fuochi che illuminano le vie della grande città venivano accesi, Azeem stava osservando il panorama che si apriva sulla Capitale dalla collina del cimitero della Fortesa. Lo spettacolo delle luci che infiammavano "l'Escalon" era a dir poco affascinante. Questa monumentale costruzione circolare che dai tempi della Riforma stavano costruendo al centro della città, era diventata ormai un imponente edificio alto quasi duecento metri. Mentre l'ammirava da lontano pensò: "Quando mai la finiranno?" Oltrepassata la mezzanotte Azeem capì che il Magus non sarebbe arrivato: forse non era disposto a sporcar-si quelle sue scarpe da "damerino" fra le tombe con il fango ancora fresco per le copiose piogge del giorno prima? Il Redento cercò di non alterarsi troppo e decise di dirigersi rapidamente verso Villa Mugardieta. In fondo, facendo affidamento sulle sue doti sovraumane, per lui non sarebbe stato un problema né percorrere in breve tempo la considerevole distanza fra il cimitero e la villa, né oltrepassare la sorveglianza armata che presidiava, giorno e notte, il quartier generale della polizia segreta. Infatti giunto alla villa, non appena la girante passò oltre il suo nascondiglio, scavalcò di soppiatto il muro di cinta, oltrepassò il grande giardino di siepi impeccabilmente rasate e raggiunse con disinvoltura l'edificio in cui erano situati gli uffici più rappresentativi. Azeem sapeva dove avrebbe potuto scovare Nicotress perché già un altro paio di volte aveva dovuto fargli visita di nascosto. Si ricordava bene da quale camino avrebbe dovuto calarsi per entrare nel suo studio, quindi scalò la ripida parete per raggiungere il tetto e individuò il comignolo. Pronunciò alcune mistiche parole e subito un breve lampo di luce guizzò fuori dalla canna fumaria. Aggirato così il sistema di protezione magica, poté avvicinarsi e sporgersi sopra il comignolo per iniziare la sua discesa. Azeem, dopo aver assunto uno stato liquido, scivolò come fosse acqua, nella canna fumaria camino. Questo era uno dei suoi poteri innaturali che tanto affascinavano il Magus. Entrato nella stanza attraverso il camino, risalì lungo l'adiacente parete fino al soffitto e si lasciò grondare a terra. Riprese le sembianze umane proprio davanti alla finestra che dava dietro l'enorme poltrona nella quale il Magus, affossato, sedeva in pigra attesa. All'interno della stanza, nella penombra, solo le braci erano rimaste ad illuminare di un fievole rossastro le pareti dello studio, perché all'esterno avrebbe dovuto sembrare che l'ufficio era deserto. -"Ce ne hai messo di tempo per arrivare! Stavo per andarmene a dormire quando ti ho sentito scongiurare la protezione alla sommità del camino... la prossima volta magari, visto che ci sei, perché non dai anche una bella pulita alla canna fumaria?”- disse Nicotress con un' espressione divertita in volto. -"Avevi paura di sporcarti i mocassini nuovi di Laurent de Boch regalati da Bihorman per non venire al cimitero?”- ribatté a tono Azeem. -"Sai com'è... questo inverno è stato lungo e gelido. Ancora la primavera, purché inoltrata, stenta a farsi sentire. Lo sai, ho una certa età e la sera mi fa freddo”- ri-spose Nico. Azeem lentamente girò intorno alla scrivania e si sedette su una delle sedie per gli ospiti notando la faccia divertita del Magus. A dispetto di quanto appena udito il volto che si presentava davanti agli occhi di Azeem era quello di un giovane uomo, forse sui trent'anni, ancora molto lontano dalla "maturità" poco prima dichiarata. A quanto pare l'elisir di giovinezza bevuto da Nicotress molti anni prima non sembrava aver perso il suo potere. Azeem sapeva infatti che il Magus se non fosse stato per quello avrebbe dimostrato sicuramente tutti i suoi cinquantasette anni. Bastò un gesto stanco della mano di Nico e da una strana lanterna dall'aspetto esotico posta sul tavolino balenò una scintilla che divenne una leggera luce azzurrognola e dolcemente illuminò solo i due interlocutori. -"Scusa ma ancora non sono in grado di vedere al buio come te, anche se ci sto lavorando...”- disse Nicotress, sorridendo - “Ora veniamo a noi, che cosa hai da dirmi di così urgente? Non ho tempo da perdere, sono molto impegnato con il mio lavoro, su dimmi!”- lo incalzò. -"Credi che sarei venuto fino qua dopo avermi dato bu-ca al nostro appuntamento all'aperto se non fosse stato importante?”- rispose Azeem, poi stuzzicandolo aggiunse: -”Un lavoro impegnativo studiare il “Permint", non è vero?”- Per niente sorpreso Nico rispose con naturalezza: -“Sei informato bene come sempre, non ti sfugge niente riguardo quello che succede in città, meglio, così mi risparmierò delle domande inutili. Quindi visto che lo sai, forse hai da dirmi qualcosa d'interessante sulla sfera? Se la memoria non mi inganna anni fa studiasti un congegno simile”.- -"E' storia vecchia, vedremo, forse più tardi e se ne avrò voglia”- rispose vago ed ilare Azeem, poi tornando serio disse: -“Ora presta attenzione a quel che ti dirò. Dalle informazioni in mio possesso tra qualche giorno dalla Curia ti invieranno un dossier nel quale vi richiederanno di organizzare la scorta e la sorveglianza per una spedizione archeologica verso la Costa Selvaggia. Tieni d'occhio l'archeologo che sta organizzando la cosa, perché ho il sospetto che sia stato reclutato dalla Danza Macabra. Chissà se questo bel viaggetto non è la conseguenza della batosta presa al monastero di San Holtemar di due mesi fa.”- -"Interessante"- rispose Nicotress: -"Quindi che stiano cercando di correre ai ripari dopo che i miei agenti hanno sconfitto quel ridicolo Abate Fiammeggiante e la sua cricca giù in città, bene a sapersi, tutto qui o c'è dell'altro?”- -"Oh certo che c'è dell'altro, caro mio”- gli rispose Azeem strizzandogli un occhio: -“Prima di dirti il resto però voglio una cosa da te: Mar-tino deve essere ammesso a partecipare alla spedizione, promettimelo!”- -"Non se ne parla nemmeno!”- rispose bruscamente e in tono autoritario il Magus: -“Quello che mi chiedi è impossibile e tu lo sai benissimo!”- Azeem replicò: -“Sì, sì, ovvio, lo so, ma sei o non sei tu che comandi su queste missioni quando Don Armando e Bihorman non ci sono? Dovrai solamente farmi questo favore, in cambio di questo ho da dirti altre informazioni di prima mano”- disse il Redento, poi continuò: -"Questo era solo l'assaggio... sono a conoscenza dell'esistenza di altri Permint."- -"Vai avanti!”- disse Nico incuriosito dall'argomento. Azeem proseguì: -“Sembra che ne abbiano avuti ben tre, almeno fino a quando tu non sei venuto in possesso di uno. Questi oggetti fanno parte delle offerte che chi ha ambìto a diventare membro del sinedrio della Danza Macabra è stato, nei secoli, obbligato a procurarsi o a creare come segno di devozione alla loro Santa Missione.”- -"Tutto questo sarà molto interessante, ma perché dovrebbe importarmi? Ti ricordo che io ne ho già uno e poi sospettavamo già da tempo che loro fossero in pos-sesso di altri oggetti del genere. Se ci pensi, diversa-mente, non sarebbe stato possibile che le difese di alcuni luoghi sacri, protetti da scongiuri molto potenti, venissero violate simultaneamente dalle loro forze d'assalto in varie occasioni nel corso degli anni"- gli rispose il Magus. -"Bene, mi fa piacere che ho a che fare con un uomo che usa il cervello!”- replicò Azeem: -“Quello che però non sai é che le altre due "sfere", essendo state usate di recente, in questo momento non sono cariche, quindi sono del tutto inattive ed inservibili. Non te l'aspettavi eh... un bel vantaggio tattico, non trovi?”- -"Continua”- disse Nico interessato a saperne di più. -"Quel che so è che l' Abate Fiammeggiante che vi è scappato se l'è legata al dito. Intende recuperare prestigio agli occhi del Sinedrio, quindi, si è offerto di ripristinare una delle sfere inattive per usarla di nuovo contro di voi in chissà quale occasione. A breve potrei venire a sapere dove tutto questo sta accadendo e potrei avvisarti per tempo, che ne dici? Amico mio, tu non hai la ben che minima idea di quale “tesoro” hai per le mani...”- aggiunse Azeem, sperando di aver stuzzicato ben bene l' appetito del Magus. Nico aspettò qualche istante per riflettere su quanto appreso. Poi rispose: -“Mmm... va bene. E sia! Mi pare un buono scambio. Impossessarmi di un'altra sfera mi farà sicuramente molto comodo in futuro. Accorderò che Martino possa partecipare alla missione. Tu, però, non provare ad avvicinarti a loro. Dopo quello che mi hai detto riguardo la Danza Macabra ho deciso che manderò a fianco degli uomini della missione, anche un mio agente diciamo... "particolare", che sicuramente conosci: il suo nome è Vlako Yogovich."-, Azeem sobbalzò:-"Vlako??"- -"Si, Vlako"- riprese Nico: -"Dopo che è stato esposto alla luce nera tre anni fa, durante il fallimentare tentativo di rapimento da parte di quell'abominio che è divenuto suo zio Galen, adesso è in grado di percepire le fonti di energia oscura. Sarà molto utile in questa missione per segnalare la presenza di quei maledetti.”- Azeem, sollevato per aver raggiunto il suo scopo, gli ripose: -“Sta bene! Ho capito, me ne starò alla larga. Martino, fortunatamente ha già collaborato con voi, quindi è già conosciuto, sarà più facile per lui integrarsi nella squadra e lavorare con i tuoi agenti. Sono certo che ti sarà utile, in fondo conosci la sua preparazione! Sia ben chiara una cosa però: non azzardarti a cercare di estorcergli informazioni sul mio conto! Ciò che ti ho detto e ciò che ho già fatto per te, anche in passato, deve bastarti!”- concluse Azeem. -"Ah, Ah..."- sghignazzò ridacchiando Nico:-"Va bene va bene, siamo d'accordo... appena sarà il momento lo fa-rò chiamare e parteciperà alla spedizione. Ora però, perché non mi parli un po' delle sfere?”- disse il Magus. Azeem, di tutt'altro parere, lo interruppe portando il dito indice alla bocca dicendo: -“Fai silenzio... non hai sentito anche tu?”- -"Cosa?”-gli rispose Nico sorpreso. -"Qualcuno sta arrivando dal corridoio, è meglio che vada, ne parleremo un'altra volta.”- -"Sarà uno dei paggi di piantone, non è un problema nessuno ci disturberà nel mio studio. Su... rispondi alla mia domanda!”- insistette Nico. Ma Azeem si alzò e fece per andarsene: -“Un' altra volta, devo andare, ora!”- Il Magus aveva l'intenzione di fermarlo per obbligarlo a rispondere alle sue domande. Alzò la mano pronto ad imporre la sua possanza, poi, dopo un breve istante, la riabbassò e disse mentre il suo ospite s'infilava nuovamente da dove era venuto: -“Per stavolta ti lascio andare... diciamo che ho voluto ricambiare la cortesia che mi hai fatto venendomi a trovare qui stasera. Ma non riprovare a sfidare la mia autorità!”- tuonò minacciosamente. -“Certo, come no!”- gli rispose in tono sprezzante Azeem mentre spariva nuovamente su per il comignolo.
Gianni Baglioni alias J.B.Castle
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