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Erri De Luca. Nato a Napoli nel 1950, ha scritto narrativa, teatro, traduzioni, poesia. Il nome, Erri, è la versione italiana di Harry, il nome dello zio. Il suo primo romanzo, “Non ora, non qui”, è stato pubblicato in Italia nel 1989. I suoi libri sono stati tradotti in oltre 30 lingue. Autodidatta in inglese, francese, swahili, russo, yiddish e ebraico antico, ha tradotto con metodo letterale alcune parti dell’Antico Testamento. Vive nella campagna romana dove ha piantato e continua a piantare alberi. Il suo ultimo libro è "A grandezza naturale", edito da Feltrinelli.
Maurizio de Giovanni (Napoli, 1958) ha raggiunto la fama con i romanzi che hanno come protagonista il commissario Ricciardi, attivo nella Napoli degli anni Trenta. Su questo personaggio si incentrano Il senso del dolore, La condanna del sangue, Il posto di ognuno, Il giorno dei morti, Per mano mia, Vipera (Premio Viareggio, Premio Camaiore), In fondo al tuo cuore, Anime di vetro, Serenata senza nome, Rondini d'inverno, Il purgatorio dell'angelo e Il pianto dell'alba (tutti pubblicati da Einaudi Stile Libero).
Lisa Ginzburg, figlia di Carlo Ginzburg e Anna Rossi-Doria, si è laureata in Filosofia presso la Sapienza di Roma e perfezionata alla Normale di Pisa. Nipote d'arte, tra i suoi lavori come traduttrice emerge L'imperatore Giuliano e l'arte della scrittura di Alexandre Kojève, e Pene d'amor perdute di William Shakespeare. Ha collaborato a giornali e riviste quali "Il Messaggero" e "Domus". Ha curato, con Cesare Garboli È difficile parlare di sé, conversazione a più voci condotta da Marino Sinibaldi. Il suo ultimo libro è Cara pace ed è tra i 12 finalisti del Premio Strega 2021.
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Self Publishing. In passato è stato il sogno nascosto di ogni autore che, allo stesso tempo, lo considerava un ripiego. Se da un lato poteva essere finalmente la soluzione ai propri sogni artistici, dall'altro aveva il retrogusto di un accomodamento fatto in casa, un piacere derivante da una sorta di onanismo disperato, atto a certificare la proprie capacità senza la necessità di un partner, identificato nella figura di un Editore.
Scrittori si nasce. Siamo operai della parola, oratori, arringatori di folle, tribuni dalla parlantina sciolta, con impresso nel DNA il dono della chiacchiera e la capacità di assumere le vesti di ignoti raccontastorie, sbucati misteriosamente dalla foresta. Siamo figli della dialettica, fratelli dell'ignoto, noi siamo gli agricoltori delle favole antiche e seminiamo di sogni l'altopiano della fantasia.
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Writer Officina
Autore: Michele Di Lullo
Titolo: La ragazza alla porta
Genere Thriller
Lettori 941 4 3
La ragazza alla porta
  La pioggia scrosciava incessantemente, bagnando le strade di Milano in una fredda serata di fine novembre. Assorta nei suoi pensieri Eva Modena una escort di alto bordo siede sul sedile posteriore di un SUV guidato dalla sua guardia del corpo, Marco Klein. Deve andare in un hotel alla periferia sud di Milano per incontrare un nuovo cliente.
«Eccoci arrivati» disse Marco, dirigendo la sua attenzione verso l'hotel che si trovava davanti a loro.
«Sei fortunata, ha quasi smesso di piovere, non ti bagnerai... Una volta dentro sai cosa devi fare, vero?»
Un sorriso fiducioso si posò sulle labbra di Eva,
«Certo che lo so, Klein», rispose lei, con una punta di malizia nella voce.
«Non è la prima volta che lo facciamo... Una volta dentro ti farò un messaggio per comunicarti camera, piano e se possibile una breve descrizione del cliente... Stai tranquillo».
 Un fulmine illumina il piazzale, poi un tuono ad anticipare di nuovo la pioggia.
«Va bene, adesso entra prima che ricominci a piovere, io porto la macchina nel parcheggio e poi ti aspetto nella hall dell'hotel, se ci sono problemi grida più forte che puoi, fai chiasso... Quanto tempo devi stare con lui?»
«Due ore considerando che mancano dieci minuti alle 21.00 penso che ci rivedremo per le 23.00» rispose Eva.
 
  Eva entra nell'hotel con passo lento, sensuale. Avvicinandosi al banco della reception, non poté fare a meno di notare la donna che vi stava dietro, una signora sulla sessantina, ma nonostante l'età e l'aspetto leggermente sopra peso aveva ancora un certo fascino. Quando le fu vicina si rivolse a lei con il suo solito tono di voce conciliante:
«Buonasera, sono Eva.»
 La donna discretamente abbassò lo sguardo per leggere un appunto scritto su un foglietto di carta. Dopo un attimo riportò lo sguardo sulla ragazza,

«Buonasera signorina. Il suo amico è già salito in camera, la sta aspettando nella camera numero dodici al primo piano.»
 Eva ringrazia e va verso la scalinata. Sale le scale, entra nel corridoio, va avanti fino a quando si trova davanti la porta della camera dove ha il suo appuntamento. Prima di bussare fece un respiro profondo, poi con mano ferma bussò.
 Passano pochi secondi e la porta si apre rivelando un uomo prestante, sulla sessantina, «Eva?» chiese con una voce mista di sorpresa ed eccitazione, la ragazza annuì con la testa. L'uomo gli fece cenno di entrare. Lei entra, dà uno sguardo fugace alla stanza, poi, seguita dallo sguardo del suo cliente va verso l'attaccapanni, posa la borsa a terra, si toglie il soprabito e lo appende con cura.
 L'uomo non riesce a staccargli gli occhi di dosso, lei ha un fisico perfetto, è alta, ha gambe lunghe e snelle, i capelli rossi tagliati a caschetto, poco trucco e due bellissimi occhi neri. Indossa una camicetta bordeaux, una minigonna grigio scuro un po' più corta del normale e un paio di scarpe con tacchi a spillo, sembrava uscita da un fumetto manga.
 Quella ragazza gli piaceva molto e non poté fare a meno di dirglielo:
«Sei veramente bella. Proprio come mi avevano detto. Anche molto di più di quello che mi aspettavo»,
Eva sorride poi si rivolge a lui, lo guarda negli occhi,
«Grazie. Non ti pentirai di avermi chiamata perché sono anche molto brava»,
mentre parlava riprese la borsa che aveva posato a terra
«Adesso vado un attimo in bagno tu intanto spogliati e mentre mi aspetti comincia a far lavorare la tua fantasia».
 Eva entra nel bagno, come da sua abitudine si guarda intorno in cerca degli asciugamani, poi una volta trovati controlla che siano puliti, apre il rubinetto dell'acqua, prende lo smartphone e manda un messaggio a Marco " sono nella stanza numero dodici al primo piano, il mio cliente è un uomo di circa sessant'anni, prestante, brizzolato, porta i capelli a spazzola ".
 Assolto il suo compito chiude il rubinetto, rimette lo smartphone nella borsa e esce dal bagno. Quando entra in camera vede il suo cliente completamente nudo sul letto. Lui resta in silenzio, la guarda, gli sorride. Eva posa la borsa su una sedia e nel silenzio della stanza comincia a spogliarsi.

 Marco lasciò l'auto nel parcheggio, era ricominciato a piovere, con passo veloce si diresse verso l'hotel, entrò nella hall, scambiò un lieve cenno di saluto con la donna alla reception.  Dirigendosi verso una poltrona dell'atrio, si accomodò, lasciandosi avvolgere dal comfort. Mentre prendeva in mano il suo smartphone, lo schermo si illuminava con un suono familiare, era il messaggio di Eva.  Apre il messaggio e lo legge: " Sono nella stanza numero dodici al primo piano, il mio cliente è un uomo di circa sessant'anni, prestante, brizzolato, porta i capelli a spazzola ". Stava andando tutto come previsto, adesso bisognava solo aspettare le 23.00 possibilmente senza problemi o complicazioni, poi avrebbe accompagnato a casa la sua cliente, intascato i trecento euro per il servizio e se ne sarebbe andato tranquillamente a dormire.

 Erano passate quasi due ore. Nella camera numero dodici Eva aveva portato a termine la sua prestazione. Adesso era sotto la doccia. Mentre l'acqua calda le scendeva sul corpo, emise un sospiro di soddisfazione, aveva svolto bene il suo compito e si godeva quella piccola cascata di acqua calda.
 Nell'altra stanza, il suo cliente, un uomo che si era presentato come collezionista e esperto d'arte, sicuramente colto, distinto e di buone maniere, aprì con cautela la borsa della escort, prese lo smartphone di lei e dopo un attimo di esitazione lo spense.

 Uscendo dal bagno, la ragazza avvolta nell'asciugamano dell'hotel, si avvicinò al letto e cominciò a rivestirsi. Guardò la borsa, sopra vi erano stati posati i mille euro pattuiti. Lui la guardava, era affascinato da come si muoveva, erano movimenti studiati, lenti, sensuali. Ad un tratto rompe il silenzio:
«Eva... Voglio farti una proposta», dichiarò, con gli occhi che brillavano di un misto di eccitazione e nervosismo. Continuò, con voce ferma:
«Penso che con il tuo lavoro conosci o incontri persone con buone disponibilità economiche», disse, scegliendo con cura le parole.
«Quindi ecco la mia proposta. Proponi a queste persone di acquistare oggetti d'arte della mia collezione e riceverai una percentuale su ogni vendita. Non mi devi rispondere subito, ma ti prego, pensaci». Fece un a pausa, poi continuò «Volendo, se per questa sera non hai altri impegni, possiamo andare al mio deposito, lì potrai renderti conto personalmente degli oggetti che dovrai sponsorizzare, poi che tu decida di accettare o meno, potrai scegliere un quadro da portare via con te».

 La mente di Eva correva a contemplare i potenziali vantaggi di questa proposta inaspettata. È laureata in storia dell'arte e l'idea di lavorare in questo campo era il suo sogno da sempre.  Anche l'idea di portarsi a casa un quadro gratis la stuzzicava non poco. Si rivolse al cliente:
«Devo riconoscere che la proposta è interessante. Non lo nascondo, sono interessata». Una pausa, poi lei riprese a parlare:
«Prima di accettare vorrei valutare l'autenticità, la qualità e il valore delle opere». Un attimo di silenzio.
«Al deposito dobbiamo andarci con la tua macchina?»
La risposta del cliente fu secca, immediata, «Sì! ma non preoccuparti, quando vorrai andare via ti accompagnerò dove vuoi».

 I due uscirono dalla stanza per avviarsi verso il parcheggio dell'hotel. Eva come da prassi avrebbe dovuto avvertire Marco, ma non lo fece, pensò che quando sarebbe passata dalla hall lui l'avrebbe vista e di conseguenza l'avrebbe seguita discretamente. Non sapeva che la serata stava per prendere una piega inaspettata.

Marco aspettava nella hall. Con il passare del tempo, provava un misto di attesa e apprensione. Guardava l'orologio, ogni minuto che passava la tensione aumentava. Eva era in ritardo. Aveva provata a chiamarla ma aveva lo smartphone spento. Non era un buon segnale. Altre volte la ragazza era andata via con il cliente di turno senza avvisarlo ma mai aveva spento lo smartphone. Bisognava fare qualcosa.
Si avviò verso la donna che era al banco della reception. La donna vide che il ragazzo andava verso di lei e quando gli fu vicino gli chiese:
« Buonasera signore, le posso essere utile? ».
Marco prima di parlare le mostrò il tesserino da investigatore privato
« Sono Marco Klein, sono stato ingaggiato dalla ragazza che è andata nella camera numero 12 come guardia del corpo »,
« Quindi? » rispose la donna,
« E' in ritardo, molto in ritardo. Per rassicurarmi potrebbe telefonare alla camera e farmi parlare con lei? »
La donna rimase un attimo esitante, poi prese la cornetta del telefono e compose il numero della stanza. Il telefono squillava ma nessuna risposta.

Marco preoccupato si diresse di corsa verso le scale, arrivato al piano scrutò frettolosamente il corridoio, cerca la stanza numero dodici, la trova e nota che la porta é aperta.
Entrato nella stanza Marco cominciò a guardarsi intorno, la stanza era in ordine, nessun segno di lotta, entrò nel bagno e anche questo era in ordine anche se qualcuno aveva fatto una doccia. Uscito dal bagno comincia a cercare qualche indizio che potesse aiutarlo a dare una spiegazione logica a quella situazione. Sul letto era posato un'asciugamano lo prese, notò che era ancora bagnato, vicino al letto era posato un altro asciugamano, ma era asciutto quindi non era stato usato. Cercò i vestiti e la borsa di Eva ma non li trovava. Arrivò anche l'addetta alla reception. Marco scrutava ogni angolo della stanza ma non trovava nessun indizio che potesse aiutarlo. Era il momento di cominciare a fare qualche riflessione.
“ Adesso analizziamo la situazione ” pensò Marco, “ Non aveva sentito grida di aiuto. La stanza era in ordine, non c'erano segni di lotta o che indicassero che una persona era stata portata via a forza o trascinata di peso. La ragazza probabilmente aveva fatto una doccia. Si era rivestita. La borsa non si trovava nella stanza. Lo smartphone era spento. Per uscire non era passata dalla hall dell'hotel ”, si voltò verso la receptionist che frattempo si era avvicinata a lui e le chiese:
« E' possibile uscire dall'hotel senza passare dalla hall? »,
la donna rispose con decisione « Sì. E' possibile se si prende l'ascensore che porta al garage. A volte abbiamo clienti importanti che non vogliono esssere notati. Pagano un extra per utilizzare il garage o per restare anonimi ».
Marco fece un mezzo sorriso « Quindi devo dedurre che in questo caso non si fanno fatture o ricevute fiscali »
anche la donna sorrise « No, non le facciamo e le anticipo la risposta alla sua prossima domanda, non abbiamo informazioni sul cliente della dodici. Se vuole l'unica cosa che posso darle è un appunto lasciatomi dal mio collega, un piccolo foglietto di carta con sopra scritto 'quando arriva la signorina Eva mandala alla camera numero dodici' ».

Marco uscì dall'hotel e si avviò verso parcheggio dove aveva lasciato la macchina. Non pioveva più. “ E adesso? Dove la vado a cercare? ” Pensò mentre camminava. Non era la prima volta che Eva andava via con un cliente senza avvisarlo e questa era una cosa che gli dava molto fastidio, comunque localizzando il suo smartphone era sempre riuscito a rintracciarla.
La chiamò di nuovo. Per risposta sempre lo stesso messaggio "... non rintracciabile ..." quindi pensò tra se “ Si trova in un posto dove non c'è campo. Si è scaricata la batteria. Ha lo smartphone spento. Si trova nei guai ”. Tante ipotesi e nessuna rassicurante.
Adesso doveva solo tornare a casa, riordinare le idee, riposare. Per rassicurarsi fece anche un pensiero positivo “ Magari domani come al solito ha fatto in questi casi, mi chiamerà per scusarsi e dirmi dove ritirare il mio compenso ”. Domani. Già domani. Bisognava aspettare e se non ci fossero state novità avrebbe cominciato a cercare il suo ultimo cliente, sperando di non aver perso troppo tempo.

  La pioggia scrosciava incessantemente, bagnando le strade di Milano in una fredda serata di fine novembre. Assorta nei suoi pensieri Eva Modena una escort di alto bordo siede sul sedile posteriore di un SUV guidato dalla sua guardia del corpo, Marco Klein. Deve andare in un hotel alla periferia sud di Milano per incontrare un nuovo cliente.
«Eccoci arrivati» disse Marco, dirigendo la sua attenzione verso l'hotel che si trovava davanti a loro.
«Sei fortunata, ha quasi smesso di piovere, non ti bagnerai... Una volta dentro sai cosa devi fare, vero?»
Un sorriso fiducioso si posò sulle labbra di Eva,
«Certo che lo so, Klein», rispose lei, con una punta di malizia nella voce.
«Non è la prima volta che lo facciamo... Una volta dentro ti farò un messaggio per comunicarti camera, piano e se possibile una breve descrizione del cliente... Stai tranquillo».
 Un fulmine illumina il piazzale, poi un tuono ad anticipare di nuovo la pioggia.
«Va bene, adesso entra prima che ricominci a piovere, io porto la macchina nel parcheggio e poi ti aspetto nella hall dell'hotel, se ci sono problemi grida più forte che puoi, fai chiasso... Quanto tempo devi stare con lui?»
«Due ore considerando che mancano dieci minuti alle 21.00 penso che ci rivedremo per le 23.00» rispose Eva.
 
  Eva entra nell'hotel con passo lento, sensuale. Avvicinandosi al banco della reception, non poté fare a meno di notare la donna che vi stava dietro, una signora sulla sessantina, ma nonostante l'età e l'aspetto leggermente sopra peso aveva ancora un certo fascino. Quando le fu vicina si rivolse a lei con il suo solito tono di voce conciliante:
«Buonasera, sono Eva.»
 La donna discretamente abbassò lo sguardo per leggere un appunto scritto su un foglietto di carta. Dopo un attimo riportò lo sguardo sulla ragazza,

«Buonasera signorina. Il suo amico è già salito in camera, la sta aspettando nella camera numero dodici al primo piano.»
 Eva ringrazia e va verso la scalinata. Sale le scale, entra nel corridoio, va avanti fino a quando si trova davanti la porta della camera dove ha il suo appuntamento. Prima di bussare fece un respiro profondo, poi con mano ferma bussò.
 Passano pochi secondi e la porta si apre rivelando un uomo prestante, sulla sessantina, «Eva?» chiese con una voce mista di sorpresa ed eccitazione, la ragazza annuì con la testa. L'uomo gli fece cenno di entrare. Lei entra, dà uno sguardo fugace alla stanza, poi, seguita dallo sguardo del suo cliente va verso l'attaccapanni, posa la borsa a terra, si toglie il soprabito e lo appende con cura.
 L'uomo non riesce a staccargli gli occhi di dosso, lei ha un fisico perfetto, è alta, ha gambe lunghe e snelle, i capelli rossi tagliati a caschetto, poco trucco e due bellissimi occhi neri. Indossa una camicetta bordeaux, una minigonna grigio scuro un po' più corta del normale e un paio di scarpe con tacchi a spillo, sembrava uscita da un fumetto manga.
 Quella ragazza gli piaceva molto e non poté fare a meno di dirglielo:
«Sei veramente bella. Proprio come mi avevano detto. Anche molto di più di quello che mi aspettavo»,
Eva sorride poi si rivolge a lui, lo guarda negli occhi,
«Grazie. Non ti pentirai di avermi chiamata perché sono anche molto brava»,
mentre parlava riprese la borsa che aveva posato a terra
«Adesso vado un attimo in bagno tu intanto spogliati e mentre mi aspetti comincia a far lavorare la tua fantasia».
 Eva entra nel bagno, come da sua abitudine si guarda intorno in cerca degli asciugamani, poi una volta trovati controlla che siano puliti, apre il rubinetto dell'acqua, prende lo smartphone e manda un messaggio a Marco " sono nella stanza numero dodici al primo piano, il mio cliente è un uomo di circa sessant'anni, prestante, brizzolato, porta i capelli a spazzola ".
 Assolto il suo compito chiude il rubinetto, rimette lo smartphone nella borsa e esce dal bagno. Quando entra in camera vede il suo cliente completamente nudo sul letto. Lui resta in silenzio, la guarda, gli sorride. Eva posa la borsa su una sedia e nel silenzio della stanza comincia a spogliarsi.

 Marco lasciò l'auto nel parcheggio, era ricominciato a piovere, con passo veloce si diresse verso l'hotel, entrò nella hall, scambiò un lieve cenno di saluto con la donna alla reception.  Dirigendosi verso una poltrona dell'atrio, si accomodò, lasciandosi avvolgere dal comfort. Mentre prendeva in mano il suo smartphone, lo schermo si illuminava con un suono familiare, era il messaggio di Eva.  Apre il messaggio e lo legge: " Sono nella stanza numero dodici al primo piano, il mio cliente è un uomo di circa sessant'anni, prestante, brizzolato, porta i capelli a spazzola ". Stava andando tutto come previsto, adesso bisognava solo aspettare le 23.00 possibilmente senza problemi o complicazioni, poi avrebbe accompagnato a casa la sua cliente, intascato i trecento euro per il servizio e se ne sarebbe andato tranquillamente a dormire.

 Erano passate quasi due ore. Nella camera numero dodici Eva aveva portato a termine la sua prestazione. Adesso era sotto la doccia. Mentre l'acqua calda le scendeva sul corpo, emise un sospiro di soddisfazione, aveva svolto bene il suo compito e si godeva quella piccola cascata di acqua calda.
 Nell'altra stanza, il suo cliente, un uomo che si era presentato come collezionista e esperto d'arte, sicuramente colto, distinto e di buone maniere, aprì con cautela la borsa della escort, prese lo smartphone di lei e dopo un attimo di esitazione lo spense.

 Uscendo dal bagno, la ragazza avvolta nell'asciugamano dell'hotel, si avvicinò al letto e cominciò a rivestirsi. Guardò la borsa, sopra vi erano stati posati i mille euro pattuiti. Lui la guardava, era affascinato da come si muoveva, erano movimenti studiati, lenti, sensuali. Ad un tratto rompe il silenzio:
«Eva... Voglio farti una proposta», dichiarò, con gli occhi che brillavano di un misto di eccitazione e nervosismo. Continuò, con voce ferma:
«Penso che con il tuo lavoro conosci o incontri persone con buone disponibilità economiche», disse, scegliendo con cura le parole.
«Quindi ecco la mia proposta. Proponi a queste persone di acquistare oggetti d'arte della mia collezione e riceverai una percentuale su ogni vendita. Non mi devi rispondere subito, ma ti prego, pensaci». Fece un a pausa, poi continuò «Volendo, se per questa sera non hai altri impegni, possiamo andare al mio deposito, lì potrai renderti conto personalmente degli oggetti che dovrai sponsorizzare, poi che tu decida di accettare o meno, potrai scegliere un quadro da portare via con te».

 La mente di Eva correva a contemplare i potenziali vantaggi di questa proposta inaspettata. È laureata in storia dell'arte e l'idea di lavorare in questo campo era il suo sogno da sempre.  Anche l'idea di portarsi a casa un quadro gratis la stuzzicava non poco. Si rivolse al cliente:
«Devo riconoscere che la proposta è interessante. Non lo nascondo, sono interessata». Una pausa, poi lei riprese a parlare:
«Prima di accettare vorrei valutare l'autenticità, la qualità e il valore delle opere». Un attimo di silenzio.
«Al deposito dobbiamo andarci con la tua macchina?»
La risposta del cliente fu secca, immediata, «Sì! ma non preoccuparti, quando vorrai andare via ti accompagnerò dove vuoi».

 I due uscirono dalla stanza per avviarsi verso il parcheggio dell'hotel. Eva come da prassi avrebbe dovuto avvertire Marco, ma non lo fece, pensò che quando sarebbe passata dalla hall lui l'avrebbe vista e di conseguenza l'avrebbe seguita discretamente. Non sapeva che la serata stava per prendere una piega inaspettata.

Marco aspettava nella hall. Con il passare del tempo, provava un misto di attesa e apprensione. Guardava l'orologio, ogni minuto che passava la tensione aumentava. Eva era in ritardo. Aveva provata a chiamarla ma aveva lo smartphone spento. Non era un buon segnale. Altre volte la ragazza era andata via con il cliente di turno senza avvisarlo ma mai aveva spento lo smartphone. Bisognava fare qualcosa.
Si avviò verso la donna che era al banco della reception. La donna vide che il ragazzo andava verso di lei e quando gli fu vicino gli chiese:
« Buonasera signore, le posso essere utile? ».
Marco prima di parlare le mostrò il tesserino da investigatore privato
« Sono Marco Klein, sono stato ingaggiato dalla ragazza che è andata nella camera numero 12 come guardia del corpo »,
« Quindi? » rispose la donna,
« E' in ritardo, molto in ritardo. Per rassicurarmi potrebbe telefonare alla camera e farmi parlare con lei? »
La donna rimase un attimo esitante, poi prese la cornetta del telefono e compose il numero della stanza. Il telefono squillava ma nessuna risposta.

Marco preoccupato si diresse di corsa verso le scale, arrivato al piano scrutò frettolosamente il corridoio, cerca la stanza numero dodici, la trova e nota che la porta é aperta.
Entrato nella stanza Marco cominciò a guardarsi intorno, la stanza era in ordine, nessun segno di lotta, entrò nel bagno e anche questo era in ordine anche se qualcuno aveva fatto una doccia. Uscito dal bagno comincia a cercare qualche indizio che potesse aiutarlo a dare una spiegazione logica a quella situazione. Sul letto era posato un'asciugamano lo prese, notò che era ancora bagnato, vicino al letto era posato un altro asciugamano, ma era asciutto quindi non era stato usato. Cercò i vestiti e la borsa di Eva ma non li trovava. Arrivò anche l'addetta alla reception. Marco scrutava ogni angolo della stanza ma non trovava nessun indizio che potesse aiutarlo. Era il momento di cominciare a fare qualche riflessione.
“ Adesso analizziamo la situazione ” pensò Marco, “ Non aveva sentito grida di aiuto. La stanza era in ordine, non c'erano segni di lotta o che indicassero che una persona era stata portata via a forza o trascinata di peso. La ragazza probabilmente aveva fatto una doccia. Si era rivestita. La borsa non si trovava nella stanza. Lo smartphone era spento. Per uscire non era passata dalla hall dell'hotel ”, si voltò verso la receptionist che frattempo si era avvicinata a lui e le chiese:
« E' possibile uscire dall'hotel senza passare dalla hall? »,
la donna rispose con decisione « Sì. E' possibile se si prende l'ascensore che porta al garage. A volte abbiamo clienti importanti che non vogliono esssere notati. Pagano un extra per utilizzare il garage o per restare anonimi ».
Marco fece un mezzo sorriso « Quindi devo dedurre che in questo caso non si fanno fatture o ricevute fiscali »
anche la donna sorrise « No, non le facciamo e le anticipo la risposta alla sua prossima domanda, non abbiamo informazioni sul cliente della dodici. Se vuole l'unica cosa che posso darle è un appunto lasciatomi dal mio collega, un piccolo foglietto di carta con sopra scritto 'quando arriva la signorina Eva mandala alla camera numero dodici' ».

Marco uscì dall'hotel e si avviò verso parcheggio dove aveva lasciato la macchina. Non pioveva più. “ E adesso? Dove la vado a cercare? ” Pensò mentre camminava. Non era la prima volta che Eva andava via con un cliente senza avvisarlo e questa era una cosa che gli dava molto fastidio, comunque localizzando il suo smartphone era sempre riuscito a rintracciarla.
La chiamò di nuovo. Per risposta sempre lo stesso messaggio "... non rintracciabile ..." quindi pensò tra se “ Si trova in un posto dove non c'è campo. Si è scaricata la batteria. Ha lo smartphone spento. Si trova nei guai ”. Tante ipotesi e nessuna rassicurante.
Adesso doveva solo tornare a casa, riordinare le idee, riposare. Per rassicurarsi fece anche un pensiero positivo “ Magari domani come al solito ha fatto in questi casi, mi chiamerà per scusarsi e dirmi dove ritirare il mio compenso ”. Domani. Già domani. Bisognava aspettare e se non ci fossero state novità avrebbe cominciato a cercare il suo ultimo cliente, sperando di non aver perso troppo tempo.
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