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Writer Officina Blog
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Manuale di pubblicazione Amazon KDP. Sempre più autori
emergenti decidono di pubblicarse il proprio libro in Self su Amazon KDP,
ma spesso vengono intimoriti dalle possibili complicazioni tecniche. Questo
articolo offre una spiegazione semplice e dettagliata delle procedure da
seguire e permette il download di alcun file di esempio, sia per il testo
già formattato che per la copertina. |

Self Publishing. In passato è stato il sogno nascosto
di ogni autore che, allo stesso tempo, lo considerava un ripiego. Se da
un lato poteva essere finalmente la soluzione ai propri sogni artistici,
dall'altro aveva il retrogusto di un accomodamento fatto in casa, un piacere
derivante da una sorta di onanismo disperato, atto a certificare la proprie
capacità senza la necessità di un partner, identificato nella
figura di un Editore. |

Scrittori si nasce. Siamo operai della parola, oratori,
arringatori di folle, tribuni dalla parlantina sciolta, con impresso nel
DNA il dono della chiacchiera e la capacità di assumere le vesti
di ignoti raccontastorie, sbucati misteriosamente dalla foresta. Siamo figli
della dialettica, fratelli dell'ignoto, noi siamo gli agricoltori delle
favole antiche e seminiamo di sogni l'altopiano della fantasia. |
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Se chiudi gli occhi vedi faville
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Accendi il potere dell'immaginazione.
Faville nascoste
1 - alito di fiamma
Correva l'anno. Vi svelo subito un segreto: questa prima frase non ha nulla a che vedere con la storia che sto per raccontarvi. Ma da bambina desideravo ardentemente cominciare un racconto così e, oggi, non potrei rinunciare a questo piccolo sogno.
Desiderare: anelare, aspirare, volere, ambire, bramare. Ma anche: richiedere, pretendere, esigere. Volere qualcosa che ci manca; quanto può appagare n nostro bisogno o piacere o che possa renderci felici.
Desiderare. Annotate questa parola da qualche parte. Fidatevi. Tornerà.
È proprio da qui che comincia il nostro viaggio: dal bisogno primordiale, umano, inevitabile di desiderare. Un incontro apparentemente casuale, ma profondamente simbolico.
Carla: non un'amica, nemmeno una conoscente. Ci siamo incontrate così, “per caso”, in un viaggio in treno verso direzioni opposte. Due sconosciute, eppure – in quel breve tragitto – due voci in sintonia.
Ci ritrovammo a scambiarci confidenze.
C'è qualcosa di misteriosamente intimo nel raccontarsi a chi non si conosce. È incredibile come l'essere umano possa consentire con maggiore facilità ad un estraneo di entrare nella propria intimità. Probabilmente perché non ne teme il giudizio. O, semplicemente, perché siamo persuasi che non lo incontreremo mai più.
Così, come una diga che cede silenziosamente, l'acqua cominciò a sgorgare da quelle quasi impercettibili fessure e Carla mi affidò la sua storia.
Mi parlò di un'epifania giunta “nel mezzo del cammin di nostra vita”. Per usare termini più attuali, alla soglia dei suoi strepitosi cinquant' anni.
Una vita piena, normale, fatta di famiglia, lavoro, ruoli. Una bambina vivace, una giovane audace, una madre, una moglie. Fino ad allora era stata, per così dire, inconsapevole.
Eppure, ripensando alle sue vicende, ammise che, a ben vedere, qualche timido segnale avrebbe potuto coglierlo qua e là... L' avrebbe colto se fosse stata consapevole. Insomma, un paradosso senza via d'uscita.
All'inizio sembrava solo una lieve inquietudine. Una sensazione. Poi, piano piano, tutto ha cominciato a prendere un'altra piega. In giorno come tanti. Uno di quei giorni che era solita definire “qualunque”, ma che adesso le pareva ben altra cosa.
Attenzione, però: non affrettate le conclusioni. Non lasciatevi trarre in inganno dalle prime deduzioni che il vostro intelletto vi propone. Non è la classica storia d'amore. Né, tantomeno, una storia sul destino.
Scoprirete, una pagina dopo l'altra, che la vicenda è un'altra. Vi accorgerete che è il racconto di un ritorno alla favilla, a quella piccola scintilla che arde dentro ciascuno di noi.
Ho cercato di trascrivere le sue parole con la stessa delicatezza con cui mi sono state donate. Vestite i suoi panni. Chiudete gli occhi e ascoltate.
2 - la frase sulla copertina
L' “occasione” si presentò subito. Carla si sedette accanto a me, occupando l'unico posto libero sul vagone. Sul sedile, una rivista abbandonata.
Con naturalezza, sollevandola, lesse ad alta voce un titolo in grassetto: “Cartomanzia: scopri cosa ti riserva il futuro”
Sorrise. Con la stessa semplicità e confidenza con cui ci si rivolge ad un'amica di vecchia data e, senza filtri, cominciò a raccontare.
Una conoscente, anni prima, si era rivolta ad un cartomante per placare alcune sue inquietudini. Carla, con leggerezza mista a scetticismo – un po' per gioco, come si dice – aveva deciso di imitarla.
Quel giorno d'estate, l'indirizzo in una mano, Google Maps nell'altra, si mise in cammino. Dopo mezz' ora di tentativi e strade sbagliate, provò vanamente a mettersi in contatto telefonico con chi l'attendeva e, quando ormai si apprestava a ritornare sui suoi passi, venne richiamata.
La voce all'altro capo la guidò fino alla porta giusta.
Ad accoglierla un uomo minuscolo e garbato. Una voce appena sussurrata.
Una sala da pranzo trasformata, e riadattata in sala d' ascolto, per soddisfare le esigenze della propria clientela.
Nulla di scenografico. Solo presenza e silenzio.
Le chiese il nome e, come un abile giocoliere, mischiò le carte.
Sono certa. Chiunque di voi avrà quantomeno una vaga idea di come il gioco funzioni; quindi: salute, lavoro, amore. Questi, in sostanza, gli argomenti di cui trattarono.
Carla, pur senza mostrare emozioni, si sentì attraversata. Dovette ammettere che, fin da subito, alcune sue “rivelazioni” la sorpresero.
Aveva da circa un anno interrotto, per sua volontà, un matrimonio durato vent' anni, aveva un lavoro che la soddisfaceva e nessun particolare problema che la affliggesse.
Si era presentata serena, sfoggiando uno dei suoi migliori sorrisi. Le pareva, quindi, di non aver fornito al suo interlocutore indizi che potessero imbeccarlo nelle sue esternazioni.
Eppure, ascoltando le sue parole, aveva rivissuto emozioni ormai sopite e le immagini del suo passato si erano materializzate davanti ai suoi occhi, come una pellicola di un film vintage in bianco e nero.
Con la ferrea volontà di non lasciar trapelare alcuna emozione, per non rischiare di inquinare il responso, si limitò a sorridere e pose l'inevitabile domanda: “Mi dica, cosa mi riserverà il futuro?”
Lui mischiò nuovamente le carte. Gliene fece scegliere tre. Le voltò. Calò poi sul tavolo tutte le altre, seguendo il solito ormai collaudato rito, e le scrutò molto, molto attentamente. Sollevò lo sguardo e, con occhi particolarmente espressivi e luminosi, esclamò: “incontrerai l'amore”.
Poi, osservando ancora scupolosamente le carte, proseguì: “ma non un amore qualsiasi. Incontrerai qualcuno che ti renderà felice come mai prima. E questo amore... te lo meriti.”
La frase la colpì più della previsione.
“Te lo meriti.”
Era quella la vera profezia. Carla uscì con il cuore acceso.
La mente correva: Come sarebbe potuto essere quest' uomo? Dove lo avrebbe incontrato? Come avrebbe saputo riconoscerlo?
Mentre tutti questi interrogativi affollavano i suoi pensieri, era pervasa da un'insolita sensazione.
Uno stato d' animo simile a quello che si prova quando, verso fine novembre, cominciamo ad annusare lo spirito natalizio e ad immaginare quale sorpresa possa celarsi in quel pacchetto sotto l'albero.
Inconsapevolmente, nello stesso istante in cui immaginiamo, desideriamo. Immaginiamo ciò che desideriamo. Desideriamo e immaginiamo.
Carla, mentre immaginava, stava già desiderando. E, desiderando, stava già creando.
Non passò giorno, da quel momento in poi, che non provasse a figurarsi il suo “principe azzurro”. Per ogni uomo che incontrava la sua mente suggeriva: - Sarà lui? - Magari fosse lui... - Non sarà lui, vero!?
La mente era diventata un radar silenzioso, ma nulla sembrava confermare il presagio.
Eppure... Il suo desiderio correva. E con lui, la favilla che si preparava a diventare fuoco.
5 – la legge invisibile
Premetto: sono convinta che il caso non esista.
L'incontro con Carla – solo apparentemente casuale – era stato per me come una scintilla, l'innesco di un processo riflessivo che mi avrebbe accompagnata a lungo.
Torniamo però al tema centrale. Lo ricordate? Desiderare.
Carla aveva davvero trovato l'amore per caso o lo aveva profondamente desiderato?
Era stato il destino, come suggerito dal cartomante, a farle incrociare quell'uomo, oppure la predizione si era insinuata nella sua mente, diventando parte integrante del suo immaginario e alimentando i suoi desideri più reconditi?
Cos'è un desiderio in fondo, se non la consapevolezza di qualcosa che ci manca, qualcosa che sentiamo necessario per rendere la nostra vita più piena, più appagante, più felice?
Cominciai a riflettere su queste domande, che mi ronzavano in testa di continuo, e mi ricordai di un passaggio che avevo letto da qualche parte.
Ipotizzava un'analogia tra il desiderio e il motore a scoppio: il desiderio è la scintilla che innesca l'esplosione. L' esplosione genera un'espansione che muove il pistone, questo produce energia che trasmette movimento al veicolo. Senza quella scintilla il veicolo non potrebbe procedere.
Citando un concetto già noto è, quindi, possibile affermare che:
Il desiderio è la molla che governa l'azione.
Dal punto di vista razionale, è evidente: non si può desiderare ciò che si possiede già. Ogni nostra azione, conscia o inconscia, è guidata dal bisogno di ottenere ciò che ci manca. Più forte è un desiderio, più questo sarà presente nei nostri pensieri, nei sogni, nelle fantasie.
Più sarà chiaro l'oggetto del nostro desiderio, maggiore sarà l'energia che investiremo per raggiungerlo.
Nikola Tesla, geniale e visionario inventore, aveva la straordinaria capacità di visualizzare a lungo ciò che lo affascinava. Anche durante il sonno, la sua mente continuava a lavorare sulle immagini che lo colpivano. La sua capacità di visualizzare mentalmente gli oggetti osservati si era sommata a quella di contrapporvi immagini di sua creazione.
Sviluppò così la straordinaria capacità di vedere gli oggetti con gli occhi della mente e, spesso, solo con questo strumento sperimentava il funzionamento delle sue invenzioni.
Solamente dopo essersi accertato con la forza dell'immaginazione che tutto procedesse come desiderato, iniziava la costruzione reale.
Albert Einstein diceva: “Semplicemente immagino che sia così, poi cerco di provarlo.”
Questa straordinaria facoltà dell'immaginare, guidata dal desiderio, è stata definita da alcuni: immaginazione controllata.
Alla luce di tutto ciò, potevo suppore che Carla avesse iniziato a interiorizzare l'idea dell'amore in arrivo dopo l'incontro con il cartomante. Il desiderio insito in lei era stato alimentato costantemente per diverso tempo, consapevolmente o meno, fino a plasmare le circostanze bramate.
In ultima analisi: le sue convinzioni, i suoi pensieri, potrebbero aver condizionato gli eventi?
Il suo atteggiamento, i suoi comportamenti, il suo “essere più profondo”, potrebbero essere cambiati in conseguenza della visione interiore che aveva coltivato?
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