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Manuale di pubblicazione Amazon KDP. Sempre più autori
emergenti decidono di pubblicarse il proprio libro in Self su Amazon KDP,
ma spesso vengono intimoriti dalle possibili complicazioni tecniche. Questo
articolo offre una spiegazione semplice e dettagliata delle procedure da
seguire e permette il download di alcun file di esempio, sia per il testo
già formattato che per la copertina. |

Self Publishing. In passato è stato il sogno nascosto
di ogni autore che, allo stesso tempo, lo considerava un ripiego. Se da
un lato poteva essere finalmente la soluzione ai propri sogni artistici,
dall'altro aveva il retrogusto di un accomodamento fatto in casa, un piacere
derivante da una sorta di onanismo disperato, atto a certificare la proprie
capacità senza la necessità di un partner, identificato nella
figura di un Editore. |

Scrittori si nasce. Siamo operai della parola, oratori,
arringatori di folle, tribuni dalla parlantina sciolta, con impresso nel
DNA il dono della chiacchiera e la capacità di assumere le vesti
di ignoti raccontastorie, sbucati misteriosamente dalla foresta. Siamo figli
della dialettica, fratelli dell'ignoto, noi siamo gli agricoltori delle
favole antiche e seminiamo di sogni l'altopiano della fantasia. |
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La Loggia
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Fase I .
Recupero della Memoria.
Del ghepardo? O del Leopardo? Come si chiamava... Quella del padre di Richie Cunningham, voglio dire. Era qualcosa di simile, sicuramente. Forse proprio quella. Ma non è importante il nome, non così tanto. Specie ora che siamo arrivati a questo punto di rottura. Abbiamo raggiunto la soglia, la linea immaginaria che separa i due popoli azzurri. Una striscia bianca che non è il passaggio pedonale: o si supera o si resta indietro. In ogni caso, non si torna. Ecco, cosa fare? Aderire alla Loggia del Leopardo o sedersi a guardare... Non c'è un'altra via? Forse una, questa. Capire. Ricordo che Vico Calandruoli viveva sottoterra. Respirava. Era nel buio semi-acceso di una lampada a olio, con la tanica di combustibile pronta a ricaricarla. Mai deve spegnersi la luce, mai. Riusciva ugualmente a gestire ogni affare da là sotto attraverso i suoi affiliati; ma non è con lui che può iniziare la storia. Prima devo parlarvi di Salvatore “Totò” Lumanzo, e forse prima ancora dovrei dirvi qualcosa su Silvio Calandruoli, il figlio di Vico. Ma ogni cosa al suo tempo, seguiamo lo scorrere della vita come un fiume che non torna mai indietro nel suo corso. I romantici potrebbero anche credere che sia diverso, che in realtà l'acqua evapori e ritorni a valle dopo una lunga gita sui monti, magari nel Nord Europa, ma non è così. L'acqua ha sempre un sapore diverso. Poi, quando si sporca, resta fetida. C'era un racconto famoso in cui una donna o una dea, mi pare, pisciava in un torrente, sapendo che qualche miglio più a valle un ragazzotto che l'aveva spiata farsi il bagno, avrebbe bevuto la stessa acqua. Brutta storia. Anche Eraclito la odiava, l'acqua, ed è morto nella merda. Senza analogie. Fisicamente, intendo. Purtroppo questa è un'altra cosa ancora, sto divagando troppo. Alla mia età la memoria vacilla. Sono vecchio, o forse solo stanco. La giornata del 29 luglio 1968 cominciò col sole splendente, era nato un nuovo miracolo nella famiglia Calandruoli. Il maschio primogenito Silvio. Era bello, paffuto e molto ilare. Riusciva a ridere con tutto, anche un foglio di carta strappato, anche per uno sgambetto, un naso rotto o un cane strisciato sull'asfalto da un'auto in corsa. Crebbe così, seguendo lo stile di famiglia. Vico Calandruoli era un manipolatore di lunga esperienza, gran bastardo e padre orgoglioso. Elvira, la madre, per ora non ha importanza e non ne aveva neanche negli affari di famiglia. Stava al fianco del marito solo per svolgere quello che tutti consideravano il suo ruolo naturale: crescere figli e cucinare. Era un sistema obsoleto, all'antica, che nemmeno chi ne ha fatto parte riesce ad apprezzare, crescendo duro e severo col mondo. Riesce giudicarlo al primo sguardo, è vero, ma spesso il suo giudizio è mutato dal dolore. Per Elvira Calandruoli, allo stesso modo, la vita non era stata affatto facile. Tre figli: il prediletto a studiare, un altro fuori casa per il servizio militare e l'ultima, una gemma appena dodicenne: la piccola Perla. Nessuno l'avrebbe toccata con un dito sotto la sua ala, sarebbe stata al sicuro... fino ai sedici anni. Poi avrebbe conosciuto il piacere d'avere un pene eretto dentro di sé e il modo di piegarlo alle sue volontà con pochi semplici gemiti. Quello a studiare era Silvio, il primogenito, che continuava ad applicarsi sui libri per aiutare il padre negli affari di famiglia. Laurea in scienze politiche, master a Bruxelles e poi una vita segnata, al ritorno in Italia. Perché, sì... siamo ancora in Italia. Vico era un lobbista e, nonostante conducesse una vita riservata e protetta, oggi c'è ancora il suo profumo fetido nell'aria. Non è un'esagerazione, aveva davvero un odore di uova marce addosso. La parte mefitica del suo carattere, invece, proveniva dalla malcelata premeditazione nel fare qualunque cosa, non sarebbe mai riuscito ad agire senza pensare. Vico rifletteva sempre, anche sulle remote conseguenze. Era un calcolatore nato. Per questo si trovava bene nel ruolo che il mondo gli aveva conferito, quello del lobbista. Di solito si immagina questa gente come un branco di squali pronti ad attaccare, sorridenti per le disgrazie altrui, delle merde di prima categoria che non ci metterebbero più di due secondi a vendere la propria madre ad un trafficante d'organi nelle periferie di Bangkok. Nella versione realistica della vicenda, invece, il lobbista assomiglia di più a un mafioso e, come sappiamo, quella è gente che si protegge. Perciò, Vico Calandruoli viveva in un bunker creato su misura per le proprie necessità: una piccola cucina con due fornelli, scorte di pasta e sughi in scatola, fagioli, fave e ceci... Ogni tanto Elvira gli portava della frutta fresca dal mondo esterno, lei era l'unica a sapere il luogo esatto del nascondiglio. Non lo avrebbe mai rivelato, neanche sotto minaccia di una evirazione genitale. Era una donna d'altri tempi, fin troppo accondiscendente, e Vico lo sapeva. Tra l'altro, questo sfalda un altro mito dell'era moderna: i lobbisti possono provare AMORE. So che sembra strano, però è vero. Si tratta di una passione del tutto normale, anche se la provano in maniera completamente diversa rispetto ai comuni abitanti del globo: hanno la testa sempre pronta a scindere la vita in sottogruppi, in modo da gestirli più comodamente; poi il mero senso pratico li induce a non prestare particolare attenzione alle emozioni altrui. Non che Vico avesse mai avuto qualche dubbio sull'amore della moglie e, di certo, non aveva neanche il tempo di lavorare in famiglia per manipolare la sua sposa. Aveva già tanto da fare per conquistare l'Italia. Il figlio, Silvio Calandruoli, era parte integrante del suo piano. Un processo lento, è vero, ma efficace. Ora era maturo, a trent'anni da compiere il mese seguente lo sentiva pronto. Era giugno dell'anno 1998, Vico si manteneva in contatto con lui senza problemi. «E lo studio, come va lo studio?» «Bene, pa'. Sai, è lungo, a volte un po' difficile. Ma so quanto ci tieni.» «Sei la mia soddisfazione, Silvio.» Padre e figlio connessi via cavo, a parlare in una cornetta del telefono di ciò che un genitore dovrebbe dire a voce. Era necessario sopportare una piccola frustrazione per poter attuare l'intero progetto. In fin dei conti, che cos'è un figlio cresciuto da solo? Cos'è... di fronte al dominio di una nazione? «Ho conosciuto una ragazza.» «Come si chiama?» «Margherita.» «Mm-mmhhh. Bel nome, ed è una brava figliola?» «Sì, pa'. Studia scienze umanistiche, si laurea entro l'anno.» «A te, invece, quanto manca?» «Adesso sto finendo quel tirocinio che mi hai procurato...» «Quanto?» «Sei mesi ancora, pa'.» «SEI MESI!?» «L'avvocato Baglieri dice che ho molto da imparare, che le leggi cambiano in continuazione, coi tempi che corrono, e che potrei stare qui anche una vita intera senza imparare qualcosa che mi sarà davvero utile domani.» «Che vada a fanculo Baglieri, gli faremo una visita stasera stessa.» «Pa' non dire così, mi fai preoccupare!» «Ma no, Silvio. Lo sai che non lo toccherei mai, l'avvocato... mi serve, come mi servi tu. Ma la tua preparazione è essenziale, devi concludere in tempo.» «Lo so, cercherò di velocizzare la cosa. Ti ho fatto innervosire?» «Ma no, stupido. In questi giorni sono agitato perché sto aspettando quel carico di cavalli dalla Romania e tarda ad arrivare.» «I... cavalli?» «Proprio.» «Mi dispiace! Vedrai che sarà il solito doganiere sbadato, oppure avranno solo recapitato nel posto sbagliato...» «Cose del genere non dovrebbero mai succedere.» «Lo so. Te sei un perfezionista, pa'.» «Nella vita, caro Silvio, devi imparare che le uniche cose ben riuscite sono quelle che fai con le tue stesse mani.» «Me lo dici ogni volta.» «Devi ricordarlo. È importante.» «Lo ricorderò, pa'. Non vai a cena, ora?» «Vero, sono già le nove. Beh, buonanotte allora.» «Buonanotte a te, pa'. E non preoccuparti per il carico di... cioè, per la... vedrai che si risolve in un nonnulla.» «Cavalli, Silvio! Parliamo sempre di cavalli.» «Cavalli, hai ragione. Buonanotte.» «Buonanotte. Abbraccia la tua ragazzetta da parte mia. Silvio e Margherita, tua madre sarà orgogliosa. Che Dio vi benedica!» Vico chiuse la conversazione e andò a cucinare un po' di fagioli neri in padella. Un piatto modesto per un eremita triste, perso nei propri progetti. Nonostante il fascino del male, è un uomo impossibile da imitare. «Vaffanculo...» Il barattolo non si apriva, fece uno sforzo con il braccio per bucare la latta. Usava un cacciavite come utensile, e non era affatto facile. Aveva rotto l'apriscatole la sera precedente ed Elvira quel giorno non era passata con la frutta e la verdura fresca. Doveva ricordarsi di farle avere un suo messaggio. Quella sera la passò esattamente come tutte le altre, con un vecchio film e concedendosi qualche bicchiere di vino rosso: le uniche entità extra-lavorative, insieme a un libro di Spinoza, che erano con lui in quel buco buio e desolato. Neanche un poster alle pareti, solo le foto dei figli e una in cui erano ritratti tutti assieme. Tempo prima aveva giurato a se stesso che mai nessuno avrebbe toccato la sua famiglia, neanche per aiutarla. Era un fatto d'orgoglio. Col successo della Loggia, avrebbe provveduto da solo al sostentamento dei figli, li avrebbe fatti studiare e raggiungere una posizione importante, mentre Elvira avrebbe cresciuto la piccola Perla. La madre è più adatta per crescere una femmina, così aveva deciso. Per quanto riguarda il resto, beh... è tutto un fatto di lavoro. Vico era un grande affarista, riusciva a gestire gli interessi di molti Stati, facendoli andare d'accordo. Se la Libia avesse dichiarato di avere l'atomica gliene sarebbe fregato ben poco, ma se avesse minacciato di farla saltare all'aeroporto di Orio al Serio sarebbe intervenuto lui, con tutte le sue conoscenze diplomatiche, per capire quanto c'era di vero e, nel caso, sedare le preoccupazioni interne con un bel messaggio indirizzato al Colonnello. «Non è la prima volta che questo beduino, Gheddafi, ci rompe i coglioni. Prima o poi lo facciamo saltare Totò.» «Tu dici?» «Fidati di me. Non ci manca molto.» «Hai già in mente qualcosa, Maestro?» «Tutto. Ho tutto in testa, non ti devi preoccupare.» Salvatore Lumanzo era il suo braccio destro, ma neanche lui sapeva dove si trovasse il bunker segreto del lobbista. Il grande burattinaio, nella storia, ha sempre dalla sua parte il vantaggio della segretezza. Chi non sa dove sei, non può neanche farti saltare in aria. «Famiglia, tutto bene?» gli chiese. «Sì, sì, Maestro. Grazie per l'interessamento.» «Mi piace sapere che tutti i miei Figliocci stanno bene. Se ti serve qualcosa non esitare a chiedere a Silvio. Poi lui mi riferirà con la massima precisione.» «Lo so, è un ragazzo davvero d'oro!» «Sì, glielo dico raramente ma sono sicuro che lo sa.» «Di sicuro... Posso fare qualcosa per te, qui fuori?» «Una cosa ci sarebbe.» «Dimmi.» «Tu conosci l'avvocato Baglieri?» «Baglieri? Certo, non è quello che ci ha aiutati quando io e Lelio abbiamo ricevuto gli inviti di comparizione...» «Proprio lui!» «Che ha fatto?» «Niente di grave. Però fa pressioni su Silvio, ritarda il progetto, non vorrei che si montasse la testa. Potrebbe diventare troppo influente su di lui.» «Devo mandargli un messaggio?» «Sì, ma roba piccola. Non fare casino, niente scena.» «Non ti preoccupare. Sarà una cosa pulita e insospettabile.» «Ah, soprattutto... non fargli del male! Deve vivere a lungo, ancora.» «Oh... va bene. Non c'è problema.» «Sì, solo un messaggio... AHAHA!» «Che c'è, Maestro?» «Sai che casino se non te lo avessi chiarito?» «AHAHA! Hai ragione! Avrebbe fatto un volo con la macchina! Un vero casino, e poi tutti a leggere questo e quello sui giornali!» «Beh... l'importante è che ti sia tutto chiaro. Lascia stare pure la famiglia e concentrati solo su di lui. Una cosa piccola, ti ho detto. La macchina, ecco... proprio come gesto massimo, ma niente di più!» «Come fatto.» |
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