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Manuale di pubblicazione Amazon KDP. Sempre più autori emergenti decidono di pubblicarse il proprio libro in Self su Amazon KDP, ma spesso vengono intimoriti dalle possibili complicazioni tecniche. Questo articolo offre una spiegazione semplice e dettagliata delle procedure da seguire e permette il download di alcun file di esempio, sia per il testo già formattato che per la copertina.
Self Publishing. In passato è stato il sogno nascosto di ogni autore che, allo stesso tempo, lo considerava un ripiego. Se da un lato poteva essere finalmente la soluzione ai propri sogni artistici, dall'altro aveva il retrogusto di un accomodamento fatto in casa, un piacere derivante da una sorta di onanismo disperato, atto a certificare la proprie capacità senza la necessità di un partner, identificato nella figura di un Editore.
Scrittori si nasce. Siamo operai della parola, oratori, arringatori di folle, tribuni dalla parlantina sciolta, con impresso nel DNA il dono della chiacchiera e la capacità di assumere le vesti di ignoti raccontastorie, sbucati misteriosamente dalla foresta. Siamo figli della dialettica, fratelli dell'ignoto, noi siamo gli agricoltori delle favole antiche e seminiamo di sogni l'altopiano della fantasia.
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Writer Officina
Autore: Esselle
Titolo: Un colpo al cuore undercover
Genere Police Romance
Lettori 739 2 3
Un colpo al cuore undercover
“Ci muoviamo nell'ombra,
invisibili agli occhi del mondo,
ma sempre vigili. Siamo undercover,
il silenzio è la nostra arma più potente.”
(Julia Morales)
Los Angeles, un anno prima.
Un timido raggio di sole penetra dalla finestra del nostro attico, tingendo tutto dei colori dell'aurora. Faccio scorrere la mano sulle lenzuola di raso blu per cercare James. A fatica apro gli occhi e lo trovo lì, in piedi davanti alla finestra, con lo sguardo perso nel vuoto. Sembra lontano mille miglia da me.
«Non è bellissimo, il mare?»
Gli sussurro mentre lo abbraccio.
«Lo è!»
Risponde senza spostare lo sguardo.
Davanti a noi si estende l'Oceano Pacifico, un paesaggio tanto suggestivo quanto reale. Il dolce ritmo delle onde mi culla e il profumo del mare mi avvolge. La sveglia risuona nell'aria con la canzone “Dancing” di Elisa. Ogni volta che la sento, è un'esplosione di emozioni che mi ricorda quanto profonda sia la paura di perdere James. Lo stringo forte a me; mi piace sentire il contatto della sua pelle liscia e fresca sulla mia guancia. È rassicurante. Poi la mia attenzione cade ancora una volta sul comodino e su quel piccolo scatolino di velluto rosso, poggiato sopra il libro di Hemingway. Al suo interno c'è un bellissimo solitario. Gli sarà costato una fortuna, e io non ho ancora risposto. Sospiro e continuo a guardare l'anello come se fosse un oggetto radioattivo. Non ne avevamo mai parlato prima d'ora. È successo tutto così in fretta: ieri ho lasciato il mio piccolo monolocale e oggi viviamo in questo immenso attico. Ma James prende la mia mano, allontanando tutte le mie paure, e la porta sul suo cuore.
«James, tutto bene?»
Gli chiedo, notando il suo comportamento strano e preoccupato.
«Promettimi che starai attenta. Guiderò la mia squadra e non ti perderò mai di vista!»
Alzo la testa e gli sorrido con dolcezza.
«Torna da me, July. E se non lo farai, verrò a cercarti.»
Sugella questa promessa con un bacio.
«So che lo farai!»
«July, ti ho mai detto che ti amo?»
«No!»
«Ti amo!»
«Da quando?»
«Da sempre!»
Adoro quando recitiamo le battute di Diana e John di “Proposta indecente”. È il nostro film preferito.
«Ci vediamo stasera, devo parlarti di un'altra cosa!»
Annuisco mentre lui mi prende in braccio.
«Quando sarà tutto finito, ti darò la mia risposta.»
Bacio James, che lentamente mi mette giù, indossa la sua t-shirt bianca e va via, inconsapevole del terribile destino a cui stiamo andando incontro.
Ore 22.30.
Mi siedo al bancone del bar di questo meraviglioso hotel a cinque stelle; tutto è calcolato, pianificato nei minimi dettagli, non posso sbagliare, eppure ho una brutta sensazione. Lascio la borsa e la stola sullo sgabello accanto al mio. Oggi fa davvero caldo! Sollevo di poco il vestitino e accavallo le gambe, mettendole in mostra. La musica jazz fa da sottofondo a questa strana serata. Do un'occhiata in giro e sorrido al barista mentre è intento a portarmi il solito drink. Sorseggio il mio Daiquiri ed ecco arrivare il mio “appuntamento”, un uomo elegante che viene verso di me. Ci scambiamo un saluto affettuoso, come se ci conoscessimo da tanto tempo. Mi porge la mano e, con disinvoltura, scendo dallo sgabello. Lascio i soldi della consumazione sul tavolo e seguo quest'uomo, che si è presentato come la guardia del corpo del mio cliente. È una semplice cena, andrà tutto bene! Ripeto come un mantra a me stessa. Mi guardo intorno, in questa zona appartata non ci sono telecamere. Intravedo una macchina scura dai vetri neri. La guardia del corpo si ferma e ci scambiamo una rapida occhiata. Qualcuno gli comunica qualcosa nell'auricolare. Si guarda intorno ed estrae la pistola, con una smorfia mi minaccia:
«Puttana, ci hai traditi!»
Tento di disarmarlo, ma lui è più veloce. Con il calcio della pistola mi colpisce violentemente vicino all'occhio. Il dolore è acuto e improvviso, ma non ho tempo di concedermi al dolore. Con un grido di rabbia, mi riprendo e lo vedo correre in un vicolo. Sto per estrarre la mia pistola quando sento le sirene della polizia in lontananza. Alcuni poliziotti fanno irruzione, circondando la zona. Cerco di raggiungere l'auto, devo vedere la faccia di Hector Gomez. Apro la portiera e dentro non c'è nessuno. Resto sbalordita quando, all'improvviso, vengo strattonata e spinta lontano dalla macchina. Poi sento uno sparo dietro di me e subito dopo una voce:
«Conflitto a fuoco. Agente ferito, ripeto, agente ferito!»
Grida uno dei colleghi.
Mi avvicino a quel corpo immobile e penso: “L'energia cinetica del proiettile ha creato un grosso e doloroso ematoma, forse ha anche rotto una costola. Può succedere, sono i rischi del mestiere.” Ma poi vedo fuoriuscire del sangue e tutto sembra muoversi a rallentatore, lasciandomi incredula e senza parole. Per la prima volta ho paura. Il proiettile di un cecchino viaggia a 820 metri al secondo, due volte e mezzo la velocità del suono. Perciò, se ti sparano, non senti il proiettile che ti uccide. E quello era un colpo al cuore.
«James, James, rispondimi!»





CECCHINO

Mi soffermo alla finestra, il freddo metallo contro la mia guancia. La stanza è buia, solo una flebile luce lunare filtra attraverso le tende. Il mio fucile di precisione giace sul davanzale, insensibile e letale. Ho studiato i dossier su ognuno di loro, i loro segreti, le loro debolezze. Non ho scelta: i nomi di coloro che non collaborano devono essere tolti di mezzo.
Prima Regola: Mantenere la calma.
La calma rallenta la respirazione e placa il cuore. Il bersaglio è ora nel mirino. Una leggera pressione sul grilletto e... Adios. Un colpo dritto al cuore, questa è la mia firma scritta col sangue.
Seconda Regola: Mantenere un basso profilo.
Un basso profilo è più sicuro, non crea problemi e non dà nell'occhio. Il tempo non è mai abbastanza e a volte può diventare un problema. L'esperienza insegna che passeranno dei secondi prima che capiscano cosa sia successo. È di vitale importanza non avere mai fretta.
Terza Regola: Fidarsi del proprio piano, della mia accuratezza.
Subito dopo scoppierà il panico tra le persone, che correranno spaventate creando disordine. Il capo della polizia chiamerà il suo superiore e il capo della sicurezza; entrambi staranno a casa a dormire, e il telefono squillerà una volta ogni sei secondi. Di solito squilla quattro volte prima che si sveglino per rispondere, e sono altri preziosi secondi. In questa zona della città, la pattuglia impiega meno di tre minuti per intervenire, e sono minuti in più per me. Questo perché sono un professionista, un esperto dedito al tempismo e alla precisione.
Sono un cecchino!

“Perché la vita è come un carnevale,
non sai mai quale scherzo ti riserverà!”
(Maria Pia Isgrò)

Sarà che siamo verso il fine settimana, sarà che ormai l'estate è vicina, ma una marea di ragazzi occupa per intero la lunga lingua di sabbia bianca di South Beach. Essa è in parte morbida, perfetta per camminare a piedi scalzi, e in parte dura per il passaggio dei mezzi di servizio e delle auto della polizia. Le torrette di controllo, con colori che alternano sfumature pastello a tinte vivaci, si stagliano di fronte all'Oceano, segnalando la loro presenza ai bagnanti. I lifeguard scrutano ogni giorno il mare e la spiaggia con grande severità. L'aria fresca del lungomare è inebriante, mentre la brezza del mare accarezza il mio viso.
Sospiro mentre osservo le strade riempirsi di persone. La canzone "Corazon Sin Cara" (Prince Royce) risuona ad alto volume dal locale, animando questa zona. A prima vista, sembra tutto tranquillo, ma basta un'auto di lusso, una celebrità o facoltosi uomini d'affari per ravvivare l'ambiente. Adoro questa città. Con disinvoltura mi faccio strada tra la gente, con la mia inseparabile gomma da masticare al gusto uva. I fischi di approvazione dei ragazzi mi fanno sorridere. Sono una ragazza solare che ama divertirsi senza troppe complicazioni. Ho scelto di non avere legami sentimentali, e questa libertà è un grande sollievo. Quando arriverà l'uomo che farà battere di nuovo il mio cuore, lo accoglierò senza esitazioni.
Mi allontano da questo caos e imbocco una strada tranquilla e isolata. Miami è una città moderna e sviluppata, con le più grandi banche, società e studi televisivi. Ed è proprio qui che ha inizio la mia storia.
«Ehi bella!»
Dice una voce alle mie spalle. Assorta nei miei pensieri, non mi rendo conto di una macchina che si affianca a me. Mi giro al suono di quella voce profonda e sexy e mi ritrovo a fissare un paio di occhi azzurri.
«Hola guapo!»
Rispondo, adorando parlare in spagnolo. Agli uomini piace, certo, non è piacevole e musicale come il francese, ma ha il suo fascino. La macchina si ferma, e io mi avvicino al finestrino del lato passeggero, piegandomi in avanti per mettere in evidenza la mia generosa scollatura. Un ragazzo, sulla trentina forse, mi sorride soddisfatto.
«Non ti ho mai visto in giro, come ti chiami?»
«Alma. ¿Tú?»
«Io sono Bryan. Quanto?»
È il classico ragazzo biondo e palestrato, uno dei tanti surfisti e figlio di papà, che però capisce molto bene la mia lingua, anche se a Miami non è difficile.
«¡Si me enseñas las estrellas te hago un descuento!»
(Se mi mostri le stelle ti faccio uno sconto!)
Bryan sorride timido, forse è la prima volta con una come me. Non è il mio tipo, ma riconosco che ha qualcosa di affascinante e misterioso allo stesso tempo. Rompo il silenzio facendo scoppiare la bolla di gomma da masticare.
«Son cincuenta dólares. ¡Pagas por adelantado!»
(Sono cinquanta dollari. Si paga in anticipo!)
«Va bene. Sali!»
Getto via la gomma da masticare e apro la portiera della sua Mustang nera. Non appena mi siedo su questo comodo sedile in pelle, vengo avvolta dal suo profumo dalle note orientali. Prendo i soldi e li infilo nello stivale.
«Di dove sei?»
«¡Soy cubana!
«Adoro le cubane!»
«¡Tienes buen gusto!»
(Hai buon gusto!)
«Adoro il tuo accento, è sensuale.»
«¡Y me encantan los chicos lindos que pagan sin problema!»
(E io adoro i ragazzi carini che pagano senza problemi!)
Mette in moto. Alla radio ci sono i “Roxette”, alza il volume e accelera.
«¿Eres un romántico?»
(Sei un romantico?)
«No, per niente!»
Dopo un breve tragitto ferma l'auto in un posto isolato, al buio e lontano dai locali. In sottofondo c'è ancora la canzone “It Must Have Been Love”.
«Allora Alma da Cuba, cosa fai?»
«Depende. ¿Qué le gustaría?»
(Dipende. Tu cosa vorresti?)
«Conoscerti!»
Rido a quella buffa richiesta, nessuno vuole fare amicizia con una prostituta. Tuttavia, mi accontenta, il tetto della macchina si apre mostrando un cielo stellato.
«Eccoti le stelle!»
Continuo a tenere lo sguardo rivolto al cielo, non me ne ero mai resa conto di quanto fosse bello il cielo stellato, poi guardo lui e d'istinto gli salgo a cavalcioni e inizio a baciarlo sul collo con molta passione, muovo il mio bacino strusciandomi su di lui e mentre lo faccio sento i suoi gemiti.
Tocco il suo petto, sollevo la maglia per poi sfilarla lasciando scoperto il suo torace bello e perfetto. Senza dubbio è alto e da quanto sembra va in palestra minimo tre volte a settimana. Lo accarezzo per poi sostituire le mani con la mia bocca.
Prima regola: mai baciare sulle labbra.
Questo è lavoro, nessun coinvolgimento sentimentale. Il sesso è permesso ma MAI una relazione.
«Alma...»
Sussurra piano mentre le sue mani afferrano i miei fianchi.
«No, ferma!»
Sorrido confusa, adesso ho la conferma che è davvero la sua prima volta. Così continuo a baciare il torace e il collo in maniera lenta.
«¿Seguro?»
(Sicuro?)
Con voce sensuale e carica di eros lo provoco, ma senza fermare i miei baci.
«Sì»
«¿Estas realmente seguro?»
(Sei proprio sicuro?)
Intensifico i baci.
«Direi proprio di sì!»
Alterno le labbra con la lingua. Un leggero sussulto da parte sua mi spinge a non fermarmi.
«¡Sin embargo, estás reaccionando!»
(Eppure, stai reagendo!)
«No, ti sbagli!»
Sento che vacilla. Tuttavia, fa scorrere la mano lungo la cerniera del mio giubbino, sorride quando vede che porto solo un reggiseno di pizzo rosso. Le sue mani, si impossessano del mio corpo e liberano i miei seni. Si concentra prima su uno, lo massaggia, abbassa il viso e si impossessa con la bocca del capezzolo turgido, lo mordicchia e poi passa all'altro. Inarco la schiena contro il volante, mentre annusa il mio profumo e lascia una scia di baci lungo il collo. Lo sento sospirare, come se gli costasse trattenersi. Bryan afferra il volto con entrambe le mani e fissa le mie labbra.
«Quindi cosa fai esattamente, Alma?»
Scandisce il mio nome e io lo guardo senza capire. Forse fa parte del suo gioco perverso, così decido di assecondarlo.
«Soy una puta!»
Dico sorridendo, infondo è così che si fa. Sorridere in modo accattivante, dialogare in maniera affabile, guardare il cliente con desiderio e fare la gatta morta all'occorrenza.
«Anche adesso, qui con me?»
Continuo a non capire.
«¡Claro que sí y te agradecería que me dejaras terminar!»
(Chiaro che sì e te ne sarei grata se mi facessi finire!)
Allunga la mano per cercare qualcosa sotto al volante. Sento dei rumori alle mie spalle, forse sta cercando i preservativi, afferra i miei polsi portandoli dietro la mia schiena e...mi ammanetta!? Sono un po' spaventata, ma allo stesso tempo eccitata, lui invece sembra serio.
«Oh, te gusta tanto, ¿verdad? ¿Eres un dominador?»
(Oh, ti piace così vero? Sei un dominatore?)
«Ti dichiaro in arresto per prostituzione!»
Rido divertita alla sua battuta, il fascino del travestimento. Vuole giocare a fare il poliziotto che arresta la prostituta. In realtà lo trovo molto eccitante: la divisa, le manette, ma poi lo sguardo glaciale di Bryan mi riporta subito alla realtà. Mi schiarisco la voce cercando di darmi un contegno professionale.
«Era una battuta, vero?»
Lo guardo incuriosita.
«Credo che da questa sera, tu abbia finito di fare la prostituta.»
«¿Cosa? ¿Eres realmente policía?»
(Cosa? Sei davvero un poliziotto?)
Mi fissa severo e annuisce.
«Hai il diritto di rimanere in silenzio. Qualsiasi cosa dirai potrà essere e sarà usata contro di te in tribunale. Hai diritto a un avvocato durante l'interrogatorio. Se non puoi permetterti un avvocato, te ne sarà assegnato uno d'ufficio.»
«¡Hijo de puta! ¡Quítame estas malditas esposas ahora!»
(Figlio di puttana! Toglimi subito queste cazzo di manette!)
Con molta tranquillità mi sposta al lato passeggero e solleva la cerniera del giubbino, almeno ha avuto il buon senso di coprirmi.
«Te le tolgo in centrale!»
«¿En serio?»
(Sei serio?)
«Certo, cosa credevi che davvero ti scopassi? Cazzo, quelle come te mi fanno schifo. Tu mi fai schifo!»
«Stai facendo un'enorme cazzata. fidati!»
«Perché dovrei fidarmi di te?»
«Perché sei tu quello con la pistola!»
«Appunto. Tra noi due, sei tu quella che finirà in prigione. A proposito, la paura ti ha fatto perdere l'accento spagnolo?»
Rido e a tutto gas arriviamo al distretto di Polizia. Parcheggia l'auto proprio davanti all'ingresso e tutto fiero mi apre la portiera afferrandomi per il braccio, strattonandomi e spingendomi.
«Ehi Ryan, chi è quella?»
Sorrido al suo collega e alzo le spalle.
«Una prostituta!»
Apre la cella e mi sbatte dentro sotto gli occhi increduli del suo collega che preferisce farsi i fatti suoi. È evidente che questo “Ryan” e non Bryan dev'essere una testa di cazzo.
«Ehi, queste manette le puoi togliere ora?»
«Perché mai, ti donano!»
Sorrido, mentre impreco in spagnolo antico e chiamandolo con ogni aggettivo dispregiativo.
«Aspettami lì...cara!»
«Certo...caro, fai pure con comodo il tuo lavoro!»
«Ci puoi contare!»
Dopo poco ritorna con dei moduli e un immenso sorriso sulle labbra.
«Non hai preso un boss, togliti quel sorriso del cazzo!»
«Allora Alma, prendiamo le tue generalità, sempre se Alma è il tuo vero nome. Mi gioco le palle che non lo è!»
«Il tuo invece è Bryan o Ryan?»
«Ho aggiunto una lettera per camuffare il mio vero nome, semplice!»
«Wow, che fantasia! Perché invece non mi fai uscire da qui? Ti risparmieresti una figura di merda!»
Ride mentre fruga nella mia borsa, ma oltre alle gomme da masticare, ai fazzoletti di carta e preservativi non trova altro.
«Deluso sbirro?»
«Come mai non hai il cellulare?»
«Non mi serve!»
«Chi è il tuo protettore?»
«Oh, quello lo conoscerai molto presto!»
«Non vedo l'ora!»
Scrive qualcosa per poi fissarmi con quegli occhi intensi, azzurri come il cielo. Ammetto a me stessa che il suo sguardo mi disarma, ma altro non è che uno sbirro arrogante.
«Mettiti comoda, la notte è lunga!»
«Vuoi farmi compagnia sbirro?»
«Te l'ho detto, non mi piaci!»
«Strano, il tuo corpo diceva altro!»
Lo vedo arrossire mentre il suo collega ride.
«Tra poco mi vedrai uscire da questa cella sculettando!»
«Nei tuoi sogni forse. Che sostanze usi? Chi ti passa la droga?»
«¡Sangre de Judas! Non mi drogo!»
«Sì come no, scommetto che sei anche vergine. In macchina ti ho registrata mentre ammettevi la tua professione!»
«Un carico di droga è una vittoria, un narcotrafficante arrestato è una vittoria, non io!»
«Tu sei il pesce piccolo!»
Continuo a ridere. Mi avvicino a lui, lo guardo dritto negli occhi attraverso le sbarre.
«Escúchame bien...»
(Ascoltami bene...)
Mentre lo dico, fissa di nuovo le mie labbra, devono attrarlo molto.
«...conserverai quella registrazione come la tua più grande cazzata mai fatta!»
Sorride per poi continuare a scrivere.
«Allora, di chi sei la preferita?»
«Fottiti!»
«Che gran signora. Voglio. Quel. Nome!»
«Tempismo perfetto, è proprio dietro di te!»
Continua a sorridere.
«Secondo te, credo a Babbo Natale?»
«Tenente Burk, libera all'istante la signorina!»
Sbianca all'improvviso. Lo sbirro è Tenente, non immaginavo.
«Ma capo lei è...»
Lo interrompe subito facendosi passare le chiavi della cella.
«La Detective Morales!»
Sorrido al dolce suono del mio cognome.
Osservo Ryan ancora incredulo, mi avvicino con passo sensuale, con voce provocante gli dico:
«Queste non mi servono!»
Senza dire una parola, prende le chiavi e mi libera dalle fastidiose e strette manette. Stronzo! Accarezzo i polsi arrossati sotto lo sguardo scettico di Ryan.
«Nel mio ufficio, tutti e due!»
Urla il capo. Mi affretto a seguirlo, mentre guardo Ryan.
«Adesso ammirami, mentre sculetto!»
Così facendo, mi dirigo nell'ufficio del capo.
«Detective Morales, perdonami!»
«Non è successo nulla, il Tenente Burk non poteva immaginare e io non potevo far saltare la mia copertura!»
«Hai fatto bene. Il tuo capo Rogerio Martinez è ancora arrabbiato con te!»
«Abbiamo divergenze diverse!»
«Ho saputo, disubbidisci a tutti gli ordini!»
«Non proprio a tutti!»
«Detective Morales, mi creerai problemi?»
«Sicuramente, signor Smith!»
«Bene, benvenuta ufficialmente a Miami. Hai scoperto qualcosa?»
Sì, che il mio collega, oltre a essere sexy è anche stronzo. Meglio non dirlo.
«Mi è giunta voce che cercano una ragazza al Luxury!»
«Ho sentito. L'apertura di questo Night è collegata in un modo che ancora non mi è chiaro al cartello. Il proprietario è Diego Ramirez.»
Comincio a pregustare il sapore della vendetta. Era ora.
«Capo, se lei mi autorizza io vado lì e scopro cosa fanno!»
Sento l'adrenalina scorrermi nelle vene.
«Non così in fretta!»
In un batter di ciglia spazza via tutto il mio entusiasmo.
«Non puoi presentarti così e pensare di lavorare, solitamente queste “assunzioni” vanno per conoscenza. Dovresti avvicinarti, frequentare l'ambiente, conoscere qualche ragazza, entrare in confidenza, diventare amica e poi vedere se ti assumono!»
Wow che piano! Ci vorranno anni. Meglio non contraddirlo.
«Mi sembra perfetto!»
«Lo è!»
Non può dirlo sul serio. Per fortuna ho un vero piano, conosco i rischi, se qualcosa dovesse andar storto, so come fare.
«Tanto già so, che non obbedirai ai miei ordini!»
Sospira e in quel preciso istante qualcuno bussa alla porta.
«Avanti!»
Dice il capo, mentre Ryan entra in totale silenzio. Senza degnarmi di uno sguardo si posiziona accanto a me.
«Detective, che posso dire? Sicuramente farai di testa tua. Procedi pure!»
«Bene, la terrò informata!»
«A tal proposito, dovrai informare il tuo superiore, il Tenente Burk Ryan che, a quanto pare vi siete già conosciuti!»
«Oh, è stato amore a prima vista, non è vero caro?»
Dico sorridendo per poi guardare lui, che subito dopo, sposta i suoi occhi da me. Credo stia digerendo il colpo.
«La Detective Morales è della DEA di Los Angeles, ed è qui da mesi. Sta lavorando attivamente da qualche anno sotto copertura nelle operazioni di riciclaggio di decine di milioni di dollari, provenienti dai cartelli colombiani. La sua operazione, ha permesso l'arresto di molti narcotrafficanti. Senza il suo prezioso e rischioso aiuto non avremmo ottenuto informazioni importanti sul narcotrafficante Héctor Gomez El Flaco; tuttavia, l'operazione denominata “Paloma”, è sfuggita di mano ai Federali e l'agente Morales per varie ragioni di sicurezza è stata trasferita qui a Miami. Ha svolto un eccellente lavoro in passato e sono sicuro che concluderà anche questo!»
«Congratulazioni Detective! Capo, posso sapere se in qualche modo ho fatto saltare la copertura?»
Ma invece di chiedere al suo capo, perché non parla con me?
«No Tenente, a quanto pare eravate solo voi due, come hai scritto sul rapporto che tra poco strapperai!»
«Già fatto. Su cosa sta lavorando la Detective Morales?»
«Ottima domanda e visto che sarete partner lascio alla Detective il compito di aggiornati. Per ora è tutto. Sparite!»
«Sì signore!»
Seconda regola: lavorare sempre da sola.
Questo mi tiene viva, ma in alcuni casi è impossibile, a quanto pare dovrò lavorare con il surfista. Sospiro mentre usciamo entrambi dall'ufficio. Io mi dirigo verso l'uscita, non vedo l'ora di tornare a casa, questi tacchi iniziano a farmi male.
«Ehi tu, dove pensi di andare?»
Ormai riconosco il tono della sua voce. Mi volto con calma mentre il suo collega mi passa la borsa. L'afferro e, con un gesto rapido, prendo un'altra gomma da masticare dal suo interno.
«A casa!»
«Non dovresti aggiornarmi?»
«Per quello ci sono i fascicoli. Studiali!»
Si precipita verso di me e mi afferra il braccio facendomi voltare.
«Detective, sono il tuo superiore, non ti conviene disubbidire agli ordini!»
«Tenente, sono stanca, ho passato un po' di tempo nella cella ammanettata. Parliamo domani!»
Abbassa lo sguardo, imbarazzato dalla mega figura, tra l'altro annunciata, ma continua a fare l'arrogante, senza nemmeno scusarsi.
«Potresti offrirmi una birra, così mi aggiorni!»
Rido, mi aspettavo di tutto tranne un'uscita tra colleghi che ovviamente mai farò, soprattutto con i miei superiori.
Terza regola: mai mescolare sesso con il lavoro. I colleghi mai!
«Come hai detto prima? Ah sì, che ti faccio schifo!»
Giro i tacchi e lo lascio lì. Alle mie spalle lui continua a blaterare, ma ormai chi lo ascolta più.
«Mi devi cinquanta dollari!»
Esordisco con il dito medio alzato e mi allontano da lui che mi guarda con aria interrogativa. Quando le porte del dipartimento si aprono, tiro un sospiro di sollievo, finalmente sono fuori, fermo un taxi e ritorno a casa.
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