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Writer Officina Blog
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Manuale di pubblicazione Amazon KDP. Sempre più autori
emergenti decidono di pubblicarse il proprio libro in Self su Amazon KDP,
ma spesso vengono intimoriti dalle possibili complicazioni tecniche. Questo
articolo offre una spiegazione semplice e dettagliata delle procedure da
seguire e permette il download di alcun file di esempio, sia per il testo
già formattato che per la copertina. |

Self Publishing. In passato è stato il sogno nascosto
di ogni autore che, allo stesso tempo, lo considerava un ripiego. Se da
un lato poteva essere finalmente la soluzione ai propri sogni artistici,
dall'altro aveva il retrogusto di un accomodamento fatto in casa, un piacere
derivante da una sorta di onanismo disperato, atto a certificare la proprie
capacità senza la necessità di un partner, identificato nella
figura di un Editore. |

Scrittori si nasce. Siamo operai della parola, oratori,
arringatori di folle, tribuni dalla parlantina sciolta, con impresso nel
DNA il dono della chiacchiera e la capacità di assumere le vesti
di ignoti raccontastorie, sbucati misteriosamente dalla foresta. Siamo figli
della dialettica, fratelli dell'ignoto, noi siamo gli agricoltori delle
favole antiche e seminiamo di sogni l'altopiano della fantasia. |
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Non è colpa tua (ma forse sì)
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Mi chiamo Penelope, ma solo mia madre continua a chiamarmi così. Gli altri, compreso il mio medico di base e il corriere di Amazon, mi conoscono come Penny. Vivo a New York da tre anni, ma mi sento come una comparsa in una serie Netflix a cui hanno tagliato tutte le scene. La Grande Mela. Le opportunità. I sogni. Le aspettative. Spoiler: non sto vivendo nessuna di queste cose. Al massimo ho sviluppato una dipendenza da caffè filtrato e una certa familiarità con il concetto di pasto alla salsa welfare, ovvero sfruttare i rari buoni pasto che la mia azienda offre come benefit. La verità su di me? A Chicago ci ho provato, in fondo, sono nata lì. E sono stata capace di fallire su tutti i fronti, sempre con discreta eleganza. Mi ero iscritta a un corso di laurea che sembrava pensato da una gita scolastica in crisi identitaria: sociologia con un tocco di comunicazione, ma anche un pizzico di semiotica, storytelling, pubblicità etica e teoria del meme. Ancora oggi mi chiedo cosa diavolo mi sia venuto in mente. Ho avuto la possibilità di scegliere qualsiasi corso extra programma, ed è bellissimo finché non ti rendi conto che sai un po' di tutto ma non abbastanza di niente. Ho passato anni tra tirocini non pagati, lavori al bar, cappuccini decorati per clienti che non lasciavano mance e gelati serviti con un sorriso forzato, nella speranza che Luke, la mia eterna crush accademica, si accorgesse che anche io potevo essere una di quelle fighe col lavoro vero. (Risultato? Non ha funzionato. Mi ha notata solo quando gli faceva comodo. E mi ha lasciata quando finalmente stavo per fare qualcosa di buono per me.) Dopo la fine della storia con lui, una cosa lunga, sbilenca e troppo complicata da raccontare senza un bicchiere di vino e una playlist drammatica in sottofondo, ho guardato la mia vita e ho pensato: basta. Avevo trent'anni. Un CV fatto di entusiasmo sottopagato e un'ansia che faceva i turni con me. Così, ho fatto la cosa più audace della mia vita: ho chiesto aiuto a mia madre. La mia è una mamma single, ma non perché mio padre sia sparito. Lui c'è. Solo che ha sempre creduto che il football liceale fosse più importante di tutto il resto. Inclusa la famiglia. Mia madre, invece, è una donna pratica: ama le minestre calde, i film con Julia Roberts e la frase se vuoi qualcosa, alzati e vai a prendertelo. Mi ha dato i soldi per partire e un bacio un po' lungo sulla fronte. "Vai a cercare te stessa. E cerca anche un lavoro vero, se riesci." New York è arrivata così. Ho trovato casa con Maria, una coinquilina italo-zen che fa yoga sul tappeto e parla con i fiori secchi come se le rispondessero. Lei dice di essere minimalista spirituale. Io dico che è una strega buona con un master in aromaterapia e giudizio silenzioso. E poi ho iniziato a scrivere. All'inizio erano lavoretti, articoli clickbait per riviste digitali del tipo 10 segnali che sei tu il problema (e forse anche la soluzione). Poi, piano piano, è arrivata una collaborazione quasi fissa con un'agenzia di comunicazione. Scrivo tutto: pubblicità, editoriali, caption motivazionali con font eleganti. Una specie di ghostwriter del branding emozionale. Ma hey, mi pagano. E riesco a vivere, quasi, senza chiedere altri soldi a mia madre. Il lavoro non manca. La stabilità quasi c'è. Ma non so... forse sento che manca ancora qualcosa. Tipo una risposta. O un motivo. O qualcuno che mi guardi come Maria guarda il suo tè fermentato. Con fede incrollabile. La stessa donna delle meditazioni che ormai mi fa da spalla emotiva, realizzata professionalmente, è anche una persona dalla sensibilità e fragilità fortissime. Mi chiesi subito come mai una direttrice del personale di una casa editrice piccola ma rinomata stesse cercando una coinquilina a tutti i costi. Poi, dopo una stretta di mano e due morsi a un biscotto di frolla alla cannella mi confessò di non aver mai vissuto da sola. Aveva lasciato il nido troppo presto per via dell'occasione lavorativa, ma non era mai stata davvero pronta a staccarsi dalla sua famiglia numerosa, quindi si è sempre spostata di appartamento in appartamento, facendo bene attenzione al fatto che ci fosse già qualcuno a viverci, per non soffrire di una sorta di sindrome di abbandono. È per questo che ogni volta che l'inquilino decideva di spiccare il volo per rendersi totalmente autonomo, lei cambiava casa. Beh, con me poteva essere tranquilla. Con quell'affitto bloccato non sarei andata proprio da nessuna parte. Con il tempo, poi, ho imparato ad apprezzarla sempre di più. Maria è quella che si sveglia ogni mattina con una maschera alla spirulina e dice cose tipo: Ho deciso di diventare minimalista interiore, qualunque cosa voglia dire. Lei è il mio opposto polare: precisa, organizzata, con una risposta zen a ogni dramma. Soprattutto, è la mia ancora di salvezza in questa città caotica. Abbiamo anche un gatto, Brian, adottato da Maria dopo che si è presentato alla finestra un giorno di pioggia con l'aria da sopravvissuto alla guerra del Vietnam. È un randagio sofisticato: mangia solo crocchette vegane e dorme sopra il mio zaino del lavoro. Peccato che io sia allergica. Ma chi sono io per discutere con un gatto e una Dea minimalista? Sono stata fortunata, perché quella che poi è diventata la mia migliore amica è entrata nella mia vita due giorni dopo il mio arrivo a New York, quando ancora pensavo che trovare casa sarebbe stato facile come in una serie Netflix con budget medio. Avevo appena finito di piangere su un toast all'avocado quando ho postato un annuncio disperato su un gruppo social dal nome incoraggiante tipo Donne a New York – Aiuto, vi prego. Lei ha risposto con una gif di un gatto che medita e la frase: "Credo che l'universo voglia che dividiamo un bagno." Me l'ha fatto lei quello che ora si chiama house tour per i miei lettori. Si è presentata all'appuntamento, uno zaino di tela con scritto align your energy e un'agenda piena di simboli astrologici. Ha guardato il mio trolley sgonfio, i miei capelli stanchi e ha detto: "Sei un Gemelli, vero?" "Lo dici dai miei occhi pieni di paura o dalla mia aura confusa?" "Dal fatto che indossi una sciarpa a luglio. I Gemelli fanno queste cose." Così è iniziato tutto. Maria è italoamericana, ma dice che in una vita precedente ha vissuto in India con una comunità di artisti vegani. Parla con le piante, medita con Spotify e sostiene che il karma abbia un senso dell'umorismo che andrebbe studiato in terapia. Il primo giorno, mentre io cercavo di non piangere davanti a un piatto di cous cous scotto, mi ha guardata e ha chiesto: "Allora, chi ti ha spezzato il cuore e quanto sei vicina a ricominciare a respirare?" "Si chiama Luke. Mi ha convinta a restare a Chicago. Ho rifiutato uno stage pazzesco per lui. Poi mi ha lasciata per una modella con un master in economia ambientale. Credo abbia anche un cane con l'ansia da separazione." Maria ha preso un sorso dalla sua tazza, un infuso di radice di qualcosa, probabilmente, e ha detto: "Quindi sei qui per fuggire o per guarire?" "Perché non entrambe?" "Benvenuta. Siamo un'ottima città per fuggire e una pessima per guarire. Ma possiamo provarci." Poi ha acceso un incenso e mi ha dato un cuscino. "Questo è Brian. Dorme ovunque. Anche sulle tue paure, se glielo chiedi gentilmente." "È allergico alle emozioni?" "No. Tu sei allergica ai gatti, ma le allergie vanno superate. Come gli ex tossici." Così, senza troppi fronzoli, Maria è diventata la mia guida spirituale con il wi-fi. La mia amica, coinquilina e, almeno una volta a settimana, terapeuta non autorizzata. "Ma dimmi, Penny: sei venuta a New York per diventare una persona nuova o per rimettere insieme quella vecchia?" "Entrambe, di nuovo." "Perfetto. Allora iniziamo con una cosa semplice. Scegli una candela: lavanda rilassante o legno di sandalo rinascita?" "Ce l'hai anche al gusto vendetta?" "Sempre finita. Ma possiamo mescolare qualcosa." Ecco com'è iniziata la mia seconda vita: con una candela, un incenso e un gatto giudicante. |
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