
C'è una sensazione che travolge chi sta per essere lasciato. Non arriva all'improvviso: è un'ombra che si allunga lentamente, mentre il rapporto si spegne. Una nebbia densa che inghiotte tutto. Non si vede più nulla, ma si sente ogni cosa: il distacco, il gelo, il tempo che si restringe. In quei momenti capisci che i giorni — forse le ore — sono contati. Marco e Louise erano arrivati alla fine. Il loro amore, un tempo vivo e palpitante, era ormai solo l'eco di ciò che era stato. Un suono lontano, sbiadito. Discussioni sempre uguali, silenzi sempre più lunghi, carezze vuote. La tolleranza si era consumata. E con essa, l'amore. Al suo posto, soltanto stanchezza. Marco si illudeva di poter vivere senza Louise. Louise, invece, sentiva la sua assenza come una vertigine: un vuoto che la inghiottiva. Ma la realtà — come spesso accade — avrebbe sorpreso entrambi.
Parigi
Durante una vacanza con amici a Parigi, Louise conobbe Antoine. Alto, con occhi azzurri taglienti come il cielo prima di un temporale. Un fisico scolpito, ma mai ostentato. Non cercava attenzioni: era presente con discrezione, come un pensiero ricorrente che non si riesce a scacciare. Entrò nella sua vita in silenzio, ma senza lasciare scampo. Dolce, attento, quasi timido: ogni gesto, ogni parola sembrava colmare uno spazio che Marco aveva dimenticato. Louise non sapeva se fosse solo un gioco o una verità scomoda, ma quella gentilezza la sfiorava come una carezza. E così, senza nemmeno accorgersene, Louise cominciò a distaccarsi da Marco. Qualcosa si era rotto, forse da tempo. Un filo invisibile non bastava più a tenerli uniti. Il suo cuore si staccava piano, come una foglia che cade senza rumore. Quella sera, seduti al tavolo con gli amici, Louise e Antoine si scambiavano sguardi e sorrisi che dicevano più di mille parole. Marco li osservava da lontano. Muto. Immobile. Ogni risata, ogni sguardo, era un colpo al petto. Louise gli appariva dietro un vetro sottile, trasparente. Ma ormai irraggiungibile. Il loro rapporto era appeso a un filo. Un equilibrio fragile, sul punto di spezzarsi. Forse avrebbero potuto salvarsi. Riaccendere quel fuoco che un tempo li aveva uniti. Ma qualcosa si era incrinato, e per sempre. Louise, attratta dalla luce nuova di Antoine, cominciava a sognare una vita lontana da tutto quel dolore. Marco, nel tentativo disperato di riavvicinarsi, si scontrava contro un muro invisibile: la presenza silenziosa, ma ingombrante, di Antoine. C'era una nuova energia attorno a lei. Una luce che non veniva più da lui. Ogni sorriso tra Louise e Antoine sembrava una condanna. Un sigillo sul distacco. Marco si sentiva invisibile. Un'ombra accanto a loro. Fuori posto. Dimenticato. L'indifferenza che lo circondava era come una nebbia pesante. Lo soffocava. Provò a reagire. A dire qualcosa. Ma la voce gli morì in gola. Non c'era più spazio per lui. Non in quella nuova realtà. Con un respiro spezzato, si alzò. "Scusate, vado a prendere una boccata d'aria. Qui dentro non si respira." Nessuno rispose. Nessuno si voltò. Si allontanò da quel tavolo che era il palco di una verità che non voleva più vedere. Uscì nella notte, portandosi dietro il peso amaro dell'invisibilità. Di un amore ormai dissolto.
QUALCHE ANNO PRIMA ...era tutto diverso! Quando si conobbero, Louise guardava Marco con occhi che sembravano custodire un amore eterno. In quello sguardo c'era tutto: la promessa di un futuro, la magia del presente, il calore di sentirsi finalmente a casa. Louise era poco più che un'adolescente. Proveniva da una buona famiglia, con radici italiane da parte del padre e un'eleganza innata ereditata dalla madre parigina. Questa unione le aveva donato un fascino sottile: un'eleganza naturale, raffinata, e una dolcezza profondamente francese. Aveva un modo di porsi gentile, quasi timido, e un timbro di voce leggero, come un soffio. Le labbra sembravano disegnate da un artista. Gli occhi, intensi e penetranti, avevano quella qualità rara di connettersi davvero con chi li incrociava. Non guardavano soltanto: accoglievano. Si era trasferita in Italia subito dopo le elementari, e fu lì che conobbe Marco, frequentando la stessa scuola. Marco notò subito la sua dolcezza: nel modo di parlare, nei gesti, nell'atteggiamento gentile con i compagni. Ne fu attratto, ma dentro di sé sapeva che non ci sarebbe stato nulla di più. Anche Louise sembrava distante. Il suo atteggiamento era serio, quasi inflessibile. Determinata, composta, incuteva un certo rispetto, persino timore. Ma la verità stava nel mezzo. Sì, Louise era una giovane donna riservata e riflessiva, ma nascondeva una sensibilità profonda, che raramente lasciava affiorare. La sua timidezza la proteggeva — e al tempo stesso la teneva lontana dagli altri. Il primo giorno di scuola, all'uscita, Marco vide Louise raggiunta da un ragazzo. Lo osservò mentre le si avvicinava con naturalezza, le diceva qualcosa all'orecchio e poi la baciava, con la confidenza di chi appartiene già a quel mondo. In quel gesto, Marco sentì spegnersi ogni possibile speranza. Gli anni passarono in fretta, e il legame con Louise si trasformò in una vera amicizia. Ma per Marco, quella vicinanza aveva sempre un confine invisibile. Un limite che lei non permetteva di superare. C'era qualcosa, in quel rapporto, che restava inaccessibile. Come una porta socchiusa che non si apriva mai del tutto. Marco non sapeva se provare a varcare quel confine — rischiare per capire cosa provasse davvero Louise — oppure rinunciare. Rassegnarsi a restare suo amico, ma sempre un passo indietro. Nell'ultimo anno di scuola, la classe si preparava agli esami di maturità. Marco e Louise si erano incontrati più volte, durante l'anno, per studiare insieme. In quelle occasioni, Marco notava qualcosa che a scuola non vedeva mai: un sorriso spontaneo, quasi liberatorio. Una risata piena, luminosa, che sembrava aprire il cuore. Come se, per un attimo, Louise riuscisse a scrollarsi di dosso quel limite che si imponeva da sempre. Marco la osservava in silenzio, rapito. Rimaneva immobile, con lo sguardo incollato alle sue labbra. Quelle stesse labbra che, a ogni sorriso, sembravano dire molto più di quanto lei lasciasse trapelare. Louise era sempre sembrata distante da Marco. In realtà non era del tutto indifferente. Marco, con la sua timidezza disarmante e quel modo genuino di farla sorridere, la attirava più di quanto volesse ammettere. Ma c'era un limite che non poteva superare: il suo ragazzo. Erano cresciuti insieme, figli di famiglie amiche, quasi legati da una promessa non detta ma sempre presente. Una storia che durava da anni, trascinata più per abitudine che per reale passione. Louise si sentiva legata a quel legame antico, come a un destino già scritto. E senza accorgersene, accettava quella relazione come se fosse amore. Come se non potesse esserci alternativa. Marco sapeva che il sentimento che provava per Louise si scontrava con un ostacolo insormontabile: il legame che la teneva ancorata a un altro. Era una presenza silenziosa, ma costante. Un confine invalicabile che Marco non poteva ignorare, per quanto il cuore gli dicesse il contrario. L'anno scolastico si concluse, e con esso anche il tempo condiviso. Gli esami di maturità tracciarono un solco netto tra il desiderio mai espresso e il limite che nessuno dei due aveva osato superare. Ognuno avrebbe preso la propria strada. Forse non si sarebbero mai più rivisti. Era il momento dei saluti. Abbracci tra compagni, promesse di rivedersi, sorrisi un po' forzati. Louise si avvicinò lentamente a Marco e gli prese la mano. "Volevo ringraziarti per i momenti che abbiamo vissuto insieme. L'allegria e le risate che mi hai regalato... le porterò sempre con me." Si chinò per dargli un bacio sulla guancia. Ma — forse per caso, forse no — le sue labbra sfiorarono le labbra di Marco. Fu solo un attimo. Ma bastò. Il viso di Marco si accese, invaso da un'improvvisa ondata di calore. Arrossì, sorpreso, senza riuscire a dire nulla. E Louise? Louise sorrise. Un sorriso lieve, difficile da decifrare. Poi si voltò, e sparì nella folla. Qualcosa nel suo sguardo sembrava voler dire qualcosa a Marco, ma il senso gli sfuggiva. Un segnale fragile, nascosto tra le pieghe del non detto. Qualcosa che custodiva un sentimento mai espresso, e che entrambi, per paura o per destino, non erano riusciti a manifestare.
Mauribo
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