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Writer Officina Blog
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Manuale di pubblicazione Amazon KDP. Sempre più autori
emergenti decidono di pubblicarse il proprio libro in Self su Amazon KDP,
ma spesso vengono intimoriti dalle possibili complicazioni tecniche. Questo
articolo offre una spiegazione semplice e dettagliata delle procedure da
seguire e permette il download di alcun file di esempio, sia per il testo
già formattato che per la copertina. |

Self Publishing. In passato è stato il sogno nascosto
di ogni autore che, allo stesso tempo, lo considerava un ripiego. Se da
un lato poteva essere finalmente la soluzione ai propri sogni artistici,
dall'altro aveva il retrogusto di un accomodamento fatto in casa, un piacere
derivante da una sorta di onanismo disperato, atto a certificare la proprie
capacità senza la necessità di un partner, identificato nella
figura di un Editore. |

Scrittori si nasce. Siamo operai della parola, oratori,
arringatori di folle, tribuni dalla parlantina sciolta, con impresso nel
DNA il dono della chiacchiera e la capacità di assumere le vesti
di ignoti raccontastorie, sbucati misteriosamente dalla foresta. Siamo figli
della dialettica, fratelli dell'ignoto, noi siamo gli agricoltori delle
favole antiche e seminiamo di sogni l'altopiano della fantasia. |
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Il portale del tempo
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Attraversare il portale fu un'esperienza incredibile. I ragazzi sentirono una sensazione di formicolio, come se fossero avvolti da una corrente elettrica. Quando riaprirono gli occhi, non sapevano quanto tempo fosse passato, pochi secondi o qualche ora. Si ritrovarono in un mondo completamente diverso, i colori erano più vividi e l'aria era piena di suoni melodiosi di creature sconosciute. Davanti a loro si estendeva un paesaggio fantastico, con colline ondulate, foreste lussureggianti e isole che fluttuavano nell'aria. «Wow!» esclamò Mattia, incapace di credere a ciò che vedeva. «Questo posto è...» «Magico» dissero in coro Gabriel e Davide. I tre amici iniziarono a camminare lentamente osservandosi intorno sbalorditi e incontrando creature di ogni tipo. In cielo volavano delle piccole creature che potevano essere scambiate facilmente per delle farfalle colorate ma che, guardandole attentamente, scoprirono essere delle fate. Camminando si trovarono in una radura e qui rimasero ancora più abbagliati quando capirono che si trovavano di fronte a decine di unicorni che brucavano l'erba come fossero dei semplici cavalli. Ogni sorta di flora e di fauna lasciava i tre amici a bocca aperta. Non avevano più detto una parola da quando erano arrivati in quel luogo straordinario, e pensare che erano dei gran chiacchieroni. «Wow, perché non abbiamo portato un telefono per fare delle foto? Mia sorella non ci crederà mai quando glielo dirò» esclamò Davide. Proprio mentre erano impegnati a guardare un unicorno colorato che spiccava il volo con le sue enormi ali, i tre amici furono circondati da piccole creature con i baffi neri e le orecchie a punta. «Fermi dove siete, strani esseri giganti.» «Lo sapevo io...» esclamò Mattia, bianco come un fantasma dalla paura. Gli elfi tenevano in mano delle lunghe frecce appuntite e le puntavano sui ragazzi. In realtà gli elfi e le loro armi erano così piccoli rispetto ai tre amici che avrebbero potuto liberarsi in men che non si dica. «Seguiteci!» ordinò un elfo avvicinando l'arma. «Vi portiamo dal nostro capo villaggio.» Davide, Mattia e Gabriel si guardarono perplessi, in che situazione si erano cacciati? Decisero di seguire quegli strani esseri per scoprire cosa volevano da loro. Camminarono per la fitta vegetazione e solo allora si accorsero, guardando in cielo, che c'era uno splendido sole e accanto ad esso brillava una luna piena e gialla. Com'era possibile? Dove erano finiti? Sarebbero mai tornati a casa? Queste erano le domande che durante il tragitto i tre amici si ripetevano nella testa. Dopo aver camminato per un tempo infinito in un religioso silenzio, gli elfi si fermarono di fronte una piccola e buffa abitazione. Sembrava un fungo gigante. Per fortuna, essendo ancora bambini, riuscirono ad entrare nella dimora sfiorando il soffitto con la testa. Non si erano mai sentiti così grandi in vita loro! Ora potevano vedere tutto da un'altra prospettiva ed era davvero fantastico. Fantastico e strano. All'interno del fungo un altro elfo poco più alto degli altri, stava seduto sulla sua poltrona intento a parlare con quella che doveva essere sua figlia. «Capo, abbiamo trovato degli intrusi nel nostro villaggio» disse uno degli elfi che li aveva condotti lì. Il capo villaggio si voltò e quando si trovò di fronte i tre ragazzi quasi non riuscì a contenere la gioia. «Finalmente i tre giganti della profezia sono arrivati! Finalmente saremo salvi» esclamò felice come non mai. «Mi scusi signor elfo ma forse ci confonde con qualcun altro.» Fu Davide a trovare il coraggio di parlare per primo, seguito dai suoi amici. «Esatto. E poi noi non siamo giganti, se vedesse mio padre, lui si che è gigante!» proseguì Mattia. «E poi quale sarebbe questa profezia?» chiese Gabriel curioso. «Piano, piano» bofonchiò il capo villaggio ridendo sommessamente. «Gli umani, nel nostro regno, vengono chiamati giganti, non c'è da offendersi. E siccome siete gli unici umani che siano mai riusciti a oltrepassare il portale significa che avete i valori e le doti necessarie per aiutarci. La Profezia è questa: Nel giorno più lungo tre cuori coraggiosi entreranno nel Regno degli elfi. Essi verranno dalla Terra dei giganti e affronteranno tre prove di forza, saggezza e coraggio. Solo così la maledizione sarà spezzata e il tempo ricomincerà a scorrere.» «Questa profezia non ha senso...» esclamò Mattia mentre i suoi amici annuivano con un'espressione dubbiosa. «Che significa il tempo ricomincerà a scorrere?» chiese Davide. «Cari giganti...scusate, umani...» «Può chiamarci solo bambini, piacere io sono Gabriel, lui è Mattia e lui è Davide.» «Oh ma certo, scusate. Stavo dicendo, cari bambini non avete notato nulla di strano nel cielo?» chiese il capo degli elfi. I tre amici si guardarono perplessi, di cose strane in realtà ne aveva viste parecchie ma non volevano offendere l'elfo e risposero di no. «Per tutti gli unicorni! Sulla Terra avete il sole e la luna nel cielo nello stesso momento?» chiese l'elfo come se i tre umani fossero ciechi. «Credo di no» rispose Mattia. «Non lo abbiamo ancora studiato a scuola e se la maestra l'ha spiegato io ero assente» rispose Gabriel. «E se c'eri pensavi ai fatti tuoi» lo canzonò Davide. I tre ragazzi iniziarono a ridere ma quando si accorsero dell'espressione seria e corrucciata dell'elfo smisero subito e tornarono seri. «Il tempo qui ad Alfheim si è fermato molte primavere fa. Le nostre specie hanno sempre vissuto in pace e armonia, le fate vivono nei loro fiori, gli unicorni sono liberi di scorrazzare dove vogliono, gli animali sono amati e rispettati... ma un giorno arrivò una creatura malvagia...» il capo degli elfi aveva la voce tremante e gli occhi lucidi. Provava dolore a ricordare quegli eventi ma andò avanti nel racconto e i tre amici ascoltarono incuriositi. «... una fata, un giorno, ha disobbedito all'unica regola che abbiamo in questo regno: mai attraversare il portale. Quando tornò, dopo molto tempo, era diversa, i suoi capelli dorati erano diventati neri come l'ebano, la sua voce dolce era piena di odio e rancore. Scoprimmo che era stata nel Regno delle streghe e che aveva imparato la magia nera. Il suo cuore corrotto, piano piano, stava cessando di battere, ma prima di morire lanciò una potente maledizione sul nostro mondo e da quel dì il tempo si è fermato, viviamo sempre lo stesso giorno, non ci sono più stagione, non esistono il giorno e la notte, e per quanto siamo esseri ottimisti e sereni, credetemi è difficile vivere così. Inoltre anche noi rimaniamo sempre uguali, nessuno invecchia più, i bambini non crescono più... lei è mia figlia, la sua età si è fermata quel giorno e io non so più nemmeno quanto anni abbia.» Una piccola Elfa bionda dagli occhi blu si avvicinò agli umani. «Ciao, io sono Arya, figlia di Alaric» si presentò inchinandosi di fronte ai tre ragazzi che la osservavano affascinati. Mai nella loro breve vita avevano visto una ragazza così bella e aggraziata. «Chiedo scusa per mio padre non vi ha nemmeno offerto qualcosa da mangiare. Prendete quello che volete, siete i benvenuti!» Arya era alta circa cinquanta centimetri, non si riusciva a capire quanti anni avesse. Chissà da quanto tempo quei poveri elfi vivevano senza tempo! Mattia, Davide e Gabriel si voltarono verso il piccolo tavolo di legno e si accorsero che era pieno di cibo di ogni genere e colore. Tutto in quel regno era colorato, dagli animali, al cibo, ai vestiti. Tanti colori che in circostanze normali avrebbero riempito il cuore di gioia, ma sui volti di quei piccoli esseri la gioia non c'era più da molto tempo. I tre ragazzi iniziarono ad assaggiare i budini arcobaleno, i muffin millegusti, le caramelle delle fate e altri cibi che non avevano mai visto prima. Non avevano mai mangiato così tanti dolci tutti in una volta e sorrisero pensando a cosa gli avrebbero detto i genitori se li avessero visti. «Bene, ora dovete riposare. Quando sarete in forze vi aspettano tre prove da affrontare, siete la nostra unica speranza giganti» disse Alaric sorridendo. |
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