Writer Officina Blog
Ultimi articoli
Manuale di pubblicazione Amazon KDP. Sempre più autori emergenti decidono di pubblicarse il proprio libro in Self su Amazon KDP, ma spesso vengono intimoriti dalle possibili complicazioni tecniche. Questo articolo offre una spiegazione semplice e dettagliata delle procedure da seguire e permette il download di alcun file di esempio, sia per il testo già formattato che per la copertina.
Self Publishing. In passato è stato il sogno nascosto di ogni autore che, allo stesso tempo, lo considerava un ripiego. Se da un lato poteva essere finalmente la soluzione ai propri sogni artistici, dall'altro aveva il retrogusto di un accomodamento fatto in casa, un piacere derivante da una sorta di onanismo disperato, atto a certificare la proprie capacità senza la necessità di un partner, identificato nella figura di un Editore.
Scrittori si nasce. Siamo operai della parola, oratori, arringatori di folle, tribuni dalla parlantina sciolta, con impresso nel DNA il dono della chiacchiera e la capacità di assumere le vesti di ignoti raccontastorie, sbucati misteriosamente dalla foresta. Siamo figli della dialettica, fratelli dell'ignoto, noi siamo gli agricoltori delle favole antiche e seminiamo di sogni l'altopiano della fantasia.
Home
Conc. Letterario
Magazine
Biblioteca New
Biblioteca Gen.
Biblioteca Top
Autori
Recensioni
Inser. Estratti
@ contatti
Policy Privacy
Writer Officina
Autore: Giorgio Girace
Titolo: Incubi galanti di un Casanova veneziano
Genere Noir Sentimentale
Lettori 638 2 3
Incubi galanti di un Casanova veneziano
Ufficio informazioni.

La morte è il modo che ha la vita per dirti che sei licenziato
(Anonimo)

«Cosa sai fare?» Chiese l'esaminatore.
«Chi io? Niente, non so far niente di specifico». Mi grattai l'orecchio e strinsi gli occhi
«Come niente? E finora cos'hai fatto?»
«La guardia giurata».
«E com'è che non ci lavori più? Ti hanno cacciato?»
«Senta, me lo da allora questo posto?»
«E cosa ti faccio fare? Dammi un suggerimento». Il tizio che poi era assessore, doveva assolutamente collocarmi da qualche parte. La mia raccomandazione era troppo influente. La sorella dell'assessore trombava col tizio che mi raccomandava e quest'ultimo minacciava uno scandalo.
«Sai risolvere problemi algebrici?» Incalzò lui.
«No, ma ho uno spiccato senso artistico e sono sensibile alla bellezza».
«Purtroppo non si può risolvere un problema algebrico attraverso il senso della bellezza, per quanto sviluppato».
«Ecco... ci sarebbe qualcosa che so fare».
«Ebbene? Che aspetti, parla!»
«So pensare. Ho delle buone idee che sviluppo e che all'occorrenza metto in pratica». Tralasciai il fatto dell'egotismo (tendenza al parlare in modo eccessivo di sé), mi avrebbe forse danneggiato e poi me ne ero quasi sbarazzato del tutto.
«Che bizzarria, non abbiamo un pensatoio dove inserirti. Piuttosto sai parlare?»
«Sissignore, so parlare e lo faccio bene, ma in pubblico ho delle difficoltà; sa, tutti quegli occhi che ti guardano... »
«Non serve, non serve. Dunque, sai pensare e sai parlare. E ti riesce socializzare?»
«Nossignore, so pensare, parlare ma non socializzare. Ha qualcosa per me?»
«Sì, ho la persona giusta. Dice che ha difficoltà a reperire gente volonterosa. C'è in giro poca gente che sa pensare e parlare in maniera adeguata. Vedrai, ti piazzerà lui. Chiama questo numero, ti risponderà il signor Prospero, è un ecclesiastico: fai il mio nome, non servono altre spiegazioni. Da ora in poi sarà lui il tuo referente». L'assessore con sorriso sarcastico mi spinse fuori con quelle sue braccette che si fecero ritte e rigide.
Il giorno successivo ero al cospetto del misterioso individuo, lo avevo chiamato e lui mi aveva subito convocato. Avrebbe dovuto procurarmi un lavoro. Mi chiese se avessi qualche patologia psicologica.
«Perché?» Gli chiesi, ma quello pretese una risposta e io gli spiegai che non ne avevo e che però ero un po' giù per via del mio gatto che non mangiava più, ma parlai a me stesso, non mi diede retta e mi porse una grande chiave in ferro battuto mezza arrugginita: una vera opera d'arte.
«Scusi, quando comincio e dove?»
«Quando vuoi. Vai sulla Romea in prossimità dello svincolo per “Piazza vecchia”, cerca il civico 27 e prendi possesso del posto. Avvertimi appena inizi».
Era fatta, avevo un nuovo posto di lavoro. Ma in cosa consisteva? Comunque non persi tempo, montai sul vecchio Mercedes e mi recai subito sul posto, ero curioso. Avrei chiesto al personale di servizio quali mansioni avrei dovuto svolgere, quante ore fare e se avessi dovuto indossare una qualche divisa. A me piacevano le divise, specie quelle con tanti bottoni, possibilmente in ottone. Quando arrivai allo svincolo, accostai a bordo strada. Non scorgevo nessun edificio pubblico e le poche case erano sprovviste di numero civico. C'era un bar sull'altro lato della strada. Scesi di macchina ed entrai nel locale. Il barista, intento a lustrare lo schermo di un vecchio televisore, mi chiese di attendere un attimo.
«Mi scusi, volevo solo un'informazione».
«Sì, eccomi, dica pure».
«Cerco il civico n.27. Sa dirmi dove si trova?»
«Il n.27 ha detto? Qui siamo al n.324».
«Com'è possibile? Mi hanno detto che si trova da queste parti». Il barista agitando la mano chiamò un tizio che stava bevendo un bicchiere di vino rosso seduto all'angolo del bancone, si chiamava Procopio. Era un vecchio con un centimetro di sigaro spento in bocca.
«Ehi Procopio, qui ce n'è un altro, forse il sesto questo mese». Procopio fece una smorfia di disgusto, spinse da parte il bicchiere e pronunciò:
«Il n.27? E che ci va a fare? Quel postaccio è in disuso da oltre cinquant'anni, reca ancora il numero civico di una volta stampigliato bene in grande sulla parete frontale. È l'unica cosa che sembra non aver risentito del tempo oltre a me, beninteso».
«Bene, può indicarmi la strada?»
«Facile. Prosegua verso sud per cinquanta metri e guardi a sinistra; è lì, in mezzo ad un campo».
«Grazie, molto gentile». Rassicurato mi incamminai all'uscita e proprio mentre valicavo l'uscio, il mio informatore mi gridò dietro:
«Ehi, amico, senti. Andrai in quella baracca e tornerai indietro proprio come tutti gli altri, sissignori e passerai di qui e mi offrirai da bere. Ma non angustiarti, quello non è un buon lavoro. Lascia perdere».
Dovetti parcheggiare in strada, non c'era modo di arrivarci direttamente: un fosso correva lungo tutto il ciglio della carreggiata, ma non essendo molto largo lo oltrepassai con un salto. Poi mi avventurai tra la sterpaglia camminando sul solido suolo di fango indurito dal sole e percorsi quei trenta metri con non poca difficoltà. La baracca era proprio una baracca: alta due metri e mezzo e larga sei metri. Arrivato notai che sulla porta vi era una grande insegna che riportava la scritta ”Informazioni” tirai fuori la chiave, quella in ferro battuto e la inserii nella serratura, aprii ed entrai. Era uno sfacelo: sporco, caos e topi. Presi il telefono e chiamai il signor Prospero.
«Signor Prospero? Sono Glauco. Penso ci sia un errore... »
«Glauco sei già lì?»
«Sì, sono al civico n.27, ma si tratta di una vecchia baracca».
«È il posto giusto».
«Ma è una vecchia baracca ripeto».
«Ribadisco che è il posto giusto, devi stare lì».
«E che dovrei fare?»
«Sistema un po' come credi e aspetta i clienti».
«I clienti? E chi dovrebbe arrivarci fin qui? E poi che dovrei farci con questi clienti?»
«È un ufficio informazioni, è indicato sull'ingresso».
«E che informazioni dovrei dare?»
«Insomma lo vuoi o no questo posto? Lo stipendio lo percepirai regolarmente. Prendere o lasciare».
«Beh, prendo, ma le direttive quali sono?» Il signor Prospero riagganciò e io perplesso mossi qualche passo tra il lerciume dell'immondizia sparsa sul pavimento. I miei predecessori dovevano essere scappati a gambe levate. Sfaticati ramolliti! Ma non mi scoraggiai. Tornai a casa e feci scorta di grossi sacchi, presi una scopa, stracci e detersivi. Il giorno dopo ero già all'opera, c'era molto da fare.
Quando, esausto, finalmente potei sedermi dietro quell'abbozzo di scrivania, già si presentò il primo cliente; era un prete con tanto di talare.
«Prego si accomodi padre, in cosa posso esserle utile?»
«Caro figliolo, vorrei un'informazione».
«Dica, dica pure, son qui per questo».
«Mi deve indicare una via, non la trovo».
«Sarebbe?»
«La via della fede».
«La via della fede ha detto? Uhm... vediamo un po'». Presi il mio pc portatile e cercai.
«Ecco, via della Fede è a trenta km da qui, località Villorba di Treviso».
«Grazie figliolo, quanto devo?»
«Nulla padre, stia bene». Il prete uscì. Beh, in fondo era facile, si trattava di dare informazioni generiche. Presi il registro che si trovava in uno dei cassetti in basso a lato e vi annotai data e oggetto della visita. Il registro era forse un po' vecchio l'ultimo periodo di attività datava 1965. Accesi un sigaro e gettai le gambe sul tavolo. Mi ero preparato una targhetta in plastica con la dicitura “Glauco De Cesari consulente territoriale”. Erano le dieci del mattino e avendo aperto le finestre e la porta, l'ambiente era finalmente arieggiato.
«Buongiorno, si può?»
Giorgio Girace
Votazione per
WriterGoldOfficina
Biblioteca
Acquista
Preferenze
Recensione
Contatto