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Writer Officina Blog
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Manuale di pubblicazione Amazon KDP. Sempre più autori
emergenti decidono di pubblicarse il proprio libro in Self su Amazon KDP,
ma spesso vengono intimoriti dalle possibili complicazioni tecniche. Questo
articolo offre una spiegazione semplice e dettagliata delle procedure da
seguire e permette il download di alcun file di esempio, sia per il testo
già formattato che per la copertina. |

Self Publishing. In passato è stato il sogno nascosto
di ogni autore che, allo stesso tempo, lo considerava un ripiego. Se da
un lato poteva essere finalmente la soluzione ai propri sogni artistici,
dall'altro aveva il retrogusto di un accomodamento fatto in casa, un piacere
derivante da una sorta di onanismo disperato, atto a certificare la proprie
capacità senza la necessità di un partner, identificato nella
figura di un Editore. |

Scrittori si nasce. Siamo operai della parola, oratori,
arringatori di folle, tribuni dalla parlantina sciolta, con impresso nel
DNA il dono della chiacchiera e la capacità di assumere le vesti
di ignoti raccontastorie, sbucati misteriosamente dalla foresta. Siamo figli
della dialettica, fratelli dell'ignoto, noi siamo gli agricoltori delle
favole antiche e seminiamo di sogni l'altopiano della fantasia. |
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Dietro di lei
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8 ottobre 2022.
Quegli ultimi giorni erano stati piuttosto intensi per Perla. Aveva portato le sue cose nel mini appartamento preso in affitto e aveva letteralmente svaligiato un supermercato, dovendo comprare tutto, ma proprio tutto, per poter vivere. Infine si era dilettata sia nell'acquisto di qualche suppellettile per personalizzare l'ambiente che appariva davvero scarno, sia diversi capi d'abbigliamento. La moda italiana era diversa da quella londinese e voleva rinnovare un po' il suo guardaroba. Aveva anche acquistato un paio di tute da ginnastica che avrebbe lasciato direttamente al casolare. Era sua intenzione spulciare entrambe le cantine da cima a fondo e doveva avere un abbigliamento idoneo. Quel mattino aveva appuntamento con l'impresa di pulizie alle dieci e trenta. Gli incaricati le avrebbero restituito le chiavi e lei avrebbe pagato il saldo, dopo aver visionato il lavoro, come da accordi. Nel frattempo aveva anche incaricato un geometra per visionare l'arco rovinato. L'uomo l'aveva rassicurata, si era solo staccata qualche pietra ed era stato sufficiente l'intervento di un muratore che aveva risistemato il tutto. Mise in borsa alcune lampadine di scorta da lasciare al casolare, poi si avviò verso la sua meta. Quasi non riconobbe quell'ambiente al suo arrivo. Il giardino appariva ben curato, la recinzione era stata pulita e i graffi ritoccati. All'interno tutto brillava. Restavano da sistemare gli infissi e imbiancare la facciata, ma a quello avrebbe pensato successivamente. Fu soddisfatta di quel primo passo, c'era aria nuova e per qualche istante quella sensazione di angoscia che le entrava addosso al solo pensiero del casolare, scomparve. Ma le fu sufficiente scendere in cantina per sostituire la lampadina, perché venisse di nuovo investita dal malessere. Dopo aver fatto un gran respirone, decise di non lasciarsi sopraffare dall'angoscia ed entrò anche nella seconda stanza. Senza esitare oltre si avvicinò e aprì le ante di un mobile nel quale Marco, a suo tempo, teneva le sue cose proibite. Lo aveva sempre chiuso con un lucchetto ma notò che era stato scardinato. Forse aveva perduto la chiave oppure qualcuno lo aveva aperto a sua insaputa. Sarebbe rimasto un mistero. All'interno c'era solo quel vecchio stereo che lei odiava e che le aveva fatto odiare anche la musica, ma qualcosa stonava. Sui due ripiani la polvere non era omogenea, sembrava che alcuni oggetti fossero stati rimossi da poco tempo. Perla provò a fare qualche ipotesi, ma era impossibile capire cosa fosse successo. Mentre si dirigeva verso una cassettiera, qualcuno suonò alla porta. Meno male che nella prima cantina era stato messo un campanello, altrimenti non avrebbe sentito. Salì di corsa e dalla finestra intravide Adriano. Gli aprì, invitandolo a entrare. Il ragazzo si guardò intorno meravigliato. “Caspita che bellezza!” Lei gli sorrise. “Beh, con quello che mi è costato!” “Ma ti assicuro che l'impresa che hai assunto ha fatto un lavoro straordinario. Quando la mattina uscivo per andare al lavoro erano già qui.” Gli occhi di Adriano si posarono sulla tuta di Perla, lei se ne accorse e ritenne di dover dare una minima spiegazione. Quella casa era così pulita da poter mangiare sul pavimento e lei era coperta di polvere. “Scusa sono un po' impolverata... non ho fatto pulire la cantina.” Lui fece per replicare e lei, pentita per aver nominato quella cantina, aggiunse qualcosa ridendo. “Me ne sono scordata.” “Se vuoi ti aiuto volentieri.” “Non importa, però grazie.” Poi cambiò discorso, non voleva affrontare quell'argomento con lui. “Mi spiace non poterti offrire niente, magari mi organizzerò in futuro con una macchina da caffè espresso, così se ricapiti...” “Se vuoi ti offro un caffè a casa mia.” Perla esitò un attimo, poi ritenne che se il ragazzo fosse stato un tipo pericoloso, non era certo restando lì che si sarebbe salvata. E comunque doveva smetterla con questa continua sfiducia. Non tutte le persone al mondo erano cattive. Durante la sua permanenza in Inghilterra, una volta uscita dal college si era trovata un lavoro e un monolocale, dove aveva abitato da sola in quegli ultimi anni. Aveva conosciuto molte persone, alcune delle quali veramente serie e valide. Aveva avuto qualche frequentazione, anche se il suo rapporto con l'altro sesso le procurava ancora molta soggezione. Avrebbe dovuto imparare a superare quell'ostacolo. “Ma sì dai, ho bisogno di una piccola interruzione.” Perla si cambiò, quella tuta era davvero polverosa e non le sembrava il caso di entrare in casa di Adriano conciata in quel modo. Pochi minuti più tardi erano nella villetta di lui. La classica casa a due piani più seminterrato inserita all'interno di un giardino che correva sui quattro lati, molto simile al casolare ma un po' più moderna. “Abiti solo?” “Come hai fatto a indovinare?” “Beh, se di sabato mattina in casa non c'è nessuno...” Lui le sorrise, era una giusta osservazione. “Sì, abito solo ormai da due anni. Mio padre è ristoratore, aveva un locale nel centro di Firenze che a un certo punto ha avuto qualche problemino, un suo amico gli ha proposto di aprire un ristorante a Barcellona e... ha preso l'occasione al volo.” “Interessante.” “Inizialmente lui e mia madre non volevano lasciarmi da solo, ma all'epoca avevo ventiquattro anni, ero abbastanza in grado di badare a me stesso. Così ci ho messo un po' ma li ho convinti.” Quindi ora aveva ventisei anni, l'età di Marco. In effetti lui le aveva detto di averlo conosciuto. “Senti ho una domanda da farti, ricordi da quanto tempo il casolare è disabitato?” Lui ci pensò qualche istante. “Se ne sono andati all'inizio del 2011, lo ricordo perché ero caduto dal motorino e avevo un braccio ingessato in quel periodo.” Perla fece due veloci calcoli mentali. Lei era stata mandata in Inghilterra a fine agosto del 2010, per l'inizio del nuovo anno scolastico. Ci fu un attimo di silenzio, poi fu lui a porre una domanda, molto scomoda per Perla. “Posso chiederti anche io una cosa? Scusa la sfacciataggine ma ho sentito spesso i miei parlare della tua sparizione improvvisa, poi la tua famiglia poco dopo se n'è andata e tu mi chiedi quando è successo. Cos'è accaduto?” Perla lo fissò per qualche istante. “Ovviamente se ti va di rispondermi” precisò subito Adriano. “Adesso devo tornare al casolare, grazie del caffè.” In quel momento si accorse che lei aveva gli occhi lucidi. “Scusa, forse non dovevo chiedere... mi dispiace, davvero.” “Non importa ma ora devo andare.” “Ti accompagno...” “Vado da sola” lo interruppe lei con tono fermo, “una passeggiata mi farà bene.” Uscì da quella villetta dopo averlo salutato a testa bassa e si incamminò verso il casolare a passo svelto. Adriano rimase a guardarla dalla porta fino a quando la sua figura si perse dietro la curva. Perla sentì le lacrime scendere copiose. Ora non si chiedeva solo il motivo per cui suo padre le aveva fatto tutto ciò. Ricordava bene quelle parole: credo che in questo momento un bel college sia ciò di cui hai bisogno per imparare l'educazione. Inoltre imparerai bene l'inglese. Anche allora aveva pianto. Non aveva creduto a una sola di quelle parole. Sapeva perfettamente per quale motivo l'aveva spedita a Londra, ma se l'era tenuto per sé. Quando aveva tentato di spiegargli lui non le aveva creduto e sarebbe stato inutile tornare sull'argomento. Da quel punto di vista suo padre era sempre stato perentorio. Un uomo affermato, un uomo al quale tutti si rivolgevano con enorme rispetto e questo valeva anche in casa. Anche se era piccola, a volte aveva avuto l'impressione che perfino sua madre subisse il suo carattere. Non le aveva mai maltrattate, questo doveva ammetterlo, ma quando una decisione era presa, non ci si tornava sopra. Ora c'era un secondo quesito a invadere la sua mente: come mai, poco dopo, lui Flora e Marco si erano trasferiti? Era solo per le manie di grandezza di Flora o c'era dell'altro? E perché suo padre aveva continuato a pagare le utenze? Forse non avrebbe dovuto andarsene così frettolosamente da casa di Adriano, forse, raccontandogli qualcosa, anche lui si sarebbe aperto con lei. Ma non ce l'aveva fatta. Lui era uno sconosciuto per lei e quel suo senso di protezione verso se stessa aveva preso il sopravvento. E poi le aveva detto di aver frequentato Marco, seppur per un breve periodo. Non poteva fidarsi, non subito. Tornò a casa senza risposta alle sue mille domande, di nuovo si convinse che avrebbe dovuto coltivare quell'amicizia con Adriano. Chissà, avrebbe potuto rivelarle qualche aspetto interessante di tutta la vicenda. Sulla scia di quei pensieri prese una decisione, quindi uscì e si recò in un negozio di elettrodomestici per fare qualche acquisto. 9 ottobre 2022 Tutto intorno era buio, tranne un fascio di luce puntato solo su di lei. La musica era alta e copriva ogni altro rumore. Riusciva a malapena a stare in piedi a causa di quelle scarpe troppo scomode con il tacco molto alto, che non era abituata a indossare. Quel completo intimo di pizzo le procurava un gran prurito ma evitava di grattarsi per non far cadere quella specie di scialle velato che, seppur in minima parte, copriva il suo corpo. Anche tutto quel trucco era fastidioso, gli occhi bruciavano e lacrimavano, le labbra erano appiccicose. Perla si svegliò di soprassalto, da quando era rientrata in Italia aveva già fatto quel sogno tre volte. Rimase oltre mezzora sotto la doccia, come se volesse lavarlo via. |
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