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Manuale di pubblicazione Amazon KDP. Sempre più autori
emergenti decidono di pubblicarse il proprio libro in Self su Amazon KDP,
ma spesso vengono intimoriti dalle possibili complicazioni tecniche. Questo
articolo offre una spiegazione semplice e dettagliata delle procedure da
seguire e permette il download di alcun file di esempio, sia per il testo
già formattato che per la copertina. |

Self Publishing. In passato è stato il sogno nascosto
di ogni autore che, allo stesso tempo, lo considerava un ripiego. Se da
un lato poteva essere finalmente la soluzione ai propri sogni artistici,
dall'altro aveva il retrogusto di un accomodamento fatto in casa, un piacere
derivante da una sorta di onanismo disperato, atto a certificare la proprie
capacità senza la necessità di un partner, identificato nella
figura di un Editore. |

Scrittori si nasce. Siamo operai della parola, oratori,
arringatori di folle, tribuni dalla parlantina sciolta, con impresso nel
DNA il dono della chiacchiera e la capacità di assumere le vesti
di ignoti raccontastorie, sbucati misteriosamente dalla foresta. Siamo figli
della dialettica, fratelli dell'ignoto, noi siamo gli agricoltori delle
favole antiche e seminiamo di sogni l'altopiano della fantasia. |
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Il Nefilim e Jadelynn de'Thule
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Intorno alla mezzanotte, nella vecchia casa di pietra con la torretta al limitare del villaggio di Sweethill, le luci fioche delle lanterne erano ancora accese. Tiamat aveva un sorriso sgangherato, dopo la caduta dei denti da latte. «Mi racconti una delle tue storie? Una corta, per farmi addormentare» pregò con le manine giunte. La donna alzò la voce per farsi sentire dal piano di sotto: «È tardissimo! ». Riponendo i boccali appena lavati nello stipetto di legno, sorrise e scosse il capo, immaginando come sarebbe andata a finire. Con le mani umide, scostò la tendina dalla finestra sopra il secchiaio, e la luce di una gran falce di luna le permise di scorgere il calesse degli ospiti che avevano avuto a cena. Un puntino lontano. «Ti racconto una storia, ma corta» acconsentì l'uomo, sottovoce e in tono complice, rimboccando le coperte. «Quale vuoi?» La donna scrollò le spalle. Come volevasi dimostrare. «Raccontami dei draghi! È vero che non è vero che sono immortali?» «Conosci già la risposta» sospirò l'uomo. «Solo gli dèi vivono per sempre, a meno che non si uccidano tra di loro. Un mortale non può nuocere a un dio, a meno che non possieda un'arma magica in grado di farlo... ma può uccidere un drago, se ne è capace.» «Tu sei capace di uccidere un drago, vero?» Egli finse di pensarci su, poi annuì ostentazione. «Certo che sì! ». Il bambino battè le mani e rise d'eccitazione. «Non ridere della morte» lo riprese l'adulto. «Togliere una vita non è mai una cosa buona, nemmeno quando si è costretti a farlo». Tiamat ci pensò su. Da qualche tempo era incuriosito e affascinato dalla morte. Stava crescendo. «E gli dèi? Perché gli dèi non muoiono?» Era una domanda inedita, e l'uomo dovette riflettere bene prima di rispondere. «Non ne sono sicuro, perché a un uomo non è dato comprendere il mistero degli dèi» rispose, «ma posso azzardare un'ipotesi: è possibile che siano immortali proprio perché... sono immortali». «Che razza di motivo sarebbe...?!» protestò Tiamat, perplesso. «Ha senso, invece. Vedi, noi mortali siamo destinati a perdere molte persone che ci sono care, e con ognuna di esse se ne va sempre anche un pezzetto di noi, finché non ne rimane più neanche uno. Questo agli dèi non accade, perché la morte non li sfiora e non si addolorano per la scomparsa dei loro simili». «Anche tu morirai? Anch'io?» si preoccupò il bambino. Ormai percepiva lo scorrere del tempo quasi come un adulto, non era strano che si angustiasse. «Tra molto tempo» lo rassicurò l'uomo. «È il prezzo da pagare per il privilegio di provare sentimenti d'amore finché si è in vita, e in ogni modo ciascuno continua a esistere nel sangue del suo sangue e nei ricordi di chi resta». Il bambino assunse un'espressione pensosa, ma il turbamento durò solo un attimo, soppiantato da altre priorità. «Raccontami dei draghi, di quando hai ucciso un drago! O erano più di uno?» «Avevamo detto corta, ma questa è una lunga storia. È cominciata quando Jadelynn aveva poco più della tua età».
Nei pressi di Sweethill, tarda sera Dall'alto del crinale e dell'imponente frisone dal manto morello, il guardacaccia Valgarian Brains osservava la casa con la torretta dove vivevano Trisban e sua nipote Jadelynn. Nipote, per modo di dire. Il vecchio l'aveva adottata quand'era appena una bimbetta dalla zazzera fulva e arruffata. Nonostante si stesse facendo buio, la sua vista acuta da mezzelfo si spingeva tanto lontano da scorgere ogni singola pietra della casa, ma nessuna lanterna accesa; Trisban doveva essere già partito, non per niente aveva inviato a cercarlo uno dei suoi colombacci dal petto verde. Assicurato a una zampa, il messaggio diceva soltanto di affrettarsi a Sweethill e di badare a sua nipote. Come se, a quell'età, a una ragazza servisse una balia asciutta invece che un marito! Trisban aveva disposto che, in caso di sua dipartita, almeno fino ai ventuno anni della ragazza, Valgarian sarebbe stato il suo tutore, e a lui non dispiaceva visitarla, anche per constatare i progressi dei suoi studi da erborista: era portata per quel mestiere, lo stesso di suo nonno. Un giorno avrebbe ereditato la bottega. Scarmigliato dal vento, scostò dal volto qualche lunga ciocca di capelli biondi. Fiutò l'aria, cogliendone il sentore di un cattivo presagio. Poiché poco prima si era imbattuto nelle tracce fresche di tre qilin, spronò con prudenza il cavallo lungo il pendio. Non era una cosa buona, che dei qilin si trovassero in quei pressi: le chimere non lasciavano mai, da sole, i torridi confini di Azaran Y'llganor. Se c'era un quilin, c'era anche un nefilim, e tre nefilim potevano essere più feroci di un intero branco di orchi. Molto tempo prima, Valgarian e un assai più giovane Trisban – gonfi di birra per aver fatto serata in una tavernaccia di Roccaferro – si erano improvvisamente trovati tutti aggrovigliati in una rete. Sghignazzando come se fosse stata la cosa più divertente del mondo, tra altro! L'imboscata dei nefilim, che battevano quei dintorni giustappunto per procurarsi schiavi, aveva condotto i due debosciati nella buia Askaerne. Laggiù, per lungo tempo, avevano dovuto spaccar pietre in miniera e spingere vagoncini carichi di minerale di ferro destinato ai nani – che ne avrebbero ricavato altri binari per altre miniere – e di sacchi di efflorescenze odorose con cui si produceva la polvere esplosiva, ma anche di foglie d'arbusto di qat, provenienti dalle aride terre naniche. I guerrieri nefilim usavano masticarne in quantità impensabili (e questo spiegava perché dormissero poco e niente, e fossero sempre sul chi vive). In realtà, i vagoncini li aveva spinti più che altro Valgarian, dal momento che Trisban, essendo un uomo di cultura, veniva spesso chiamato a svolgere compiti più intellettuali e meno faticosi, sui quali il vecchio non era mai sceso nei dettagli. Un bel giorno – ammesso che fosse giorno, visto che Askaerne si trovava sottoterra e il giorno e la notte erano perfettamente identici – avevano elaborato e attuato un piano di fuga. Solo che Trisban era in confidenza, per così dire, con un dannato elfo nero. Valgarian aveva sempre sospettato che gli avesse spifferato il loro piano, magari dopo un goccetto o più di uno: di frequente, espletati i suoi non ben precisati incarichi, tornava in cella col fiato che puzzava di vino o di turmuff. Il ranger non escludeva nemmeno che c'entrasse uno strano, antichissimo libro, che gli elfi neri avevano rinvenuto a Graceful tempo prima. A sentire Trisban, era troppo prezioso per restare nelle mani di quella strega di Agharta, eppure in seguito aveva sempre negato di esserne entrato in possesso. Vagarian non lo sapeva per certo, ma effettivamente il tomo sparì dalla biblioteca della regina. E svanì nel nulla prima che le sue Erudite capissero come far ricomparire testi e immagini, a cui erano riuscite a dare appena un'occhiata: pochi istanti dopo che avevano aperto il tomo per sfogliarlo, il contenuto di quelle pagine incredibilmente luminose era scomparso! Eppure era là, in mezzo a quelle parole e tra quelle illustrazioni tanto ben fatte da sembrare frammenti di realtà, che l'antica sapienza sembrava celare la formula della salvezza per il popolo nefilim. Il libro faceva parte di un bottino di molti volumi, costati una mattanza di cui anche Jadelynn aveva fatto le spese, ma questo Valgarian lo avrebbe saputo solo dopo l'adozione dell'elfa. Tornando alla fuga da Azaran Y'llganor, lui e Trisban erano ormai molto vicini all'uscita dal regno sotterraneo e alla libertà, quando erano stati intercettati dal moai Schlangenhaut. Durante la prigionia, l'ufficiale aveva preteso di incontrare Trisban in privato piuttosto spesso, dopo che si era sparsa la voce che fosse colto. I due si erano visti con una certa regolarità, ed ecco perché Valgarian sospettava che il vecchio se la fosse cantata a proposito dell'evasione: era molto loquace, specialmente se alzava il gomito – però a volte, da ubriaco, s'inventava storie assurde, come quando aveva farneticato di saper volare – e siccome era noto che, in quel periodo, il giovane Schlangenhaut consumasse alcol a fiumi, non era da escludere che gliene avesse offerto o che Trisban gliene avesse sottratto di nascosto. In ogni modo, ad attenderli all'uscita dal regno, l'elfo nero era solo. Era una cosa piuttosto singolare perché, per precauzione, i nefilim usavano muoversi sempre almeno in coppia, ma quel giorno la fortuna girava dalla parte giusta. Armato delle catene che gli ciondolavano dai polsi – lui e l'erborista se le erano spezzate a vicenda con un paio di colpi di piccone, approfittando di una distrazione delle guardie – Valgarian si era avventato sul nemico, ingaggiando con lui un violento corpo a corpo. Per la verità, anche Trisban era finito travolto dalla colluttazione, al punto che, rotolando faccia a terra, aveva perso un dente e il suo tascapane, finito chissà dove, in qualche fenditura tra le rocce. Alla fine, il mezzelfo aveva disarmato il nefilim di una delle due scimitarre. Era seguito un duello conclusosi con la sconfitta di Schlangenhaut. Valgarian ricordava ancora la soddisfazione provata vedendolo a terra, con il volto ridotto a una maschera di sangue. Non era neanche stato difficile! Chissà perché, Trisban gli aveva poi impedito di finirlo, facendo presa sulla sua vanità: «Fa' che racconti che lo hai sconfitto. Le voci corrono veloci, in men che non si dica la tua fama ti precederà». Non era importante sapere se il vecchio si fosse affezionato al nefilim o se fosse soltanto intimamente pacifista: il tempo gli aveva dato ragione, e oggi Valgarian era piuttosto temuto e rispettato. Se si recava in un villaggio mai visitato prima, non appena si risapeva chi fosse tutti facevano a gara per servirlo e farsi raccontare le sue avventure. In ogni modo, il passato era passato. Adesso Jadelynn poteva trovarsi in pericolo e Valgarian avrebbe fatto l'impossibile per proteggerla. |
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