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Scrittori si nasce. Siamo operai della parola, oratori, arringatori di folle, tribuni dalla parlantina sciolta, con impresso nel DNA il dono della chiacchiera e la capacità di assumere le vesti di ignoti raccontastorie, sbucati misteriosamente dalla foresta. Siamo figli della dialettica, fratelli dell'ignoto, noi siamo gli agricoltori delle favole antiche e seminiamo di sogni l'altopiano della fantasia.
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Writer Officina
Autore: J.P. Bras
Titolo: Detective per caso - Delitto al circo
Genere Giallo Ragazzi
Lettori 499 18 8
Detective per caso - Delitto al circo
Mi piace viaggiare in tram. Mi piace sentire il rumore metallico delle ruote sui binari e i vagoni che stridono nelle curve. Mi piace guardare la città scorrere dai finestrini come in un film.

Accanto a me, Andrea non smette di parlare. È molto eccitata, io un po' meno. Andare a vedere lo spettacolo di un circo non è il massimo. Forse lo sarebbe stato per mio nonno o per mio bisnonno alla mia stessa età. Oggi, quale ragazzo o ragazza si appassiona per il circo? A parte Andrea, ovviamente.

Infatti, abbiamo invitato tutti i nostri amici ad unirsi a noi e chissà perché erano tutti impegnati. Proprio tutti, guarda caso. L'unico che sarebbe venuto volentieri non conta. Francesco verrebbe anche all'inferno con noi ma aveva un impegno familiare fuori città e ha dovuto rinunciare. Quindi, io e la mia meravigliosa ragazza, nel giorno più bello della settimana, il sabato, attraversiamo la città per assistere all'incredibile e magico spettacolo di acrobati straordinari, splendidi animali esotici, clown divertenti, funamboli, giocolieri e contorsionisti fantastici. Un po' ridondante vero? Non sono parole mie ma quelle dei manifesti che hanno piazzato proprio di fronte alla scuola. Una trappola troppo evidente per cascarci. Magari alle elementari o all'asilo avrebbe avuto più possibilità di scattare e prendere qualche sprovveduto. Invece, Andrea li ha visti ed eccoci qui.

Scendiamo dal tram e ci avviamo verso il tendone che si intravede in fondo alla strada. Mentre ci avviciniamo, devo ammettere che non è male. Mi aspettavo una cosa più piccola e triste, mentre il tendone è maestoso, molto alto con un doppio vertice. I tradizionali colori bianco e rosso a strisce mettono allegria e le numerose bandierine che si muovono al vento rendono l'atmosfera frizzante. C'è molta gente che si sta recando allo spettacolo, quasi tutte famiglie con bambini piccoli, qualche anziana signora e vecchietti arzilli. Nessuna traccia di ragazzi della nostra età, ma che importa, mi lascio trascinare dall'entusiasmo di Andrea.

Compriamo prima i biglietti, poi popcorn, patatine e un paio di bibite, passiamo le transenne ed entriamo sotto il tendone. Mi guardo intorno e resto stupito. Finora, avevo visto solo alla TV e di sfuggita la classica pista circolare, nel nostro caso ovale, dove si tengono gli spettacoli attorniata dalle gradinate per gli spettatori. Riconosco che è bel colpo d'occhio. Quando alzo lo sguardo e vedo il trapezio e le postazioni degli acrobati, resto senza fiato. Saranno almeno dieci metri! Andrea si accorge del mio crescente entusiasmo e dice:

«Te lo avevo detto che era fantastico. E tu che non volevi venire.»

In realtà, non le ho mai detto che non volevo andarci, probabilmente me l'ha letto in faccia.

Andiamo a sederci. Andrea sceglie i posti più in basso, quelli che delimitano la pista. Va bene, anche se rischiamo di essere colpiti dalla coda di qualche elefante o cavallo o altro animale che sfilerà davanti a noi. Facciamo passare il tempo, sgranocchiando patatine e bevendo qualche sorso di Coca. Lentamente, il tendone si sta riempiendo di persone e di voci. La visione dal basso del pubblico è coinvolgente, aumenta la voglia che lo spettacolo abbia inizio.

Con qualche minuto di ritardo sull'orario stabilito, chiudono le entrate e scende un po' di oscurità. Inizia a risuonare la tipica musica allegra da circo. Si accendono solo poche luci sulla pista ed entrano tre clown in modo disordinato e scomposto. Corrono, saltano, si spingono e urlano. Una scena scontata che però suscita allegria, soprattutto nei bambini e, ovviamente, in Andrea che batte le mani come un'ossessa. Anch'io applaudo ma in modo più misurato.

I tre clown continuano la loro scenetta, tirando fuori i tradizionali martelloni di gomma e dandosele di santa ragione. Poi, uno di loro si blocca e gli altri due lo imitano. È il più piccolo, credo sia un ragazzo perché è alto quanto me. Anche la musica si ferma. Il clown guarda proprio dalla nostra parte, fissa Andrea e si porta le mani sul cuore. Sta mimando un colpo di fulmine, un innamoramento a prima vista. Un faro dall'alto si accende sulla mia ragazza e lei rimane scioccata. Io penso: anche qui, al centro dello spettacolo, c'è lei.

Il piccolo clown avanza verso Andrea in modo lento e facendo gesti di meraviglia. Parte la musica della canzone Reality, la colonna sonora del vecchio e mitico film, ‘Il tempo delle mele'. Inutile dire che è stata Andrea a costringermi a guardarlo insieme a lei, ma anche quella volta non mi ha deluso.

Il clown è ormai davanti alla mia ragazza, si inginocchia, con un gesto repentino estrae da non so dove un mazzo di fiori, li alza davanti a s'è. Andrea è raggiante, il piccolo clown allunga la mano verso di lei, mettendogli i fiori quasi sotto il naso, poi, con uno scatto repentino, si gira verso di me e me li offre. Non so cosa fare e li prendo. Il pubblico scoppia a ridere e scrosciano gli applausi. Tutti si divertono alla gag, tranne Andrea. Riprende la musica allegra, il pagliaccio mi sorride, almeno credo, perché sulla sua faccia il sorriso è dipinto dal trucco. Poi corre fuori dalla pista, inseguito dagli altri due.

Guardo Andrea un po' preoccupato, forse ci è restata male. In effetti, sembra corrucciata ma le passa subito, quando inizia il secondo numero. Lei ha un carattere meraviglioso, i suoi sentimenti negativi come delusione, rabbia, gelosia durano al massimo venti secondi.

Nel giro di un'ora, si susseguono diversi numeri. Una sfilata di cavallerizzi con numeri acrobatici, l'esibizione di un prestigiatore e di alcuni giocolieri tra cui un mangiafuoco. Quindi, arrivano gli elefanti che vengono fatti girare in circolo sulla pista. Dopo un paio di giri per farsi ammirare dal pubblico, vengono posizionati al centro dove eseguono degli esercizi di equilibrio su due zampe o su sgabelli. Non pensavo di divertirmi così tanto. A volte i pregiudizi possono farti perdere le cose belle della vita.

Quando escono i pachidermi dalla pista, il presentatore annuncia un intervallo di un quarto d'ora. Ci alziamo soddisfatti e contenti per andare a prendere qualcosa, perché abbiamo finito le scorte. Appena fuori dal tendone, un ragazzo si avvicina a noi. Porta una calzamaglia bianca lunga fino ai polpacci, una canottiera dello stesso colore e indossa un sorriso simpatico. Ci saluta, ci fermiamo e lui si scusa con Andrea. Lei non capisce, io sì ed esclamo:

«Sei tu il clown dei fiori!»

Andrea spalanca la bocca, lui annuisce divertito, poi allunga la mano e si presenta:

«Ciao, mi chiamo David.»

Ci presentiamo anche noi, poi io spinto dalla curiosità, chiedo:

«Perché sei vestito così, non sarai mica un ... »

Non finisco perché lo fa lui:

«Un acrobata, esatto. Qui facciamo un po' di tutto, ma il mio vero ruolo è acrobata. E sono molto bravo. Vedrete.»

Non ci posso credere. Un ragazzo della nostra età che fa quelle cose. È pazzesco. Lui sembra leggermi nel pensiero e mi dice:

«Guarda che non è una cosa così eccezionale. Nella scuola siamo quasi cinquanta, dai nove ai sedici anni e ci sono pure molte ragazze.»

Andrea sembra sulle spine, capisco che vorrebbe restare a parlare ma ha premura di andare a comprare le provviste. Prende una decisione e mi dice:

«Abbiamo poco tempo, vado al bar, torno subito.»

Sparisce e io resto da solo con Davide. Lo guardo bene e noto che ha un fisico eccezionale. Muscoli molto sviluppati che si disegnano sugli indumenti attillati. Chiedo:

«Quanti anni hai?»

«Tredici e tu?»

«Li compio tra un mese.»

Mi guarda e noto un'altra cosa. Ha gli occhi azzurri molto chiari che gli conferiscono uno sguardo profondo. Mi chiede:

«Lei è la tua ragazza?»

Annuisco con un po'di orgoglio. Lui continua:

«Si è offesa per lo scherzo?»

«Un po' ma le è già passata. Non preoccuparti.»

Diventa serio, sembra esitare, poi dice:

«Lo so che può suonare strano, ma ti andrebbe di fare qualcosa insieme, finché resto in città. Non lo so, andare al cinema, in centro, al McDonald's ... quello che ti va.»

Non credo sia strano, abbiamo la stessa età, lui mi è simpatico oltre che un mito, visto quello che fa, quindi accetto più che volentieri. Tiro fuori il mio cellulare e gli chiedo il numero. Lui scuote leggermente la testa:

«Non ho il cellulare. Se vieni un attimo con me nella mia roulotte, scrivo il tuo, poi ti telefono con quello di qualcuno.»

«Nessun problema, andiamo.»

In effetti, il problema ci sarebbe, se Andrea torna e non mi trova chiama i carabinieri o la protezione civile. Eppure, non mi viene in mente e seguo David mentre corre verso il posto dove sono parcheggiati una decina o forse più tra roulotte, camper e caravan.
J.P. Bras
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