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Erri De Luca. Nato a Napoli nel 1950, ha scritto narrativa, teatro, traduzioni, poesia. Il nome, Erri, è la versione italiana di Harry, il nome dello zio. Il suo primo romanzo, “Non ora, non qui”, è stato pubblicato in Italia nel 1989. I suoi libri sono stati tradotti in oltre 30 lingue. Autodidatta in inglese, francese, swahili, russo, yiddish e ebraico antico, ha tradotto con metodo letterale alcune parti dell’Antico Testamento. Vive nella campagna romana dove ha piantato e continua a piantare alberi. Il suo ultimo libro è "A grandezza naturale", edito da Feltrinelli.
Maurizio de Giovanni (Napoli, 1958) ha raggiunto la fama con i romanzi che hanno come protagonista il commissario Ricciardi, attivo nella Napoli degli anni Trenta. Su questo personaggio si incentrano Il senso del dolore, La condanna del sangue, Il posto di ognuno, Il giorno dei morti, Per mano mia, Vipera (Premio Viareggio, Premio Camaiore), In fondo al tuo cuore, Anime di vetro, Serenata senza nome, Rondini d'inverno, Il purgatorio dell'angelo e Il pianto dell'alba (tutti pubblicati da Einaudi Stile Libero).
Lisa Ginzburg, figlia di Carlo Ginzburg e Anna Rossi-Doria, si è laureata in Filosofia presso la Sapienza di Roma e perfezionata alla Normale di Pisa. Nipote d'arte, tra i suoi lavori come traduttrice emerge L'imperatore Giuliano e l'arte della scrittura di Alexandre Kojève, e Pene d'amor perdute di William Shakespeare. Ha collaborato a giornali e riviste quali "Il Messaggero" e "Domus". Ha curato, con Cesare Garboli È difficile parlare di sé, conversazione a più voci condotta da Marino Sinibaldi. Il suo ultimo libro è Cara pace ed è tra i 12 finalisti del Premio Strega 2021.
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Self Publishing. In passato è stato il sogno nascosto di ogni autore che, allo stesso tempo, lo considerava un ripiego. Se da un lato poteva essere finalmente la soluzione ai propri sogni artistici, dall'altro aveva il retrogusto di un accomodamento fatto in casa, un piacere derivante da una sorta di onanismo disperato, atto a certificare la proprie capacità senza la necessità di un partner, identificato nella figura di un Editore.
Scrittori si nasce. Siamo operai della parola, oratori, arringatori di folle, tribuni dalla parlantina sciolta, con impresso nel DNA il dono della chiacchiera e la capacità di assumere le vesti di ignoti raccontastorie, sbucati misteriosamente dalla foresta. Siamo figli della dialettica, fratelli dell'ignoto, noi siamo gli agricoltori delle favole antiche e seminiamo di sogni l'altopiano della fantasia.
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Writer Officina
Autore: Franco Cilli, Domenico D'Amico
Titolo: Spinoza Rosso Sangue
Genere Fantapoltica
Lettori 2650 6 1
Spinoza Rosso Sangue
La pioggia era pesante, calda, incessante.
Cotton osservava l'acqua scura che dilavava le strutture in rovina della fabbrica. Si chiedeva se fosse in grado di far sparire tutta la ruggine, tutto il dolore che la chiusura dell'impianto aveva lasciato dietro di sé.
Un tempo, un'eternità e una diagnosi di schizofrenia addietro, quando l'industria locale era stata fiorente, Cotton aveva riso e sparato cazzate insieme agli altri operai.
La pioggia stava trasformando il piumino lercio che indossava in un sarcofago sempre più pesante. Forse era quello il motivo che lo aveva portato lì, dopo tanti anni. Quello sarebbe stato il luogo della sua sepoltura.
Aspettava il Cane Nero, lo spirito che precede e annuncia la morte. C'era chi giurava di averlo visto proprio lì, aggirarsi affamato tra i macchinari in sfacelo. Cotton pensò di alzarsi in piedi, di andare in cerca dello spirito. Ma restò immobile, non potendo o non volendo muovere un muscolo, abbandonato in un angolo come un rifiuto tra i rifiuti.
E poi lo vide.
La sua forma vibrava, oscura e pulsante come un oggetto al di là di una strada arroventata. Cotton cercò di mettere a fuoco l'immagine, ma l'acqua che gli batteva sul viso glielo rendeva quasi impossibile.
Di certo non era un cane.
In quel momento le gocce che gli colmavano gli occhi assunsero la forma di un'effimera, instabile lente correttiva. Cotton fermò il movimento di palpebre e bulbi oculari, ignorando il bruciore, certo di non aver mai avuto bisogno in vita sua di una tale, vivida nettezza visiva.
Ora vedeva.
Non era uno, erano tre. Erano alti, molto alti. Per quanto privo di punti di riferimento, Cotton era certo che la loro stazza fosse almeno sui tre metri. Erano completamente avvolti in pesanti cappotti neri, rigidi, quasi privi di pieghe, ma dalla sagoma incerta. Forse era colpa del buio, o della pioggia. Potevano sembrare conici, o a forma di clessidra.
C'erano scintille dorate che perforavano l'oscurità. Ognuna di quelle creature indossava, all'altezza della vita (o a quello che in esse corrispondeva alla vita), una cintura da cui pendeva un grappolo di piccoli attrezzi metallici. Cotton dovette reprimere l'impulso di strizzare gli occhi, perché avrebbero perso quella transitoria acutezza, ma lo stesso il suo cervello si ingegnò di interpretare quei frammenti di informazione.
Erano forbici, quelle?
Un pettine?
Un uncino?
Perfino in quella situazione assurda, tanto assurda da sovrastare la sua psicosi, Cotton non provava paura. Finché non vide i loro volti. Sembravano deformati dall'alto in basso, i buchi neri degli occhi simili alle feritoie di una fortezza, ma con un minimo cambio di prospettiva diventavano innaturalmente larghi e schiacciati, bocca e arcata sopraccigliare ridotte a sottili, lunghissime pieghe della pelle.
La totale implausibilità di quella visione tramutò la paura in sollievo.
La follia aveva ormai conquistato totalmente il suo spirito, e Cotton chiuse gli occhi, rinunciando a vedere. Non aveva più importanza quali demoni fossero venuti a divorarlo, la fine imminente gli ispirava solo esausta gratitudine. Anzi, provava una svagatezza infantile, tanto da avere l'impressione di stare assistendo a uno spettacolo di marionette, no, di ombre cinesi. E chissà da quale posto della sua mente sfaldata tirò fuori dei nomignoli per quelle sagome demoniache. Decise che l'individuo più autoritario, quello con la voce simile a un tuono, doveva essere il Drago, mentre gli altri due, che erano chiaramente suoi vassalli, avrebbero potuto essere Leone e Pantera.
Che fosse una pantomima per le sue esequie?

Pantera Che cosa vuoi? Che è sto sprofondo? Ho in corso di implementazione un paio di affari seriamente divertenti, e non ho tempo da perdere, al massimo un paio di mesi, hu-ru-um!

Leone Perché io invece sto a piantare pere per fare la birra?

Drago Non vi ho chiamato per dar la caccia ai grilli...

Pantera Non sarebbe la prima volta!

Leone ...che ci fai scopare il mare!

Cotton tese l'orecchio ancora di più. Di certo nelle loro parole era racchiuso un segreto di grande importanza.

Drago Le lamashtu hanno ricominciato a giocare con le loro bestioline.

Leone e Pantera sospirano. Poi ridacchiano.

Pantera Il lambicco che mi frega! Questa sarebbe la novità? E noi che facciamo?

Leone Precisamente! Se non ce la spassiamo un po' coi pidocchi, uggia uggia! Sag-du nu-tuku!

Drago (Spazientito) Non avete capito. Le lamashtu stanno per fermare il gioco. Per sempre!

Leone (In tono indignato) Non è possibile!

Pantera (In tono lagnoso) L'avevano promesso!

Drago Sia come sia, è quello che stanno facendo.

Leone E tu come fai a saperlo?

Drago È una voce che mi è giunta...

Leone (Insinuante) Ma pensa, adesso senti le voci...

Cotton si sforzò di non ridacchiare. Le voci nella sua testa sentivano anche loro altre voci!

Drago (Per nulla risentito, anzi pacatissimo) Per quanto inafferrabile, è la più sicura delle fonti.

Leone E dovremmo crederci? Nemmeno loro possono cambiare l'ordine del gioco... Hu-ru-um!

Drago (Sprezzante) Voi due ne siete convinti perché siete stupidi.

Pantera Eh eh, è vero, siamo stupidi!

Leone Già, tu solo sei furbo! Gizzal-kalam-mak.

Drago Vedo quello che ho sotto gli occhi. Le lamashtu hanno già cominciato a dare a zecche e pidocchi una cosa che zecche e pidocchi non avevano mai avuto, tranne che come finzione...

Leone (Petulante) E sarebbe?

Drago La speranza.

Leone (In tono scandalizzato) Cosa? Che cosa sleale! Le false speranze sono il nostro massimo spasso!

Pantera Come si permettono! Proprio adesso che mi divertivo a convincere i genitori di bambini autistici a curarli con clisteri di candeggina!

Drago Non sottovalutatele. Hanno milioni di seguaci che diffondono il loro credo.

Leone Ma di che? Quelle cose tipo io sono umano e mio cugino pure?

Pantera Chi, quelli lì, i profeti da marciapiede? Ma ce ne sono sempre stati!

Drago Proprio per questo non ci avete fatto caso. Questi profeti sono diversi. Non dividono, uniscono.

Leone (Sputando) Ah, che schifo, l'unità dei pidocchi!

Pantera Anche questa non è nuova, perfino noi ce ne siamo inventate tante!

Drago Stavolta le lamashtu stanno trasformando i corpi e le coscienze. Contemporaneamente.

Leone Bastarde! Maledette loro e i loro filtri!

Drago E il piano include anche le zecche.

Pantera Sbocco di sangue a loro, ai pidocchi e alle zecche! Hai ragione, dobbiamo fermarle!

Leone Eliminarle!

Pantera Le voglio vedere vomitare l'anima!

Leone Cominciamo spargendo un'epidemia! Quando le strade saranno cosparse di budella, voglio vedere!

Pantera No, scateniamo una guerra tra pidocchi e zecche. Portiamo allo scoperto i succhiasangue e lo sterminio è assicurato!

Drago (Interrompendoli) Calmatevi! Non dobbiamo rovinarci il gioco con le nostre mani. Sarà invece il loro stesso progetto a garantirci la vittoria. Proprio il tentativo di porre fine al gioco ci offrirà la più divertente delle partite!

Leone (Con un brontolio dubbioso) La fai facile tu, ma intanto dovremmo trovarle.

Drago Non ne abbiamo bisogno. Cercheremo di attirare la loro attenzione, e se non fosse sufficiente ci basterà avere dalla nostra qualcuno in grado di vederle.

Leone (Sarcastico) Eh eh, stai per caso parlando del nostro fratellino?

Pantera (Puntiglioso ma svagato) Che si fosse alleato con le lamashtu è solo una diceria, e poi è morto da chissà quanto...

Drago (Solenne) Invece è vivo. Riunirci a lui sarà la prima mossa. (grave, quasi sussurrando) Quello che vi propongo potrà sembrarvi impossibile, ma anche da stupidi quali siete non potrete che essere d'accordo. La nostra mossa finale, la mossa decisiva sarà...

Leone Un momento. Eravamo troppo presi dalle nostre chiacchiere e non c'eravamo accorti che c'era qualcuno in ascolto.

Cotton trattenne il poco respiro rimastogli.
Sta parlando di me?
- Ma guarda, un pidocchio! -
La voce apparteneva al Drago, il capo del trio di creature. Ogni illusione infantile svanì. Nessun teatrino, nessuna pantomima. Ogni residuo fatalismo abbandonò la carcassa di Cotton, lasciandola colma di totale terrore. Semplicemente, aveva udito e visto quello che nessun umano come lui avrebbe dovuto vedere e sentire.
- Puoi aprire gli occhi, pidocchio... -
E Cotton li aprì. Non poteva non obbedire.
Il volto della creatura era cambiato. Forse quello che Cotton aveva visto prima era una maschera. Il suo terrore, se possibile, si ingigantì. La cosa sembrava composta di innumerevoli aculei neri, che guizzavano e fremevano come rivoli di denso olio industriale.
La voce proveniente da quel brulichio gli risuonava all'interno del cranio. Da roboante, era diventata un acuminato sussurro.
- Voi pidocchi mi siete sempre piaciuti. Venite al mondo nel sangue e nella merda, vivete qualche istante di un'esistenza miserabile e insensata e poi morite di nuovo nel sangue e nella merda. Schiattate in sciami, eppure ognuno di voi si sente il centro del mondo... -
È questo che ti piace di noi? Rifletté assurdamente Cotton, cercando invano di non fissare il Drago.
- Ma c'è qualcosa che vi riscatta - continuò la creatura, con un tono che esprimeva il contrario della benevolenza - Il fatto che credete alle puttanate più inverosimili. Questo ci ha salvati dalla noia per tanto di quel tempo! -
È vero, io credo di essere qui, credo che questo incubo mi stia parlando.
La creatura ora impugnava una pinza a becco dalle linee eleganti, del colore del sole, la mano lunga, guantata, buio affusolato.
- Lo sai che la maggior parte delle volte non dobbiamo fare niente, che ci basta goderci lo spettacolo? Non puoi immaginare lo spasso nel vedere un padre che abbraccia il figlio agonizzante, il bambino ha un'occlusione intestinale, basterebbe portarlo in ospedale e sarebbe tutto a posto... Il bello è che il padre non crede nella medicina, crede nel potere di guarigione della preghiera. E così lo stringe a sé, lo abbraccia, mentre il bambino vomita merda e pezzi di intestino, soffre infinitamente e muore. Quanto amo la vostra assurdità! -
Cotton stava perdendo i sensi. Percepiva le parole, ma non ne afferrava più il significato.
- E tuttavia, pidocchio, non ci sarebbe divertimento se ci limitassimo sempre solo a guardare... -
Mentre la creatura gli strappava le palpebre Cotton avrebbe potuto provare dolore, ma ormai il suo cuore si era definitivamente fermato.

.:.

- Vuoi parlare di quello che è successo a Berlino? -
Il tono di Fathma era calmo, accogliente.
- Direi di no - rispose Tano Pepe - sarebbe ipocrita da parte mia lamentarmi per la decimazione di un ennesimo blasone. Volevo piuttosto informarti che le operazioni di repulisti culturale stanno procedendo al meglio delle nostre possibilità - .
- Mi fa piacere sentirlo... -
- E Alvarado è definitivamente fuori gioco - .
- È triste, ma non potevamo permetterci il minimo rischio, non nella questione del Santo Padre - .
Comunicare a Fathma cose che lei probabilmente già sapeva era un rituale che Tano Pepe trovava confortante.
- Per quel che riguarda il resto, l'NSA ha passato all'FBI tutto il materiale sui traffici finanziari dei maggiori think tank e delle più potenti fondazioni e lobby della destra liberista statunitense. Per la Russia sarà questione di qualche settimana in più. Per la Cina, se ne occupa il Partito. Solo il Regno Unito ci sta dando ancora problemi, ma alla fine si dovranno adattare - .
- Bene - .
- Nel giro di un anno, un intero esercito di manager, politici, economisti, spin doctor e ideologi vari starà svolgendo lavori socialmente utili per scontare le condanne per ogni genere di illecito fiscale e finanziario - .
Tano Pepe si sentiva insolitamente rilassato. Forse dipendeva dall'aria condizionata del mall, che faceva quasi dimenticare l'opprimente atmosfera esterna. O forse era la sensazione, sempre più tangibile, che ormai tutto stava per giungere a una conclusione. E come succede quando l'attesa si prolunga eccessivamente, una conclusione, perfino la prospettiva del fallimento, recano sollievo. Purché sia finita.
- Tuttavia - disse in tono neutro - non possiamo escludere che, nonostante le nostre azioni preventive, i grandi gruppi criminali o qualche clan finanziario possano commettere uno sproposito - .
Fathma sbuffò, con un'elegante ma secca espressione di dispregio.
- Perché credi - disse - che abbiamo lavorato tanto per avere il controllo delle finanze vaticane, delle cancellerie occidentali e degli organismi di controllo internazionali? Noi gli svuoteremo i conti, gli sequestreremo le aziende. I paradisi fiscali che non apriranno i loro archivi li colpiremo informaticamente e renderemo pubbliche le loro liste clienti. Equipareremo il riciclaggio al terrorismo. Chiunque toccherà un centesimo di provenienza illecita si pentirà di essere nato. Ma se collaborerà, ponti d'oro. Offriremo lavoro ai giovani potenziali affiliati, e se non basterà li aiuteremo a emigrare. Sarà dura, di sicuro le mafie cercheranno di reagire. Creeranno monete fantasma, e noi le guasteremo e ruberemo. Cercheranno di usare il terrore, e noi elimineremo tutti quelli che collaboreranno con loro. Alla fine non gli resteranno nemmeno gli spiccioli per il caffè - Il tono di esecrazione si accentuò - E allora gli faremo un'offerta che non potranno rifiutare. Ritirarsi, andare in pensione come cittadini qualsiasi, mettersi da parte e vivere anonimamente gli ultimi mediocri anni della loro esistenza - .
- E se non accettassero? -
- Allora li uccideremo, dal primo all'ultimo. Non esiste santuario, non esiste paradiso fiscale, non esiste deep web che possa nascondere qualcuno ai nostri occhi. La nostra non è una rivoluzione di classe, un movimento riformatore, una battaglia in nome degli oppressi. La nostra è una guerra per la sopravvivenza. Anche se tutto procedesse secondo i nostri piani, comunque molti politici, amministratori di multinazionali, boss mafiosi, big della finanza, personalità religiose e maitre a penser dovranno essere eliminati. La sopravvivenza non è un pranzo di gala - .
Tano Pepe alzò un sopracciglio. La voce di Fathma si era incrinata solo impercettibilmente, eppure anche quel piccolo sintomo di agitazione era particolarmente significativo.
- Avrai saputo dell'attentato contro Voronin - cambiò discorso il commissario - Siamo riusciti a contenere i danni, anche perché comunque la sua politica andrà avanti lo stesso, ma la cosa è grave. Non si è trattato di un'azione di mentecatti millenaristi com'è successo nel Nuovo Mondo. Questi erano giovani theda... -
- Lo so - sospirò Fathma - Il popolo theda sta giungendo al limite della sopportazione, e i ragazzi sono i primi a ribellarsi. Spero che i nostri progetti, alla fine, facciano davvero la differenza - .
- Alla fine - rifletté Tano Pepe - dipenderà tutto dal Grande Catalizzatore - .
- Tutto e niente - .
Tano Pepe sorvolò sulla sentenza sibillina.
- A proposito di messia, il presidente come sta? -
- In questo momento ci sono quattro mulierculæ con lui - Fathma sembrava preoccupata - Ci vorrebbero un esercito e armi pesanti per riuscire a ucciderlo - .
- Il presidente sa di quelle che vengono dalla giara? -
- Non vedo perché non dovrebbe - .
Tano Pepe si sentì un po' invidioso. Nel corso del tempo Fathma non lo aveva mai esplicitamente tenuto all'oscuro dei piani delle figlie di Aradia, ma non aveva quasi mai fornito informazioni di sua iniziativa. Tuttavia, dato il prezzo che Tzara avrebbe dovuto pagare di persona, era più che giusto che sapesse più cose possibile.
- Capisco - proseguì - Eppure saranno cent'anni che non ti vedo così tesa - .
I tavoli attorno a loro si stavano svuotando, e la notte si avvicinava.
Tano Pepe ebbe la netta impressione che le lampade sui controsoffitti stessero sfarfallando.
Un'ombra velò il volto dorato della figlia di Aradia.
- Dobbiamo andar via di qui. Ci sono troppi umani - .
Prima che Tano Pepe potesse replicare, Fathma si era già allontanata dal tavolo, avviandosi verso le rampe che portavano ai parcheggi sotterranei. Lui le fu subito dietro, senza esitare. Mentre scendevano di due piani continuò a guardarsi intorno, alla ricerca di una possibile minaccia.

Superate un paio di porte tagliafuoco, si ritrovarono in un tunnel di servizio male illuminato. Era infestato di zanzare.
Fathma camminava in fretta, digitando sul suo HyperPod ma guardando davanti a sé.
- Posso almeno sapere cosa dobbiamo aspettarci? - chiese Tano Pepe, che faticava a starle dietro.
- Non lo so - .
Quelle parole, totalmente prive di ironia, agghiacciarono il commissario.
Un ulteriore porta metallica li portò (finalmente) a un altro parcheggio sotterraneo, privo di zanzare ma non meno umido di quello da cui provenivano.
Fathma si fermò, scrutando in giro. Tano Pepe fece lo stesso, esaminando i pilastri di cemento macchiato. Non sembrava esserci anima viva.
Preceduto da uno stridio di gomme, un minivan color verde bottiglia si fermò a una decina di metri da loro. Sulla fiancata spiccava la scritta “STERMINATOR - Disinfezione Disinfestazione Derattizzazione - Risultato Garantito” in aggressivi caratteri gialli.
Dall'abitacolo scese una ragazza in tuta da lavoro dello stesso verde del minivan. Di altezza media, dall'aspetto poco più che adolescenziale, doveva essere una muliercula, dedusse Tano Pepe.
Fathma gli poggiò una mano sulla spalla.
Ehi, per caso sta per morire qualcuno?
- Tano, il viaggio di Tzara fino alla sorgente sotterranea procederà come previsto, ma lo farai senza di me. Due mulierculæ saranno insieme al presidente. Nessuno ne è a conoscenza, ma tieni lo stesso gli occhi aperti... -
Un rumore acuto, sgradevolissimo e stridente, si diffuse lungo le pareti di cemento armato. Proveniva da una rampa d'uscita alla loro destra, equidistante tra il minivan e gli altri due.
Una delle plafoniere la illuminò. Era una donna, o qualcosa di simile.
Il verso aspro si ripeté, e Tano Pepe pensò ai maschi delle cicale, che fanno vibrare le lamine che hanno sotto l'addome. La creatura sembrava indossare una specie di tuta aderente piena di grinze, e avanzava con passo misurato e determinato.
Il commissario pensò, incongruamente, che la figura era un incrocio tra una Salome futurista e un mostro da film horror anni 80.
Sia la muliercula sia Fathma, invece, non persero tempo a fare paragoni mentali. Non appena la creatura ebbe fatti due passi nella loro direzione, la muliercula tirò fuori un fucile d'assalto FN P90, l'appoggiò alla spalla destra e cominciò a sparare brevi raffiche contro l'intrusa. Tano Pepe si rallegrò della scelta dell'arma, che usava proiettili capaci di trapassare i giubbotti come carta velina ma restii a rimbalzare, cosa utilissima in ambienti circoscritti. Il rimbombo, in quell'ambiente, era assordante. Fathma, dal canto suo, aveva già svuotato un caricatore da dieci colpi calibro .45 prima che il commissario estraesse dalla fondina la sua CZ P-07, e mettesse un ginocchio a terra per coprire ulteriormente l'area del bersaglio.
L'idea che qualcuno, praticando qualche esoterica arte marziale, riesca a schivare i colpi di un'arma da fuoco, è solo un mito cinematografico. Tuttavia, quello che per un umano è impossibile, non lo è per un theda o per una figlia di Aradia. Ma qui la situazione era diversa. Tano Pepe era inorridito. Una muliercula ben addestrata, in un ambiente abbastanza favorevole, poteva evitare perfino raffiche multiple da armi automatiche, ma era impossibile che qualcuno, fosse umano o vampiro o altro, si esponesse apertamente a un simile sbarramento.
La creatura continuava a camminare. Sembrava che le pallottole le scivolassero addosso. Ormai era a pochi passi dalla muliercula, e un altro tubo fluorescente la investì con la sua luce fredda. Il volto della creatura non era quello di una donna. Era una superficie priva di occhi, segmentata e umida come il ventre di una larva, con alla base un orifizio ovale irto di denti simili a spine.
- Un'empusa! - disse seccamente Fathma.
Tano Pepe cercò di far mente locale, ma la creatura ormai aveva raggiunto la muliercula, che, vista l'inutilità dei proiettili, aveva estratto un pesante manganello telescopico. Fu inutile. La creatura evitò con estrema facilità il manganello, e colpì la muliercula con un fulmineo fendente diagonale, utilizzando, così sembrò, le unghie della mano.
Le viscere della ragazza si sparsero sul cemento, senza che da lei provenisse più che un sospiro strozzato.
Fathma lasciò cadere a terra la Beretta. Guardò alla sua destra. Vecchi tubi per l'acqua percorrevano smozzicati la parete.
L'empusa si era chinata sul cadavere, e lo frugava con le mani.
Fathma strappò dal muro una sezione di tubo lunga all'incirca un metro.
L'empusa stava masticando il fegato della muliercula.
Fathma saggiò la resistenza del tubo, percuotendolo a terra. L'empusa si voltò verso il suono.
- Ora va! - ordinò la figlia di Aradia.
Tano Pepe cominciò a correre.
Franco Cilli, Domenico D'Amico
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