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Maurizio de Giovanni (Napoli, 1958) ha raggiunto la fama con i romanzi che hanno come protagonista il commissario Ricciardi, attivo nella Napoli degli anni Trenta. Su questo personaggio si incentrano Il senso del dolore, La condanna del sangue, Il posto di ognuno, Il giorno dei morti, Per mano mia, Vipera (Premio Viareggio, Premio Camaiore), In fondo al tuo cuore, Anime di vetro, Serenata senza nome, Rondini d'inverno, Il purgatorio dell'angelo e Il pianto dell'alba (tutti pubblicati da Einaudi Stile Libero).
Lisa Ginzburg, figlia di Carlo Ginzburg e Anna Rossi-Doria, si è laureata in Filosofia presso la Sapienza di Roma e perfezionata alla Normale di Pisa. Nipote d'arte, tra i suoi lavori come traduttrice emerge L'imperatore Giuliano e l'arte della scrittura di Alexandre Kojève, e Pene d'amor perdute di William Shakespeare. Ha collaborato a giornali e riviste quali "Il Messaggero" e "Domus". Ha curato, con Cesare Garboli È difficile parlare di sé, conversazione a più voci condotta da Marino Sinibaldi. Il suo ultimo libro è Cara pace ed è tra i 12 finalisti del Premio Strega 2021.
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Writer Officina
Autore: Martina Tognon
Titolo: 24 (+1) Appuntamenti a Shanghai
Genere Romance MM
Lettori 3168 18 14
24 (+1) Appuntamenti a Shanghai
Il telefono squillava con insistenza da parecchi minuti, ma Zhao non si degnava di rispondere. Jeb sbuffò infastidito e questo suscitò una risata allegra della sua compagna.

“Rolig.” (N.d.A. Calma in norvegese.)

Nonostante tra loro parlassero in inglese, a volte entrambi si lasciavano andare a qualche parola nella lingua madre. Erano una strana coppia, che si era formata a migliaia di chilometri di distanza da casa: Portogallo e Norvegia. Una combinazione interessante e un miscuglio alquanto particolare di caratteristiche fisiche e caratteriali. Di fatto nessuno capiva come facessero a funzionare, ma la loro coppia era nata e cresciuta bene e, dopo l'inizio della convivenza, procedeva ancora meglio.

“Come faccio a stare calmo? Wei sarà qui a minuti e non c'è traccia di Zhao.”
“Non dovevi metterti in mezzo.”
“Sono fatti l'uno per l'altro.”
“Certo, hai ragione. Come l'olio e l'acqua.”

Jeb premette con vigore l'icona di richiamata sullo smartphone prima di rispondere a Iseline.

“Isy, non iniziamo ora questa discussione.”
“Se le cose andranno male, sarà tutta colpa tua. Spero non finiscano ancora peggio, cosa che temo. Di tutti i tentativi che hai fatto, questo sarà il più tragico.”
“Abbi un po' di fiducia in me, moça.” (N.d.A. Ragazza in portoghese)

Lei scosse la testa in risposta, prima di indicare la porta del locale con un gesto della mano.

“Ecco il primo dei cavalieri e, nonostante il tuo pessimismo, Zhao è arrivato perfino in anticipo.”
“Dannazione! Ora che gli dico? Non vorrei si mettesse a lavorare, dato che Wei non è ancora qui.”

L'animazione del bar non era quella del fine settimana, sarebbe stato troppo caotico per un primo appuntamento. Soprattutto per uno al buio e per di più poco desiderato da entrambi i partecipanti.
In teoria quello era il posto di lavoro di Zhao, ma di sera e solo il venerdì e il sabato. Nel resto del tempo saltellava tra mille occupazioni, le principali erano fare il modello e divertirsi come influencer.
Jeb e Iseline lo avevano conosciuto proprio nelle vesti da barista.
Il locale era di proprietà di un comune amico, un italiano fin troppo alternativo, che aveva deciso di vivere il sogno cinese circa quindici anni prima. Parecchi europei si ritrovavano nel suo locale per le atmosfere affascinanti: un misto di tutto quello che si poteva apprezzare della Cina con un tocco del Vecchio Continente. Loro stessi ci andavano molto di frequente, con amici e colleghi oppure da soli.
Di Zhao avevano imparato in fretta ad apprezzare le qualità, anche se spesso non capivano come facesse a reggere i ritmi frenetici a cui si sottoponeva.
Jeb si era reso conto dell'omosessualità del barista dopo circa sei mesi dal primo incontro, quando era stato invitato a un appuntamento. Aveva declinato con gentilezza e con un bel grazie, da quel momento non se n'era più parlato. Il rapporto si era evoluto in un'amicizia intensa e molto particolare, nella quale il portoghese cercava di fare il sensale per l'altro con ciclica metodicità. L'amico lo lasciava fare, nonostante nove volte su dieci i ragazzi che gli venivano presentati fossero tutto, fuorché il suo tipo.

Alto e magro, i capelli neri tinti di allegri ciuffi blu, Zhao si era fermato sulla soglia e li cercava con lo sguardo. Iseline agitò in aria una mano per attirare l'attenzione. In pochi passi l'affascinante ragazzo si avvicinò per poi sedersi in equilibrio precario sull'angolo del tavolino.

“Dove è questo fantomatico uomo perfetto?”
“Tanto per cominciare: buonasera, Zhao, come stai?”
“Buonasera, Jeb, come stai?”

Il bruno portoghese scosse la testa. Quando l'amico era di quell'umore non c'era verso di farlo comportare bene. Essere fastidioso faceva parte del suo fascino.

“Sei sempre il solito. Comunque l'uomo perfetto sta per arrivare, è sempre molto puntuale e preciso. Sarà qui a momenti.”

Quelle parole bastarono all'ultimo arrivato per accantonare le residue speranze di una bella e allegra serata. Nella sua testa i due aggettivi usati da Jeb si erano già trasformati in uno solo: noioso. Deciso a far buon viso fino in fondo, scivolò via dal tavolo per sedersi in modo più consono.
Di certo il quarto commensale avrebbe gradito lo sforzo, se si fosse degnato di conoscerlo un pochino. Cosa di cui dubitava.

“Possiamo ordinare qualcosa nel frattempo? O sarebbe da maleducati?”

Iseline gli poggiò una mano sul braccio.

“Porta pazienza, Zhao. Qualche minuto.”
“Solo perché me l'hai chiesto tu, Isy. Se lo avesse fatto qualcun altro sarei già al bancone a ordinare il primo giro.”

Gli occhi della donna puntarono verso l'ingresso e fu istintivo per il giovane girarsi in quella direzione. La parola noioso, che gli aleggiava nel cervello da qualche minuto, venne spazzata via da una molto più intrigante: sexy. A dirla tutta, ci avrebbe aggiunto anche un dannatamente davanti.
Se quello era il suo appuntamento al buio, allora le cose potevano farsi parecchio interessanti.

Al contrario di lui il ragazzo individuò subito il tavolo e si avviò nella loro direzione. Pura grazia in movimento, se non fosse stato per come si vestiva avrebbe fatto girare parecchie teste. Era di una bellezza quasi innaturale, un essere vivente perfetto e per questo quasi finto.
I pensieri di Zhao presero una direzione molto poco casta, ma se l'apparenza non ingannava era il caso di darsi una calmata. Quel ragazzo meritava lo sforzo di andarci piano.
Almeno per qualche giorno.

“Buonasera. Spero di non essere in ritardo.”

Perfino la voce era angelica. Zhao si rese conto che il saluto era rivolto più a Jeb e Isy che non a lui, ma ignorò la cosa.

“Nah. Per una volta sono io in tremendo anticipo.”

Iseline gli diede un piccolo colpo al braccio, prima di scambiare un cenno di intesa con il compagno seduto di fronte a lei. Jeb tossicchiò per attirare l'attenzione.

“Zhao ti presento Chen Wei. Wei ti presento Zheng Zhao. Divertitevi... Noi due cambiamo tavolo così potete conoscervi senza il nostro fiato sul collo.”
“Jeb!”

Anche se perentoria, l'esclamazione dell'ultimo arrivato fu del tutto ignorata dagli altri. La coppia di stranieri si alzò e Isy fece un gesto verso il bancone da dove Leonardo controllava tutta la situazione.
Una rapida occhiata complice e Leo prese il posto della coppia, che si allontanò.

“Che prendete, ragazzi?”
“Un tè verde.”

Zhao si voltò di scatto verso Wei. Un tè? A quell'ora della sera? Il ragazzo ignorò la domanda silenziosa e si limitò a osservarlo fino a che non si decise a ordinare.

“Prenderò un bicchiere del tuo Prosecco, capo.”
“Mando subito uno dei ragazzi, se poi volete altro... sapete dove trovarmi.”

Zhao attaccò subito discorso, non era una persona che facesse fatica a rompere il ghiaccio.

“Bene, Chen Wei, molto lieto di fare la sua conoscenza. Mi dica qualcosa di lei, che fa nella vita?”
“Che ne dice se evitiamo di fare finta? Né io né lei vorremmo essere qui. L'abbiamo fatto entrambi per Jeb. Quindi limitiamoci a bere qualcosa. Passiamo un'oretta insieme, poi ci salutiamo e ognuno per la propria strada.”
“Wow. Quanta crudeltà.”

Wei sorrise sarcastico.

“Non mi dica che è venuto a questo appuntamento al buio con chissà quali aspettative. Vero?”

Il cameriere arrivò in quel momento e la risposta piccata si congelò sulle labbra di Zhao. Rimasti soli, il ragazzo prese un attimo di tempo per riflettere e sorseggiò appena il vino.

“Non ho intenzione di mentire. Da quando conosco Jeb mi ha presentato una lunga lista di papabili uomini perfetti, nessuno dei quali lo era. Ovvio direi, visto che sono ancora qui.”
“Guarda un po'. Qualcosa in comune l'abbiamo allora! Siamo ognuno l'ultimo della lista per l'altro.”
“Lei è davvero troppo sarcastico, Chen Wei. Mi fa quasi cambiare opinione e, devo ammetterlo, era molto positiva... per il momento lo è ancora a dire la verità.”

Wei bevve un sorso di tè, incapace di capire perché si stesse comportando in quel modo. In realtà non era mai così brutale, nemmeno con gli improbabili personaggi che Jeb insisteva a presentargli. La vista di Zhao aveva suscitato qualche reazione inaspettata, ma non aveva intenzione di approfondire la cosa.
Voleva solo farla finita con quella assurda serata.

“Sia serio, Zheng Zhao. Si è fatto un'opinione nei quattro metri che separano la porta da questo tavolo e pensa sia quella giusta? Cosa ha visto? Un giovane uomo che di certo non è il suo tipo. Basta solo guardarci per capire che siamo diversi come il giorno e la notte. Lei è solare e fatto per stare in mezzo alla gente, affascinante e sa di esserlo. Le piace di certo mettersi al centro della scena e godersi le attenzioni che suscita. Io sono un topo di biblioteca, affamato di calma e per nulla propenso a farmi notare.”
“Davvero pensa che io sia affascinante? Grazie!”
“Ecco un altro esempio. Ha colto solo questo particolare di tutto quello che ho detto.”

Più Wei attaccava, più Zhao si sentiva incuriosito da quell'atteggiamento che percepiva essere troppo sopra le righe. Gli sembrava che il suo partner per quella serata avesse deciso di mettere una maschera più pesante del normale e questo suscitava in lui un feroce desiderio di vedere al di là del paravento.

“Okay, mi ha convinto. Faccio il serio per due minuti. Qualunque cosa lei possa dire, ho deciso che mi va di provare a uscire da questo posto solo dopo aver ottenuto la promessa di un secondo appuntamento. Sono convinto che ci sia molto di più del topo di biblioteca dentro di lei, Chen Wei. Inoltre vorrei farle vedere che non sono solo un bell'oggettino da esposizione. Che ne dice?”

La prospettiva di incontrare di nuovo Zhao esaltava Wei, ma allo stesso tempo era anche agghiacciante. Poteva finire davvero male e lui non aveva voglia di gestire una ferita, nemmeno superficiale.

“No, grazie.”
“Come sarebbe a dire no?”
“Non è abituato a essere respinto, Zheng Zhao?”
“Questo non è vero. Jeb mi ha respinto.”

Wei sorrise con convinzione e il viso sembrò illuminarsi.

“Non conta. Lui è etero.”
“Auch! Colpito e affondato.”

Con quelle parole Zhao alzò un dito in direzione del bancone e fece un paio di gesti a Leonardo. Una specie di codice silenzioso.
Un attimo dopo arrivarono al tavolo una serie di bicchierini con liquidi di vario colore e dall'aroma inconfondibile. Wei storse il naso al sentore del baijiu (N.d.A. distillato cinese noto anche come liquore bianco rinomate le versioni con forti aromi), se il ragazzo voleva andare sul pesante lui di certo no.

“Non si preoccupi, Chen Wei, sono per me. Inoltre non sarà questo a farmi perdere il lume della ragione. Ne berrò uno per ogni no che mi dirà. Ha un solo modo per farmi smettere, accettare di uscire con me.”
“Non mi pare il caso di scherzare.”
“E chi scherza? Iniziamo. Vuole uscire con me?”
“No.”

Zhao afferrò con decisione il primo degli shot e ingurgitò il liquido in un unico sorso. Il vetro sbatté sul ripiano del tavolo e lui si lasciò andare a un sorriso.

“Fuori uno. Chen Wei, vuole uscire con me?”
“No.”

Un secondo shot seguì il primo.

“Fuori due. Fino a che tengo il conto va tutto bene. Sappia che sono davvero convinto di voler uscire con lei. Che ne dice, mi dà una possibilità?”
“No.”

Sotto lo sguardo di Jeb e Isy, che seguivano a distanza con una certa preoccupazione, il giovane svuotò senza esitazione un altro bicchierino.

“Fuori tre. Mi sta facendo penare, ma non ho intenzione di cedere. Voglio avere una chance con lei. Mi conceda un appuntamento.”
“Non se ne parla.”
“Sta per cedere... lo sento!”

Con quelle parole, una provocazione verbale, Zhao buttò giù un'altra dose di baijiu.

“Fuori quattro. Non giochi a fare il difficile, è pronto a prendersi cura di me se bevo troppo per colpa sua? Potrebbe essere il nostro primo appuntamento?”
“Sarebbe un fastidio non un appuntamento. No.”

La risata allegra che seguì quella risposta non era dovuta all'alcol, che in ogni caso iniziava a rilasciare un piacevole calore nello stomaco di Zhao. Un altro bicchiere, un altro sorriso convinto.

“Fuori cinque, Chen Wei. Che ne farà di me quando non riuscirò più a contare? Mi accompagnerà a casa? Quello sì che potrebbe essere interessante per la nostra prima uscita di coppia.”
“Nemmeno alla ventesima!”
“Uhuh. Crudele.”

I bicchieri si svuotavano in fretta.

“Fuori sei. Però mi ha dato una buona idea, lo sa? Perché non facciamo venti appuntamenti? Così non mi scarica alla prima occasione e sarà costretto a conoscermi un po' prima di decidere se le piaccio o meno. Esce con me?”
“Venti? Lei è pazzo, Zheng Zhao. No.”

Un lieve tremolio all'angolo della bocca di Wei fu il segnale incoraggiante di cui Zhao aveva bisogno. Sotto quella patina da nerd c'era nascosto qualcuno in grado di divertirsi.
Bevve un altro shot.

“Fuori sette. Ne mancano tre, mi costringerà a chiamare Leo per farmene portare altri dieci? Esca con me, Chen Wei!”
“Ha smesso di chiedere? È passato agli ordini?”

Zhao decise di fare pressione e non attese una risposta chiara. Prese uno degli ultimi bicchierini e lo portò alle labbra. Wei trattenne in tempo il desiderio di fermarlo. Accennò un movimento con la mano ma poi la posò con forza sul tavolino, quasi a volerla far penetrare nel legno.

“Fuori otto. Comincio a sentirmi un po' brillo. Ancora due possibilità prima che io mi trovi costretto a iniziare il secondo giro di valzer.”

Avvicinò la mano al penultimo bicchiere, in attesa della risposta di Wei. Erano così presi dal duello delle loro volontà da non accorgersi che gli amici li fissavano con insistenza.
Lo sguardo di Wei passò dalle dita al viso di Zhao per un paio di volte, poi si fermò a guardarlo con attenzione. Gli occhi del giovane erano diventati più lucidi, le guance arrossate.
Davanti a quella visione, senza rendersene conto, lasciò scivolare la punta della lingua tra le labbra a umettarle. Gli sembrava di sentire il sapore del baijiu, anche se non ne aveva assaggiato nemmeno una goccia.

“Se riesce a finire quei due bicchieri rimasti, le concedo ventiquattro appuntamenti. Due al mese, non di più. Vediamo se riuscirà a resistere per un anno.”
“Ci sto, mi piace questo piano. Però voglio scegliere io dove andare.”
“No. Le lascerò scegliere la metà delle volte, ma in cambio non potremo mai vederci se non quei due giorni al mese e soprattutto, non saranno mai due incontri consecutivi. L'intervallo sarà di due settimane.”
“Affare fatto, Wei. Sarà mio enorme piacere programmare delle meravigliose uscite per noi due.”

Wei si diede dell'idiota non appena Zhao pronunciò quelle parole. Lo osservò tracannare con foga gli ultimi due bicchieri. Rimasero a guardarsi per un bel po', fino a che una risatina da mezzo ubriaco ruppe la tensione.
Incapace di capire cosa gli fosse passato per la testa, Wei si alzò di scatto in piedi. Era infastidito dal passaggio a un linguaggio meno formale, che decise essere colpa dell'eccesso di alcool. Per un momento sembrò essere trascinato nello stesso vortice.

“Fatti... si faccia dare il mio numero da Jeb.”

Con quelle parole, irritato per il proprio scivolone, voltò la schiena al tavolo e si avviò verso l'uscita. Quando fu di lato ai due organizzatori della serata si fermò un istante senza guardarli.

“Vi consiglio di portarlo a casa prima possibile. Buon divertimento.”
Martina Tognon
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