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Erri De Luca. Nato a Napoli nel 1950, ha scritto narrativa, teatro, traduzioni, poesia. Il nome, Erri, è la versione italiana di Harry, il nome dello zio. Il suo primo romanzo, “Non ora, non qui”, è stato pubblicato in Italia nel 1989. I suoi libri sono stati tradotti in oltre 30 lingue. Autodidatta in inglese, francese, swahili, russo, yiddish e ebraico antico, ha tradotto con metodo letterale alcune parti dell’Antico Testamento. Vive nella campagna romana dove ha piantato e continua a piantare alberi. Il suo ultimo libro è "A grandezza naturale", edito da Feltrinelli.
Maurizio de Giovanni (Napoli, 1958) ha raggiunto la fama con i romanzi che hanno come protagonista il commissario Ricciardi, attivo nella Napoli degli anni Trenta. Su questo personaggio si incentrano Il senso del dolore, La condanna del sangue, Il posto di ognuno, Il giorno dei morti, Per mano mia, Vipera (Premio Viareggio, Premio Camaiore), In fondo al tuo cuore, Anime di vetro, Serenata senza nome, Rondini d'inverno, Il purgatorio dell'angelo e Il pianto dell'alba (tutti pubblicati da Einaudi Stile Libero).
Lisa Ginzburg, figlia di Carlo Ginzburg e Anna Rossi-Doria, si è laureata in Filosofia presso la Sapienza di Roma e perfezionata alla Normale di Pisa. Nipote d'arte, tra i suoi lavori come traduttrice emerge L'imperatore Giuliano e l'arte della scrittura di Alexandre Kojève, e Pene d'amor perdute di William Shakespeare. Ha collaborato a giornali e riviste quali "Il Messaggero" e "Domus". Ha curato, con Cesare Garboli È difficile parlare di sé, conversazione a più voci condotta da Marino Sinibaldi. Il suo ultimo libro è Cara pace ed è tra i 12 finalisti del Premio Strega 2021.
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Self Publishing. In passato è stato il sogno nascosto di ogni autore che, allo stesso tempo, lo considerava un ripiego. Se da un lato poteva essere finalmente la soluzione ai propri sogni artistici, dall'altro aveva il retrogusto di un accomodamento fatto in casa, un piacere derivante da una sorta di onanismo disperato, atto a certificare la proprie capacità senza la necessità di un partner, identificato nella figura di un Editore.
Scrittori si nasce. Siamo operai della parola, oratori, arringatori di folle, tribuni dalla parlantina sciolta, con impresso nel DNA il dono della chiacchiera e la capacità di assumere le vesti di ignoti raccontastorie, sbucati misteriosamente dalla foresta. Siamo figli della dialettica, fratelli dell'ignoto, noi siamo gli agricoltori delle favole antiche e seminiamo di sogni l'altopiano della fantasia.
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Writer Officina
Autore: Lilian Gracer
Titolo: Un amore da Oscar
Genere Romantico
Lettori 3476 33 56
Un amore da Oscar
(The Opal Series Vol. 2)

Eric.
Dieci anni prima.
Il ventiduenne Eric Ashworth era stato costretto a partecipare a quella festa dal suo gruppo di amici, che lo avevano seguito fino a New York, dove era in viaggio di lavoro con il padre, nella sua pausa estiva dall'università. Voleva fare colpo sul vecchio per avere la possibilità di superare sua sorella Naomi, la perfettina di casa, che voleva sempre essere la migliore tra i due. Ecco perché stava sacrificando le sue vacanze estive a studiare e a lavorare sodo, per prendersi avanti e aiutare il padre nella casa di produzione cinematografica di famiglia, mentre la sorella se ne andava in giro con il fidanzato rockstar. Suo padre era tornato a casa quella sera, dandogli una pacca sulla spalla e dicendogli che era orgoglioso di lui, e di godersi qualche giorno di riposo prima di raggiungerlo. Ma quella festa non era ciò che aveva pensato Eric. Era una noia mortale e aveva una ragazzina bionda sempre dietro che gli dava il tormento. Per essere carina lo era, ma tutte quelle attenzioni lo avevano fatto insospettire fin dall'inizio. Ormai era da più di un anno che la vita di Eric era irrimediabilmente cambiata, cioè da quando suo padre Caleb gli aveva donato il venti per cento dell'azienda al suo ventunesimo compleanno. Da quel momento era diventato schifosamente ricco e le ragazze gli piombavano addosso come avvoltoi. Certo, faceva colpo anche prima su di loro, con i suoi occhi violetti ereditati dalla madre e il sorriso abbagliante, ma adesso era diventato troppo facile conquistare una donna. Prese una tartina dal vassoio della cameriera che passava lì vicino e le lanciò un'occhiata svelta, notando i capelli rosso tiziano raccolti in uno chignon con alcune ciocche che le sfuggivano, accarezzandole il collo da cigno. La ragazza andò a servire una coppia e gli voltò le spalle interrompendo l'esame di Eric. La studiò per tutta la sera, non riusciva a toglierle gli occhi di dosso, e non era il solo. Sembrava che tutti i ragazzi presenti la trovassero interessante, ed era assurdo perché c'erano una trentina di altre ragazze vestite meglio di lei, pettinate con cura e truccate, cosa che lei non era niente di tutto questo. Eppure riusciva a incantare tutti. Erano ormai le due di notte quando la maggior parte delle persone se ne erano andate, e il resto era troppo ubriaco per essere cosciente. Eric si alzò dalla poltrona e andò verso la cameriera che era in un angolo a raccogliere i bicchieri e li metteva ordinatamente in un vassoio.
- Le tartine erano terribili. -
Non era la migliore frase per fare colpo ma riuscì a farla sorridere e lo guardò incuriosita, con gli occhioni verde brillante. Degli occhi che potevano stendere al tappeto un uomo. - Non le ho preparate io, è stato il servizio di catering del bar dove lavoro. -
- Mi chiamo Eric. - si presentò lui porgendole la mano e quando la vide prendere il vassoio e andarsene, invece di stringergliela, si sentì stranamente ferito.
La seguì lungo il corridoio ed entrò in cucina, dove c'erano altre quattro persone che riordinavano e gli venne un'idea prendendo il portafoglio. - Darò cento dollari a chi mi dice il nome di questa cameriera dai capelli rossi. -
La ragazza sbarrò gli occhi e dopo aver sbattuto il vassoio sul piano della cucina, lo prese per un braccio e lo trascinò fuori in corridoio arrabbiata. - Ma si può sapere che cosa vuoi da me?! -
- Il tuo nome, tanto per cominciare. - le rispose Eric con un sorriso. - E poi tutto il resto. -
- Mi chiamo Olivia, ho diciotto anni e non sono interessata ad essere una delle tue conquiste. - rispose la ragazza incrociando le braccia sul petto. - Adesso perché non torni dai tuoi amici e mi lasci stare? -
- Voglio farti una proposta: ti aiuterò a sistemare tutto il casino che hanno fatto i miei amici, così tu finisci prima. -
- E poi? - chiese lei guardinga.
- Hai due scelte. - replicò Eric, sicuro di sé. - Puoi andartene a casa, oppure, possiamo stare un po' insieme e parlare soltanto. -
Olivia lo guardò divertita. - Se vuoi così tanto aiutarmi dovresti andare a prendere un vassoio in cucina. -
Passarono l'ora successiva a sistemare la sala e la cucina, a riempire e a svuotare la lavastoviglie, e a parlare, e più conosceva quella ragazza, più Eric si rendeva conto che era lei la donna della sua vita e che non voleva lasciarla andare mai più.

Olivia

Oggi

- Altri fiori per te. -
Olivia Cowell osservò, attraverso lo specchio, la sua amica e assistente, Lana Born, avanzare verso di lei nel camerino, con un mazzo enorme di rose rosse. Nell'ultima settimana aveva ricevuto ogni giorno un mazzo di rose, sempre accompagnate da un biglietto, più precisamente un invito a cena.
Lana appoggiò i fiori davanti a lei e incrociò le mani sul petto. - Questa situazione sta diventando interessante. Vai a cena con lui e prova a sentire quello che ha da dirti. -
Accomodandosi meglio nella poltroncina, Olivia scosse la testa prendendo il biglietto indirizzato a lei. Il suo nome era in bella vista sul davanti della busta, scritto con un corsivo deciso. Tirò fuori il biglietto e sospirò esausta.

Cena con me.
Eric

Sempre la stessa richiesta. La prima volta che l'aveva letta era rimasta interdetta da un invito del genere. Proveniva proprio dall'uomo che negli ultimi mesi, durante le riprese del film Amore perduto, non aveva fatto altro che trattarla con disprezzo. Eric Ashworth, vice presidente della Opal Productions e l'uomo che le aveva spezzato il cuore dieci anni prima.
Olivia appoggiò il biglietto e finì di tirarsi via il trucco, dopo una lunga giornata di riprese. - Lana tu c'eri e sai quanto male mi ha fatto. Non può ripresentarsi nella mia vita dopo dieci anni e pretendere che lo accolga a braccia aperte. -
- Forse vuole scusarsi per come si è comportato con te. -
Con una risata amara Olivia si alzò dalla poltroncina per dirigersi dietro al paravento e cambiarsi. - Si vergognava di me. Non ero abbastanza ricca o importante da poter essere presentata alla sua famiglia. Ho sentito sua sorella dire queste esatte parole due mesi fa ed è stato come ricevere una coltellata nel cuore. L'ennesima. -
Uscì da dietro il paravento e andò a sedersi di nuovo davanti allo specchio per legarsi i lunghi capelli rosso tiziano in uno chignon, mentre Lana sistemava i vestiti e la osservava preoccupata. - D'accordo, è stato un'idiota ma non sei neanche un po' curiosa di sapere cosa vuole? -
- Una cena è troppo. Non se lo merita. - Olivia fissò la sua amica attraverso lo specchio e prese una decisione. - Sono solamente le sei, sicuramente sarà ancora in ufficio a quest'ora. Passerò da lui prima di tornare a casa, così mi toglierò questo pensiero dalla mente. -
Lana le sorrise prendendo la sua borsa. - Ti aspetterò a casa con un'ottima cena e apriremo anche una bottiglia di vino, per festeggiare questo incontro del secolo. -
- Mi ci vorrà un ottimo Chardonnay per riprendermi da un incontro con Eric. -
La sua amica uscì dalla stanza con una risata, lasciandola nuovamente sola. Si fissò per qualche istante allo specchio, decidendo se era il caso di truccarsi o rimanere così, acqua e sapone. Optò per la seconda scelta. Tanto non doveva mica fare colpo su Eric. Gli avrebbe detto di lasciarla in pace e se ne sarebbe andata. Al massimo dieci minuti e non lo avrebbe più rivisto, se non per motivi di lavoro. Eh già, perché entro un paio di mesi sarebbe uscito il film Amore perduto e sia lei che Eric sarebbero stati costretti a viaggiare insieme, per dieci interminabili giorni. Un vero e proprio incubo. Olivia si diresse verso l'uscita, salì in auto e guidò fino agli uffici della Opal Productions, rimase in auto per qualche minuto, in modo da calmarsi, e poi con passo deciso varcò le porte della tana del lupo.
Il suo volto noto le permise di arrivare al piano dove si trovava l'ufficio di Eric, senza mai essere fermata, se non per rilasciare alcuni autografi e fare foto con alcune persone che si scoprirono suoi fan. Dopo quella pausa si avviò a passo rapido lungo il corridoio fino alla porta lasciata aperta del suo ufficio. Ed eccolo là. Seduto alla scrivania, bello come sempre, con la testa china su dei documenti. Non portava la giacca e nemmeno la cravatta. I primi due bottoni della camicia erano lasciati aperti. Dieci anni prima era un bellissimo ragazzo, ma ora era qualcosa di spettacolare. Alto, muscoloso, leggermente abbronzato, con i capelli biondo scuro schiariti dal sole e gli occhi di una tonalità di violetto più unica che rara. Erano stati quegli occhi a stregarla e a farla capitolare dieci anni prima, e come una povera stupida aveva creduto a tutte le parole d'amore che lui le sussurrava. Per quanto tempo lo aveva odiato dopo che se n'era andato senza dirle nulla. Era completamente sparito dalla faccia della terra per un mese intero, per poi ricomparire magicamente tra le pagine di un giornale di gossip. Era avvinghiato ad un'altra donna su uno yacht in Spagna. Solo allora si era messa il cuore in pace e aveva cercato di dimenticarlo, come lui evidentemente aveva già fatto da un pezzo. Chiuse per un momento gli occhi cercando di dimenticare tutto il dolore che aveva provato, e quando li riaprì, fece un passo nell'ufficio. - Devi smetterla di mandarmi fiori sul set, la gente comincia a farsi domande su chi possa essere il mio corteggiatore misterioso. -
Gli occhi violetti incontrarono subito i suoi sorpresi, incuriositi. Eric appoggiò la penna che aveva in mano e fece per alzarsi. - Liv... -
- Non sono qui per cenare con te. - lo bloccò immediatamente lei. - E non voglio nemmeno sentire quello che hai da dirmi. Non voglio i tuoi fiori e nemmeno le tue attenzioni. Lasciami in pace e trovati qualcun'altra da importunare. -
Eric si appoggiò allo schienale della poltrona e la fissò confuso. - Ti chiedo solo una cena, per parlare di noi. -
- Di noi?! - chiese lei divertita. - Sei in ritardo di dieci anni. Non c'è più nessun noi, e se c'è stato, ormai è troppo tardi per cambiare quello che è successo. -
- Ero giovane e presuntuoso. - Eric si alzò dalla poltrona e le si avvicinò. - Ho fatto un errore e ti ho ferita senza rendermene conto. Se tu mi ascoltassi solo per un istante, forse potresti capire il mio punto di vista. -
Olivia scoppiò in una risata amara. - Non mi interessano le tue scuse. Mi hai lasciato perché ti vergognavi di me... -
- Non è così. - ribatté subito Eric, facendo un altro passo verso di lei.
- Ho sentito tua sorella dirlo durante la festa organizzata a casa dei tuoi. - replicò amaramente Olivia. - Quando sono stata scelta per la parte della protagonista di Amore perduto, avevo sperato di dimenticare il passato e andare d'accordo con te. Ma il tuo comportamento è stato al limite della maleducazione e mi ha fatto capire che non voglio perdonarti fintanto che ti comporterai da idiota. -
- Scusa tanto se non volevo che la donna con cui ho avuto una relazione fosse vista completamente nuda da milioni di persone! -
- Hai fatto una scenata per il mio seno e non ne avevi nessun diritto! - stavano entrambi urlando e questo non li avrebbe portati da nessuna parte. - Ecco perché una cena insieme è impossibile. Non facciamo altro che urlarci addosso. Quando sono con te do il peggio di me e io non sono così, Eric, non voglio esserlo. -
- Allora abbiamo un problema, visto che tra due mesi uscirà Amore perduto e dovrò accompagnarti per dieci giorni a tutte le première in giro per il mondo. - Eric si appoggiò alla scrivania e la osservò vittorioso.
Incrociando le braccia sul petto, Olivia lo sfidò. - Sarai il mio schiavo personale, potrò fare di te ciò che voglio. -
Il padre di Eric lo aveva obbligato a farle da assistente, come punizione per aver litigato con Scott Logan, e ci era andata di mezzo anche lei in tutto quel casino.
- Non vedo l'ora. - lo sguardo di lui le percorse tutto il corpo incendiandola. - So essere una persona paziente, Liv, e quando voglio qualcosa non mi arrendo se prima non è mia, per sempre. -
- Hai uno strano modo di dimostrarlo. - bisbigliò Olivia scuotendo la testa. - Ero tua, Eric, e lo sarei stata per sempre. Ma hai avuto paura e hai preferito scappare. Spero soltanto che con la prossima donna che incontrerai sarai più onesto e non la illuderai. -
Olivia fece per andarsene ma la voce di Eric la fece fermare e voltare su se stessa. - Non rinuncerò a te, Liv. Sarai mia di nuovo. -
- Hai avuto la tua possibilità e l'hai sprecata. Non ce ne sarà un'altra. -
Uscì dalla Opal Productions, salì in auto e si diresse verso casa. Aveva comprato da poco più di due anni una magnifica villa sulle colline di Beverly Hills, e aveva invitato a stare da lei la sua amica Lana. La conosceva da una vita ormai e ne avevano passate tante insieme. La prima volta che l'aveva incontrata era all'età di quindici anni. Olivia era appena stata accolta in una nuova casa, da una nuova famiglia, dopo essere stata scaricata da quella precedente. Si sentiva sola al mondo, rifiutata da tutti. E poi era accaduto qualcosa di unico. Appena entrata nella casa aveva incontrato gli occhi azzurri di Lana, lo stesso sguardo triste e la stessa storia alle spalle, ed erano diventate subito amiche. Di due anni più vecchia, Lana l'aveva trattata da subito come la sorellina più piccola. La difendeva da tutto e tutti e appena aveva compiuto la maggiore età l'aveva portata a vivere con lei in un appartamento, le aveva trovato un lavoro come cameriera in un bar e proprio grazie a quel lavoro era stata scoperta da un agente e lanciata nel mondo dello spettacolo. All'inizio Olivia aveva lavorato come modella, e intascare i primi assegni era stato come un sogno. Finalmente era indipendente e non aveva bisogno di nessuno. Quando era diventata una star planetaria non aveva esitato a portare con sé Lana in California e l'aveva fatta diventare la sua manager e assistente. Era lei a capo del suo entourage composto da parecchie persone: avvocati, addetti alle pubbliche relazioni, truccatore, parrucchiere, la personal shopper e svariati assistenti. Bastava che Olivia schioccasse le dita e qualcuno arrivava immediatamente per esaudire ogni suo desiderio. Ma in verità, non aveva quasi mai bisogno di nessuno, preferiva arrangiarsi e fare una vita semplice, lei e la sua amica Lana.
Arrivata davanti alla villa, aprì il cancello con il telecomando. Parcheggiò la macchina nel garage ed entrò in casa dalla porta sul retro. - Tesoro, sono a casa! -
Si salutavano sempre così, in modo scherzoso. Lana era in cucina impegnata a cucinare. - Com'è andato l'incontro con il tuo corteggiatore? -
Olivia si versò un bicchiere di vino e si sedette sullo sgabello di fronte all'isola della cucina. - Mi vuole e non la smetterà finché non capitolo. -
- Wow. - Lana si girò verso di lei con la paletta di legno in mano, gocciolando salsa di pomodoro sul marmo immacolato del pavimento. - Beh, questo si era capito dalle centinaia di rose rosse che ti ha mandato questa settimana. -
Gemendo per il disappunto, Olivia appoggiò la fronte sul piano freddo dell'isola. - Come dovrei comportarmi adesso? -
- Io lo frequenterei, mi divertirei con lui e poi... bam... lo mollerei come ha fatto lui con te. Ma questo è il mio modesto parere e tu sai bene quanto io sia spietata con gli uomini. -
- Io non capisco. Perché venirmi a cercare dopo tutto questo tempo? - Olivia alzò la testa e fissò l'amica. - C'è sotto qualcosa, Lana, me lo sento. -
Proprio in quel momento il cellulare di Olivia squillò, il numero era sconosciuto ma rispose lo stesso. Dall'altra parte la voce di una donna le parlò esitante. - Olivia cara, sono Julia Ashworth. Ho chiesto a mia figlia Naomi il tuo numero di telefono perché volevo invitarti domenica mattina per un brunch. -
- Signora Ashworth, è una sorpresa. - Olivia scosse la testa fissando Lana che si era avvicinata per sentire la conversazione.
- Ti prego chiamami Julia. - la donna rise allegramente. - Ho visto proprio ieri in un giornale che la tua fondazione Hearts' Children, il mese scorso ha inaugurato un nuovo centro per ragazzini orfani, e ho pensato che magari t'interessasse avere il mio aiuto, per una piccola raccolta fondi. -
Lana alzò le spalle e tornò ai fornelli mentre Olivia avanzava verso la vetrata che dava in giardino, quella sera lasciata aperta. - È un pensiero gentile, Julia, non riuscirei mai a dirle di no. Ho molto a cuore la mia organizzazione e accetto molto volentieri il suo aiuto. -
- Allora è confermato, domenica alle dieci, ti aspetto. A presto, cara. -
Olivia entrò in casa pensierosa mentre Lana apparecchiava con delle tovagliette il piano dell'isola e serviva la pasta nei piatti, sempre fissandola curiosa. - È una gentilezza inaspettata da parte della signora Ashworth. Pensi che ci sia Eric dietro a tutto? -
- Non lo so, ma lo scoprirò domenica. -

La macchina di Olivia si fermò davanti alla villa degli Ashworth. Scese dalla macchina e un ragazzo accorse subito per spostare l'auto. Olivia salì la scalinata e un maggiordomo le aprì la porta d'entrata, facendola accomodare nell'enorme atrio. Quello sfoggio di ricchezza la metteva a disagio, e non si sarebbe mai abituata a tutto lo sfarzo che la circondava. Lei, che non aveva mai avuto una casa tutta sua se non quando ormai era grande. Una delle cameriere l'accompagnò fino alla veranda dove c'era Julia Ashworth intenta a leggere il giornale. Appena la donna la vide si alzò felice e le andò in contro, dandole un bacio sulla guancia. - Stavo proprio leggendo la recensione del tuo ultimo film, uscito recentemente nelle sale. Un'interpretazione, a mio avviso, eccezionale. Forse stavolta vincerai una statuetta. -
- La ringrazio Julia, ma spero di vincerla con Amore perduto. Ho messo tutta me stessa per girare quel film. - si sedettero e Julia le versò il caffè in una tazza.
- Non vedo l'ora che esca per andare a vederlo con mia figlia Amelia. - Julia prese un sorso di caffè. - Lei ti adora e avrebbe tanto voluto esserci oggi ma è all'università, sotto esami. Ma parliamo dell'argomento che ti sta più a cuore: Hearts' Children. Vorrei organizzare un evento benefico per te. Vedi, negli ultimi mesi mi sono accorta che organizzare eventi non è solo un passatempo ma una vera e propria passione, così, eccomi qua, a supplicarti di prendere in considerazione l'idea che sia io a organizzare tutto. -
Olivia si prese qualche secondo per riflettere mentre sorseggiava il caffè. L'idea non era male, visto che di solito erano lei e Lana a occuparsi dell'organizzazione, e sapere che fosse proprio Julia a fare quel lavoro la tranquillizzava. - Accetto. -
- Davvero?! -
La donna sembrava al settimo cielo e batté le mani soddisfatta. - Sì, ero presente all'ultima festa che ha organizzato qui ed era fantastica. Con la sua esperienza sarà di sicuro un successo. -
Parlarono per una buona mezz'ora del budget, della possibile location fino a quando Julia la fissò incuriosita. - Posso chiederti perché hai tanto a cuore quei bambini orfani? -
- Per il semplice fatto che sono stata una di loro. - ammise Olivia serenamente. - So cosa significa essere soli al mondo, rifiutata da coppie in cerca di figli, solo perché hai una costituzione fragile e sempre malaticcia. Io voglio aiutare quei bambini, per fargli capire che non sono soli, che hanno una possibilità come tutti gli altri di essere felici, e meritano di avere una vita meravigliosa. -
- Con te ora ce l'hanno. -
Olivia sussultò al suono di quella voce e si girò per incontrare lo sguardo di Eric, che la fissava con un misto di dolcezza e orgoglio.
- È molto bello quello che fai, cara. - il telefono di Julia squillò e si scusò lasciandoli soli.
Sarà stato un caso o forse era destino.
Eric approfittò dell'assenza della madre per sedersi vicino a lei e riempirsi il piatto di pancakes. - Beh, io speravo in una cena con te, ma mi accontenterò di un brunch. -
- Sono qui per tua madre. -
- Adesso sei qui da sola con me. - le appoggiò una mano sulla sua e le accarezzò il dorso con il pollice. - Vieni a cena con me stasera, ti prego. -
- Hai cambiato tattica? - Olivia appoggiò il mento sulla mano lasciata libera. - Basta fiori? -
- Probabilmente quando tornerai a casa le rose saranno già dentro ad un bel vaso ad aspettarti, se ovviamente, Lana ha avuto la decenza di sistemarle. Altrimenti le troverai fuori dalla porta dove te le ho lasciate poco fa, prima di venire qua. -
Olivia scosse la testa divertita. - Se esco a cena con te, e ripeto se, poi la smetterai di darmi il tormento? -
- Non credo di riuscirci. - con un sospiro, Eric si appoggiò allo schienale della sedia, senza lasciarle la mano. - Accidenti, Liv, con questo vestito addosso sei uno schianto e mi è difficile rimanere qui seduto vicino a te e poterti accarezzare solo una mano. -
- Sei sempre stato bravo con le parole. - replicò lei fissandolo negli occhi violetti. - Anche con le altre ti comporti così? Le seduci e poi le abbandoni? -
Chinandosi verso di lei, Eric le bisbigliò. - Per una sola volta vorrei che non ricordassi quello che è successo dieci anni fa. Ho fatto uno sbaglio, Liv, per quanto vuoi rinfacciarmelo? -
Aveva ragione lui, se continuava in questo modo non sarebbe mai riuscita a vederlo sotto un'altra luce e a dargli una possibilità, perché, per quanto l'aveva fatta soffrire era pur sempre ancora attratta di lui. Era un bell'uomo, che la stava invitando a cena, e nessun'altra al suo posto avrebbe rifiutato un invito del genere. Gli strinse la mano e lo guardò dritto negli occhi. - Per ora posso darti solo una cena. -
Lo sguardo deluso di Eric scomparì quasi subito, sostituito da un sorriso raggiante. - È sempre qualcosa. Ti passo a prendere stasera alle otto. -
- No, mandami un messaggio a questo numero... - prese dalla borsa un taccuino e la penna, scrisse il suo numero di telefono e gli porse il foglietto. - ...per dirmi il nome e l'indirizzo del ristorante, e io sarò lì. -
- Liv... -
- Uscirò a cena con te, ma alle mie condizioni. - lo interruppe Olivia prima che potesse convincerla in qualche maniera. - Hai detto di essere paziente e allora, ti prego di esserlo. -
Julia tornò a sedersi al tavolo e Olivia ne approfittò per togliere la mano da quella di Eric. - Era mia figlia Amelia al telefono. La settimana prossima torna a casa per una piccola vacanza e voleva sapere, Olivia, se sei interessata a passare un giornata di shopping con noi. -
- Purtroppo sono molto impegnata con le riprese del film che sto girando e non so se riesco a liberarmi. - non se la sentiva proprio di passare un'intera giornata assieme alla madre e alla sorella di Eric.
La donna parve riflettere per qualche minuto. - Allora perché non ti fermi a pranzo oggi? Fra poco arriverà Naomi con il suo fidanzato e ho bisogno di una mano in cucina. -
- Mamma, hai una cuoca che pensa a tutto. - Eric sembrava più confuso di lei.
- Le ho dato un giorno di ferie. - quella donna proprio non sapeva raccontarle le bugie e Olivia non sapeva che cosa avesse in mente. - Eric, dov'è tuo padre? Non eravate andati a golf insieme? -
- Si è fermato a festeggiare la sua vittoria al country club. -
A Olivia scappò una risata. - Eric Ashworth che perde? -
- Già. - Eric le sorrise prima di bere un sorso di caffè. - Mio padre è imbattibile e se perde è solo perché lo vuole lui. -
- Vado in cucina a vedere cosa si può preparare per pranzo. -
- Ah, mamma, lo sai dove si trova o devo accompagnarti? -
Julia si fermò dietro di lui e gli tirò un orecchio. - Smettila di fare lo stupido e comportati bene con la nostra ospite. -
Lilian Gracer
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