
Il rumore di un clacson lontano e il ronzio dei tubi dell'impianto di riscaldamento svegliarono Luca dal suo sonno agitato. Aprì gli occhi a fatica, e sentì il corpo pesante come piombo. Il suo appartamento claustrofobico odorava di umidità e vestiti stantii, e trovare la forza di alzarsi gli sembrò un'ardua fatica. Poi, un pensiero si concentrò su ciò che era accaduto la sera prima; aveva mollato il lavoro da cameriere sbattendo la porta, esausto dalle mance misere e dagli orari massacranti, ma ora, disteso su un materasso sfondato, si sentì perso. La realtà lo colpì con la violenza di un pugno: era senza lavoro, senza soldi, e con l'affitto in arretrato. Un nodo gli si strinse in gola, ma non si concesse il lusso di piangersi addosso, avrebbe dovuto solo reagire, come aveva fatto negli ultimi mesi. Con uno sforzo si alzò, aprì il frigorifero e trovò solo un cartone di latte quasi scaduto e un pezzo di pane raffermo. Sorseggiò il latte, masticando il pane lentamente mentre scorreva le offerte di lavoro sullo smartphone con dita tremanti. Scorse annunci tutti uguali: cameriere, magazziniere, lavapiatti, tutti lavori che aveva già fatto e odiato, poi, un titolo diverso catturò la sua attenzione: Cercasi Assistente Personale Sei ambizioso, determinato e capace di adattarti a un ambiente dinamico? Un importante Manager nel settore finanziario ricerca un assistente personale da affiancare nella gestione delle sue attività quotidiane. Nessuna esperienza specifica richiesta, ma sono essenziali riservatezza, flessibilità e assoluta dedizione. Opportunità unica per chi desidera mettersi alla prova in un contesto di alto livello. Contratto riservato ai candidati selezionati. Luca rilesse il testo due volte, il cuore iniziò a battere sempre più forte. Era un lavoro vero? Sembrava troppo vago, troppo perfetto per uno come lui. Nessuna esperienza richiesta? Solo dedizione? Era il tipo di occasione che non si trovava tutti i giorni, così con un misto di eccitazione e diffidenza, copiò il numero di telefono e lo incollò su Google. Nel giro di pochi secondi, comparve il nome di una compagnia finanziaria nel cuore della City, quindi non era una truffa, si trattava di una vera opportunità. Luca inspirò a fondo, le mani sudate sul telefono, il pensiero di restare senza un soldo era più spaventoso dell'ignoto, quindi con un gesto rapido, compose il numero. Dopo pochi squilli, una voce sintetica rispose: "Grazie per aver contattato la nostra azienda. Se desidera candidarsi per la posizione di Assistente Personale, lasci il suo nome e numero di telefono. Sarete ricontattati entro poche ore." La sua voce tremò leggermente quando lasciò i suoi dati, poi chiuse la chiamata con il cuore in gola. Il fatto di restare fermo e in attesa iniziò a farlo impazzire. Doveva uscire, schiarirsi le idee. Fece una doccia e si vestì, poi prese gli spiccioli che gli restavano – le ultime mance del ristorante – e si infilò in strada. Il cielo era di un grigio sporco e la strada umida mostrava ancora i segni della pioggia notturna, Luca si diresse a “The Little Fox”, un minuscolo caffè nascosto tra due edifici in mattoni rossi, con un'insegna malconcia e il profumo di caffè che si diffondeva nell'aria. Entrò, ordinò un espresso e un cornetto, quando si sedette a un tavolino vicino alla vetrina, si accorse che le mani gli tremavano. L'attesa era insopportabile. E se non lo avessero mai richiamato? E se fosse stato solo un altro vicolo cieco? Eppure, una scintilla di speranza si accese nel suo petto, forse era l'istinto che gli diceva che avrebbe potuto essere la giusta occasione per dare una svolta alla sua vita. Per la prima volta da mesi, si concesse di sognare. Proprio mentre finiva di mangiare l'ultimo boccone del cornetto, il suo smartphone vibrò sul tavolo, lo afferrò con mani febbrili, e con il cuore in gola. La sua candidatura è stata accettata. Si presenti oggi alle 14:00 in 110 Bishopsgate, Londra. Massima puntualità richiesta. Portare solo carta d'identità e, se necessario, visto di lavoro valido. Luca rilesse il messaggio almeno tre volte, quasi incapace di crederci. Una scarica di adrenalina gli attraversò il corpo. Aveva un appuntamento. Una vera opportunità. La speranza si trasformò in un calore nuovo, un'energia che non provava da tempo e questa si diffuse in tutto il corpo. E dopo tanto tempo provò la sensazione di avere una direzione, di non essere più bloccato in un limbo senza uscita. All'appuntamento, però, mancavano tre ore, e lui non avrebbe potuto restare fermo ad aspettare, così decise di andare in centro con la metropolitana, per riempire il tempo e scaricare la tensione. Si diresse alla stazione di Camden Town e prese la Northern Line, lasciandosi cullare dal dondolio del vagone. Il rumore del treno gli sembrò quasi rassicurante. Cambiò a Bank Station, poi prese la Central Line per Liverpool Street. Una volta fuori dalla metro, la vista della City gli tolse il fiato. Londra, con i suoi grattacieli scintillanti e le strade brulicanti di uomini d'affari, gli apparve sotto una nuova luce. Stranamente, non si sentì fuori posto, ed era molto tempo che non provava una simile sensazione. Ogni edificio rifletteva le infinite possibilità che la città avrebbe potuto offrire; quindi, si concesse il lusso di camminare senza meta per le vie del centro, osservando le vetrine eleganti, le targhe dorate degli uffici finanziari, i taxi neri che sfrecciavano veloci tra il traffico. Il suo passo era leggero, ma la mente era in fermento. Non sapeva ancora cosa lo aspettasse alle ore 14:00, ma per la prima volta avvertì che qualsiasi proposta gli fosse stata presentata, sarebbe stato pronto a coglierla. Ad un tratto fu tentato di chiamare Scarlett, la sola persona che lo aveva aiutato nei momenti bui, ma poi ci ripensò, se l'appuntamento fosse stato un fiasco non avrebbe voluto, di nuovo, farsi compatire da lei, in fondo era stata la sua ragazza per qualche mese e se anche le cose non erano andate per il verso giusto, avevano passato dei bei momenti insieme. Poi, il lavoro precario, i pochi guadagni e un'attrazione che era venuta meno, avevano fatto il resto e il rapporto si era concluso. Era rimasta, però, l'amicizia e di tanto in tanto si erano rivisti per bere qualcosa insieme. Se il colloquio fosse andato bene, l'avrebbe sicuramente chiamata, condividendo il momento felice con lei. E con questi propositi il tempo passò e Luca percorse il tragitto che lo avrebbe portato a scoprire che le opportunità, talvolta, erano in grado di nascondere sfumature che, al momento, non sarebbero state chiaramente visibili. Luca giunse davanti all'imponente palazzo che ospitava la sede della società, la facciata in vetro scuro rifletteva le luci della città, mentre le colonne d'ingresso, rivestite di marmo nero, conferivano un'aria austera ed elegante a tutto l'edificio. Varcata la soglia, fu accolto da un'ampia hall dai soffitti altissimi, decorata con lampadari di cristallo che pendevano come cascate luminose. Il pavimento di marmo chiaro rifletteva ogni luce, amplificando la sensazione di grandezza. Alle pareti, opere d'arte moderne si alternavano a specchi dorati, e un delicato profumo di ambra e cuoio aleggiava nell'aria. Una segretaria dall'aria impeccabile, capelli raccolti in uno chignon perfetto e tailleur sartoriale, gli rivolse un sorriso professionale e lo invitò ad accomodarsi nella sala d'attesa. Luca avanzò a passi incerti, sentendosi fuori posto già solo per il modo in cui le suole delle sue scarpe risuonavano sul pavimento. La sala d'attesa era un ambiente sontuoso, arredato con poltrone in pelle color crema e un tavolino centrale in vetro su cui erano posati eleganti volumi rilegati e una selezione di riviste di lusso. Un lampadario in cristallo, più discreto di quelli dell'ingresso, pendeva dal soffitto, e una parete interamente ricoperta da un'enorme finestra offriva una vista spettacolare sulla città. Luca si accomodò, lanciando un'occhiata agli altri candidati. Quattro donne e tre uomini, tutti vestiti in modo impeccabile, sembravano incarnare il successo e l'eleganza. Le donne, curate nei minimi dettagli, indossavano abiti firmati e avevano l'aria di chi era abituato a frequentare ambienti esclusivi. Gli uomini, giacche su misura e orologi dal valore proibitivo, sedevano con un atteggiamento sicuro e rilassato. Luca si guardò: la sua camicia, anche se pulita, non aveva certo il taglio sartoriale degli altri; il suo orologio era una replica economica che non avrebbe ingannato nessuno. Sentì il peso del confronto e la sua autostima vacillò. Che ci faceva lui lì? Quale possibilità avrebbe avuto, davvero? Uno dopo l'altro, i candidati venivano chiamati. Entravano con sicurezza e uscivano dopo pochi minuti con espressioni enigmatiche. Luca non riuscì a decifrare se fossero soddisfatti o scossi. Nel giro di un quarto d'ora, nella stanza rimasero solo lui e un altro ragazzo, un giovane dai capelli castani spettinati, che sembrò sempre più agitato. Il ragazzo si avvicinò e, con voce tremante, gli sussurrò: “Hai capito cosa sta succedendo? Perché li liquidano così in fretta?”. Luca si limitò a scuotere la testa, non aveva risposte. L'ansia gli serrava lo stomaco e non voleva alimentarla ulteriormente. D'improvviso, la porta dell'ufficio si aprì e la segretaria chiamò: “Philip Stwart.” Il ragazzo deglutì, si alzò con esitazione e varcò la soglia, il tempo sembrò dilatarsi, poi, appena cinque minuti dopo, la porta si riaprì. Philip uscì con passo sicuro, lo sguardo fisso davanti a sé, senza degnare Luca di un'occhiata. “Luca Moretti.” Era il suo turno. Si alzò con il cuore martellante e, con le mani sudate, entrò nell'ufficio. L'ambiente che lo accolse lo lasciò senza fiato. L'ufficio era maestoso, con un'enorme scrivania in legno scuro posizionata davanti a una vetrata che dava su tutta la città. Un tappeto persiano copriva il pavimento di marmo, e scaffali colmi di libri rilegati in pelle fiancheggiavano le pareti. Quadri minimalisti spezzavano la monotonia del legno scuro, e un divano in velluto grigio era posizionato accanto a un bar di design, fornito di bottiglie dai vetri colorati. E poi lo vide. Era seduto con la schiena dritta, una mano appoggiata al bordo della scrivania. Indossava un completo nero perfettamente aderente alla sua figura slanciata. Il viso, scolpito come quello di una statua, era un perfetto equilibrio tra eleganza e intensità. Occhi glaciali di un azzurro intenso lo fissarono con un'espressione indecifrabile, le labbra appena incurvate in un sorriso enigmatico. Una barba leggera gli accennava la mascella, dando al suo aspetto un fascino pericoloso. Luca sentì un brivido lungo la schiena. Era entrato in un altro mondo.
Alexandra Steel
|