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Maurizio de Giovanni (Napoli, 1958) ha raggiunto la fama con i romanzi che hanno come protagonista il commissario Ricciardi, attivo nella Napoli degli anni Trenta. Su questo personaggio si incentrano Il senso del dolore, La condanna del sangue, Il posto di ognuno, Il giorno dei morti, Per mano mia, Vipera (Premio Viareggio, Premio Camaiore), In fondo al tuo cuore, Anime di vetro, Serenata senza nome, Rondini d'inverno, Il purgatorio dell'angelo e Il pianto dell'alba (tutti pubblicati da Einaudi Stile Libero).
Lisa Ginzburg, figlia di Carlo Ginzburg e Anna Rossi-Doria, si è laureata in Filosofia presso la Sapienza di Roma e perfezionata alla Normale di Pisa. Nipote d'arte, tra i suoi lavori come traduttrice emerge L'imperatore Giuliano e l'arte della scrittura di Alexandre Kojève, e Pene d'amor perdute di William Shakespeare. Ha collaborato a giornali e riviste quali "Il Messaggero" e "Domus". Ha curato, con Cesare Garboli È difficile parlare di sé, conversazione a più voci condotta da Marino Sinibaldi. Il suo ultimo libro è Cara pace ed è tra i 12 finalisti del Premio Strega 2021.
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Autore: Remo Badoer
Titolo: Le influenze anarchiche nella rivolta di Kronstadt, 1-
Genere Saggistica Storia
Lettori 2615 8 5
Le influenze anarchiche nella rivolta di Kronstadt, 1-
Prendere in esame la vita e le strutture interne che si svilupparono a Kronstadt nei giorni della rivolta significa vedere come i rivoltosi, in pratica, abbiano cercato di far funzionare quella democrazia di base e quelle rivendicazioni da cui l'intera rivolta è nata. Parlando di Kronstadt, Nico Berti ha avuto una frase molto felice: "Kronstadt rappresenta l'azione come pensiero"; infatti se è inutile ricercare una precisa linea i¬deologica tra gli insorti, è vero che una ideologia nasce in forma spontanea durante gli sviluppi dell'insurrezione e, a ben vedere, è una ideologia libertaria, basata sul controllo operaio diretto e sul decentramento dell'amministrazione.

La stessa risoluzione della "Petropavlosk" non rimase confinata all'equipaggio della nave, ma il giorno 1 marzo venne presentata ad un'assemblea generale convocata sulla piazza dell'Ancora, assemblea alla quale parteciparono circa 15'000 tra operai, soldati rossi e marinai. La risoluzione venne approvata all'unanimità, militanti del PCR (b) compresi, con sole tre astensioni: Vasiliev, presidente del Comitato Esecutivo del Soviet di Kronstadt; Kalinin, presidente del Comitato Esecutivo Centrale Pan-russo; Kuzmin, Commissario della Flotta del Baltico.

All'inizio, quelli di Kronstadt volevano fungere esclusivamente da "gruppo di pressione" nei confronti del PCR (b) e non avevano alcuna intenzione di dar vita ad una rivolta (se questa fosse stata fin dall'inizio la loro intenzione, non avrebbero certamente dato vita alla rivolta in un periodo dell'anno in cui le navi sono bloccate dai ghiacci ed è possibile un attacco via terra, ma avrebbero aspettato almeno un mese, quando la situazione sarebbe già stata più favorevole alle operazioni di difesa) ma la situazione, dopo l'assemblea di piazza dell'Ancora, precipitò a Causa di notizie false: il 2 marzo infatti un'assemblea di circa 300 delega¬ti si riunì alla Casa dell'Educazione allo scopo di dar vita ad un organismo che, in conformità alle disposizioni della risoluzione della "Petropavlosk", permettesse la rielezione del soviet su basi più eque e senza l'ingerenza del PCR (b); ad un certo punto, un delegato della "Sebastopol" annunciò che circa 2000 bolscevichi, su 15 camion ed armati di tutto punto, si stavano dirigendo verso la Casa dell'Educazione per sciogliere l'assemblea Anche se in realtà si trattava dei kursanty (cadetti) più fedeli al PCR (b) che si stavano allontanando da Kronstadt per raggiungere il più sicuro forte di Krasnaja Gorka, fu allora che, in vista di un possibile attacco, l'assemblea votò all'unanimità per trasformare il Comitato di Presidenza (che era composto di 5 persone) in Comitato Rivoluzionario Provvisorio rompendo con questa decisione definitivamente con la direzione ufficiale del soviet. Immediatamente dopo venne deciso di trasferire i lavori del Comitato dalla Casa dell'Educazione, per motivi di sicurezza, e l'intera assemblea si recò a bordo della "Petropavlosk" (ma fece ritorno in città non appena l'allarme ebbe termine). Comunque, ormai la rottura coi bolscevichi è definitiva e al comitato (che dal giorno 4 verrà allargato e risulterà composto di 15 persone, ognuna con un incarico preciso) non restò che organizzare la difesa della roccaforte e, contemporaneamente, la vita interna stessa di Kronstadt.

È questo il momento più interessante della rivolta, vedere come e con quali organismi i ribelli si ripromettevano di arrivare ad una nuova demo¬crazia di base; vedere solo il lato bellico della vicenda è sterile, e for se Kronstadt andrebbe visto come un tentativo, sia pure di breve durata, e urta sperimentazione di organismi sociali ugualitari e libertari; bisogna naturalmente tener conto che la situazione era d'emergenza, ma i risultati sono comunque significativi.

Per prima cosa il Comitato Rivoluzionario Provvisorio cercò di organizzare dei triumvirati -revtroiki- sul modello di quelli già esistenti a Pietrogrado, con la differenza che quelli di Pietrogrado erano formati esclusivamente da membri del PCR (b). Questi revtroiki rispondevano contemporaneamente a due funzioni importanti: da una parte dovevano amministrare e coordinare la vita, la produzione, ecc. della loro zona, dall'altra dovevano fungere da collegamento tra la popolazione e il Comitato e con l'Assemblea dei delegati riunita permanentemente alla Casa dell'Educazione. Perché potessero ben funzionare, i revtroiki erano presenti col massimo decentramento: ogni officina o stabilimento, ogni unità militare per quanto piccola fosse, ogni caseggiato, ogni via, ogni istituzione pubblica poteva eleggere i suoi rappresentanti ai quali dava dei mandati imperativi, cui dovevano obbedire.

Contemporaneamente, ripresero forma in modo spontaneo e immediato, quelle unità produttive che erano state la caratteristica di Kronstadt fino al 1919, quando cioè i bolscevichi presero il potere, e che sarebbero state fondamentali in un assedio più lungo; non hanno un nome specifico, si potrebbe usare il termine cooperativa, ma à inadeguato. Volin li descrive così: "Gruppi di cittadini formati da una cinquantina di persone abitanti lo stesso quartiere o che lavoravano insieme, si mettevano d'accordo per lavorare la terra in comune. Ogni 'Comune' riceveva dalla città un lotto di terreno, tirato a sorte (...). Tutte le questioni generali, che interessa vano i membri di queste comunità, erano discusse in riunioni di delegati o in assemblee generali". Nel 1917 queste unità produttive erano state d'estrema utilità per la vita della roccaforte, ed avrebbero giocato un ruolo decisivo se l'assedio fosse durato più a lungo.

Secondo gli insorti, era fondamentale che tanto il Comitato, i revtroiki e l'Assemblea dei delegati potessero lavorare liberamente senza essere limitati od ostacolati dalle divergenze ideologiche o di partito; per questo non c'è legame con i partiti o le varie forze politiche, eccezione fatta naturalmente per un rapporto di scontro con il PCR (b).
Altrettanto fondamentale era evitare la centralizzazione burocratica e l'autoritarismo decisionale: il Comitato ha solo funzione di coordinamento delle diverse attività, non interferisce nelle questioni interne dove vi è il controllo dei revtroiki e delle varie assemblee decentrate, anzi: il Comitato è sempre soggetto all'autorità dei revtroiki, a loro volta controllati dai cittadini che li avevano eletti, anche per le questioni più importanti di sicurezza interna: teniamo conto che anche col pericolo che i bolscevichi rappresentavano all'interno della fortezza, non c'è alcun abuso di potere da parte degli insorti, i bolscevichi infatti partecipano liberamente elle assemblee, hanno la facoltà d'intervenire e possono anche eleggere i loro rappresentanti. Certamente alcuni bolscevichi vennero arrestati e relegati a bordo della "Petropavlosk", e tra questi i già ricordati Kuzmin e Vassiliev, ma nessun bolscevico venne mai fucilato durante l'insurrezione e i prigionieri avevano anche la possibilità di riunirsi e di pubblicare un giornale, "Il braccio della prigione dei comunardi", e avevano anche diritto alle stesse razioni di cibo dei rivoltosi [vorrei ricordare che a fronte di questa situazione, la repressione a Pietrogrado fu estremamente pesante: le famiglie degli insorti vennero arrestate e messe in prigione, mentre una serie di provvedimenti "di sicurezza" diedero mano libera alla Ceka contro qualsiasi forma d'opposizione, dagli anarchici ai bolscevichi della linea dell'"Opposizione Operaia"].

Sulle Izvestija del 12 marzo si riporta una decisione presa il giorno prima dall'Assemblea dei delegati: "Si è precisato che il Comitato Rivoluzionario Provvisorio non potrà effettuare arresti senza l'approvazione dei triumvirati rivoluzionari", il che ci indica, tenendo conto della situazione d'emergenza, quanto limitati fossero i poteri degli organi centrali (e cioè il Comitato e l'Assemblea dei delegati).

Si può dire quindi che la forma di governo a Kronstadt durante la rivolta fu una forma assembleare, non però assembleare rappresentativa, bensì assembleare diretta, dal momento che le assemblee di quartiere, di officina, ecc., avevano la massima importanza, mentre l'Assemblea dei delegati era un semplice strumento esecutivo, come del resto era il Comitato. Il controllo della base fu quello allora che caratterizzò lapolitica interna. di Kronstadt. E ogni decisione presa è sulla base di questo controllo della base.

Non è il caso di approfondire ulteriormente gli aspetti organizzativi dell'insurrezione, dato che è stato un esperimento di gestione realmente democratica di una città, questo sì, comunque troppo breve nel tempo e troppo legata a questioni contingenti per poter essere presa ad esempio. Comunque, tutti gli storici sono d'accordo nell'affermare che fu tentativo dominato da una tendenza antiparlamentaristica, antipartitica, consigliarista. Per altri aspetti quindi della vita interna a Kronstadt e della gestione del potere durante la rivolta rimando allo storico Getzler, che pur definendo i rivoltosi "politicamente ignoranti, per non dire analfabeti", è alla fine costretto ad ammettere che il "governo" di Kronstadt riuscì ad essere efficiente anche se solo -e non poteva essere altrimenti- a livello locale.
Remo Badoer
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