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Manuale di pubblicazione Amazon KDP. Sempre più autori emergenti decidono di pubblicarse il proprio libro in Self su Amazon KDP, ma spesso vengono intimoriti dalle possibili complicazioni tecniche. Questo articolo offre una spiegazione semplice e dettagliata delle procedure da seguire e permette il download di alcun file di esempio, sia per il testo già formattato che per la copertina.
Self Publishing. In passato è stato il sogno nascosto di ogni autore che, allo stesso tempo, lo considerava un ripiego. Se da un lato poteva essere finalmente la soluzione ai propri sogni artistici, dall'altro aveva il retrogusto di un accomodamento fatto in casa, un piacere derivante da una sorta di onanismo disperato, atto a certificare la proprie capacità senza la necessità di un partner, identificato nella figura di un Editore.
Scrittori si nasce. Siamo operai della parola, oratori, arringatori di folle, tribuni dalla parlantina sciolta, con impresso nel DNA il dono della chiacchiera e la capacità di assumere le vesti di ignoti raccontastorie, sbucati misteriosamente dalla foresta. Siamo figli della dialettica, fratelli dell'ignoto, noi siamo gli agricoltori delle favole antiche e seminiamo di sogni l'altopiano della fantasia.
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Writer Officina
Autore: Barbara Busiello
Titolo: Maneggiare con cura
Genere Violenza Donne
Lettori 333 5 1
Maneggiare con cura
«Presto, svelti con quella barella o la perderemo.» Urlò un uomo in camice bianco, esaminando le condizioni critiche della donna.
Mentre gli altri medici portavano la paziente in sala rianimazione, il dottor Gigli chiese qualche informazione all'uomo che aveva portato di corsa la donna all'ospedale.
Il signor Tommasi era immobile nel corridoio dell'ospedale, scosso e con lo sguardo assente e preoccupato.
«Allora, mi può raccontare cosa è successo signor...»
«Tommasi!» rispose inespressivo.
Dopo qualche secondo di silenzio raccontò con voce ferma: «Caso vuole che oggi mia moglie abbia dimenticato di comprare lo zucchero ed essendo in buoni rapporti con la nostra vicina, la signora Esposito, ho pensato di chiederne un po' a lei. Sapevo che era in casa perché c'era la macchina e poco prima l'avevo sentita discutere con il figlio, un ragazzo difficile, ma non ci siamo preoccupati perché è una cosa normale sentire certe urla provenire da quella casa...Comunque ho bussato ma non ho ricevuto risposta, il cane abbaiava, la TV era accesa, così ho subito pensato fosse successo qualcosa. Quando mi sono reso conto che la porta era aperta sono entrato.»
«E poi, dove ha trovato la signora?» chiese il dottore frettolosamente.
«Era per terra, in bagno, svenuta. Vicino a lei c'erano una scatola di sonniferi vuota e una bottiglia di vodka, anch'essa vuota, come può immaginare».
«Bene, grazie dell'aiuto signor Tommasi, anche se non so se ha fatto in tempo a salvarle la vita. Piuttosto c'è qualche parente che possiamo chiamare? Non so il marito, la madre...»
«No, per carità...» rispose, in tono sospettoso, l'uomo. «Chiamerò io la sorella. Arrivederci.» E andò via in fretta.

Intanto Paola era già in coma.


CAPITOLO 1

«Paola! Paola svegliati sono le sei!» Urlò la signora Maria per svegliare sua figlia.
Erano le sei di mattina e prima di andare a scuola, come ogni giorno, Paola doveva pulire casa e occuparsi della madre che era depressa da anni.
«Eccomi, sono sveglia.» Paola aveva sedici anni e due sorelle che si erano sposate alla sua età per scappare da quell'inferno.
Ora il peso era tutto sulle sue spalle. Sua sorella Silly, come la chiamavano in famiglia, era andata all'estero e non si era più fatta sentire, Elisa invece era troppo impegnata con il ristorante e la bambina. Lei era sola. Viveva con i genitori in una stamberga, in un paesino di campagna, in Abruzzo. Oltre a pulire, occuparsi della mamma che era depressa, Paola doveva convivere con i mostri del passato e con dei segreti che pesavano sul suo cuore come macigni.
Quel peso sul cuore si era appesantito ogni volta che aveva sentito la madre fare sesso con un uomo che non era suo padre ma soprattutto, tutte le volte che il padre lo aveva fatto con lei, che era sua figlia.
Paola era stanca di quella vita e sognava, come tutte le ragazze di quell'età, il principe azzurro, perché nonostante tutto credeva ancora nell'amore, quello eterno.
Quando aveva compiuto sedici anni decise di abbandonare gli studi, non era mai stata brava a scuola e poi non aveva tempo per studiare. La verità era che si vergognava di essere presa in giro dalle ragazze della sua età. Incredibile come si potesse essere spietati a soli sedici anni!
Iniziò così a fare qualche lavoretto per portare un po' di soldi a casa, ormai vivevano in condizioni pessime ed era stanca di soffrire la fame.
Dopo qualche tempo suo padre Giacomo morì, Paola si ritrovò a sorridere al suo funerale e questo le fece più paura della morte stessa. Nonostante si sentisse una stronza, provò un senso di pace e liberazione. Non doveva più subire torture fisiche, forse ora sarebbe stata come le altre sue coetanee per quanto possibile.
Con il passare dei mesi la signora Maria iniziò a non alzarsi nemmeno più dal letto, questo in un certo senso facilitò le cose per Paola, che ora poteva fare ciò che voleva. La sera mentre la madre dormiva imbottita di antidepressivi, lei usciva con alcune colleghe di lavoro più grandi di lei, che non conoscevano la sua situazione e non potevano giudicarla.
Fu la sera del 10 Giugno che la sua vita cambiò. Faceva molto caldo, Paola indossava un paio di jeans attillati che mettevano in risalto le sue forme. Non era molto alta, e anche se era magra aveva comunque un bel seno. Due occhi grandi verdi splendevano sul viso magro circondato da lunghi capelli biondi. Sul jeans indossava una maglietta viola attillata che aveva non sapeva più quanti anni e che era stata indossata anche dalle sue sorelle. Si vergognava molto della sua situazione ma in fondo la storia della sua maglietta la conosceva solo lei. Alle ventidue arrivò al nuovo pub in centro, dove incontrò le sue colleghe e dove conobbe l'amore. Seduto al loro tavolo, c'era un ragazzo moro, con gli occhi azzurri come il mare, alto e muscoloso, con un sorriso coinvolgente e passionale. Le bastò uno sguardo per capire che quello era l'uomo della sua vita.
I due furono presentati da un'amica in comune e il suo nome le suonò come una melodia: Antonio.
Antonio aveva vent'anni, anche se ne dimostrava di più, la sua famiglia era napoletana e in paese non era delle più illustri. Purtroppo, come succede spesso nei piccoli paesi di campagna, ci si conosce un po' tutti ma Paola non poteva certo sentirsi superiore a lui. Sapeva che suo fratello era in carcere per omicidio e rapina a mano armata. Suo padre non l'aveva mai conosciuto e sua madre non aveva fatto bene il suo dovere di madre, stando a ciò che diceva lui.
Paola sentì subito che lui era il suo principe azzurro, anche se sembrava bizzarro, perché di principe Antonio non aveva proprio niente. I due ragazzi parlarono tutta la sera come se esistessero solo loro due in quel momento, e Paola si sentì compresa come non le era mai successo nella sua vita, neanche con le sue stesse sorelle. Insieme avrebbe aggiustato tutto, si sarebbero costruiti una vita migliore!


CAPITOLO 2

Per i successivi sei mesi Paola e Antonio non si separarono mai, se non per andare a dormire. Ormai conoscevano tutto della vita dell'altro, i loro segreti, i loro sogni, le loro paure.
Paola aveva trovato ciò che da tempo sognava, aveva sempre quel sorriso sulle labbra tipico degli innamorati, continuava ad accudire la madre tutti i giorni ma con umore diverso perché sapeva che quella vita, che ormai le andava stretta, sarebbe durata ancora per poco.
Presto avrebbe sposato Antonio, sì, lui era quello giusto e si sentiva amata per la prima volta in vita sua.
Anche Antonio si sentiva diverso, era la prima volta che provava certe sensazioni, amava Paola, anzi molto di più, aveva bisogno di lei per fare qualsiasi cosa. Lei ora era sua e nessuno gliel'avrebbe portata via. Amava il suo sorriso, il suo modo di camminare, la sua espressione quando era contrariata da qualcosa e il suo modo di fare l'amore.
Quel pomeriggio si incontrarono al bar del centro, Paola dopo sei mesi era ancora emozionata e le tremavano le gambe al solo pensiero di vederlo.
Mentre sorseggiavano una cioccolata calda per riscaldarsi dal freddo di dicembre, Antonio iniziò ad essere nervoso, sembrava molto infastidito dal comportamento di un ragazzo che era al tavolo a fianco al loro. Secondo lui, non smetteva di guardare Paola, così si alzò all'improvviso e senza che questi potesse rendersene nemmeno conto si ritrovò il naso fratturato e la faccia rossa di sangue.
Nel trambusto di quella situazione Antonio prese Paola per un braccio strattonandola violentemente e la portò via senza nemmeno pagare il conto.
Paola rimase come inebetita da ciò che aveva appena visto e pensò addirittura che stesse sognando.
«Cosa hai fatto Antonio? Sei impazzito?»
«Non dirmi che sono impazzito, ho visto come cazzo ti guardava quello... Forse non è chiaro il concetto: tu sei mia!»
«Amore ma lui non lo sapeva e poi forse ti sbagli, io non mi sono nemmeno accorta di lui, avevo occhi solo per te.» Paola iniziò ad agitarsi, Antonio non faceva che sfregarsi le mani e la guardava con un'espressione che non gli aveva mia visto e che non le piaceva.
«Se ti dico che è cosi devi credermi, non sono pazzo, non prendermi per un idiota, l'ho visto benissimo.»
Intanto Antonio aveva iniziato ad urlare per la strada, tutti si voltarono a guardarlo e Paola iniziò a sentirsi a disagio, doveva calmarlo.
«Allora ti sarai anche accorto che io non l'ho guardato nemmeno per un secondo, no amore? Ti prego smettila e andiamo via di qui, andiamo a casa mia, ti va?»
Ad Antonio andava sempre di andare a casa di Paola perché cosi poteva sfogarsi e mandare via tutta la rabbia che aveva dentro. Lei fu felice di averlo finalmente convinto e cosi andarono a casa in silenzio, mano nella mano e durante il tragitto Paola si fece mille domande su quella reazione così violenta del suo ragazzo. Non l'aveva mai visto cosi e sperò fosse l'ultima volta, perché Antonio l'amava e non le avrebbe mai fatto del male.

Dopo sei mesi di disoccupazione Paola trovò finalmente un nuovo lavoro, subito dopo Natale, anche perché i risparmi del lavoro precedente erano finiti e a breve sarebbe stato il compleanno di Antonio.
Iniziò a lavorare in un negozio di abbigliamento, dove conobbe delle colleghe molto simpatiche.
Sembrava che nella sua vita per una volta stesse andando tutto a gonfie vele a parte il piccolo fastidio che le dava sua madre “ma presto anche quello sparirà” pensò Paola, sempre più decisa a sposare Antonio.
Lui era maggiorenne e lei avrebbe ottenuto subito il permesso dalla madre che non vedeva l'ora di togliersela dai piedi, incolpando la figlia della sua depressione.
Il 5 febbraio fu il compleanno di Antonio e Paola prese un giorno di ferie per fargli una sorpresa.
Comprò la colazione al bar e andò a casa sua la mattina presto prima che si svegliasse. Già immaginava l'espressione sorpresa di Antonio nel trovarla lì appena sveglio, non vedeva l'ora di fare l'amore con lui. Non ne aveva mia abbastanza.
Entrò in casa senza bussare, la madre era fuori per delle spese e le aveva lasciato la porta aperta.
La casa era buia e c'era odore di chiuso. Paola aveva comprato dei cornetti alla marmellata di fragole, i suoi preferiti.
«Antonio» chiamò, ma lui non rispose.
Salì le scale con un sorriso stampato sulle labbra e arrivò alla porta della sua stanza, chissà cosa avrebbe detto di quel regalo, erano proprio i jeans che voleva da tanto e che erano costati tutto il suo primo stipendio. A lei, però, non pesava perché la sua ricompensa sarebbe stata la faccia sorpresa di Antonio e il suo modo di ringraziarla, per non pensare alla giornatina che aveva organizzato, loro due soli tutto il giorno, senza scocciature.
Mentre pensava alla loro giornata da favola però, Paola sentì dei rumori provenire dalla stanza, rumori che non le piacevano affatto.
Si fece coraggio e aprì la porta con il cuore che pulsava a mille, le gambe tremanti e la salivazione azzerata.
Non era preparata alla scena che si trovò davanti...
Antonio nudo, con un'altra ragazza e chiaramente non stavano giocando a scacchi.
Dopo il primo momento di shock, buttò il regalo a terra e urlò:
«Buon compleanno stronzo, prenditi il regalo perché è l'ultima cosa che avrai da me. Addio!» Corse giù per le scale sbattendo contro il muro a causa del buio e delle scale strettissime, le iniziò anche a sanguinare qualche parte del corpo ma non le importava cosa, al momento doveva curare il suo cuore o sarebbe morta di certo dal dolore.


Barbara Busiello
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