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Writer Officina Blog
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Manuale di pubblicazione Amazon KDP. Sempre più autori
emergenti decidono di pubblicarse il proprio libro in Self su Amazon KDP,
ma spesso vengono intimoriti dalle possibili complicazioni tecniche. Questo
articolo offre una spiegazione semplice e dettagliata delle procedure da
seguire e permette il download di alcun file di esempio, sia per il testo
già formattato che per la copertina. |

Self Publishing. In passato è stato il sogno nascosto
di ogni autore che, allo stesso tempo, lo considerava un ripiego. Se da
un lato poteva essere finalmente la soluzione ai propri sogni artistici,
dall'altro aveva il retrogusto di un accomodamento fatto in casa, un piacere
derivante da una sorta di onanismo disperato, atto a certificare la proprie
capacità senza la necessità di un partner, identificato nella
figura di un Editore. |

Scrittori si nasce. Siamo operai della parola, oratori,
arringatori di folle, tribuni dalla parlantina sciolta, con impresso nel
DNA il dono della chiacchiera e la capacità di assumere le vesti
di ignoti raccontastorie, sbucati misteriosamente dalla foresta. Siamo figli
della dialettica, fratelli dell'ignoto, noi siamo gli agricoltori delle
favole antiche e seminiamo di sogni l'altopiano della fantasia. |
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Maschere e omicidi: il gioco dell'inganno
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Le indagini del Maresciallo Leone Marra.
La Susi era intenta a infornare le ultime focacce mentre Andrea, il suo giovane assistente, riponeva con cura le frolle ricoperte di cioccolato su un vassoio lucido stracolmo di altrettanti bocconcini deliziosi. Dai portoni dei palazzi novecenteschi, le prime forme di vita venivano espulse senza che nessuno si scambiasse il buongiorno mentre i gabbiani appollaiati sui cornicioni, si divertivano a osservare impassibili quelle creature schiave dei propri ritmi e delle proprie costrizioni. Una strana calma apparente circondava la zona di passaggio che delimitava le spiagge chiare ormai sgombre da ombrelloni colorati e turisti stranieri, quando il suono incessante e violento delle sirene dei Vigili del Fuoco squarciò quella quiete facendosi largo tra le vetture ingorgate dirette verso Vado Ligure. La grossa autopompa si fermò stridente davanti allo spettacolo di fuoco rosso e arancio che ingordo, padroneggiava tutto il quinto piano del palazzo dai muri rosa antico e dalle persiane blu di via Nizza 1251. Il caposquadra Belli scese con un balzo dal camion e iniziò ad impartire gli ordini per le operazioni di evacuazione quando, un ragazzotto ancora in pigiama e con i piedi nudi, gli si accostò come una lepre indicando con il dito ossuto e bianchiccio il gruppetto di persone che si era formato a fianco del portone d'ingresso “sono tutti qui” sussurrò con voce fioca “non c'è più nessuno nel palazzo.” Il caposquadra diede un'occhiata attenta a quelle persone impaurite e mezze assonnate, fece un grugnito verso il ragazzo scalzo e, con un gesto della testa, diede ordine alla squadra di spostare il gruppetto troppo vicino alla zona di pericolo. Il vigile del fuoco Ettore, si precipitò verso di loro con determinazione costringendoli a ritirarsi verso una zona più sicura quando, improvvisamente, un'anziana signora dai capelli blu turchino cominciò a urlare indicando il piano in fiamme “Matilde! Dov'è Matilde?” “Chi sta cercando signora? È la sua cagnolina che cerca?” chiese Ettore. “No, belin di un belin! A sciâ Matilde !” Ettore e la squadra non se lo fecero ripetere una seconda volta; la signora dai capelli blu era stata più che chiara, in quel palazzo era rimasta bloccata nel suo appartamento una persona e non c'era un minuto da perdere. I primi quattro piani erano invasi dal fumo ma la visuale era ancora buona. Al quinto i problemi erano più seri. Ettore iniziò a scrutare ogni appartamento urlando a più non posso quando vide il suo collega che gli indicò la porta ancora chiusa del 2B. D'impulso prese l'ascia ma, come diede il primo colpo, si accorse che la porta era aperta. Il fuoco era propagato dall'appartamento a fianco e il fumo stava iniziando a invadere ogni stanza eppure, in quella situazione di tragica realtà, nell'appartamento della signora Matilde ogni cosa era in ordine, ogni centrino era ben stirato, ogni fotografia e ninnolo erano perfettamente intatti. Ettore e il suo collega iniziarono a cercare in ogni stanza ma in quell'appartamento non c'era nessuno. “Andiamo dalla squadra, è inutile restare qui” disse mentre con lo sguardo cercava avidamente la sciâ Matilde sperando di vederla sbucare da un momento all'altro. L'autopompa era già in azione da dieci minuti ed Ettore era concentrato nelle operazioni finali di spegnimento quando all'improvviso udì un suono incessante provenire dal 2B. Con fare deciso ritornò nell'appartamento, andò in camera da letto e aprì le grandi ante dell'armadio, poi si dedicò a quelle della seconda camera per finire con quelle del corridoio. Nulla. Ettore scoraggiato, decise che era il momento di smettere di cercare quando, dietro ad un grande pozzetto freezer della cucina, vide una piccola figura scura che si muoveva a stenti. Il pompiere diede un'occhiata al lavoro dei suoi colleghi che avevano quasi domato l'incendio del tutto e si fiondò dietro all'elettrodomestico, si chinò e con estrema cautela afferrò un cucciolo di Jack Russell che tremava e lo guardava con gli occhioni lucidi. “Non aver paura piccolo, il peggio è passato” disse con voce lieve. Il Jack Russell piegò la testolina come se avesse capito ogni parola del pompiere, e di tutta risposta si voltò verso il freezer iniziando ad abbaiare in maniera incessante. Il cucciolo non aveva alcuna intenzione di fermarsi, il suo abbaiare forte e stridulo era talmente convincente che spinse il pompiere ad accontentare la sua richiesta. Ettore mise la bestiola per terra, afferrò la maniglia del freezer e aprì con forza il grande sportello bianco. In anni di servizio aveva vissuto tanti momenti tragici del suo lavoro eppure, davanti a quello spettacolo inatteso la mascella si indurì, gli occhi rimasero fissi e dalla bocca uscì un sibilo simile ad una bestemmia mentre, il piccolo Jack Russell scodinzolava felice come un ossesso al suo fianco ritto sulle due zampine color cioccolato. Il mare cristallino e l'azzurro del cielo si sarebbero uniti perfettamente se non fosse stato per quella pilotina che, lentamente, fiancheggiava la grossa nave da crociera diretta verso il porto di Savona. Nella sua bianca maestosità e avvolta dalle onde, il saluto della tromba echeggiò per le vie della città facendo sobbalzare un uomo che, chiuso nei suoi pensieri più intimi, rispose ad alta voce con un'espressione pittoresca “ma va a dà via el cul! ” “Buongiorno anche a te Marra!” sentì l'uomo in tutta risposta. L'uomo spalancò gli occhi e cercò di capire da dove venisse quella voce, si girò goffamente, cercò tra i vari balconi e vide Bianca la sua vicina del terzo piano. Beccato in flagranza di bestemmione meneghino, mise una mano sulla fronte tutta crucciata e bruna, si sporse con il lungo busto in avanti e fece uno strano inchino quasi clownesco. Quando la vide, sfoderò un sorriso malizioso e i suoi occhi nocciola e il naso lungo si unirono in un'espressione che usava di tanto in tanto come arma di seduzione o di scuse. Al sorriso di Marra, Bianca ricambiò ammiccando con i suoi grandi occhi truccati sbattendo più volte le folte ciglia, fece un cenno con la mano e, con fare suadente, svanì dietro le tende color perla rientrando nell'appartamento proprio come era comparsa. Marra rimase impalato qualche secondo ad osservare il balcone vuoto nella speranza di poter vedere quell'immagine eccitante mattutina; deluso dall'attesa, diede un'occhiata all'orologio da polso e con le punte delle dita cercò di scollare la giacca del pigiama dal petto imbrattata di caffè. Con un sopracciglio alzato e lo sguardo socchiuso diede un'occhiata al panorama circostante, inalò a pieni polmoni l'aria salmastra e rientrò in appartamento come risucchiato da una forza misteriosa. Una nuova giornata lo stava attendendo così come i suoi compiti di padre che, ogni mattina cercava di buttare giù dal letto i figli mentre lui si accingeva a preparare la colazione “bagai! Alzate le ciapett ! Olivia! Fabrizio!” disse urlando per il corridoio della grande casa. “Pà ...non urlare sono qui in cucina!” rispose il figlio infastidito da quell'eccesso di brio. “Buongiorno papy, dormito bene?” chiese una ragazzina poco più che maggiorenne dai lunghi capelli castani e dai grandi occhi nocciola “ma che ti è successo? Un altro battesimo col caffè? Perché non smetti di berlo? Tanto te lo rovesci quasi tutte le mattine addosso!” disse burlandosi del padre maldestro. Marra iniziò a sbucciare una mela e si mise al fianco dei suoi figli mentre con la coda dell'occhio non la smetteva di guardare l'orologio al polso. Fabrizio afferrò una forchetta e, con un sorrisetto beffardo, iniziò a punzecchiare il braccio del padre “se vogliamo essere precisi” disse “fai casino un giorno sì e uno no!” “Stai fermo nano ! Föra di ball !” sentenziò Marra seccato nel sentirsi punzecchiare in continuazione. “Papy!” disse Olivia indispettita “basta dire parolacce! E poi, quando ti deciderai a parlare in italiano? Sono anni che non vivi più a Milano, quando parli così ti capisci solo tu!” “Cosa vuoi che ti dica principessa? E poi è colpa di questo ciaparàtt che continua a rompere le balle con la forchetta! Comunque, non stressatemi tutti e due! È tardi e dovete andare a scuola! E tu Olivia sei tremenda! Mi riprendi su ogni cosa, stai proprio diventando come tua madre! Pignola e criticona!” A quella frase i due ragazzi si ammutolirono e il silenzio cadde come un macigno in casa Marra. Olivia scrollò la testa in segno di disapprovazione, si alzò dalla sedia, prese il suo yogurt, lo zaino e uscì di casa senza dire una parola. Fabrizio imitò la sorella, afferrò un pezzo di mela e strisciò in camera sua come un serpente sbattendo la porta della camera dietro alle sue spalle. Di fronte a quella scena, Marra si rese conto di aver commesso l'ennesimo errore, si era ripromesso più volte di non menzionare la moglie con i figli, ma ormai era troppo tardi. Nelle mani stringeva ancora il coltello, che, con un gesto impulsivo e irritato, scagliò nel lavandino. Si vestì in tutta fretta, afferrò le chiavi della macchina e si diresse rapidamente verso la caserma dei carabinieri. Alle sette e trentacinque, Corso Agostino Ricci era già ingorgato dal traffico e Marra, chiuso nella sua utilitaria, era intento a fissare quell'occhio rosso che tutte le mattine gli intimava l'alt e lo scrutava con un'espressione severa dall'alto verso il basso. In tutto quel marasma mattutino, ci volle quasi mezz'ora per fare un chilometro e fu proprio quando stava per imboccare Via Crispi che si accorse di essere uscito di casa senza la giacca dell'uniforme e il portafogli. Arrivato alla caserma il fido Vice Brigadiere Briano era già sull'attenti che, come tutte le mattine lo attendeva in segno di rispetto tipico di chi aveva una personalità ligia verso l'Arma. “Buongiorno Maresciallo! Comandi!” “Buongiorno Brià. Parcheggi tu la macchina?” disse Marra lanciandogli le chiavi. “Agli ordini Maresciallo!” rispose il Vice Brigadiere prendendo il mazzo al volo. All'entrata della caserma, il Brigadiere Delfino lo aspettava divertito nell'osservare quello spettacolino che si ripeteva da oltre una settimana. “Buongiorno Maresciallo, ma perché Briano insiste nel parcheggiarle la macchina ogni mattina?” chiese incuriosito. “Ma che ti devo dire Bruno, un giorno mi ha chiesto se fossi interessato a vendergliela. Gli ho detto che ci penserò su e gli ho dato la possibilità di usarla o parcheggiarla così ci fa qualche giretto.” “Mi sembra un buon compromesso!” rispose Delfino divertito “a proposito... per ora tutto tranquillo, questa notte abbiamo avuto un paio di chiamate per una lite familiare e un'altra per un inizio di rissa in zona stazione.” “Tutto risolto?” chiese Marra distrattamente. “Si Maresciallo tutto risolto” rispose Delfino osservando i verbali delle due chiamate. Quella mattina la caserma non era ancora al suo culmine: il Capitano Repetto era occupato in una visita medica di routine, Carlo Rizzo il nuovo carabiniere, sarebbe arrivato di lì a poco mentre Sophia Mandelli e Carmine De Santis erano di turno a pattugliare le strade savonesi. Marra si diresse verso il suo ufficio, si tolse il cappotto e lo lanciò sul divanetto, si allentò la cravatta e sbuffò passandosi una mano tra i capelli. Quella mattina non si sentiva del tutto bene. Nonostante le finestre fossero aperte, una strana sensazione di calore lo avvolse come una calda coperta facendolo sudare. Con fare calmo cercò di alzarsi dalla sedia e a piccoli passi andò in bagno per sciacquarsi il volto. Infastidito nel non trovare refrigerio optò per l'opzione B che da mesi era diventata la sua unica salvezza: con fare deciso mise una mano nella tasca dei pantaloni, prese una scatolina gialla, afferrò una pasticca e se la gettò in gola. “Cristo Santo, ci voleva!” disse guardandosi allo specchio e sciacquandosi il viso un'ultima volta. In quel momento la porta si spalancò in modo brusco e Marra, preso di soprassalto, si bagnò la camicia pulita esternando un bestemmione incomprensibile. Briano era entrato come una furia e mettendosi sull'attenti, richiamò goffamente l'attenzione del suo superiore “mi ha fatto chiamare Maresciallo?” “Ma porca miseria ladra! È possibile che manco in bagno mi fai stare? Mi hai fatto venire un colpo!” rispose Marra seccato. “Le chiedo scusa Maresciallo!” disse Briano dispiaciuto. “Mena no el turun ! Chiama a casa mia e dì a Fabrizio di portarmi la giacca dell'uniforme con il portafogli. E non restare così impalato e vai a chiamare prima che esca di casa!” Briano si sciolse dalla sua forma rigida e scattò verso il telefono per eseguire l'ordine. Marra uscì dal bagno e si diresse verso la guardiola appoggiandosi allo stipite della porta “questa voglio proprio sentirla con le mie orecchie!” disse a Delfino indicando con la testa il Vice Brigadiere. La telefonata durò una manciata di secondi, poi con il viso pallido e un'espressione da ebete, Briano si voltò verso il suo superiore cercando di non incontrare il suo sguardo severo “mi scusi Maresciallo ma credo di aver sbagliato numero perché mi hanno mandato a quel paese e mi hanno sbattuto il telefono in faccia!” sentenziò Briano in posizione dell'attenti. “Lascia stare, non ti preoccupare, prendo quella di De Santis so che ne ha una di ricambio in ufficio.” In quel momento il telefono della caserma squillò e la voce di Delfino divenne ogni secondo sempre più interrogativa e diretta. “Che è successo?” chiese Marra sbucando dall'ufficio denunce. “Hanno trovato un corpo in Via Nizza 1251! I tecnici della Scientifica sono già stati allertati.” Marra prese la giacca di De Santis di gran corsa e chiamò il Vice Brigadiere incitandolo nel seguirlo “Brià, visto che io non ho la patente oggi guiderai tu. Delfino, tu organizza una squadra e mandami un paio di uomini sul posto.” “Comandi Maresciallo!” rispose il carabiniere mettendosi subito all'opera. |
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