
«Vieni a distenderti accanto a me, Sasha», gli disse Sara facendogli un po' di posto sul suo letto. «Voglio raccontarti una storia. È la storia di un mondo meraviglioso. Un mondo che non c'è più. E del suo popolo che è sopravvissuto a un esodo che dura da migliaia di anni.» Sasha si sdraiò accanto a Sara, con la schiena appoggiata ai cuscini, spalla contro spalla. Aveva telefonato a casa per avvertire che sarebbe rimasto a dormire da Flavio, così sua madre non sarebbe stata a farsi mille fisime sull'opportunità o meno che dormisse a casa della sua ragazza. Aveva anche mandato un messaggio all'amico, in modo che gli reggesse il gioco, se ce ne fosse stato bisogno. Avevano consumato una cena veloce, poi avevano lasciato Sidrik e Farah a riordinare il soggiorno, devastato dalla sparatoria, e probabilmente a continuare il loro compito di fare la guardia ai due piccioncini saliti al piano di sopra. Sara gli prese una mano tra le sue e iniziò a raccontare.
Tre splendide lune
Atalan era un pianeta bellissimo. Il più bello dell'intero universo. Il nostro popolo lo viveva da milioni di anni in armonia, pace e saggezza. Sì, non ho sbagliato. Ho detto “lo viveva”, non “viveva lì”, perché era così che noi abitavamo il nostro pianeta. Se avrai pazienza di ascoltarmi lo capirai più avanti, perché è difficile spiegarlo a parole a chi non lo ha provato... beh, a chi non era come eravamo noi. Era un pianeta prospero e fecondo. Avevamo montagne, foreste e prati meravigliosi. Avevamo fiumi, laghi e mari come non ne avete mai immaginati qui! Oddio! Penso che a ognuno debba sembrare bellissimo e perfetto il proprio mondo. Almeno finché non può fare un paragone con un altro! Anche la Terra è un posto meraviglioso, non fraintendermi. Siamo così grati di esserci arrivati e avere trovato salvezza... ma concedimi di poter rimpiangere infinitamente il mio, mentre te lo racconto. Avevamo cieli di colori così brillanti e vitali! Acque purissime e una terra così ricca e preziosa sulla quale la vegetazione si sviluppava rigogliosa, dandoci ciò di cui avevamo bisogno per continuare per milioni di anni ancora la nostra esistenza. Non avevamo bisogno di fare alcunché per migliorare la nostra vita. Vivevamo per prenderci cura gli uni degli altri, per evolverci intellettivamente. La nostra cultura e le nostre conoscenze scientifiche erano così avanzate che ancora oggi non sapremmo farvi comprendere su questa terra nemmeno un decimo della tecnologia che avevamo sviluppato. E vivevamo in pace e serenità da così tanto tempo, in ogni angolo del nostro mondo, da non saper più dire da quanto le cose andassero avanti in quel modo. I giorni trascorrevano lieti e le notti ci confortavano con la loro magia, animando i nostri sentimenti, il nostro amore, le nostre essenze, sotto i giochi di luce riflessa delle nostre tre splendide lune. Sì, il nostro mondo e le nostre essenze interagivano con ben tre lune! Non sai quanto potessero essere fantastiche le influenze di quei corpi sulle nostre vite! A voi sembrerà un eccesso insopportabile immaginare ben tre lune che ci circolavano intorno, abituati come siete alla vostra unica, piccola e pallida luna... ma per noi era quella la normalità. Tre lune e un unico sole, nel nostro sistema. Almeno in quello eravamo come la Terra. Eppure fu quell'unico sole a condannarci all'estinzione. Per fortuna ce ne accorgemmo in tempo. Vedi, eravamo un popolo pacifico, ma la nostra razza era forte e combattiva, quando si trattava di difendere la nostra essenza. Ci sentivamo potenti, quando ancora non eravamo divisi. «Divisi?» chiese Sasha. «In che senso divisi? Vi siete dovuti separare? Una sorta di diaspora aliena?» «Capisco che tu sia scettico», rispose paziente Sara, anche se la sua espressione lasciava trasparire non poca delusione per l'atteggiamento incredulo del suo ragazzo. «Ma, ti prego, lasciami raccontare la mia storia e giudicherai dopo a cosa credere, ok? Già è doloroso così, per me ricordare...» Sasha non voleva offendere Sara ma, dopo il casino che era appena successo, perdere tempo a sentire storie fantastiche non gli sembrava la cosa migliore. Perché in fondo non capiva dove voleva arrivare con quel racconto. Di sicuro non poteva crederci davvero neppure lei! Però quei due ceffi avevano davvero cercato di rapirlo. E avevano sparato davvero! E certo non potevano averlo fatto per chiedere un riscatto ai suoi. Non erano così ricchi da poterli far sperare di tirar su somme considerevoli dai suoi genitori. E ora la sua ragazza, che si era sempre dimostrata una persona pratica, poco incline a sogni e fantasie, gli stava raccontando quella favola per bambini su mondi alieni, soli malvagi e triplici lune! Allora che cosa poteva significare tutto quel mistero e quella storia con cui ora se ne usciva fuori Sara? Poteva essere la trama di una nuova fiction di fantascienza che quei due delinquenti oversize cercavano di trafugare, prima che uscisse sulle piattaforme televisive? E chi erano quei due pazzi di sotto che, senza battere ciglio e armati fino ai denti, combattevano come un marine e una ninja? Sasha si sforzava di trovare una logica razionale in quello che Sara gli voleva raccontare, dopo la follia che si era appena consumata in quella casa, ma proprio non riusciva a pensare a nulla di sensato. Così restò in silenzio e permise a Sara di continuare con la trama della sua fiction.
Una stella affamata
Ho detto “prima di essere divisi”, ma non nel senso che pensi tu. Vedi, le nostre vite su Atalan... i nostri stessi corpi... non erano come siete abituati a immaginarveli qui. Dio! È così difficile spiegarlo! È impossibile, se non ricordi. Le nostre “essenze”, quello che qui contraddistingue ciascun io individuale, per così dire, su Atalan erano connesse. Tra loro e con il nostro mondo. Costantemente e completamente. Lo so, non è facile da capire! Non devi pensare a una forma corporea, a un contatto fisico... era una connessione di coscienze, di pensieri, di emozioni e sentimenti che fluivano tra noi e con la natura stessa del nostro mondo. Il nostro pianeta era molto più grande del vostro. Ma anche se eravamo lontanissimi, agli antipodi, potevamo comunque “senitrci” gli uni con gli altri. Ma non erano telecomunicazioni, non erano trasmissioni come quelle che usate qui sulla Terra. Noi eravamo connessi! Potevamo avvertire quanti eravamo, dove eravamo e sentire tutto! Se qualcuno era felice o se era triste, se qualcosa lo preoccupava... Vedi, tutti noi facevamo parte di un'unica tessitura ancorata al nostro mondo perché riuscivamo a percepire anche la natura stessa del nostro pianeta: lo stato della vegetazione, la forza dei mari, l'influenza variabile delle nostre lune sulle maree, sulla crescita delle piante... sentivamo tutto! Prova a pensare a un atomo. Immaginati una struttura simile a un enorme atomo di milioni di protoni, neutroni ed elettroni. Immagina che quell'ammasso di protoni e neutroni fosse sparso nella materia del nostro mondo e che il nostro popolo fosse quel flusso infinito e infinitesimale di elettroni che vorticano ovunque e riempiono l'atmosfera tutto intorno; particelle così infinitamente piccole da non essere percepibili eppure così pervasive, veloci e onnipresenti da riempire e permeare tutto lo spazio dell'esistenza. Ovunque e contemporaneamente. Noi eravamo quegli elettroni, quelle essenze individuali. Tutti connessi e influenzati gli uni dagli altri e attirati dall'essenza del nostro mondo. Attirati e compenetrati in un Nucleo che li tratteneva e ne regolava il movimento, la coscienza e l'esistenza stessa. Senza quel Nucleo, senza l'essenza del nostro mondo, tutti quei milioni di elettroni sarebbero stati dispersi nello spazio. Sarebbero andati. Spariti. Persi e spenti per sempre. Non riesci ancora a capire la complessità del nostro livello di esistenza, vero? Mi dispiace, lo so. Non è facile da far comprendere. Pensa allora a un enorme tappeto in cui il nostro mondo faceva da trama e le nostre essenze individuali formavano tutte insieme, collettivamente, un enorme e complesso ordito, non fisso ma mobile... volontariamente, coscientemente mobile, un tappeto su cui le figure vivevano le loro esistenze e comunicavano, tutte collegate dai nodi in cui si intrecciavano, in un unico tessuto, tutti quei fili. I nostri fili sono sempre stati intrecciati ben stretti, Sasha. Eppure ora non riesco neppure a farti avere una vaga idea di quello che noi eravamo! Comunque, andiamo avanti con il nostro corso accelerato di storia. Il nostro sole, come ti dicevo, ci ha condannati a morte. Sapevamo da tempo che era in fase di crescita. Così accade alle stelle maggiori che attirano e divorano un bel po' di materia dallo spazio circostante. Ma Atalan era abbastanza lontano e abbastanza grande, con la zavorra delle sue tre lune, da poter restare tranquillo nella sua orbita per ancora miliardi di anni. Questo ci dicevano le scienze astronomiche del nostro popolo. E non sbagliavano. Ma non avevamo calcolato la fame della nostra stella. Evidentemente aveva inglobato più materia di quanto avessimo immaginato. O era più vicina al punto di rottura di quanto potessimo sapere. Il colore del nostro sole cominciò a virare sull'arancio. Impercettibilmente ma inesorabilmente. Coloro che tra noi erano più dediti agli studi astronomici non poterono evitare di riconoscere quei segnali. La temperatura del sole stava salendo, e la sua massa era in costante aumento. I segnali erano chiari. La nostra stella non sarebbe collassata ma sarebbe esplosa, proiettando nello spazio i suoi frammenti bruciati, insieme a quelli di tutti i pianeti del nostro sistema, compreso il nostro. Così accade alle stelle troppo belle, grandi e affamate.
Ilario Giannini
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