
La poesia di Morena Virgini è un insieme di mappe, certo spesso non volute (o forse sì?), per andare oltre il “semplice” che vediamo e leggiamo. Quello che la poeta disegna è una galassia quotidiana dove cercare salvezza e aiuto per un percorso “umano” e “spirituale” nell'utilizzo del mondo, raccontandocelo con una parola che “contraddistingue”, ma invita anche ad andare “dall'altra parte”. Quando la poesia trasuda sogni come quella di Morena Virgini, merita attenzione, anche se non abbiamo il coraggio di confessarlo neppure a noi stessi, leggiamola. È un modo per prendere la vita alla gola. Fotografie in bianco e nero, quelle che non si cancellano dalla mente neanche volendolo, le poesie di Morena Virgini sono questo. E il lettore, riallacciandosi a Sylvia Plath, declinerà: «e io mi accorgo del mio cuore». Antonio Veneziani
Mia madre Intrisa dell'odore dolce e degli amorevoli gesti di mia madre è la stanza, dove giocavo a nascondino. Proprio come Marzo, il mese in cui sei nata, al tempo stesso sei primavera e inverno, l'incerto passaggio tra tenerezza e rigore. Mi cullavi al seno dentro i battiti di una filastrocca quando l'imbrunire era ancora profuso al giorno. Tra le palpebre stanche ferma mi guardavi con lo sguardo silenzioso mentre scioglievi ogni paura.
Nostalgie di memorie L'eco della tua voce, papà, è luce nella nebbia di aprile. Nostalgie di memorie avanzano come rugiada di lacrime. È un patto col fato crudele che mi ha privata dei tuoi abbracci. Il vento che cammina è il tuo respiro soffice e leggero. Sei un mio pezzo di cuore che si fa presenza e caldo rifugio nella frescura dei giorni.
A passi di danza A passi di danza mi sollevo dalla tristezza del mondo. Il tuo racchiudermi è il sigillo del buio sommesso che plana sulle parole sdrucciole. L'aria singhiozza negli attimi che si screpolano lungo un affollato cammino di solitudini. Riempio di trame la notte disperata inguantata di bianco. Mi porto la speranza nelle tasche tra i ripetuti richiami di domande dimenticate mentre scivolano nel lembo di una gioia smarrita. Fioriscono i miei occhi tra le tue mani d'aria ondeggiante del tuo sospiro.
All'orizzonte Il tuo sguardo affonda nelle mie fantasie imbrigliate. L'aria contrita svela un flebile tarlo. All'orizzonte un giostraio sprigiona una gioiosa risata che cancella sorrisi spenti. Turbata dai confini estremi delle esistenze perdute, mi affaccio, come luce armoniosa, sul pendio dell'avvenire.
Amami due volte Esco dalle mie paure arrugginite così da creare dalla mia pena un'ode di resurrezione. I frantumi diventano polvere sfavillante accendendo scie luminose tra gli spettri gelidi. Amami due volte mentre immobile penetro l'abisso. Il salice sorride offrendosi agli uccelli. Da lontano un profumo di fiumi gorgoglianti. Tutto è ammantato da una bava di luce che stritola ogni gesto bugiardo. Mi trovo a un centimetro dal nulla dove il riverbero dell'alba è una pomata sul mio corpo di pietra. L'aroma acre del fumo domina sui peccatori smarriti che dalle labbra liquide suggono vita. Amami due volte, ancora.
Come vino ardente Le tue labbra sono miele che il mio grembo accoglie. Ascolto il battito della vita tra i nostri sorrisi smezzati mentre mi frughi i pensieri come piena di peccati languenti. Carezze cieche, impalpabili allo spirito, che tu assapori come vino ardente. Gli occhi indifesi sono torrenti di lacrime nobilmente versate su un sguardo bisbigliato. Così ha fine il giorno che si restringe nel pallido buio e le segrete ferite si sciolgono in canto.
Cuore sospeso Ho il cuore sospeso tra i mulinelli del vento. che trascina via le nostre parole. I rantoli sommessi si spezzano sulle linee del volto. La pianura chiassosa è ora una radura amena senza vestigia umane. Le mie mani protese verso l'improbo destino mentre avanzo i passi brulicanti di un addio. Cammino sotto la pioggia per lavarmi il tormento quando sono in balìa del caos. Anelo alla riva che si fa onda del tuo abbraccio. Riempi ogni mio spazio rovesciandomi addosso i tuoi baci e i corpi si sbriciolano in un unico, profondo battito.
Dalle spine sono sbocciate rose Mi hanno conficcato tante spine nel cuore. Ma da quelle spine sono sbocciate rose di candido sangue come il seme che genera rami di fiori. Al risveglio il fiele amaro restituisce odorose mammole. I giorni consumano la mia innocenza in ogni gesto perduto. Le nuvole portano via le chimere infrante e vestono il cielo con veli di sposa. Nell'imbrunire che srotola immagini e pensieri confusi l'aria sprigiona i colori sulle ferite disperse.
Danzo nella tua voce La tua bocca è una gioia appagante, scarlatta come petali di giglio. Disseto i miei sogni con la brina albeggiante mentre l'aria imprigionata si fa sensuale tempesta. Danzo nella tua voce che sussurra una dolcezza superstite. Tra noi aleggia l'ultimo singulto di una fiamma ardente, laddove l'oscurità più tenue si mostra aurora.
Davanti al vermiglio dell'orizzonte Sono frammento di un fiore sbocciato davanti al vermiglio dell'orizzonte. Il mio bianco incarnato stride con le mie vene accese, mentre scalza danzo al chiaro di luna per rivestire le piaghe di mistica estasi. Una cascata di gemme frantuma il tormento e il blu imperversa tra le tacite stelle. Raccolgo la tempesta e ne faccio brezza della mia indulgente imperfezione.
D'ebano i tuoi occhi Come vento lieto nel suo sussurrare le tracce sanno di immensità. D'ebano i tuoi occhi si perdono nel calore che mischia i nostri sospirosi contorni. La primavera imbruna sul bene e sul male mentre l'attesa schiude le labbra ai primi ammiccamenti dell'alba. Il respiro inframmezzato dai singhiozzi scivola tra le rughe del crepuscolo. Si accende uno stupore leggero come cenere mescolandosi ai rossori imbarazzati. L'acqua peccaminosa scava un pozzo per inghiottire i miei sbagli meschini. Niente più mi affligge quando mi raccolgo sulle rive del tuo sorriso. E tremo tra la bianca aria che sa di Eros.
Di pensieri scomposti Scorre in me una forza effusiva di pensieri scomposti come la risacca di oceani remoti che schiumano a riva. La smania di un torpore languente si insinua tra gelate di rimpianti. I vividi sogni fanno letto ad un lembo di anima che doveva fermare il vento, come argine alla bufera di dolore. Sul tuo viso si accende il crepuscolo che diventa la mia scorciatoia per l'infinito.
D'inverno annotta presto D'inverno annotta presto lungo il crepitio della pioggia spenta. Le scorie di sole scoprono le coperte slabbrate del nostro giaciglio. Porto i miei occhi a contemplare un tramonto smorzato dal grigio. La mia forma e dimensione cambiano nella lotta perpetua del tempo. La tua lingua scossa è miele e assenzio che lascia un'eco di sorrisi dentro me.
Disordine Di passione il vino disegnava le nostre labbra come ebbro fuoco. Improvvisa la distanza si è fatta abissale, tra le crepe attorcigliate sprofondate nella colpa. Nella mia vita hai portato il disordine che, unito al mio, era una guerra di sconfitti. Un autunno di turbamenti. hai seminato nel mio cuore, quando con le tue ingenerose carezze non hai saziato i miei contorni affamati.
Disperdo le mie stanchezze Sono una fuggitiva dalle sfumature arse che si redime sul suo giaciglio di versi. Come uno stelo di rugiada che si scioglie nell'aurora dorata di agosto disperdo le mie stanchezze tra le tue braccia bollenti. Il mio corpo, consunto di sogno, avviluppa il vespero turbolento mentre i lividi delle tenebre contano i fremiti del mio sangue.
Dove sono andate a finire le lucciole? Dove sono andate a finire le lucciole? Con la loro veste diafana sembrano minuscole stelle cadenti. Il loro bagliore è un'alchimia segreta delle sere d'estate. Rilasciano caldi riflessi sulla placida campagna che diventa uno specchio di luce rischiarando la mesta notte. Sono lo stupore del tutto su cui nulla primeggia. Come un richiamo erotico che infiamma la voluttà degli amanti, bruciano nella loro errante precarietà.
È un vagare breve I nostri sguardi attoniti risalgono dai cuscini martoriati quando l'ozio addormentato s'abbandona allo smarrimento. È un vagare breve il cammino mortale, silente consolazione di spiriti non paghi. L'ombra solinga di una falena danza nell'atmosfera bianca, i fiori incedono inghiottiti dal freddo novembre. I contorni si dissolvono tra le odorose viole. Le nostre salive mischiate sanno di carità, sono proiettili di piacere. La commozione mi preme intorno mentre le mie pupille si colorano d'alba e sono invase da distese di verde riarso.
Ed è un dolce rimestar doloroso L'illusione del domani è offuscata dalla bruma del passato. Faccio spazio tra i miei affetti e avverto il tocco gentile paterno. Le ragnatele della notte si impigliano sui sogni. Un rivolo di fumo sale dalla sigaretta dopo la gaudente boccata come il passo cinereo di una piroetta che si alza dalla cicca incandescente. Ed è un dolce rimestar doloroso.
Entro nelle mie gioie Dalle ombre rupestri emerge un brusìo: è lo spettro ostinato del passato. Tornano gli affanni scordati col tono brioso di una felicità compiuta. Altro giro di giostra, altre vane promesse. C'è un intrecciarsi caotico di forme. Esco dalle mie cicatrici ed entro nelle mie gioie. In me dimorano presenze che sono quiete e frastuono. Adagio, i miei occhi scivolano sul tuo stupore che sa di salmastro. Esplode una genuina meraviglia in ogni fibra di pelle. Di brividi si riveste il Creato.
Erinni E io ritorno a te, a ciò che la brezza estiva risveglia in brace. Con la chioma eclissata nella tua amorevole pienezza sono un angelo vestito di dolcezza serafica e demone da cui si levano fiamme scarlatte. L'audacia della quiete mi accompagna a passi brevi per donarmi prodigi. Eros mi scuote. L'Erinni che giace in me non è furia vendicatrice ma fantasma d'Amore.
Morena Virgini
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