
Presente alterato.
Costiera Nord. Giorno 0.
La stanza è spoglia. Muri scrostati, luce fioca che filtra da una finestra senza vetri. Il vento salmastro entra a raffiche regolari, come un respiro lento, inarrestabile.
Anya è seduta a terra. Davanti a sé, un taccuino aperto. La carta è ingiallita ma intatta. A sinistra, una mappa disegnata a mano: coordinate, linee tratteggiate, simboli cerchiati in rosso. A destra, una scritta in stampatello: Caso 01 - Nuova indagine.
Accanto al taccuino, uno specchio da tasca. Lo apre. Si guarda per un istante. Non per vanità, né per nostalgia. Solo per ricordare che è ancora qui. Che ha un volto.
«Dyadra. Protocollo in ascolto.» Una pausa. Nessun suono. Poi, una voce, ferma, priva di eco: —Attiva. Nessuna anomalia rilevata. Sistema in standby adattivo. Anya annuisce. Scrive qualcosa sul bordo della pagina, poi chiude il taccuino. Lo infila nello zaino, insieme allo specchio, un portatile e poche cose essenziali.
Nemesis non parla. Nemesis osserva. È ancora lì, in silenzio. Il crollo del Sistema l'ha spenta... ma non del tutto. Alcuni frammenti restano nel Nodo locale, in stasi. Dormienti. In ascolto passivo. Per ora. Anya si alza. Indossa il giaccone. Esce. L'indagine comincia oggi. Non è un caso prioritario, non ancora. Una vittima. Dati corrotti. Discrepanze nei log. Forse un errore residuo. Forse una traccia. Forse una frattura.
«Avvia tracciamento analogico. Nessun salvataggio automatico.» —Confermato.
Fuori, il cielo è grigio e basso. Il mare, una linea spezzata. Anya respira l'aria salmastra, fissa l'orizzonte. Non sa ancora che oggi qualcosa cambierà. Qualcosa che verrà dimenticato. Qualcosa che dovrà ricordare. Qualcosa che esiste... solo se osservato. Ma la storia non comincia davvero qui.
Questo è successo qualche tempo fa... o forse non è ancora successo.
Il primo segno Zona costiera, alture di Miraglio
Il vento soffia contro le scogliere come un animale impaziente. Dalla strada sterrata che risale il promontorio si intravede appena il nastro giallo della polizia, teso tra due pali. A terra, le impronte dei primi soccorritori hanno lasciato segni caotici sulla sabbia umida. Sotto una tettoia improvvisata, protetto da un telo trasparente, giace il corpo. Anya si avvicina. Il mare, poco sotto, si muove in onde lente, quasi ipnotiche. Si accovaccia, solleva con delicatezza l'angolo del telo. «Maschio, età apparente tra i quarantacinque e i cinquanta. Abiti urbani, giacca di tessuto tecnico, scarpe leggere. Nessun documento addosso. Occhi aperti, fissi. Pupille dilatate.» —Confermo. Nessuna identificazione biometrica nei database civili. Sto scansionando le impronte digitali per verifica interna. La voce di Dyadra le arriva pulita nell'auricolare. Neutra, efficiente. In altri tempi sarebbe toccato a Nemesis gestire la verifica, ma ora è silente. Dormiente. E forse è meglio così. Il corpo è freddo ma non ancora rigido. Il sangue, rappreso ai lati del collo, suggerisce un'emorragia lenta. Nessuna ferita evidente. Anya gli solleva il polsino destro. Un segno inciso sulla pelle cattura subito la sua attenzione. Non è un vecchio tatuaggio. Né una cicatrice casuale. È un marchio inciso con precisione, come tracciato da una mano esperta. Tre cerchi concentrici, una linea verticale li attraversa. Alla base, un codice binario 0110. Anya si irrigidisce. «Scatta una foto. Alta definizione. Voglio analizzarlo in laboratorio. Voglio sapere se qualcuno ha già visto qualcosa del genere.» —Fatto. L'immagine è stata salvata in locale e criptata. Sto già confrontando il simbolo con i database dei casi aperti e chiusi degli ultimi tre anni.
Si rialza, lo sguardo che corre oltre la linea del telo, verso l'orizzonte. Il mare continua il suo lento respiro, imperturbabile. Non ci sono segni evidenti di colluttazione. L'uomo è stato adagiato lì. Con attenzione. «Ora del decesso?» — Temperatura ambientale molto bassa. Il corpo è freddo, ma il rigor mortis risulta rallentato. Stimo il decesso tra le tre e le quattro ore fa. Rilevo tracce di fenobarbital nel sangue. Dose elevata. «Suicidio assistito?» —Possibile. Ma la precisione dell'incisione e l'assenza di strumenti in loco suggeriscono la presenza di un secondo soggetto. «Un messaggio.» —O un rituale.
La sabbia attorno è compatta. Anya si sposta di qualche passo, seguendo una traccia appena accennata: un'orma, già disturbata dal vento. Prosegue per un paio di metri, poi scompare. Nessun altro segno. «Riesci a ricostruire il percorso d'arrivo?» —Traccia unica. Passi regolari, peso stimato tra i settanta e gli ottanta chili. Nessuna impronta in uscita. Il tracciato si interrompe cinque metri prima del bordo del promontorio. «Come se fosse comparso dal nulla.» —O calato dall'alto.
Anya alza lo sguardo. Sopra di lei, la parete è verticale. Nessun punto d'appoggio. Nessun segno di corda o accesso. Intorno, solo silenzio. Qualcosa non torna. «Hai confrontato il simbolo con gli archivi criptati di Nemesis?» —Negativo. L'accesso ai suoi livelli è ancora bloccato. Nemesis resta inattiva. Anya non risponde. Sapeva già la risposta, ma ha voluto provarci lo stesso. Sperava che qualcosa si fosse mosso. Che quel segno innescasse una risposta, una connessione. Nulla. Poi Dyadra riprende, con tono appena più teso. —C'è un'anomalia. Una segnalazione datata quattro mesi fa. Caso archiviato come overdose sospetta, zona Sud. È stato registrato un simbolo simile, ma classificato come “segno dermatologico non rilevante”. «Fammi avere tutto. Ora.» —In arrivo. Anya resta immobile, gli occhi fissi sul corpo. Due casi, forse. Lo stesso simbolo. Uno ignorato, l'altro troppo evidente per essere trascurato. E questa volta, tutto sembra indicare che non sarà l'ultimo.
Dyadra elabora in pochi secondi il vecchio fascicolo. Il file si apre nell'interfaccia visiva dell'occhiale di Anya. Un volto emerge, giovane, occhi spenti. La cartella porta la sigla interna A-ZK.01. Anya la conosce bene. È il primo caso aperto dopo il ritorno alla vita normale, o a quello che avrebbe dovuto esserlo. Quattro mesi fa. «Apri la nota di chiusura.» —Causa del decesso: arresto cardio-circolatorio da overdose. Sostanza: pentobarbital, uso veterinario. Nessuna evidenza di reato. Caso archiviato su richiesta familiare.
Anya sfiora il pannello laterale dell'occhiale e ingrandisce un'immagine del cadavere. Spalle coperte da una felpa scura, braccia distese, sguardo vitreo. Sembra dormire, ma non c'è pace nei lineamenti. Poi nota il dettaglio: appena sopra la clavicola destra, una forma sottile, chiara. Il sistema l'aveva classificata come “segno dermatologico non rilevante”. Ingrandisce. Eccolo. Lo stesso simbolo. Identico. Anya deglutisce, sentendo la pelle del collo irrigidirsi. «Era già lì.» —Confermo. L'archiviazione è stata accelerata. La richiesta familiare ha chiuso ogni accesso incrociato. Non sono stati effettuati confronti simbolici o biometrici approfonditi. «Errore grave.» —Non era ancora attiva la revisione dei pattern simbolici. Il database era parziale. «Sapevo che qualcosa non tornava. All'epoca... sembrava tutto troppo pulito.»
Anya ricorda bene quel caso. Un ragazzo brillante, anonimo solo in apparenza. Nessun precedente, nessun segnale. La sua mente, una delle più complesse. Aveva chiuso il fascicolo con una fitta allo stomaco, qualcosa di irrisolto che non riusciva a spiegare. Ora sa cos'era. Quel simbolo. Il primo. «Dyadra, estrai il pattern chimico della sostanza rilevata oggi.» —Composizione coerente con quella del caso A-ZK.01. Derivato sintetico, elevata purezza, raramente in commercio. Provenienza non identificabile. Potrebbe trattarsi dello stesso lotto. Due corpi. Stesso simbolo. Stessa sostanza. Stessa impronta invisibile. «Avvia una linea temporale comparata. Voglio sapere se ci sono stati altri decessi con modalità simili. Ultimi sei mesi. Nessuna esclusione, anche quelli archiviati come suicidi.» —In corso. Elaborazione stimata: trenta secondi.
Il vento si alza di nuovo, sollevando una scia di sabbia che le pizzica gli occhi. Anya non si muove. Guarda l'uomo a terra, il simbolo inciso, l'immobilità studiata del cadavere. Poi il volto del ragazzo nel fascicolo vecchio. Entrambi sembrano immobili per scelta, come marionette sospese in attesa che qualcuno muova i fili. —Trovato. Una potenziale terza corrispondenza. Nome: Arnaldo Freixas. Cinquantadue anni. Ingegnere bio-cognitivo, trovato morto nel suo studio. Sovradosaggio. Corpo cremato entro ventiquattr'ore. Nessuna foto dettagliata disponibile. «Un altro.» —Sto recuperando la cronologia completa. Ma se confermato, potrebbe essere il terzo.
Diversi, ma accomunati da qualcosa che ancora sfugge. Un simbolo. Una firma. Anya si volta verso il mare. Non è il vento a inquietarla. È il silenzio. Un silenzio che sta lasciando tracce.
—Rilevata anomalia recente. Ultima attività compatibile con il profilo di Freixas. Coordinate: distretto industriale 14. Struttura dismessa. «Parto subito.» Anya guarda il punto segnato sulla mappa. Nonostante la procedura sia già stata archiviata, qualcosa non torna. Nessun elemento visibile, eppure... una traccia rimane e vuole verificare.
Mandy Esse
|