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Autore: Alessio Monni
Eclissi di Nebbia
Horror Gotico
Lettori 46
Eclissi di Nebbia

La galleria iniziò a curvare verso destra e guardando indietro non si riusciva più a vedere la luce dell'entrata. Erano stati completamente inghiottiti dalle ombre. Nora si fermò, ormai era chiaro che lì dentro non c'era niente.
Sto solo perdendo tempo.
«Ok, direi che è meglio tornare indietro, chissà quanto ancora mancherà all'uscita.»
«Sì, forse è meglio se torniamo» concordò Finn.
Il tempo di voltarsi, Nora scorse nell'oscurità un movimento: giurò di aver visto un'ombra spostarsi, una figura balzare dal terreno in diagonale verso l'alto. Si bloccò immediatamente.
«Che c'è?» chiese Finn e Nora gli fece cenno di fare silenzio.
Il buio della galleria divenne d'un tratto tremendamente spaventoso e ostile.
«Mi dici che c'è?» insistette Finn, sussurrando.
Nora spostava il fascio di luce di continuo sul soffitto, in cerca della figura. Il suo cuore palpitava violentemente nel suo petto.
Devo essermelo immaginato. Quel pensiero la calmò, quindi si rivolse a Finn:
«Niente... credevo di aver...»
Un inquietante rumore proveniente dall'oscurità dinnanzi a loro la interruppe, facendola ammutolire. Era lo stesso suono che aveva udito quella mattina, simile a un gorgoglio strozzato. Durò solo qualche istante.
«Cos'era quel rumore...?» bisbigliò Finn rabbrividendo.
«L'ho sentito anche stamattina, prima dell'alba, mentre ero nel camper» ammise Nora.
Finn la guardò pietrificato dallo sgomento.
«Che facciamo?» chiese lui.
«Direi di proseguire... lentamente...» propose la ragazza, ma un sibilo echeggiò nella galleria. «Ok, dimentica il lentamente, corriamo!» esclamò, afferrandogli la mano.
I due fuggirono verso la parte opposta, addentrandosi ancora di più nel tunnel, mentre i sibili si moltiplicavano alle loro spalle, rimbombando tra le pareti rocciose.
«Che cazzo sta succedendo?!» urlò Finn in preda al terrore.
«Continua a correre!» lo liquidò Nora, ansante.
Cazzo, lo sapevo, non dovevo portarlo con me! Lo sapevo, lo sapevo!

Nora continuava a correre nel buio, stringendo la mano di Finn. Non aveva idea di quanto tempo fosse trascorso, ma le sembrò un'eternità. Proprio quando Finn iniziava a lamentarsi di non farcela più, scorsero una luce in fondo alla galleria. Utilizzarono tutte le loro energie per raggiungerla e, una volta fuori, si ritrovarono immersi nella foschia. Finn si sedette a terra esausto. Nora invece, mentre si asciugava il sudore dalla fronte col braccio, si guardò intorno: il banco di nebbia era così fitto da impedirle completamente la visuale. Non riusciva nemmeno a capire se il sole fosse ancora alto nel cielo oppure già tramontato. I versi infernali provenienti dalla galleria erano sempre più vicini.
«Finn, alzati!»
Nora lo afferrò per il braccio, lui non se lo fece ripetere due volte e la seguì, correndo più veloce che poté.
«Non ho mai visto una nebbia del genere da queste parti!» commentò lui, col fiatone.
«Restiamo sulle rotaie, così non ci perderemo!»
Corsero per diversi minuti, finché non incrociarono una struttura in legno accanto ai binari. Esausti, entrarono al suo interno e barricarono la porta spostando una scrivania contro di essa. Finn si sedette a terra boccheggiante, mentre Nora osservava l'ambiente.
«Cos'è questo posto?» domandò la ragazza.
«Non ne ho idea...» ammise Finn con un filo di voce.
Nora scorse degli schedari in fondo alla stanza e alcuni scatoloni impilati. Ragnatele e polvere erano ovunque. Il suo sguardo cadde sulle finestre e notò delle assi di legno inchiodate su di esse.
«Qualcuno si era barricato qui dentro...» constatò. «La porta però era aperta, quindi... chiunque fosse, poi se n'è andato.»
«Io... non capisco, cosa ci ha appena inseguiti?! Quei versi, che siano animali?»
«Non lo so, Finn, ma...»
Di nuovo quel sibilo la interruppe.
I due si guardarono con sgomento, restando immobili. Nora udì chiaramente quel gorgoglio strozzato. Qualunque cosa fosse, in quell'istante si trovava di fronte alla porta d'ingresso. Non c'erano altre uscite.
Ci siamo infilati in una cazzo di trappola! pensò, agitata. Certo, non potevamo correre per sempre... Finn era esausto. Rivolse una rapida occhiata al ragazzo e lo vide guardarsi intorno con gli occhi spalancati, confusi e terrorizzati. Non avrei dovuto lasciare che mi accompagnasse... Ti prego, non di nuovo, ti prego...
Si avvicinò lentamente alla finestra che si affacciava sullo stesso lato della porta d'ingresso e sbirciò tra le fessure delle assi inchiodate. Vide le rotaie e la nebbia che nel frattempo si era infittita. Poi, da sinistra sbucò un arto scuro e allungato che lentamente si poggiò sul terreno. Era un piede, ma di certo non era umano: era palmato e ricoperto di squame untuose. Nora fu scossa dai tremori quando il resto di quell'orrore si palesò davanti ai suoi occhi increduli: era una creatura dall'aspetto incurvato e ingobbito. Il suo volto era privo di occhi e, dove avrebbe dovuto esserci la bocca, scendevano dei tentacoli che si muovevano vibrando e producendo il gorgoglio. Il suo intero corpo era ricoperto di squame.
Finn, che intanto si era avvicinato per vedere, rimase immobile, con gli occhi sgranati dal terrore. Nora afferrò la macchina fotografica dalla borsa e posizionò l'obiettivo in mezzo alle fessure. Scattò una foto, e il click dell'otturatore mise in allerta la creatura, che si voltò di colpo verso la finestra. Di riflesso i due ragazzi si abbassarono, anche se Nora aveva intuito che quel mostro fosse cieco e il modo in cui aveva reagito al click della fotocamera aveva rafforzato la sua ipotesi. Sembrava avere un udito molto sviluppato, era una creatura del tutto diversa da Gwendolyn e, a giudicare dai molteplici versi che avevano udito nella galleria, non era sola; ce ne erano altre e stavano cacciando.
I due ragazzi si fissarono negli occhi, seduti sotto la finestra, cercando di non far rumore. La creatura emise di nuovo quel sibilo inquietante che ruppe bruscamente il silenzio.
Nora chiuse gli occhi, cercando di regolarizzare i battiti del cuore che le colpivano il petto come un martello. Sentiva il respiro tremante di Finn che le accarezzava, caldo, la guancia.
E se sentissero il suo respiro?
Nora gli tappò la bocca con la mano.
Dopo un lasso di tempo che sembrò un'eternità, molteplici gorgoglii echeggiarono intorno alla struttura.

Udirono dei passi leggeri avanzare sul soffitto: una di quelle cose era sul tetto. Poi, i passi si moltiplicarono. Se ne era aggiunta un'altra. Nora si alzò lentamente per dare un'occhiata tra le assi, ma si ritrovò a pochi centimetri dal volto terrificante di una delle creature.
Trattenne il fiato, immobile.
Il mostro era in una posizione insolita, come se si stesse concentrando per captare qualcosa.
Il legno del pavimento scricchiolò. Nora si voltò verso Finn, che nel rialzarsi aveva provocato il rumore.
Tornò con lo sguardo verso la creatura, ma era scomparsa. Un tonfo improvviso contro la porta li fece sobbalzare. Un attimo dopo, un colpo sulla finestra costrinse Nora a indietreggiare. I vetri andarono in frantumi, ma le assi inchiodate ressero l'impatto.
Finn si precipitò alla porta e si appoggiò contro la scrivania. Nora lo raggiunse e insieme iniziarono a spingere.
Terrificanti sibili squarciarono l'atmosfera, mentre le creature stavano cercando di entrare da ogni dove. Nora distinse il rumore di un violento raschiare contro il tetto. Sembrava un terremoto. Sperò con tutta sé stessa che la cabina reggesse, ma i tremori diventavano sempre più violenti, e le parve che la struttura potesse crollare da un momento all'altro.
I ragazzi strinsero i denti senza dire una parola per interminabili minuti, finché il terremoto non cessò all'improvviso.
Un forte sibilo squarciò il silenzio, seguito dal suono di una miriade di passi pesanti che si allontanavano.
I due si scambiarono uno sguardo spaesato, poi Nora si avvicinò alla finestra. La nebbia si stava diradando e i raggi del sole avevano iniziato a fendere la coltre illuminando il terreno. Ansante, si voltò verso Finn.
«Se ne sono andati...» sussurrò con un filo di voce, stravolta. «Sembra che non gli piaccia il sole.»
Quella circostanza le era molto familiare. Subito pensò a Gwendolyn. Il sole l'aveva uccisa e si chiese se avesse lo stesso effetto su quelle cose.
«Pensavo di essere al capolinea» ammise Finn. «Che cos'erano quei cosi? Erano... mostruosi. Ne sai qualcosa, vero?»
«No, insomma...» Nora fece una pausa, tirò un lungo sospiro per calmarsi e riflettere. «Ricordi il fatto di Blurwood? Quello che c'era scritto nei giornali non era vero. Non si è trattato di rapitori di cui si sono perse le tracce... la rapitrice era un... non so nemmeno io cos'era, ma non era umana. Stavo cercando mia sorella quando Gwendolyn, così si chiamava, mi ha tramortita e mi ha trasportata nel suo maniero» si aprì Nora, mentre Finn la guardava, ascoltando attentamente come ipnotizzato. «Lei all'apparenza sembrava umana, ma non lo era: mi confessò di essere vecchia di molti secoli e oltretutto poteva trasformarsi in qualcosa di orribile... un essere che non avevo mai visto in vita mia. Era famelica, si nutriva di esseri umani e aveva una fissazione per il sangue dei bambini. Sosteneva che rallentasse ulteriormente il suo invecchiamento.»
Finn rimase per un momento in silenzio, poi disse:
«Quando mi hai detto che hai baciato un mostro... intendevi lei? Eri seria, quindi.»
«Sì. Si era invaghita di me. Per questo sono riuscita a sopravvivere, con l'inganno. L'ho manipolata. Ci sarebbe tanto da raccontare, ma in breve lei rapiva i bambini e li segregava nei sotterranei del maniero, nutrendosi del loro sangue. Grazie all'aiuto di due miei cari amici detective siamo riusciti a liberarli e a uccidere Gwendolyn: l'abbiamo chiusa fuori dal maniero mentre sorgeva il sole e questo l'ha uccisa, trasformandola in una sorta di statua.» Per un attimo fu sul punto di raccontargli anche della vera identità del maniero e del ruolo che aveva svolto nella battaglia contro Gwendolyn, ma poi pensò che la storia fosse già troppo complicata così. Quindi aggiunse semplicemente: «Sono venuta qui perché a Kirkwall ci sono state delle strane scomparse di bambini e donne, e sospettavo che ci fossero altri mostri come Gwendolyn nei paraggi, ma non mi aspettavo di trovare tutt'altro.»
Finn si portò la mano sulla fronte, spaesato.
«Mi sta scoppiando la testa. Troppe informazioni scioccanti tutte insieme.» Si sedette a terra, con lo sguardo perso nel vuoto. Nora si avvicinò e si sedette accanto a lui. «Quindi neanche a quelle cose piace il sole... strana coincidenza.»
«Sì, stranissima, ma sono molto diverse da Gwendolyn.»
«Torniamo a Brambleswick» suggerì, alzandosi in piedi e Nora fece lo stesso.
Finn spinse via la scrivania, liberando la porta. Uscirono dal capanno e si incamminarono seguendo le rotaie. Quando arrivarono davanti alla galleria, si fermarono, riluttanti a percorrerla di nuovo.

Alessio Monni

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