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Manuale di pubblicazione Amazon KDP. Sempre più autori emergenti decidono di pubblicarse il proprio libro in Self su Amazon KDP, ma spesso vengono intimoriti dalle possibili complicazioni tecniche. Questo articolo offre una spiegazione semplice e dettagliata delle procedure da seguire e permette il download di alcun file di esempio, sia per il testo già formattato che per la copertina.
Self Publishing. In passato è stato il sogno nascosto di ogni autore che, allo stesso tempo, lo considerava un ripiego. Se da un lato poteva essere finalmente la soluzione ai propri sogni artistici, dall'altro aveva il retrogusto di un accomodamento fatto in casa, un piacere derivante da una sorta di onanismo disperato, atto a certificare la proprie capacità senza la necessità di un partner, identificato nella figura di un Editore.
Scrittori si nasce. Siamo operai della parola, oratori, arringatori di folle, tribuni dalla parlantina sciolta, con impresso nel DNA il dono della chiacchiera e la capacità di assumere le vesti di ignoti raccontastorie, sbucati misteriosamente dalla foresta. Siamo figli della dialettica, fratelli dell'ignoto, noi siamo gli agricoltori delle favole antiche e seminiamo di sogni l'altopiano della fantasia.
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Writer Officina
Autore: Daniele Missiroli
Titolo: Femmina innocua
Genere Avventura
Lettori 634 19 10
Femmina innocua
«Christina...» sibila Flora. «Non farlo!» I suoi occhi mi fulminano.
Ho già un piano, ma ha ragione. Inspiro a fondo e rilasso i muscoli. Ancora cinquanta minuti, c'è tempo. Mi indica Hope con un cenno del capo. Annuisco, per farle capire che non intendo correre rischi in presenza di sua figlia.
Sorrido alla ragazzina; lei ricambia.
Il bastardo si avvicina: ha l'arma in pugno. Quel deficiente ha tolto la sicura. Non si rende conto che potrebbe partire un colpo. Mi trema l'occhio destro, i muscoli tornano a tendersi.
Quando lo colpirò, spero solo di non ucciderlo.

«Scusa, Copper, puoi venire un momento qui?» Flora ha usato una voce melliflua e suadente.
Scuoto la testa senza alzare lo sguardo. Non si rende conto di quello che rischia cercando di far ragionare quell'animale. Copper si alza, si avvicina e si lascia cadere a terra, accanto a Flora. Tiene sempre la pistola in pugno. Certo, è un simbolo di potere. Potere su chi gli sta intorno. Che siano ostaggi, oppure complici, non importa. Ho notato che quando si rivolgeva a Butler puntava l'arma anche contro di lui.
«Prima ci hai chiamati assassini. Posso sapere perché?»
«Voi uccidete animali innocenti con la scusa che volete sperimentare creme di bellezza e altre stupidaggini.»
«In alcuni laboratori privati può darsi che succeda, ma questo è un laboratorio universitario. Le nostre ricerche servono per la cura delle malattie infettive, non uccidiamo nessuno. Anzi, abbiamo scoperto spesso farmaci che in seguito sono stati usati per curare le persone. Magari abbiamo salvato la vita a tuo nonno, e tu nemmeno lo sai.»
Copper scuote la testa. «Dite tutti così, ma prima di scoprire il farmaco giusto, quante cavie vengono uccise? Quanti gatti e quanti cani?»
Flora si rabbuia. «Non è come dici. I nostri esperimenti sono fatti con umanità, nessuno soffre. Non facciamo test sui veleni, e utilizziamo solo topolini bianchi. Chi ti ha messo in testa queste idee assurde?»
«Non mi incanti, bella. Quando si aprirà quella porta, io libererò tutte quelle povere bestie.»
«Alcune sono infette» intervengo. «Se le liberi, potrebbero contagiare altri animali. E scatenare una pandemia. Anch'io amo gli animali, ma gli esseri umani hanno la precedenza.»
L'uomo mi guarda storto. «È inutile che parli. Non credo a una sola parola!»
«La mia amica dice la verità. Forse ci stai confondendo con i laboratori privati. Ce ne sono tre in città, ma non so che esperimenti facciano. Non li voglio accusare, però ti assicuro che i nostri obiettivi sono diversi.»
«Faremo visita anche a loro, stai tranquilla. Dovete smettere tutti di fare esperimenti con chi non si può difendere.»
«Va bene. Quando ci sarà una legge che lo vieta» continua Flora «smetteremo. Ma fino ad allora–»
«Fino ad allora ci penseremo noi» sbraita, agitando le mani.
Mi sposto dalla linea di tiro. Si sta innervosendo troppo. Se una pistola senza sicura cade, può partire un colpo. Non ne sono certa, ma è troppo pericoloso averlo qui intorno. Devo troncare questa conversazione prima che degeneri.
«Il nostro direttore si chiama Oliver Lessard e viene a farci visita tutti i giorni» lo informo. «È meglio se ve ne andate prima che arrivi.»
«Continui a mentire, non mi piaci per niente, Christina. Credi che sia tutto un gioco? Che abbia paura di finire in prigione?»
Copper è fuori di sé. Si alza e si guarda intorno. Quando nota l'orologio rotondo sul muro, mi lancia uno sguardo diabolico. Allarga le gambe, punta la sua arma e fa fuoco. L'orologio va in mille pezzi e cade sul pavimento. Hope sobbalza e si copre le orecchie. Flora resta a bocca aperta, sconvolta.
«Hai visto cosa so fare? Dimmi un'altra stronzata e il prossimo bersaglio sarai tu. O magari la ragazzina. Basta parlare. Dite solo delle bugie.»
Copper torna a sedersi, e Flora mi lancia uno sguardo pieno di paura. Incrocio le braccia e le rivolgo il mio classico sorriso da “Te l'avevo detto.”
«Ha minacciato di sparare a Hope» le sussurro.
«Va bene, è pazzo» ammette Flora. Probabilmente si è fatto di qualcosa per darsi coraggio, e ora è fuori controllo.»
Se ho fatto bene i calcoli, tra cinque minuti la porta si sbloccherà. Copper guarderà la serratura, vedrà la luce verde... e abbasserà la guardia.
«Hope» sussurro «vorrei che tu andassi in bagno. Tra poco la porta si aprirà.»
La ragazzina annuisce.
Mi rivolgo a Flora. «Ho bisogno che lei sia fuori dalla stanza, sei d'accordo?»
Anche Flora annuisce. Hope alza una mano. Copper scuote la testa, come a dire: “Che diavolo vuoi adesso?”
«Posso andare in bagno, signore?»
Copper controlla la serratura: la luce è ancora rossa. «Vai, e rimani fuori dai piedi finché non ce ne saremo andati.»
Hope si dirige verso il bagno, passandogli accanto. Faccio l'occhiolino a Flora. Sa cosa significa.
«Lo sapevo» alza gli occhi al cielo. «Hai già deciso, vero?»
«Sì.»

Ecco il clic dello sblocco. Copper si volta verso la porta e ghigna.
«Tu» mi indica con un dito «vieni ad aprire e non sbagliare. Sarà meglio per te se la porta non si blocca di nuovo.»
Allargo le braccia e mi sollevo lentamente. Ho i muscoli indolenziti, intreccio le dita e mi stiracchio. Mi incammino verso di lui, che nel frattempo si è alzato in piedi. Tengo lo sguardo a terra. Sono a trenta centimetri, è la distanza giusta. Incrocio le braccia sulla pancia, mi fermo e gli sorrido. Lui si rilassa.
Apre la bocca per la sorpresa quando faccio scattare il mio gomito destro contro il suo stomaco. Copper resta senza fiato e si piega in due. Ho usato tutta la mia forza, dovrei avergli rotto almeno una costola. Allontano con la sinistra il braccio che impugna la pistola fino a schiacciargli il polso contro lo stipite della porta del bagno. L'arma gli cade per il contraccolpo. Lascio partire un potente calcio nei testicoli. L'ho sollevato da terra di due centimetri: il dolore che gli sta esplodendo nel cervello dev'essere atroce.
Però non basta. Colpire un avversario non significa che smetterà di lottare. L'adrenalina lo terrà in piedi per diversi secondi. Gli afferro il braccio disarmato e glielo torco dietro la schiena. Spingo con forza, mentre lui tiene l'altra mano tra le gambe. Quando sento il rumore di un osso che si rompe, lo lascio andare, mi chino e lo afferro per le caviglie, tirando verso di me con un movimento deciso.
Era già piegato, e con questa mossa perde completamente l'equilibrio. Cade in avanti e non riesce ad attutire la caduta con le mani, per cui sbatte il naso sul pavimento. Un colpo simile al setto nasale provoca un dolore lancinante. Gli salto addosso con tutto il mio peso per impedire che riprenda fiato. Sessanta chili sui polmoni: ora sono vuoti e sta soffocando, ma ancora non sviene. Mi butto sulla pistola e la raccolgo, puntandogliela contro da una certa distanza. Copper si rigira sulla schiena, con le mani strette tra le gambe, e geme. Dal suo naso esce sangue.
In quel momento la porta d'ingresso si spalanca ed entra Butler. Ruoto il busto di scatto e faccio fuoco, colpendo il muro a un soffio dal suo orecchio destro. Il ragazzo si mette in ginocchio con le mani sulla testa. Trema, terrorizzato.
Con la coda dell'occhio scorgo Copper che tenta di rialzarsi. Un calcio in faccia gli fa capire che deve stare giù. Finalmente è steso a terra, immobile. Ho fatto tutto in trenta secondi. Non va bene. Avrei dovuto essere più rapida.
Flora si alza da terra e corre al telefono. Immagino chiami la polizia. Faccio cenno a Butler di stendersi e di mettere le mani sulla testa. Ubbidisce. Controllo anche Copper, ma è sempre immobile. Esamino la pistola: il meccanismo della sicura è semplice e la inserisco.
«Vai a liberare gli uomini» dico a Flora.
Lei guarda verso il bagno, pensando a Hope, poi si rende conto che non c'è più pericolo e ubbidisce. Poco dopo rientra con i nostri colleghi. Vedono Copper svenuto, la pistola nelle mie mani, e restano sbalorditi.
«Che cosa è successo?» mi chiede Arthur.
Faccio spallucce senza rispondere. Samuel nota l'orologio distrutto. Non dice nulla: prende un cestino e comincia a raccogliere i frammenti. Byron mi sorride, alza i pollici e torna tranquillo al suo microscopio.
«Christina ha appena dimostrato come tratta gli stronzi» dice Flora, lanciando uno sguardo ad Arthur e agli altri. «Quindi... occhio!»
La guardo storto. «Scusa se ho malmenato il tuo ragazzo.»
Si avvicina al corpo di Copper, ma resta a debita distanza da lui. «È un miracolo che sia ancora vivo.»
«Se fosse rimasto a letto, non gli sarebbe successo niente.»
«Anche se ci rimanevi tu non gli succedeva nulla.»
«Ma avrebbe liberato tutte le cavie.»
«Gli esseri umani sono più importanti delle cavie.»
«Vogliamo parlare della questione secondaria della legge? Lasciamo che chiunque faccia quello che vuole? Che vada in giro armato a minacciare la gente?»
«Non sarebbe successo nulla se tu non avessi bloccato la porta.»
«C'è la legge, esiste la giustizia» grido. «Chi viola la legge finisce giustamente in prigione. La società civile funziona così.»
«Però c'è modo e modo di amministrare la giustizia» sussurra.
Flora ha abbassato la voce per controbilanciare il mio tono, insolitamente alto. Respiro e cerco di calmarmi.
«Per questo esistono i tribunali e i giudici. Noi arrestiamo i criminali e lasciamo a loro il compito di giudicarli.»
«I criminali... che parolona. Secondo te questi due poveri scemi sono dei pericolosi criminali?»
«Non lo sono? Chiedi al nostro orologio come si sente dopo che questo bravo ragazzo ha discusso con lui. E se avesse sparato a noi? E se avesse colpito Hope per sbaglio?»
Dopo questa frase, Flora ha un brivido. La ragazzina esce dal bagno e si dirige verso la madre, abbracciandola.
«È tutto finito, tesoro. La tua zietta ha sistemato quel bruto, come vedi. Spero solo che sia vivo e non ci faccia causa.»
«Sei fortissima, zia! Quando mi insegni?»
«Te lo puoi scordare!» la rimprovera Flora.
Hope le fa il muso. Io le rivolgo un occhiolino, e lei mi risponde con un sorriso.
«Gli hai sparato ed è morto?»
«No, piccola, ho fatto tutto con le mie mani. Il colpo l'ho sparato contro quell'altro a scopo intimidatorio.»
«Contro quello disarmato, per essere precisi» commenta Flora.
Sospiro. «Chi commette dei reati deve mettere in conto anche i rischi che ne derivano.»
«Io... dovrei andare» dice Arthur, alzandosi.
«No» scuoto la testa «Nessuno se ne va finché non arrivano gli agenti. Dovrete testimoniare come si sono svolti i fatti, soprattutto che ha sparato lui per primo al nostro orologio.»
Arthur sbuffa e si risiede, contrariato. Ha cambiato idea. Chissà se c'entra il fatto che, mentre parlavo, avevo la pistola puntata nella sua direzione.
Daniele Missiroli
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