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Lisa Ginzburg, figlia di Carlo Ginzburg e Anna Rossi-Doria, si è laureata in Filosofia presso la Sapienza di Roma e perfezionata alla Normale di Pisa. Nipote d'arte, tra i suoi lavori come traduttrice emerge L'imperatore Giuliano e l'arte della scrittura di Alexandre Kojève, e Pene d'amor perdute di William Shakespeare. Ha collaborato a giornali e riviste quali "Il Messaggero" e "Domus". Ha curato, con Cesare Garboli È difficile parlare di sé, conversazione a più voci condotta da Marino Sinibaldi. Il suo ultimo libro è Cara pace ed è tra i 12 finalisti del Premio Strega 2021.
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Writer Officina
Autore: Salvatore Scalisi
Titolo: Una questione di matematica
Genere Thriller
Lettori 3560 39 56
Una questione di matematica
Parker si sveglia di soprassalto. Il detective, disteso supino sul letto, non impiega molto a capire che si è trattato di un incubo, molto simile a quelli avuti in passato, con la sola differenza che questa volta il mostruoso insetto ha un nome e un volto: la sua ex professoressa di matematica. Il destino non è benevolo nei suoi confronti, mettendogli sulla strada una figura tanto lontana nel tempo e alquanto deleteria nella sua metamorfosi. Il detective pensa che al momento non è il caso, visto l'ora, di soffermarsi troppo sull'argomento e così, dopo aver guardato Norah al suo fianco che dorme beatamente, socchiude gli occhi provando a riaddormentarsi.

***

Alla fine è riuscito con fatica a riprendere il sonno, ma il risveglio non è tra i più felici; affrontare la giornata lavorativa dopo una notte da incubo non è il massimo che ci si può aspettare, quindi è opportuno rimboccarsi le maniche e tuffarsi nella quotidianità. Il lavoro è lavoro, ma darsi un appuntamento fuori dal centro abitato e in un posto isolato, all'interno di un piccolo casolare, è quanto meno insolito.
- Mi scusi per il luogo ... - dice l'uomo, un distinto cinquantenne, con un'aria frastornata.
- Be', non fa nulla – risponde Parker.
- Spero che non mi abbiano seguito. –
Parker l'osserva attonito.
- Di chi parla? –
- Dei miei nemici, i mostri. –
L'espressione del detective si fa sempre più perplessa.
- Mi faccia capire, chi sarebbero i nemici, i mostri come li chiama lei? –
- Sono dei mostri, che lei ci creda o no. –
Parker ha un gesto di incredulità.
- Non metto in dubbio la sua buona fede, ma io su questo argomento ho già i miei problemi ... -
- Anche lei è perseguitato dai mostri? –
- In qualche modo, sì ... mi dica piuttosto in cosa posso aiutarla. –
- Ad allontanarli e abbatterli se necessario. –
- Di chi sta parlando? –
- Dei mostri, naturalmente. È questo l'aiuto di cui ho bisogno, liberarmi da essi. Non so quanti siano, uno, due, forse tre o magari molti di più. –
- Ci risiamo ... - si lascia sfuggire Parker.
- Cosa? – replica l'uomo.
- No, nulla, solo pensieri ... senta, credo che lei abbia sbagliato persona, glielo dico con sincerità, io non posso darle nessun aiuto, sono un investigatore privato e non uno sterminatore di mostri. –
- La pagherò profumatamente. –
- Non è questione di denaro, ma di competenze, ed io ne ho abbastanza di mostri, alieni e quant'altro; perché è di questo che stiamo parlando, giusto? –
- Non lo so ... -
- Ecco, tutto ritorna, io non sono adatto per questo tipo di lavoro e non posso darle nessun consiglio in merito se non di non perdere tempo inutilmente con me. Le auguro buona fortuna – dice Parker in procinto di porre fine alla conversazione.
- Lei non è tipo di tirarsi indietro, almeno da quello che ne so, perché dovrebbe farlo proprio con me? –
- Da qualche parte bisogna pur iniziare, ed è toccato a lei, mi dispiace. –
- Potrebbe pentirsene ... la mia vita è in pericolo. –
- No, non ci casco, questo è un ricatto vero e proprio. Nulla di personale, mettiamola così, diciamo che sono strapieno di impegni e di conseguenza non sarei per lei un buon investimento. La ringrazio per la fiducia, augurandole nuovamente buona fortuna. –

***

Parker non se l'è sentita di accettare un lavoro che, apparentemente, sembra una fotocopia di un paio di altri casi e, tra questi, quello della sua ex professoressa di matematica, i cui ricordi ancora recenti hanno turbato non poco le sue notti, sia per le modalità dell'incarico ricevuto che per quanto riguarda il precario equilibrio psichico dei clienti.

La giornata non è iniziata nel migliore dei modi e Jennie cerca di tirare su il morale del detective col solito caffè, ma ad un certo punto, senza nemmeno farlo apposta, bastano poche parole per ottenere l'effetto contrario.
- La cosa buffa è che anche lui insegni matematica – dice la donna, sorseggiando la bevanda.
- Cosa? È un professore di matematica? – chiede attonito Parker, seduto dietro alla scrivania.
- Sì, perché, non lo sapevi? –
- No. –
- Credevo che ne avessimo parlato. –
- Stai pur certa che se fosse stato così me ne sarei ricordato. Non mi sono sbagliato sul suo conto, è dello stesso stampo della mia ex professoressa di matematica. Ma cos'hanno questi insegnanti? –
- Non chiedermelo, forse i numeri gli danno alla testa – risponde con un sorriso la bionda segretaria.
- Ci puoi contare – replica Parker, bevendo il caffè. – Speriamo che il professore non sia insistente come la sua collega. –
A un tratto il volto di Jennie assume un'espressione seriosa.
- Cosa c'è? – le chiede il detective.
- Ci ha tempestato di telefonate. –
- Chi? –
- La tua ex prof. Ho provato a farla ragionare, ma ... sembra che non abbia voglia di ascoltare; non mollerà facilmente. –
- Di male in peggio. Hai qualche idea su cosa fare? –
- L'unica speranza è che alla fine si stanchi di sbattere contro un muro, anche se dimostra di avere la testa dura – risponde la donna.
- Già. È una guerra di nervi, sono curioso di vedere chi la spunterà. –
- Non vorrai dargliela vinta? –
- Non ci penso nemmeno. –

***

L'unico modo per allontanare i cattivi pensieri, potrebbe sembrare un gioco di parole, è non pensarci e tuffarsi nel lavoro. In questo non ci sono problemi, perché di lavoro ce né in abbondanza, frutto di una società ormai allo sbando. Parker, come tanti altri, è il paladino della giustizia su cui non ha mai fatto mistero, come se la sua fosse una missione dettata da forze superiori. Naturalmente, questa sua posizione non è ben vista da tutti e comporta dei rischi; sì, è vero, messi in conto, a cui però non si dà molto peso fino a quando non ci si trova a tu per tu con i denigratori.

- So chi sei – dice l'uomo con tono perentorio.
- Davvero? – risponde Parker, interrompendo la sua camminata che l'avrebbe portato alla vettura.
- Sì, sei un gran figlio di puttana! –
- Non è un bel modo di presentarsi. –
- Vaffanculo! –
- Qual è il problema? –
- Sei tu il problema, non l'hai ancora capito?! –
- Senti, ho già la luna storta e stavo faticosamente ritrovando la giusta serenità, perciò ti chiedo gentilmente di non metterti di mezzo. –
- Altrimenti? –
- Altrimenti ... divento una bestia. –
- Sei un duro, non è così? –
- Perché non vieni al nocciolo della questione. –
- Davvero non ti ricordi di me? –
- Mi dispiace, la tua fisionomia non mi dice nulla. –
- Ho trascorso per colpa tua cinque anni della mia vita chiuso in una cella. –
- Sai una cosa, ti è andata bene, di solito coloro che affido alla giustizia vi rimangono dentro e buttano via la chiave. Per non parlare di quelli che spedisco all'inferno. Quindi, ti consiglio di goderti questo privilegio. –
- Mi hai rotto con il tuo cazzo di sermone! – l'uomo sta per avventarsi su Parker con un gancio, il quale, schivato il colpo, gli scarica un micidiale diretto sul volto, mandandolo pesantemente giù per terra.
- Non dirmi che non ti avevo avvisato – dice il detective, volgendo lo sguardo sul corpo tramortito e inerme dell'incauto uomo.

***

Parker, accosta e ferma la berlina. Sceso dalla vettura, s'incammina verso un edificio dinanzi alla cui entrata si è creata una fila di indigenti che si muove lentamente per essere inghiottita al suo interno. Il detective attende in disparte che l'operazione si concluda, per poi entrare nella struttura. Egli si ritrova in una grande sala piena di tavoli occupati da povera gente a cui viene data la possibilità di consumare il pranzo servito su un vassoio dai numerosi volontari. Parker, si avvicina a uno di loro.
- Scusi, dovrei vedermi con Sarah. –
- In questo momento è in cucina, se vuole la chiamo, o può andarci lei stesso se lo desidera – risponde il volontario.
- Ok, vado io. –
- La cucina è da quella parte a sinistra. –
- Grazie. –
Parker, raggiunge la cucina, nella quale ci sono alcuni volontari che si danno da fare nel pulire e sistemare ogni cosa a suo posto, e tra questi c'è una donna che si avvede della presenza del detective, avvicinandosi.
- Lei è il signor Parker, immagino – chiede la giovane donna.
- Sì, lei è Sarah. –
- Sì. Le ho dato appuntamento qui per farsi un'idea dell'ambiente in cui è costretta a vivere una fetta della nostra popolazione. –
- La conosco bene, purtroppo, di sicuro non come lei. –
- In verità non si finisce mai di conoscerlo abbastanza, e questo vale anche per me, glielo assicuro. –
La donna, seguita da Parker, lascia la cucina, attraversa parte della sala ed esce dall'edificio.
- Le ho accennato qualcosa per telefono ... - dice la volontaria, fermandosi poco distante dall'ingresso della mensa.
- Sì, di due senza fissa dimora scomparsi nel nulla – risponde Parker.
- Proprio così. Sono preoccupata, ho provato a cercarli in giro e contattarli al cellulare, ma niente, nessuno sa che fine abbiano fatto. –
- Potrebbero aver deciso di cambiare aria, di solito chi vive in strada lo fa, è un modo come un altro per rigenerarsi dentro – osserva Parker.
- Non loro, in ogni caso me ne avrebbero parlato perché tra noi si era instaurato un bel rapporto di amicizia; lo dico davvero, senza ipocrisia. –
- Sospetta qualcosa? –
- Non lo so, non vorrei farmi cattivi pensieri, ma ... -
- Se ha voluto il mio aiuto ci sarà pure un motivo. –
- Già. –
- Si è rivolta alla polizia? –
- No, siamo stati tentati nel farlo. Parlo a nome di un gruppo di volontari con i quali ho condiviso l'affetto nei confronti dei due sfortunati ospiti, alla fine si è deciso di rivolgerci a un investigatore privato, il migliore e tra i più costosi che ci sia in circolazione. Per quanto riguarda il suo onorario, spero tenga presente delle nostre modeste possibilità economiche, nonché della sua sensibilità per il nostro operato ... -
- Non spetta a me dire se sono il migliore investigatore privato o meno, e nemmeno il più costoso e, su quest'ultima, posso assicurarle che non litigheremo affatto. –
- Grazie. –
- Devo sapere quante più notizie possibili sui due sfortunati ospiti. –
- Ok. Non è molto, ma spero possono esserle d'aiuto. –

***

Avute le informazioni sui due clochard scomparsi, non molte, come aveva detto la donna, Parker deve darsi da fare per reperirne altre, il che non è una novità, ma in questo caso pensa di avvalersi dell'aiuto di un caro amico: Rob, l'ex senza fissa dimora. L'uomo, sembra aver chiuso definitivamente con la sua vecchia vita, o meglio dire, non vita, ed ora sta con una sua vecchia amica, così definisce il suo rapporto, anche se c'è da scommettere che va al di là della semplice amicizia. Ma chissà perché, lui non lo ammetterebbe mai.
- Sono contento che ci siamo rivisti – dice Rob, seduto a un tavolo di un bar insieme all'amico e in compagnia dell'immancabile “bionda”.
- È un piacere anche per me – replica Parker, sorseggiando la bevanda. – Ti chiedo scusa se mi sono un po' perso, sai gli impegni ... -
- Ti capisco. –
- Tutto bene? – gli chiede il detective.
- Sì, continuo a usufruire della cordiale ospitalità della mia amica; certo, io non me ne sto con le mani in mano, faccio qualsiasi lavoro che mi capiti, in modo da poter contribuire con le spese. –
- Mi sembra giusto. Sono felice per te, lo meriti, sei una brava persona. –
- Mi hai accennato per telefono dei due clochard scomparsi nel nulla – dice Rob.
- Sì, e ho pensato che tu potessi darmi un aiuto – risponde Parker.
- Se posso lo farò ben volentieri. –
- Vedi che si tratta di un lavoro, quindi verrai regolarmente pagato. –
- Dai, non è giusto, siamo amici, con te non lo faccio per denaro. –
- Lo so, ma i soldi li tira fuori la cliente ed è giusto prenderli. –
- Se è così ... -
- Sì, è così. –
- Allora, ok. –
Parker gli parla dei due clochard scomparsi.
- Uno dei due lo conosco – dice Rob. – Scambiavamo di tanto in tanto due chiacchiere, nulla di più. Sembrava un tipo tranquillo. Vedevo che girava spesso insieme a un altro “collega”, presumibilmente si tratta dell'altra persona scomparsa. –
- Già. –
- Potrebbero aver cambiato città, a un certo punto anche i clochard si annoiano della solita routine. –
- La cliente non è d'accordo su questa ipotesi. –
- A chi può interessare la scomparsa di un clochard, due, tre o quelli che siano? – si domanda Rob.
- Si dice che ognuno di noi abbiamo il nostro angelo custode – risponde il detective.
- Già, in fondo ce l'ho anch'io. –
- Davvero? – replica sornione Parker.
- Sì, e ne sarò sempre debitore. Qualsiasi cosa tu abbia bisogno, conta pure su di me. –
I due amici alzano i boccali di birra, brindando alla loro amicizia.
Salvatore Scalisi
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