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Lisa Ginzburg, figlia di Carlo Ginzburg e Anna Rossi-Doria, si è laureata in Filosofia presso la Sapienza di Roma e perfezionata alla Normale di Pisa. Nipote d'arte, tra i suoi lavori come traduttrice emerge L'imperatore Giuliano e l'arte della scrittura di Alexandre Kojève, e Pene d'amor perdute di William Shakespeare. Ha collaborato a giornali e riviste quali "Il Messaggero" e "Domus". Ha curato, con Cesare Garboli È difficile parlare di sé, conversazione a più voci condotta da Marino Sinibaldi. Il suo ultimo libro è Cara pace ed è tra i 12 finalisti del Premio Strega 2021.
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Writer Officina
Autore: Alice Depace
Titolo: Nemmeno con un fiore
Genere Divulgativo
Lettori 973 1 1
Nemmeno con un fiore
Conoscere la violenza sulle donne per riconoscerla e dire BASTA

Pensiamoci un attimo e facciamo questa semplice riflessione insieme: se vediamo una persona che prende a calci un cane indifeso, la fermiamo? Sì, perché gli animali vanno protetti e la violenza su esseri viventi indifesi ci scandalizza. E una donna maltrattata non ha forse gli stessi - maggiori - diritti di un cane?

Allora fermiamo chi maltratta le donne! Basta con l'omertà, basta col girarsi dall'altra parte: la violenza sulle donne può essere fermata - o almeno largamente ridotta - se la si conosce e la si porta allo scoperto, fin dal suo esordio.

Cosa possiamo fare?

Non sono così presuntuosa da ritenere di avere la soluzione pronta, ma ho vissuto e analizzato così bene i meccanismi della violenza domestica, da poter aiutare molte donne a riconoscere e spezzare quel circolo vizioso che permette ai piccoli episodi occasionali di aumentare e crescere fino a sfociare in un femminicidio.

Parliamoci chiaro: l'uomo che uccide una donna non può essere stato un santo fino al giorno prima, a meno che non intervenga un improvviso raptus di follia, anche questo molto spesso presagibile da piccole anomalie comportamentali o cambiamenti nelle dinamiche familiari, che però vengono sottovalutate.

Di solito, si arriva all'omicidio quando il rapporto nella coppia è già stato avvelenato da attriti, liti o altri episodi di violenza in varie forme. Per questo è fondamentale riconoscere la violenza da subito e bloccarla prima possibile, possibilmente sul nascere!

Come nel caso di un tumore: se lo si individua subito, è allo stadio iniziale e di dimensioni ridotte, quindi ci sono le condizioni ideali per rimuoverlo completamente, senza fare danni ad altri organi o temere recidive.
Lo stesso principio si applica alla violenza domestica!
Se anche un solo primo sintomo di violenza si manifesta all'interno di una relazione, è essenziale intraprendere un dialogo aperto e sereno per affrontare la questione. Questo momento cruciale offre l'opportunità di definire il problema, esplorarne le cause e cercare soluzioni appropriate.
Affrontare la violenza fin dal primo segnale è importante per prevenire l'aggravarsi della situazione, limitare il danno emotivo e fisico e contribuire a ristabilire una relazione sana e rispettosa.
Al contrario, attendere con fiducia che la situazione migliori spontaneamente, che passi il periodo difficile, che arrivi il deus ex machina a riportare la serenità perduta, darà solo il tempo alla violenza per ripetersi, cronicizzare, mettere radici, diventare abituale e generare assuefazione, purtroppo.
E, proprio come la rimozione di tumori che sono lasciati a crescere indisturbati può comportare danni collaterali e causare molta sofferenza, così anche far regredire la violenza domestica cronicizzata richiede un impegno costante, risorse adeguate e un processo di guarigione più lungo per la vittima e il suo aggressore.

Dunque, abbiamo assodato che affrontare tempestivamente la violenza domestica è cruciale per garantire una risoluzione adeguata e prevenire ulteriori complicazioni e, soprattutto, ulteriori vittime. Perciò, se vogliamo davvero ridurre i casi di femminicidio, è basilare diffondere informazioni complete e sfaccettate, in modo da dare la conoscenza necessaria a riconoscere subito la violenza, nelle sue varie forme, per agire prima possibile e fermarla.

Parlerò a tu per tu, perché tu senta che sto parlando a te, da donna a donna, come se fossi un'amica intima. Un'amica che vuole metterti in guardia dalle sabbie mobili alle quali ti stai avvicinando, per impedirti di entrarci. Perché poi il rischio di non uscirne più è altissimo, che tu ci creda o no. E il guaio è che all'inizio, quando ti sei sporcata solo fino alle caviglie, la cosa non è preoccupante. Pensi che puoi tornare indietro quando vuoi e pulirti i piedi dal fango.
Ecco, la violenza subita dal compagno è subdola come le sabbie mobili: non ne comprendi il pericolo finché non è troppo tardi. Questo perché proviene da una persona che ami e che - se siete sposati - ha perfino promesso di amarti e rispettarti. Quindi viene spontaneo perdonarlo, addirittura giustificare le sue azioni. Sì, perché spesso la scelta più facile (facile non vuol dire giusta!) è quella di lasciar correre, dimenticare.

Una lite banale, per futili motivi, capita a tutte le coppie. La maggior parte delle volte si trova un accordo, una soluzione e la cosa si risolve, anche dopo giorni di musi lunghi.

Altre volte uno dei due perde la pazienza e esce di casa, magari sbattendo la porta, per sfogare fuori dall'ambiente domestico la collera che è salita dentro. E maggiore è il tempo trascorso per mettere ordine nei pensieri, più forti saranno le probabilità di ritrovare la calma e l'intesa precedente alla lite.

Per meccanismi diversi, in cui certamente il testosterone ha grandi responsabilità, è soprattutto l'uomo che ha difficoltà a gestire la rabbia. Quindi arrivano gli episodi in cui l'uomo perde la pazienza, non controlla il proprio comportamento o le sue parole ed esterna violenza contro la compagna in diversi modi, anche subdoli e impliciti, per chiudere subito la questione e uscirne da vincitore.
Questo a prescindere dall'amore che c'è nella coppia, perché il maltrattante vuole preservare il potere assoluto e la sua posizione dominante sulla donna.
Non esiste un profilo preciso della vittima, tantomeno dell'aggressore. Può essere anche una persona normalissima e facoltosa, sana e senza dipendenze da alcol o droga. La violenza domestica infatti può scaturire in persone di tutte le età, razze, orientamenti sessuali e background socio-economici. Infatti, quando arriva un evento critico, può succedere prima o poi a tutti di perdere il controllo e agire d'istinto. Ma purtroppo non tutti sono in grado di mantenere il controllo e di non oltrepassare quel limite che fa perdere la lucidità e compiere azioni violente.

A volte però la violenza arriva dall'esterno, da un uomo fuori dal contesto domestico e familiare, magari uno spasimante rifiutato o un ex partner, che assilla la donna in vari modi o un collega di lavoro invidioso dell'affermata carriera della donna.
Ma quali e quante forme può assumere la violenza? Vediamole insieme, per riconoscerle meglio e dare loro un nome.

Stalking
Questo è spesso uno dei segni iniziali di violenza e può provenire sia da un conoscente, spesso qualcuno con cui in passato hai avuto una relazione, sia da una persona con cui non hai mai avuto nessun rapporto, anche un perfetto sconosciuto.
Per stalking si intendono tutti i comportamenti oppressivi, ripetuti e invadenti, atti a perseguitare la donna: telefonate improvvise a tutte le ore, pedinamenti, messaggi minacciosi, visite indesiderate... Tutto ciò a lungo andare genera uno stato di ansia e paura, che compromette la serenità e la libertà d'azione, intimidisce e causa alterazioni alla normale routine quotidiana.

Verbale
Le parole, si sa, a volte possono ferire più dei fatti, perché possono essere davvero molto crudeli e colpire in profondità. E ci sono più modi violenti di usare le parole e il tono della voce. La violenza verbale può presentarsi sotto forma di insulti, grida, complimenti ambigui, manipolazione o persino elogi che in un secondo momento sono usati contro di te.

Economica
Questa è una forma di violenza possibile là dove è soltanto l'uomo che porta reddito in famiglia e la donna invece si occupa della casa e dei figli. Nonostante questo sia un lavoro con reperibilità h24, 7 giorni su 7, non è considerato e mai retribuito. Oltre a non essere ricompensata per il lavoro domestico, le viene proibito o quantomeno impedito o sconsigliato di cercare un impiego fuori casa e questo consente al coniuge di mantenere il controllo non solo sulle finanze, ma anche sulle interazioni sociali della compagna.

Psicologica
Senza arrivare a usare le mani, una violenza molto subdola e pericolosa è quella che usa ricatti e minacce, esplicite o velate. Con la violenza di tipo psicologico, uomini meschini dominano senza fatica donne emotivamente fragili e particolarmente sensibili, che diventano sottomesse e prigioniere quasi senza accorgersene dei loro partner. Questi uomini intuiscono dove è facile far leva e sfruttano i punti deboli della compagna per indurla a comportarsi come vogliono loro, manipolandola in modo anche totale.

Sessuale
La violenza sessuale è un rapporto sessuale contro la propria volontà. Certamente non c'è bisogno di spiegare cosa sia lo stupro, che è chiaro per tutti essere la profanazione del corpo femminile con estrema violenza. Io voglio invece soffermarmi sulla violenza sessuale domestica, perché spesso si minimizza ma ogni qualvolta la donna accetta di avere un rapporto col compagno pur non avendone il minimo desiderio o, peggio, desiderando di non averlo, è una vera violenza sessuale perché il consenso è stato estorto.
Le donne spesso sentono il dovere di mantenere il compagno sessualmente soddisfatto, ma questo non significa che debbano sforzarsi o essere costrette a fare sesso con i loro partner, se non lo desiderano, mai. E spesso sono manipolate dal compagno pur di avere un rapporto!

Fisica
Questa è la forma più pericolosa, perché la violenza fisica comincia da piccole azioni prepotenti ma non ha limiti, se non quello ultimo di togliere la vita alla vittima. E la cronaca riporta fin troppo spesso gli episodi di femminicidio. Può iniziare con un calcio sotto il tavolo o un pizzicotto quando la donna dice o fa qualcosa che il compagno non desidera. Se non viene affrontato correttamente, questo comportamento può degenerare rapidamente e pericolosamente in schiaffi, calci, stupro o persino omicidio, premeditato o come risultato dell'improvvisa perdita di controllo dell'uomo.

Violenza assistita
Quando ci sono figli, la violenza subita dalla madre danneggia anche loro, purtroppo, anche se non sono le vittime dirette. Crescendo in un contesto violento, possono sviluppare problemi comportamentali che si protrarranno negli anni, fino a farne adulti antisociali con problemi a dominare la rabbia, incapacità di riconoscere o controllare i propri sentimenti, o persino rispecchiare il comportamento a cui hanno assistito nella loro infanzia e diventare partner violenti.

Adesso analizzeremo più a fondo queste casistiche, per capirle meglio e soprattutto per suggerire una serie di soluzioni, anche se, che sia chiaro, non c'è mai una soluzione unica per lo stesso problema e meno che mai una bacchetta magica che risolva la questione senza impegno e fatica. Ogni caso di violenza è un caso diverso e merita di essere sviscerato nei dettagli per capirne le dinamiche e le possibili soluzioni.
Alice Depace
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