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Erri De Luca. Nato a Napoli nel 1950, ha scritto narrativa, teatro, traduzioni, poesia. Il nome, Erri, è la versione italiana di Harry, il nome dello zio. Il suo primo romanzo, “Non ora, non qui”, è stato pubblicato in Italia nel 1989. I suoi libri sono stati tradotti in oltre 30 lingue. Autodidatta in inglese, francese, swahili, russo, yiddish e ebraico antico, ha tradotto con metodo letterale alcune parti dell’Antico Testamento. Vive nella campagna romana dove ha piantato e continua a piantare alberi. Il suo ultimo libro è "A grandezza naturale", edito da Feltrinelli.
Maurizio de Giovanni (Napoli, 1958) ha raggiunto la fama con i romanzi che hanno come protagonista il commissario Ricciardi, attivo nella Napoli degli anni Trenta. Su questo personaggio si incentrano Il senso del dolore, La condanna del sangue, Il posto di ognuno, Il giorno dei morti, Per mano mia, Vipera (Premio Viareggio, Premio Camaiore), In fondo al tuo cuore, Anime di vetro, Serenata senza nome, Rondini d'inverno, Il purgatorio dell'angelo e Il pianto dell'alba (tutti pubblicati da Einaudi Stile Libero).
Lisa Ginzburg, figlia di Carlo Ginzburg e Anna Rossi-Doria, si è laureata in Filosofia presso la Sapienza di Roma e perfezionata alla Normale di Pisa. Nipote d'arte, tra i suoi lavori come traduttrice emerge L'imperatore Giuliano e l'arte della scrittura di Alexandre Kojève, e Pene d'amor perdute di William Shakespeare. Ha collaborato a giornali e riviste quali "Il Messaggero" e "Domus". Ha curato, con Cesare Garboli È difficile parlare di sé, conversazione a più voci condotta da Marino Sinibaldi. Il suo ultimo libro è Cara pace ed è tra i 12 finalisti del Premio Strega 2021.
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Self Publishing. In passato è stato il sogno nascosto di ogni autore che, allo stesso tempo, lo considerava un ripiego. Se da un lato poteva essere finalmente la soluzione ai propri sogni artistici, dall'altro aveva il retrogusto di un accomodamento fatto in casa, un piacere derivante da una sorta di onanismo disperato, atto a certificare la proprie capacità senza la necessità di un partner, identificato nella figura di un Editore.
Scrittori si nasce. Siamo operai della parola, oratori, arringatori di folle, tribuni dalla parlantina sciolta, con impresso nel DNA il dono della chiacchiera e la capacità di assumere le vesti di ignoti raccontastorie, sbucati misteriosamente dalla foresta. Siamo figli della dialettica, fratelli dell'ignoto, noi siamo gli agricoltori delle favole antiche e seminiamo di sogni l'altopiano della fantasia.
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Autore: Giada Bianco
Titolo: I sette re caduti
Genere Fantasy
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I sette re caduti
Gli annali di Halya - I annale.

La genesi di Halya
Adonai il grande Dio che creò una nuova terra e la vita.
Il Dio però venne ingannato, dalla prima donna. Infuriato, prese i quattro figli rinnegati della donna facendoli diventare i Prescelti di un grande piano ineffabile. Adonai, donerà a loro quattro terre vergini, culla natale della magia e delle creature magiche. Due di quelle terre saranno nemiche, portatrici di guerra e morte. I prescelti lasceranno le terre a sette eredi, che diventeranno grandi re. Essi fonderanno uno solo grandioso e potente regno nel nome della magia, dell'armonia e della pace per ogni creatura. Le sorti del regno saranno destinate a frantumarsi, per un infido complotto di due traditori. Un astuto assassino e un giovane elfo dal grande destino segneranno e cambieranno per sempre le magiche terre di Halya.
...
Adonai, così lo chiamavano gli antichi dei tempi passati. In realtà; nessuno sapeva allora come oggi quale fosse il suo nome o tanto meno il suo aspetto. Nei vecchi scritti lo descrivono come: fumo, luce e nubi. Adonai sarà per sempre un mistero, nessuno oggi come ieri ha dubbi su chi esso sia: il creatore. Il grande Dio misterioso e ignoto, come la sua immensa potenza e misericordia.
Non fu mai precisato dagli scritti del tempo dove abitasse. Qualcuno azzardò quale fosse la sua dimora, che non fosse materiale ma bensì celestiale. Si iniziò a credere che Adonai abitasse tra cielo e nuvole, perché dall'alto che arrivava la sua saggia voce.
Su Adonai non si sa chi fosse e cosa facesse prima di diventare il creatore. Soprattutto... Come gli venne l'idea di creare un mondo? Poeti e romantici, sostengono che fu la solitudine che lo spinse a creare, mentre i narcisisti e critici lo accusano di voler saziare il suo gigantesco ego.
Ipotesi e supposizioni come tutto ciò che riguarda Adonai, sta di fatto che senza troppi perché o per come ... Lui creò!

Un tempo Adonai si svegliò, intorno a lui vi era solamente l'oscurità compagna della fredda luna e delle lontane stelle. Stanco del buio, creò la luce del sole tanto bella ai suoi occhi. Insieme, la luce e il buio meritavano di essere ammirati da qualcosa e non perse l'occasione per creare. Creò l'universo, tra i tanti pianeti uno su tutti lo colpì nonostante fosse tra i più piccini, Adonai decise di chiamarlo Haàretz.
Il giorno successivo decise di osservare da vicino quel piccolo mondo, toccandolo nacque la natura che iniziò a espandersi per il lungo e per il largo. Scopri i nuovi colori che i fiori mostravano e lo smeraldo che regnava sui prati e sui monti. Il pianeta era ricco : alberi, prati, fiori, sabbia, terra e rocce. Lui era talmente felice che si commosse, versando sulla terra una lacrima. La lacrima di gioia inondò il giovane pianeta, creando fiumi, laghi e mari. Felice osservò la sua amata Haàretz per un giorno interno, guardandola in ogni dettaglio e fra le sue varie sfaccettature notò che qualcosa si muoveva nell'acqua. Allungando la mano afferrò la nuova forma di vita con squame e pinne. La sua lacrima aveva creato una nuova vita. Emozionato decise di donare ancora più vita al mondo; gli animali.
La natura era splendida, ma troppo silenziosa per i suoi gusti. Nella sua creatività iniziò a sbizzarrire come un pittore o un bambino. Creo un'infinità di animali:grandi, piccoli, minuscoli, alcuni con il sangue caldo altri freddo, mammiferi, volatili e rettili. Alcuni si mimetizzavano nella vegetazione diventando prede o predatori, altri avevano colori accesi e invidiabili.
Il pianeta Haàretz era bellissimo, non mancava nulla e Adonai era contento come la flora e la fauna di quel tempo. Sembrava che nel mondo perfetto non mancasse nulla e che alcuna cosa che potesse rovinarlo.
Adonai era fiero di sé, ma in quella perfezione sentiva che mancava una ultima cosa. Pensando cosa potesse mancare nel suo pianeta perfetto, decise di passare il suo tempo a modellare argilla che trovò in riva a un fiume. Man mano che maneggiava la pasta, qualcosa di nuovo stava per nascere dalle sue mani, lui era tanto euforico convinto che quella fosse la perfezione. Alcuni animali incuriositi lo accerchiarono euforici come lui, molti però si nascosero e altri scapparono entrambi per la paura di quella nuova creazione che stava per nascere; temevano che esso avrebbe rovinato la loro quiete.
Adonai spalancò gli occhi davanti alla sua creazione migliore: l'uomo. L'uomo fu l'unica sua creazione più vicino alla sua immagine e somiglianza, fissando la pasta modellata sentiva di amarlo e di doverlo proteggere. Soffiò sulla pasta e il dono della vita, in breve il grigio divenne rosa e il fango carne. Adonai, chiamò il primo uomo Avraham.
Adonai era felice e Avraham nei suoi confronti era eternamente grato per avergli donato la vita, lo chiamò padre promettendogli che non l'avrebbe mai deluso.
Adonai mostro la Haàretz nata da poco come suo figlio, libero e nudo in un mondo ricco di una foresta vergine, da accudire e proteggere.

La luce del giorno se ne andò e Adonai lasciò solo Avraham con la natura e gli animali. La natura era piacevole al chiaro di luna, il canto degli uccelli una simpatica melodia, alcuni animali si fecero coccolare, addormentandosi al suo fianco, altri scapparono mentre molti erano troppo liberi e selvaggi per avvicinarsi a lui.
Avraham fissando il chiaro di luna, provo una nuova sensazione; la fame. Adonai gli raccomandò cosa poter mangiare e cosa no, ma quella sera era troppo stanco per alzarsi dall'ozio per procurarsi cibo. In poco tempo però scoprì che la sensazione di vuoto nello stomaco non era nulla paragonata a quello che aveva nel cuore; eppure possedeva tutto. Piangendo nel cuore della notte chiamò Adonai,battendosi il petto con un pugno si inginocchiò davanti al padre.
- Adonai mio padre, sento un vuoto qua nel petto... Cosa potrà essere? Mi avete donato Haàratez, la natura, gli animali, la luce e il buio... Eppure mi fa male. Cosa mi fà così male padre? Perché è così forte? - Adonai lo sollevò con il suo amore e gli sorrise, spiegandogli che il male che sentiva proveniva dal cuore, scrigno delicato e segreto della sua anima, profondo come il mare eppure grande come un pugno.
Adonai era molto stanco, decise ugualmente di fare un ultimo regalo al suo amato figlio, doveva creargli una compagna da rispettare e amare, proprio come fece con gli animali.
Prese dell'argilla, e iniziò a modellare la sua compagna di vita.
Il soffio di vita raggiunse l'ultima creazione una donna bellissima, Adonai la chiamò Chawwah. Chawwah era uguale a Avraham, ma le sue forme erano aggraziate e soffici, non aveva muscoli perché la forza Adonai gli la mise nello spirito. Il padre fu commosso dinanzi alla bellezza di sua figlia, considerandola la più bella di tutte le sue creazioni.
Avraham si perse anche esso nella perfezione della sua nuova compagna di vita, innamorandosi di lei e del rossore sulle gote, prendendola per mano lei diventò sua per sempre. Adonai, guardò i due innamorati e decise di fare un regalo a Chawwah, il dono di dare la vita. Una nuova vita poteva crearsi in lei, crescere per poi nascere e donarsi alla terra, cibandosi del latte del suo seno caldo e morbido. La bellezza assoluta generò a sua volta la perfezione stessa. Avraham da parte sua non poteva tirarsi indietro al dono della vita, doveva proteggere Chawwah continuando ad amarla e sostenerla.
Il primo uomo e la prima donna si amarono fin da subito, ringraziando Adonai ogni giorno per i doni che fece a loro. Nulla cosa poteva distruggere quella bella terra, rigogliosa di vegetazione e ricca di animali e amore.

Con il passare dei giorni e del tempo Avraham e Chawwah, per quanto si amassero si accorsero che non era facile stare insieme. Sembrava facile stare insieme con armonia osservando gli animali del cielo e della terra, ma per loro non era semplice pur essendo così simili e belli.
Avraham, era forte e virile, non perdeva mai occasione per mostrare a Chawwah e alla natura le sue doti, abbattendo alberi e cacciando, spesso solo per divertimento. Si divertiva a superare i propri limiti, sfidando natura e animali cercando spesso guai. Amava il suo timbro di voce, tanto profonda simile a quella del suo padre o forse anche migliore. Spesso si faceva sorprendere da una gioia tipicamente fanciullesca o dalla noia e pigrizia adolescenziale. Lui parlava poco ma occasionalmente tantissimo. Ogni tanto ascoltata Adonai e Chawwah altre no, spesso orgoglioso agiva di testa sua. Chawwah lo amava nonostante i suoi difetti.
Vivere con Avraham non era certo una passeggiata, ma restare al fianco della bella Chawwah era difficile, la sua bellezza ammaliante spesso passava in secondo piano davanti al suo complesso carattere. Lei era fragile come una farfalla e forte come una tigre, non amava oziare lei doveva far qualcosa, le bastava muoversi senza stare con le mani in mano. Lei doveva fare! Davanti al dovere o alla fatica non si sottrae, aiutava spesso Avraham. Il suo carattere oscilla spesso come la chioma di un albero, passava dalla dolcezza alla furia di una leonessa. Sapeva cogliere le bellezze e farsi incantare da tale come una bambina o diventare velenosa come un serpente. Spesso lei rideva e subito dopo piangeva, passava da essere spensierata e finiva ansiosa. Lui la amava, ma spesso non la capiva, come poteva fare balzi così alti da uno stato d'animo all'altro, lui che restava tipicamente temperato nel suo umore.
Avraham e Chawwah erano alla pari nella loro vita e davanti ad Adonai, camminavano uno al fianco dell'altro per compiere il loro destino in quella maestosa terra.Nulla poteva rovinare quella serenità terrena e celestiale, eppure qualcosa andò storto.
Si dice che sia ingiusto puntare il dito e dare la colpa esclusivamente a Chawwah, perché si crede che fosse tutto frutto di un piano controverso di Adonai. Ciò non toglie che ognuno è responsabile delle proprie azioni, e presto o tardi bisogna pagarne il conto. Qualcun altro più docile sostiene che Adonai, per quanto fosse un padre amorevole, era vigile e ferreo sulle sue severe regole. I vecchi bacchettoni sono convinti che Adonai fosse stato fin troppo docile con i suoi figli, quelli presenti e quelli futuri.
Si pensa infine che... Ci sia un serpente o una mela all'inizio di questa storia; e forse c'è! Ma... Non in questa antica storia che inizia sulle rive di un fiume.

Haàretz era stata creata già da qualche anno e Avraham e Chawwah diventarono genitori. Entrambi si avvicinavano sempre più alla vecchiaia le loro spalle erano ben sorrette dalla numerosa e compatta prole, che ondeggiava in ogni fascia d'età.
Avraham, costruì una grande casa di fango e paglia per la sua famiglia, in mezzo a una soleggiata pianura circondata da alberi e colline per tenere lontano le bestie selvagge. Decise di costruire la casa lontano dal fiume Yarok per maggior sicurezza. Al fiume si recavano le bestie per abbeverarsi, si nascondevano animali pericolosi e l'acqua poteva straripare per poi distruggere la loro abitazione. Lui insegnò a i suoi figli maggiori i doni della terra e la ricchezza della caccia, così da seguirlo nelle sue imprese per procurarsi cibo. Con tante bocche da sfamare il cibo non bastava mai. Si rivelò un padre premuroso ma non molto paziente.
Chawwah, era un amorevole e dolce madre spesso però distratta e superficiale. Il suo lato più oscuro era dovuto probabilmente ai numerosi figli e figlie che doveva accudire e badare. Ogni giorno aveva molto da fare, ma per fortuna non mancavano anche per lei gli aiuti delle figlie maggiori. Uno dei suoi tanti compiti giornalieri era quello andare al fiume per procurarsi l'acqua e per lavare i suoi figli più piccoli.

In un mese particolarmente soleggiato e temperato, di un anno che ancora non aveva data e nome, la giornata iniziò. Avraham andò a caccia con i figli maggiori, le sue figlie restarono a casa per rammendare e cucinare. Chawwah invece si recò al fiume con i più piccoli.
La strada per il fiume Yarok era spesso ostile, Chawwah doveva cambiare tragitto per i vari inconvenienti, i figli dovevano camminare tutti con un unico passo, senza voltarsi in una lunga composta fila. Camminavano lungo i sentieri improvvisati e dismessi, pericolosi dove era facile cadere o perdersi.
Arrivati a destinazione il fiume era molto grande e scorreva impetuoso, ripido e tortuoso. Solo una scarsa manciata di rive erano accessibili con facilità e meno della metà di esse si trovavano affacciate al corso d'acqua abbastanza tranquillo. Nella poche zone tranquille del fiume lei lavava con amore i suoi figli.
Per lavarli non seguiva un preciso schema su chi lavare per primo o per ultimo, semplicemente prendeva chi gli capitava a tiro o chi si offriva volontario. Gli altri figli aspettavano giocando nel grande prato verde accanto al fiume, prima della fitta foresta, liberi di fare ciò che volevano. Chawwah impose a loro solamente una regola: “Chi è già stato lavato non può più giocare”. Chi era pulito in compenso poteva creare collane di fiori o divertirsi a contare le nuvole e trovare a loro una forma.

Chawwah stava lavando Aaron di dieci anni, gemello di Ariela che si teneva stretta alla tunica della madre. I due gemelli erano molto legati l'uno con l'altra pur essendo caratterialmente diversi. Aaron amava l'acqua e gli piaceva stare in compagnia di tutti i suoi fratelli, Ariela invece no. Ariela amava la calma e la solitudine, mentre la sua più grande paura era l'acqua, tremava solamente guardandola da lontano. Lei da sola non entrava mai in acqua.
Fuori dall'acqua erano rimasti altri tre figli da lavare: Gavriel, Betsabea e Delilah.
Gavriel aveva tredici anni, era impavido e astuto tra tutti i fratelli e sorelle, probabilmente era anche il più intelligente e megalomane. Un passatempo preferito di Gavriel era visitare luoghi nuovi e pericolosi, anche se ormai da tempo la terra non aveva più segreti per lui. Non temeva nulla, solo la sua fanciullezza, mentre moralmente e caratterialmente era un uomo. Quel giorno vegliava su un grande masso i fratelli e le sorelle come se fosse il loro padre, ogni tanto invece scrutava l'orizzonte. Betsabea e Delilah giocavano insieme nel prato. Betsabea aveva sette anni e nonostante fosse ancora piccola la sua bellezza era ineguagliata. Aveva lunghi capelli dorati e la sua pelle era pallida come la luna, dal suo sorriso usciva gioia e armonia, era sempre felice e solare. Si divertiva a fare facce buffe, saltellando e rotolando su e giù per far sorridere il piccolo e sfortunato fratello. Delilah aveva solamente tre anni, ed era il più sfortunato tra i fratelli. Lui nacque settimino, piccolo e tale rimase, in realtà sembrava non fosse mai cresciuto. Era fragile e mingherlino, nacque con una tremenda malformazione agli arti e al volto, la sfortuna però non lasciò scampo al piccolo che lo colpì in circostanze sospette una crudele malattia.
Gavriel sul suo masso, con lo sguardo lanciato verso il cielo vide una nuvola argentata avvolta da un fascio di luce dorata, guidata da una colomba bianca.
- ADONAI! - urlò il ragazzo saltando dal masso corse verso la madre.
Da molti anni iniziarono a temere Adonai, iniziando a chiamarlo con rispetto semplicemente Dio. Continuavano ad amarlo e venerarlo, pur accorgendosi che spesso era difficile seguire le sue regole, perciò era temuto. Soprattutto da Chawwah. Lei sapeva quanto fosse imprevedibile l'onnipotente; spesso le faceva visita senza dare un preavviso. Ogni volta che succedeva la madre e moglie voleva che tutto fosse:ordinato, pulito e perfetto, Avraham e figli compresi.
Chawwah sentì il figlio, il suo viso si fece pallido e la paura della presenza di Dio era pronta a giocarle un brutto scherzo. Trascinò Aaron fuori dall'acqua asciugandolo e vestendolo con indumenti lindi. La madre ordinò ai Figli Puliti di mettersi in fila in ordine, sistemò a loro i vestiti e i capelli elogiando e marchiarli con la perfezione. Velocemente si stirò con le mani la tunica e i capelli,mettendosi composta tra i figli.
Gavriel prese in braccio il piccolo Delilah e per mano Betsabea poi andò dalla spaventatissima Ariela che l'aiutò a uscire dall'acqua. Gavriel con sguardo perplesso si avvicinò con i suoi fratelli sporchi alla madre, che si dimenticò di loro.
- Cosa facciamo noi mamma? - chiese il ragazzo. Chawwah si ricordò di loro, e iniziò a guardarsi intorno per cercare una soluzione. Non poteva certo far vedere a Dio i suoi Figli Sporchi e non poteva farli tornare di fretta a casa, perché lui li avrebbe in ogni modo visti.
- Nascondetevi! - affermò d'impulso senza pensare troppo alle conseguenze e ai figli. Strappò Delilah dalle braccia forti e sicure di Gavriel per passarlo a quelle deboli e tremanti di Ariela.
- Dove mamma? - chiese Betsabea con paura e dolcezza
- Non lo sò ... dove volete. - rispose tagliando il discorso come se non gli interessasse. Chawwah fissò il cielo, la colomba si posò sul ramo, ormai mancava poco all'arrivo di Adonai. Guardò i Figli Puliti con orgoglio, poi distrattamente quelli sporchi e si incrociò con Gavriel imbronciato e severo, che la fece tornare in se.
- Betsabea... nasconditi nella radura che sta a nord. Ti verrò a prendere appena Dio se ne andrà. Te lo prometto. Ariela... - disse consolando la figlia in lacrime.
Ariela prese per mano la piccola sorella pensando che loro due e Delilah potessero raggiungere insieme la radura, fecero solamente pochi passi quando un urlò d'isteria della madre la fece fermare - NO!.. - urlò spezzando l'unione delle due sorelle - dovete stare separate solo così non vi troverà. -
Gavriel guardò sua madre con disprezzo e stupore, pensando quale fosse il senso della sua scelta. Lui era pronto a prendere nelle sue mani la situazione, prendendosi la responsabilità delle sue sorelle e di suo fratello. Avrebbe trovato loro un posto sicuro e a tempo dovuto li avrebbe guidati a casa. Voleva dire a sua madre del suo piano, però sentiva che non l'avrebbe preso in considerazione, nessuno lo faceva mai.
- Ariela va a sud con tuo fratello, segui il fiume poco distante troverai delle canne e delle grandi pietre. Nascondetevi li! -
- Mamma io ho paura dell'acqua - ripose con timore la figlia
- Fa come ti ho detto!. - ordinò - Quando in cielo non vedrai più Dio, torna da me. Vi aspettiamo qui. - Chawwah avvicinandosi diede un bacio sulla fronte alle figlie e al piccolo bambino sfortunato poi le spinse con arroganza per allontanarle da li.
Rimase solo Gavriel, l'ultimo Figlio Sporco senza un nascondiglio ma pieno d'idee e di rabbia. Chawwah, alla vista dell'ultimo figlio quasi sbuffò.
- Gavriel ... - disse scandendo una per una le lettere del suo nome.
- Non ti preoccupare madre - rispose lui allontanandosi - ci vediamo a casa. - Gavriel voltò le spalle alla madre e corse via lasciandola con i suoi Figli Puliti e con l'amaro in bocca. Oltre i Figli Puliti e l'amaro, sentii una sensazione d'impotenza e di fallimento, che saliva lungo il corpo colmando poi i suoi occhi.
- Chawwah ... - tuonò Dio e lei sull'attenti si scordò dei Figli Sporchi, pronta a sfoggiare quelli puliti.
I Figli Puliti e profumati attendevano l'arrivo di Dio, infila e composti come soldatini con fiori tra i capelli. Ai Figli Puliti poco importò dei fratelli rinnegati perché sporchi, senza pensare che potevano essere loro a disperdersi per il mondo. In realtà molti fratelli e sorelle non andavano d'accordo tra di loro, alcuni ignoravano i nomi di alcuni di loro.L'unico a cui importasse la sorte dei suoi fratelli e sorelle era Aaron, in pena soprattutto per la sua gemella. Oltre a essere in pena per loro era afflitto dal senso di colpa, perché lui fu l'ultimo a esser stato lavato.
La nube di Adonai arrivò da loro, la madre in mezzo ai figli si inginocchiò insieme alla sua prole.
- Buongiorno, mio buon Dio. Sono lieta che oggi sia giunto fin da noi... In visita. - recitò lei come se fosse una preghiera. Seguì un lungo silenzio che fece tremare l'anima di Chawwah, poi Adonai con probabile aria accigliata tuonò.
- Eppure... - disse seguendo una lunga pausa - mi temi! Eppure... tu tremi. -
- Ho lavato i miei figli nel fiume e le mie vesti sono ancora umide. Sarà per questo che mi vedete tremare. -
- Forse non mi aspettavi? Sembrerebbe che la mia sorpresa non sia gradita quest'oggi. -
- No... No certo che no, signore mio - mentì con voce strozzata - averla tra di noi è sempre un piacere e onore, padre mio, Dio onnipotente - Adonai rimase in silenzio avvolto dal suo manto di nuvole dorate.
- Noi siamo tutti qui per lei. Io e i miei figli, tutti qui. Puliti, in ordine e profumati solo per il vostro arrivo ... Mio signore. -
- Sono felice! - esclamò con sorpresa Adonai nel suo trono di nubi e fumo. - I tuoi figli sono molto puliti e brillanti d'amore. - lei felice e credendo di averla scampata bella, sorrise e indicò con orgoglio i suoi figli immobili. Ben presto il suo sorriso si spense, mentre Adonai continuava a star in silenzio.
Adonai, non era un Dio di molte parole, i suoi silenzi anche per lunghi secondi o periodi erano la normalità. Quello non era un semplice silenzio, era il silenzio. Quel silenzio tetro che ti penetra nell'anima e nelle vene, che ti fa morire ancor prima che accada qualcosa di terribile.
- Eppure ... - disse Dio schiarendosi la voce - mancano quattro dei tuoi figli. -
- No, no. Mio signore, Dio, padre mio, Adonai, i miei figli sono tutti qui. Da brava madre, li ho lavati con amore. -
- Ariela, Gavriel, Betsabea, Delilah... Dove sono? - rimbombò il cielo.
Chawwah si guardò intorno, contò i suoi figli facendo finta di nulla.
- Sono con il loro padre... Mio Dio - mentì per l'ennesima volta. Ancora ci fu quel tetro silenzio. Adonai non era uno sprovveduto ed era impossibile ingannarlo. - Avraham ha portato con sé Gavriel. Ariela,Betsabea, Delilah sono rimasti a casa. -
Un vento leggero si alzò, finché diventò violento. Le foglie si alzarono, gli alberi più sottili si piegarono. La nube di Adonai divenne nera, in essa si intravedevano fulmini blu e gialli. Frastuono di tuoni lontani invasero il silenzio e l'armonia.
- TU MENTI! - urlò Adonai infuriato. Chawwah si gettò a terra picchiando un pugno contro il petto piangendo, aveva disonorato il Dio suo padre.
- Mio signore non volevo mentire. - Chawwah era pronta ad ammettere l'errore delle sue bugie.Adonai fermò le sue parole con un tuono che risuonò in tutta la terra, gli animali scapparono e gli uccelli volarono via.
- TACI! Chawwah hai mentito a me, pur sapendo che la realtà è sempre chiara nei miei occhi. Hai mentito a me. Hai nascosto e rinnegato i tuoi figli. -
- Erano sporchi Dio, mio Adonai, non presentabili dinanzi alla vostra magnificenza. Erano sporchi e inguardabili. -
- Sciocca! Ai miei occhi, non esistono Figli Sporchi e puliti, entrambi sono uguali. L'apparenza non equivale la sostanza e non la crea. Tu hai rinnegato i tuoi figli davanti a me, ma io li benedirò. Li nasconderò dall'apparenza e dalla superficialità dei tuoi Figli Puliti. Benedetti loro vivranno nascosti, lontano dalle vostre mali lingue e cattive intenzioni. - Adonai senza aggiungere nulla se ne andò.
Dal cielo iniziò a battere sulla terra una violenta tempesta, pronta a distruggere ogni cosa. Chawwah colpevole e afflitta, seguita dai Figli Puliti si misero in viaggio per tornare a casa. Lasciò il fiume Yarok, tremando ripensando alle parole di Adonai. Camminando tra acqua e fango, sporcandosi si rassegnò all'idea che non avrebbe mai più rivisto i suoi Figli Sporchi.
Nel pomeriggio di quel strano giorno ignoto, la verde terra fu colpita da una violenta tempesta. Mai prima d'ora la pioggia era stata così forte. La pioggia incessante fece ingrossare e straripare i fiumi. Il vento forte fece cadere alberi e le saette i massi. Sembrava la fine della verde terra, causata da l'ira infinita di Adonai.
L'abitazione di Avraham e Chawwah fu colpita dalle saette, che s'incendiò. Andò tutto distrutto, il loro passato e il loro futuro. I genitori però si potevano considerare fortunati, tutti i loro Figli Puliti ne uscirono incolumi. I cuori di tutti loro erano distrutti, avevano perso anche la fiducia in Adonai. Con il loro egoismo si dimenticarono già tutti dei quattro Figli Sporchi, tutti tranne il gemello.
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