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Manuale di pubblicazione Amazon KDP. Sempre più autori
emergenti decidono di pubblicarse il proprio libro in Self su Amazon KDP,
ma spesso vengono intimoriti dalle possibili complicazioni tecniche. Questo
articolo offre una spiegazione semplice e dettagliata delle procedure da
seguire e permette il download di alcun file di esempio, sia per il testo
già formattato che per la copertina. |

Self Publishing. In passato è stato il sogno nascosto
di ogni autore che, allo stesso tempo, lo considerava un ripiego. Se da
un lato poteva essere finalmente la soluzione ai propri sogni artistici,
dall'altro aveva il retrogusto di un accomodamento fatto in casa, un piacere
derivante da una sorta di onanismo disperato, atto a certificare la proprie
capacità senza la necessità di un partner, identificato nella
figura di un Editore. |

Scrittori si nasce. Siamo operai della parola, oratori,
arringatori di folle, tribuni dalla parlantina sciolta, con impresso nel
DNA il dono della chiacchiera e la capacità di assumere le vesti
di ignoti raccontastorie, sbucati misteriosamente dalla foresta. Siamo figli
della dialettica, fratelli dell'ignoto, noi siamo gli agricoltori delle
favole antiche e seminiamo di sogni l'altopiano della fantasia. |
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A.A.F. Toscana
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(Anti Alien Facility)
L'Anno del Silenzio.
Era una calda sera di metà giugno quando la Toscana fu travolta dall'orrore. Nella città di Firenze, la routine si svolgeva con la solita placida serenità, e i turisti si muovevano tra il Ponte Vecchio e il Duomo, ammirando la maestosità della cupola del Brunelleschi e gli affreschi di Giotto. Fu allora che il cielo si oscurò. Dapprima, un'inquietante coltre di nubi nere si stese all'orizzonte, nonostante le previsioni avessero garantito una giornata limpida. Poi, dall'alto, emersero delle forme sconosciute, delle ombre gigantesche che sembravano provenire da un incubo collettivo. Le prime segnalazioni giunsero via radio, frammentarie e confuse. Erano circa le sei di sera quando le stazioni locali iniziarono a trasmettere messaggi di allarme. La gente inizialmente pensò a un esercizio militare o a un guasto elettrico, ma quando apparvero gli enormi velivoli sospesi sopra le colline fiorentine, la realtà si rivelò in tutta la sua terrificante chiarezza. Gigantesche navi spaziali, scure come la notte e silenziose come la morte, si libravano sopra la città, immobili ma minacciose, come rapaci in attesa del momento giusto per colpire. Gli alieni attaccarono senza preavviso. Le astronavi iniziarono a rilasciare una pioggia di energia verde che distruggeva tutto ciò che toccava. La cupola del Duomo fu colpita per prima, il suo marmo bianco e rosso si sgretolò in una nube di polvere e detriti. Le strade di Firenze si riempirono di panico: la gente correva senza meta, cercando di sfuggire a una furia che sembrava inarrestabile. Le urla di terrore si mescolarono al suono delle sirene e al ronzio sinistro delle navi aliene, creando una cacofonia apocalittica. In pochi minuti, Firenze era diventata un campo di battaglia. Le forze dell'ordine e i vigili del fuoco cercavano di organizzare l'evacuazione, ma l'ordine era impossibile da mantenere. Le persone si spingevano, cadevano, si calpestavano nella disperazione di trovare una via di fuga. I notiziari nazionali e internazionali trasmisero immagini scioccanti della distruzione in diretta. La Torre di Arnolfo del Palazzo Vecchio crollò in un cumulo di macerie, mentre le astronavi aliene continuavano a seminare il caos senza alcuna pietà. La devastazione non si limitò alla sola Firenze. Gli alieni colpirono simultaneamente in tutta la regione. A Pisa, la Torre Pendente fu abbattuta da un raggio di energia che la spezzò a metà, come se fosse fatta di carta. Siena, con la sua Piazza del Campo, fu ridotta a un cratere fumante. Le cittadine pittoresche e i villaggi sparsi per la campagna toscana, da San Gimignano a Monteriggioni, subirono lo stesso destino. Ovunque si guardasse, c'era solo distruzione. La famiglia Mancini, che viveva ai margini di San Gimignano, osservò attonita l'arrivo di un enorme velivolo che proiettava ombre sinistre sui campanili medievali delle torri cittadine. Il padre, Roberto, tentò di rassicurare i figli che si rifugiavano in casa, ma il silenzio fu rotto da un fragoroso boato. L'orizzonte si colorò di arancione e rosso mentre i fuochi si alzavano al cielo, e la casa tremava sotto l'impatto dei colpi alieni. Il governo italiano dichiarò immediatamente lo stato di emergenza, ma le comunicazioni erano frammentarie. Le linee telefoniche erano sovraccariche, Internet traballava, e la TV trasmetteva immagini caotiche di devastazione e panico. A Roma, il Consiglio dei Ministri si riunì d'urgenza per coordinare una risposta, ma le informazioni erano scarse e contraddittorie. Anche la NATO entrò in stato d'allarme, ma le forze militari convenzionali non poterono nulla contro l'avanzata tecnologica degli invasori. Mentre l'attacco si svolgeva in Toscana, altre regioni del mondo vivevano lo stesso inferno. I report provenienti da Tokyo, New York, Londra e Mosca parlavano di una distruzione coordinata e senza tregua. Era come se un intero sistema planetario avesse deciso di rivendicare il nostro. In meno di 24 ore, il mondo era stato radicalmente cambiato. E poi, come erano apparsi, gli alieni sparirono. Senza alcun avviso, le astronavi si sollevarono e svanirono nel cielo scuro, lasciando dietro di sé solo macerie e morti. Le città erano distrutte, le infrastrutture ridotte in cenere, e la gente era annichilita. Il silenzio che seguì l'attacco fu quasi più spaventoso del caos che l'aveva preceduto. La Toscana, una delle regioni più amate e visitate d'Italia, era ora un cumulo di rovine. Passò un anno dall'attacco. La ricostruzione fu lenta e dolorosa. Le principali agenzie governative lavorarono incessantemente per stabilizzare la situazione e costruire delle difese contro un eventuale nuovo attacco. Nacquero così le A.A.F. (Anti Alien Facilities), strutture appositamente create per addestrare soldati e volontari e studiare la tecnologia aliena. Questi centri furono dislocati strategicamente nelle aree meno colpite e forniti delle più avanzate tecnologie disponibili. Una di queste strutture si trovava nelle colline toscane, non lontano dalle rovine della vecchia città di Castellaccio. La AAF-Toscana era un'imponente fortezza nascosta tra uliveti e vigneti. Le mura spesse e le torri di guardia erano progettate per resistere a qualsiasi attacco, mentre all'interno, tra laboratori all'avanguardia e campi di addestramento, si preparava una nuova generazione di difensori della Terra. Tra gli arruolati nella AAF-Toscana, uno spiccava per la sua riservatezza e determinazione: lo chiamavano "Sceriffo". Era uno degli uomini più enigmatici della struttura. Nessuno conosceva il suo vero nome, ma il suo soprannome derivava dal suo passato come poliziotto. Gli altri rispettavano la sua esperienza e leadership naturale, ma anche perché sapevano che aveva affrontato cose che pochi potevano immaginare. Sceriffo era un uomo sulla quarantina, con lineamenti scolpiti dal tempo e uno sguardo che rifletteva sia saggezza che tormento. I suoi occhi azzurri erano come finestre su un'anima che aveva visto troppo. Aveva una corporatura robusta, segnata da cicatrici di vecchie battaglie, con spalle larghe e mani sempre pronte all'azione. I suoi capelli, un tempo castani, iniziavano a mostrare striature di grigio, testimonianza delle preoccupazioni e delle responsabilità che portava. Portava spesso una giacca di pelle nera, un cimelio del suo passato, e un cappello che ricordava vagamente quelli dei vecchi western, da cui derivava il suo soprannome. Durante il primo anno dopo l'attacco, Sceriffo si era dedicato anima e corpo alla preparazione per il prossimo confronto. Era tra i primi ad essersi arruolato nella AAF e aveva partecipato attivamente alla formazione delle prime squadre di difesa. Il suo passato da poliziotto gli aveva fornito una conoscenza delle tattiche e della strategia, ma la sua vera forza risiedeva nella determinazione a non arrendersi mai. Le giornate di Sceriffo erano scandite da un addestramento incessante. Ogni mattina, prima dell'alba, si trovava sul campo di addestramento, spingendo sé stesso e i suoi compagni al limite. I suoi allenamenti erano rigidi, quasi spietati, ma erano proprio questi che avevano forgiato una squadra pronta a tutto. Sceriffo aveva una comprensione istintiva delle tattiche aliene, come se la sua mente lavorasse costantemente per anticipare ogni mossa del nemico. Questa sua intuizione era diventata inestimabile per la AAF. Nonostante il suo passato da poliziotto, Sceriffo non era estraneo alla tecnologia. Aveva imparato velocemente a utilizzare le nuove armi sviluppate per combattere gli alieni, e spesso si offriva volontario per testare nuovi equipaggiamenti. Era un leader nato, capace di ispirare fiducia e coraggio anche nei momenti più difficili. I suoi compagni lo ammiravano per la sua dedizione e la sua capacità di mantenere la calma sotto pressione. Le notti di Sceriffo erano altrettanto impegnate. Spesso si aggirava per la AAF, controllando le postazioni di guardia, osservando il cielo stellato, sempre in allerta. Il vento notturno portava con sé il profumo della terra e dei fiori, ma per lui era solo un tenue velo sopra una realtà che si stava preparando a svelarsi ancora una volta in tutta la sua brutalità. Sapeva che gli alieni sarebbero tornati. Era solo una questione di tempo. Non parlava mai del suo passato. La maggior parte dei suoi compagni non sapeva nulla di lui, oltre al fatto che era stato un poliziotto. Ma c'erano voci che circolavano, storie di un uomo che aveva perso tutto durante l'attacco e che aveva trovato un nuovo scopo nell'unica cosa che sapeva fare: combattere. Questo alone di mistero rendeva Sceriffo ancora più affascinante e rispettato. Nessuno osava chiedergli di più, perché intuivano che sotto quella superficie dura si nascondeva una sofferenza che preferiva tenere per sé. Un anno era passato dall'attacco, e la quiete apparente pesava sulle menti di tutti. Le notti erano spesso insonni, passate a osservare il cielo stellato, cercando qualsiasi segno di un'imminente invasione. Mentre molti cercavano di ritornare alla normalità, lui non poteva fare a meno di sentire che la vera battaglia era ancora davanti a loro. Nel silenzio delle notti toscane, tra il fruscio delle foglie e il canto lontano di qualche uccello notturno, Sceriffo camminava lungo le mura della AAF, vigile e pronto. La sua missione non era solo sopravvivere, ma proteggere ciò che restava di un mondo che aveva creduto perduto. E così, con la determinazione di chi non ha più nulla da perdere, Sceriffo continuava a combattere, in attesa del giorno in cui avrebbe finalmente affrontato il nemico che aveva portato tanto dolore e distruzione nella sua terra. Quel giorno sarebbe arrivato, ne era certo. E quando sarebbe arrivato, sarebbe stato pronto. |
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