
Era una calda sera d'estate. Tutte le finestre erano spalancate, le luci ovunque spente, per riuscire a rinfrescare le stanze arroventate dal calore diurno. Io e i miei fratelli eravamo appollaiati sul letto intenti a guardare un cartone animato. La mamma, sull'uscio raccoglieva i panni rinsecchiti sullo stendi-panni. Papà doveva ancora tornare a casa, ma la sua giornata lavorativa stava per giungere al termine. Quando, d'improvviso sentiamo gridare: "Ragazzi !!!Ragazzi!!! Venite a vedere!!!” Inutile dirlo, ci siamo precipitati a più non posso fuori casa, così com'eravamo, mezzi nudi, infilando velocemente ai piedi le prime ciabatte che trovavamo. Nora per la fretta aveva indossato le infradito di papà e zampettava come un'oca giuliva con i reumatismi, giù per la discesa. La voce della mamma proveniva dal cortile dei vicini: “Sst! Fate piano, venite ...” Io e Giovanni ci siamo lanciati una strana occhiata, capivo che pure lui credeva che mamma fosse impazzita. Chissà forse un'insolazione. Di rimpetto al frutteto vediamo i padroni di casa, che come mamma, osservano qualcosa giù nel campo. Renata tiene in braccio il nostro fratellino minore Luca, ha gli occhi sgranati, che quasi le escono dalle orbite; suo marito Rudolf armeggia con il telefonino cercando di scattare qualche fotografia fugace. Nonostante il nome altisonante, “Rudolf”, non ama tanto la tecnologia, è più un uomo da caccia e pesca. Forse sarebbe stato meglio se i genitori lo chiamavano Sanpei o Diano oppure Daniele, si Daniele si addice ad un cacciatore. Tornando a noi, la mamma, con una pila di panni in mano, i capelli arruffati e gli occhiali appannati dal caldo, ci guardava immobile. Con la mano incita ad avvicinarsi a guardare. Nora finalmente è arrivata, con le infradito numero 43 starnazza sulla ghiaietta, sollevando uno “sssttt!!!” generale. Ecco, penso, ci siamo ora sicuramente si mette a piagnucolare ferita nell'orgoglio; invece no, fulminata da un'occhiataccia della mamma, se ne sta in silenzio ingurgitando il magone che ha in gola. Mamma punta il dito in direzione del grande ciliegio dei vicini. Ci avviciniamo tutti e tre incuriositi, ai piedi dell'albero un ammasso di foglie e rami da poco potati. Mi guardo intorno e non capisco, non vedo nulla. Pensare che tutti mi chiamano “occhi di falco” perché sono sempre il primo a vedere animali o strani esseri volanti, ma ora nulla. All'improvviso l'ammasso di foglie si muove, temo un terremoto ma, stranamente, la terra sotto i miei piedi è immobile. Giovanni mi prende la mano colto da un'improvvisa paura, Nora si acquatta a terra e si ripara gli occhi dai raggi del sole che tramonta ma che ancora illumina pesantemente l'orizzonte. Mamma ha la bocca allungata in uno strano sorrisetto, si, credo proprio sia impazzita. Ed ecco che da sotto il cuscino di foglie esce fuori un musetto bianco e nero, molto lungo e all'apparenza “morbidoso”, ma che cos'è?!?!? L'animale esce per intero dal nascondiglio, è grosso e tozzo con il pelo grigio-nero. Annusa velocemente qua e là, in modo vorace si pappa tutte le ciliegie marce cadute ai piedi del ciliegio; “é....é....un tasso!!!!” Gridiamo all'unisono io e i miei fratelli, naturalmente tutti si girano con occhi fulminanti, noi tre rimaniamo impietriti con sorrisi di circostanza. Per fortuna, scioglie dall'imbarazzo generale, un gridolino di Luca che con il ditino minuscolo indica quell'animale a lui sconosciuto. Il nostro amico tasso non sembra per nulla spaventato e noncurante, continua a mangiarsi ciliegie a più non posso. In lontananza sentiamo il rombo della vecchia auto di papà che percorre l'ultima curva prima di sbucare sulla carreggiata ed infilarsi sulla ripida salita che porta a casa nostra. Gli corro incontro rischiando di essere investito, lo incito a scendere per venire a vedere. Papà ci mette un po' a decifrare quello che gli dico e solo dopo mille insistenze scende dall'auto incespicando nel vialetto, diciamocelo non è un genio del “capisci a me” ma oggi è più bradipo che mai. La calura estiva oggi ha fatto una strage! Ansimando papà arriva sul luogo del raduno e con sorriso sardonico saluta tutti i presenti. Nora gli tira la manica della polo e con l'indice cerca di fargli capire dove guardare, papà si toglie gli occhiali, con il bordo della maglietta pulisce le lenti appannate, dopo esserseli rimessi sul naso esclama: “Che cos'è?!?” Ve lo avevo già detto, vero, che non è un genio del come dico io, “capisci a me”. Rudolf gli si avvicina, gli mostra le foto appena scattate in sequenza e sussurra: “è un tasso, nome scientifico meles meles!”. Caspita questo Rudolf non sarà tecnologico ma ne sa un sacco sugli animali e la natura, comincia a piacermi, chissà poi perché meles meles forse perché è ghiotto di mele. Papà apre la bocca in un: “Ahaaaa” e la sua filosofica considerazione finisce con un: “Bene, io ho una gran fame cosa c'è per cena?”. L'atmosfera di meraviglia è ormai sfumata ognuno torna alle sue mansioni, ma prima la mamma non rifulge di lanciare un ennesimo sguardo fulmineo, questa volta a papà che, naturalmente, non capendo dice: “Ma cosa ho detto?” spalancando le braccia come se fosse un martire. Luca e Nora gli si aggrappano addosso, chi al collo chi alle gambe; così in quella posizione fantasmagorica, che sfido qualsiasi istruttore di yoga a mantenere, a strasciconi si dirige verso l'uscio di casa. Io e Giovanni ci battiamo il pugno a vicenda, è il nostro gesto amichevole e di furbate a seconda delle circostanze. Mamma rimane a scambiare due chiacchiere con i vicini sulle meraviglie del creato e sulla bellezza dei nostri luoghi; non ha tutti i torti sicuramente sono più fortunato di molti miei coetanei che uscendo di casa rischiano di venire travolti da moto e auto in corsa. Noi al massimo potremmo essere travolti da un cinghiale in fuga o da un capriolo in amore, non so quale sia meno pericoloso e sinceramente non ci tengo a saperlo. La serata è ormai giunta al termine, la signora dai capelli arruffati viene a darci il bacio della buona notte accompagnato da una preghiera, che quest'oggi comprende anche il nostro nuovo amico tasso. Arriva il turno di papà che con le briciole ancora sulla barba ci dà un bacio che sa di fagioli e cipolla, ecco il modo migliore di tramortirci e farci dormire all'istante. Pensandoci bene mi piace vivere in questo piccolo borgo di campagna, ogni giorno è diverso dal precedente. Chissà cosa ci aspetta l'indomani. DOPO POCHE ORE DI SONNO ...
Sento un forte rumore, sembra provenire dalla cantina. Assomiglia al suono di pesanti passi sul legno delle scale. Un'ombra scura si allunga nella cameretta dove io e Giovanni dormiamo, una mano o meglio una strana zampa si allunga verso di me e afferra la borraccia blu che tengo di fianco al cuscino. Una cosa lunga e rossa succhia voracemente dal tappo aperto e beve tutta l'acqua facendone cadere parte sulla mia testa. Cerco di rimanere immobile facendo finta di dormire, con gli occhi socchiusi vedo due oblò tondi e gialli che mi fissano .... sono gelato dalla paura sto per urlare quando sento in lontananza: “Leonardoooooo! Sveglia è ora di alzarsi!!!” spalanco gli occhi, la mia fronte è un bagno di sudore mi guardo attorno, la borraccia è al suo posto ben chiusa e ancora piena d'acqua. “Solo un sogno, è stato solo un sogno” concludo grattandomi le tempie. “Leo sei sveglio? Facevi degli strani versi prima” mi chiede Giovanni, che dorme nel letto a castello sopra di me. “Si sono sveglio, come potrei non esserlo con un urlo del genere. Stavo facendo uno strano sogno, penso fosse il nostro amico tasso ma in forma aliena”. “Wow!! E com'era verde e gigante?” Giovanni si era rizzato su dal letto e con gli occhi vispi, che lo caratterizzano già alle 7 del mattino, mi stava osservando incuriosito. “Ma che verde!!No, credo fosse nero o grigio non saprei era tutto buio, ho visto solo la sua lunga lingua rossa e due piccoli occhi gialli .... Chissà dov'è ora?” Mi ritrovai a pensare al tasso visto la sera prima. Cosa fanno i tassi di giorno?
Pamela P.
|