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Autore: Sabrina Ma
La forma del cetriolo
Memoir erotico
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La forma del cetriolo

"Gli uomini che ho incontrato, vissuto e lasciato andar via."

Cetriolo #Numero4: l'uomo anello, moglie, figli e il resto.
Segni particolari: più bugie che verità, infallibile. Il partner con cui ho fatto più l'amore in assoluto, solo perché non era davvero mio.
Odore della pelle: sempre diverso, ma signorile, roba da ricchi, profumi esclusivi e freddi, che si annusano e dimenticano

#Maschio4 mi fece scoprire il malsano ruolo di amante, una parte, adesso, che mi fa sorridere quasi di tenerezza. Una storia al limite del ridicolo, senza aspettative, che si sosteneva di ritagli di tempo rubato a un'altra. Credo che chi comincia a tradire, non smetta: mangiata una ciliegia se ne mangiano altre cinquanta, no? Se ti hanno beccato, ma ne sei uscito indenne, hai quasi il benestare a rifarlo o a continuare.
Scusato una volta, scusato per l'eternità, proprio da noi, le “donne mogli”, che conosciamo benissimo chi abbiamo a fianco, ma sopportiamo e lo riprendiamo per i figli, per la famiglia, per il lavoro, per l'età, perché la colpa è dell'altra: mai per noi stesse o per l'altro in sé. Buone o stupide, ingenue o astute?
Grande amore o ricatto perenne? Chissà! Non ho un'idea precisa – non ho capito bene come funziona –, ma credo che queste componenti ci siano tutte sempre, pur se in misura variabile. Io non ero impegnata e mi sono assolta giacché non tradivo nessuno. Di una cosa sola sono certa, non ho più scopato tanto come con lui! Giorni interi, fine settimana in stanze d'albergo di città d'arte che, di fatto, non ho visitato.
#Maschio4 lo incontrai durante una lunghissima coda per entrare al cinema. Due parole giusto per noia. Era interessante, la mia attenzione era stata ben riposta. Capelli grigi, barbetta e occhiali su un volto scavato ma interessante. Quando leggeva abbassava la montatura sulla punta del naso, classico dei miopi, ma lo trovavo divertente. Un vero signore, elegante, ben vestito, serio, attento ed educato. Descritto così, pare un maggiordomo, ma #Maschio4 era una figura d'altri tempi, sembrava uscito da una vecchia pellicola.
In effetti era un attore, dato che entrava e usciva da corpi e storie diverse come da un copione. Erano ciak, forse diceva a ognuna la stessa cosa e cambiava solo i posti dove nascondersi.
Il film era brutto e la visione compromessa dai cauti movimenti di #Maschio4 seduto al mio fianco.
Pochi commenti, nei tempi giusti, e una cortesia disarmante. Titoli di coda, cena veloce e il primo rapporto sul tavolo della cucina: fu un attimo! Lui mi confessò subito di essere sposato e io cercai di convincermi che era un buon motivo, forse l'unico, per evitare. Però, in sincerità, il dubbio e il possibile senso di colpa furono minimi. Nel momento in cui lo vidi nudo, non ci pensai più.
«Il fatto che tu sia sposato è un problema.»
«Per chi?»
«Per entrambi.»
«Dipende da quello che vuoi. Io vivo l'attimo e questo lo voglio dividere con te. Cosa te ne frega di come sono messo? Il cattivo, il traditore sono io.»
«Io, però, sono la stronza.»
«Io, invece, quello con cui passerai il fine settimana.»
Fu così, per un paio di anni.
Con lui non si viveva la realtà, ma un'altalena continua di attese, vacanze, hotel a cinque stelle, altre attese, locali esclusivi, ancora attese e regali fino all'uscita di scena.
Poteva spendere e lo faceva, perché le cose belle mitigavano i saluti e silenziavano la classica domanda:
“Quando ci vediamo?”. Non c'era risposta, a malapena un “appena posso”.
Un ricordo mi fa sorridere: come si comunica con un'amante quando si è in famiglia? Le carte vincenti
sono due: portare in giro il cane e buttare l'immondizia. Ci si mette tantissimo con il sacchetto della pattumiera, si arriva in un altro quartiere, persino. E il cane, all'improvviso, ha bisogno di camminare tanto.
Se il vostro consorte allunga queste faccende, attenzione, qualcosa potrebbe essere cambiato.
Imbarazzanti erano le conversazioni con la moglie: capitò un'unica volta in mia presenza, dato che evitai la seconda. Di fronte a me, nudo, con il telefono in una mano e nell'altra un calice di vino costoso, assistei a una sequenza di bugie assurde.
«Sì, ho appena finito la riunione. Non so se mi fermo altri due giorni, ti dirò. Un convegno utile, sì, ma noioso. Non ti preoccupare, non fa freddo e sono ben vestito. Ti lascio, mi hanno chiamato. Ciao, bacia i bambini.»
Riagganciò, mi sorrise, chiamò la reception per ordinare la cena in camera e un vino pregiato.
«Cosa c'è che non va?»
«Sono tranquilla, ma non voglio più assistere alle tue bugie familiari.»
«Capisco. Ti chiedo scusa.»
«Non serve, basta che non capiti più.»
Così fu. Chiamava la famiglia, me lo diceva, ma usciva o si allontanava.
Con #Maschio4 capii che un uomo poteva reggere parecchio un'erezione oppure averne diverse senza utilizzo di oggettistica godereccia. Di sesso ne facevamo proprio tanto, seppur privo di azzardi o di stimoli
d'altro genere. Non diede spazio alla mia parte maschile e il suo lato B rimase inviolato. Gli proposi qualche divagazione sul tema, ma non accettò nulla.
Non era interessato né curioso: neanche l'ipotesi di una seconda donna nel nostro ménage gli dava la scossa. Le mie proposte finirono inascoltate, in due eravamo abbastanza per lui. Ero comunque soddisfatta così, in quanto a esperienza kinky avevo già dato (e non poco) e vivevo dei crediti del passato.
Il ruolo dell'amante mi fece sentire molto femmina.
Pagavo lo scotto di #Fabiana e, forse, volevo davvero essere tale. Venni accontentata.
«Mi piace vivere con te questi momenti così eleganti, pieni di cultura, di idee. Un giorno, spero, ti ricorderai che siamo stati bene.»
«Li sto vivendo e tendendoli stretti, questo basterà.»
Più o meno queste erano le dichiarazioni che mi riservava, di solito quando uscivamo da un locale super esclusivo o da un hotel lussuoso. Però, ogni volta, queste parole mi offendevano. Ero così facile da comprare, che mi incantavo davanti a un conto proibitivo?
«A me interessi tu, non dove mi porti o cosa mi compri. Hai di me questa idea?»
«No, ma sono certo che ti ricorderai delle cose belle.»
Mi dispiace ammetterlo, ma aveva ragione! Ci piaceva stare insieme, facevamo tante risate perché lui aveva il dono dell'ironia e sdrammatizzava le situazioni. Aveva un'intelligenza acuta e sapeva lavorarci.
Facevamo questo gioco: al tavolo di un locale qualsiasi guardavamo gli altri e inventavamo storie.
Avevamo visto troppo cinema, che non aiuta a decodificare al meglio la realtà!
#Maschio4 si era fatto esperienza sul campo. Non stava mai solo con la moglie, la fame e la ricerca continua d'accettazione femminile lo portavano a inseguire un tradimento dietro l'altro. Seppi dopo anni
che non se ne faceva bastare una, ma aveva a disposizione una corte dei miracoli a forma di harem: mi sembrò una cosa ridicola.

Finché arrivò il Giorno X, quello che gira le carte in tavola e svela il gioco.
«Si fa tardi, vado. Ho ancora chilometri da fare.»
«Ok. Fammi sapere quando puoi.»
«Certo! Ti chiamo io.»
Mi baciò con grande passione, un trasporto che sapeva di sentimento. Mi sbagliavo, non lo vidi più.
«Scusa, ma cosa vuol dire che non vieni?»
«Lo sapevi che non sarebbe durata, lo sai che sono sposato.»
«Sì, fin da subito, ma questo non ci ha fermato. Fammi capire, è finita così?»
Tentennò, vergognandosi, o almeno così speravo. Prese qualche secondo, poi continuò con il suo discorso.
«Non c'era un futuro, te lo avevo detto.»
«Sì, pure questo lo sapevamo e non ci ha fermato.
Fammi capire: hai deciso che ieri sera era il nostro ultimo incontro. Tu, da solo, hai deciso così. Da quando
scegli anche per la mia vita?»
«Ma non è così.»
«Allora come sarebbe? Spiegami. Mi sono persa dei passaggi illuminanti.»
«Ne parliamo domani? È tardi, sono fuori da troppo.»
«Non c'è bisogno di tornare sull'argomento. Tu hai pensato, deciso, agito per conto tuo. Peccato che fossimo in due.»
«Devo andare.»
«Vai pure. Spero che tu possa, un giorno o l'altro, ripensare a questo.»
Staccai il telefono.
Nessuno poteva decidere per me, non lo avrei più accettato. Con che diritto gli altri dosavano la mia sofferenza? Basta! Lungo il percorso di una storia si è in due, nei momenti migliori come alla fine: non è giusto che uno decida e l'altro subisca, i chili di dolore e i litri di lacrime addosso fanno già la differenza.
Il male, nel mentre, era divenuto insopportabile, feroce, illogico, privo di una vera ragione, di un motivo valido.
Per lui basta, punto. E io neanche lo sapevo.
Cominciai a girare come una trottola, sbattendo contro i muri, pensando che una sofferenza nuova, fisica, avrebbe isolato quella profonda.
A conclusione di tutto, lui mi dedicò una sola telefonata e fu un grosso errore.
«Non credo di aver niente da dirti», risposi senza mezzi termini.
«Volevo sapere come stavi.»
«Se ti fosse interessato, non mi avresti fatto del male.»
«È passato tanto.»
«Cerchi un'assoluzione?»
«Non capisco dove ho sbagliato, sarebbe finita lo stesso.»
«Sì, ma avrei dovuto saperlo anch'io, avremmo dovuto pianificarlo insieme. Mi hai levato dalla tua vita senza una parola. Ti ho salutato una sera come sempre e tu avevi stabilito da chissà quanto che quella era l'ultima.»
«Non sapevo come fare.»
«Parlandone, per esempio? Non hai avuto i coglioni per affrontarmi... Avrei dovuto leggerlo nei fondi di caffè?»

Sabrina Ma

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