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Writer Officina Blog
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Manuale di pubblicazione Amazon KDP. Sempre più autori
emergenti decidono di pubblicarse il proprio libro in Self su Amazon KDP,
ma spesso vengono intimoriti dalle possibili complicazioni tecniche. Questo
articolo offre una spiegazione semplice e dettagliata delle procedure da
seguire e permette il download di alcun file di esempio, sia per il testo
già formattato che per la copertina. |

Self Publishing. In passato è stato il sogno nascosto
di ogni autore che, allo stesso tempo, lo considerava un ripiego. Se da
un lato poteva essere finalmente la soluzione ai propri sogni artistici,
dall'altro aveva il retrogusto di un accomodamento fatto in casa, un piacere
derivante da una sorta di onanismo disperato, atto a certificare la proprie
capacità senza la necessità di un partner, identificato nella
figura di un Editore. |

Scrittori si nasce. Siamo operai della parola, oratori,
arringatori di folle, tribuni dalla parlantina sciolta, con impresso nel
DNA il dono della chiacchiera e la capacità di assumere le vesti
di ignoti raccontastorie, sbucati misteriosamente dalla foresta. Siamo figli
della dialettica, fratelli dell'ignoto, noi siamo gli agricoltori delle
favole antiche e seminiamo di sogni l'altopiano della fantasia. |
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Notte D'Inverno
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Ayumi camminava da sola verso l'Università, con le cuffie nelle orecchie. Per il secondo giorno consecutivo, Elizabeth aveva deciso di dormire un po' di più e i gemelli l'avrebbero aspettata in classe quindi decise di passare, come il giorno prima, dal bar che aveva scoperto il primo giorno di studi. Tantissimi studenti erano lì quella mattina e, a differenza della prima volta, riconosceva qualche volto. Sedette da sola al primo tavolo libero che trovò, in attesa del cameriere. I suoi pensieri, in quella fresca mattinata di settembre, andavano solo ad una persona: la ragazza dagli occhi azzurri, che non solo aveva incontrato all'Università, ma anche nella pasticceria dov'era andata con gli amici! Non credeva fosse un caso. Non sapeva con certezza perché si fosse interessata tanto a quella ragazza. Sapeva di essere attratta dalle donne, certo, ma ciò non era mai andato oltre alle cotte per attrici delle sue serie TV preferite. Quest'interesse per una ragazza, sua coetanea e con cui poteva davvero avere un contatto, la spaventava. Perché questo sentimento la scombussolava? Essere innamorati non avrebbe dovuto rendere le persone più felici? Ayumi aveva troppe preoccupazioni. La paura e l'ansia di fare qualcosa di sbagliato oscuravano la felicità che avrebbe dovuto provare. Ogni volta che vedeva qualcuno, che parlava con qualcuno, lo paragonava sempre a lei. Le sembrava stupido, ma non riusciva a farne a meno: c'era sempre qualcuno che possedeva in viso qualcosa di quella ragazza. Sarebbe stato un ottimo punto di partenza anche solo parlarle per conoscere il suo nome ma, come il mostro sotto al letto, le sue paranoie la fissavano. Era così assorta nei propri pensieri che non si accorse nemmeno che proprio la ragazza che le procurava tutte quelle emozioni le aveva appena rivolto la parola, toccandole la spalla. Sussultò, mentre i suoi pensieri svanivano come fumo. Ayumi si voltò verso di lei, si tolse una cuffietta, mentre l'altra le sorrideva: «Scusami, posso sedermi qui con te?» Colta alla sprovvista balbettò qualcosa, che venne inteso come un sì, visto che la ragazza si sedette proprio di fronte a lei in maniera disinvolta. Ma perché voleva stare proprio lì? Prima che il suo cervello si mettesse a pensare ai possibili motivi, il suo sguardo prese a squadrare la stanza, ogni tavolo. Era tutto pieno. Mistero risolto. Non sapendo cosa fare, Ayumi tolse le cuffiette e le sorrise. L'agitazione le faceva tremare la gamba sinistra, ma l'altra sembrò non accorgersene e prese a parlare gesticolando. «Scusami se sono stata troppo invadente. Qui è sempre pieno, eh? Non ci sono mai posti, santo cielo! Inoltre, ti ho vista qui da sola, quindi... nulla di più, spero di non rompere le scatole!» Le guance di Ayumi si colorarono di rosso, scosse la testa: «No, tranquilla... La mia migliore amica si sveglia sempre tardi e non riesce mai a essere puntuale per la colazione.» Le parole uscirono di bocca da sole, come di getto. Lei però prese la sua risposta come un incentivo, sembrava in vena di chiacchiere. Dopo aver tirato quello che sembrava un sospiro di sollievo e aver sussurrato: «Ah... la migliore amica!» La guardò, sorrise sorniona: «Ci tengo a precisare che non m'interessa lo stalking! Solitamente ti vedo in qualche corso in comune, ma non abbiamo mai avuto il tempo di parlare per bene, volevo solo conoscerti, scambiare quattro chiacchiere. A proposito, io sono Noemi, ma puoi chiamarmi Nami.» Le porse la mano, Ayumi la guardò per qualche secondo e poi la strinse lentamente. «Ayumi... si beh, anche io volevo... ehm... volevo conoscerti...» Le formicolavano le dita, era davvero agitata. Sperò di non dire nulla di sbagliato. Però, quando le loro mani si toccarono, si sentì più tranquilla. Non era per nulla sgradevole, anzi. Noemi a quel punto chiese ad Ayumi se avesse già ordinato e quando lei scosse la testa chiamò subito un cameriere e ordinò per entrambe. Doveva averla osservata molto, per sapere cosa ordinasse per colazione. Quando Noemi si voltò per parlare con il cameriere, Ayumi ne approfittò per squadrarla. Era vestita in una maniera molto semplice: aveva lunghi capelli neri, legati in una coda di cavallo, la quale spuntava da sotto un cappellino azzurro molto grazioso. Portava una felpa nera e larga, le stava molto bene. Un altro dettaglio però, la lasciò ipnotizzata: aveva due occhi impressionanti. Azzurri, coperti dagli occhiali ma affascinanti. Da quella distanza li vedeva meglio, in tutta la loro luminosità. Per quanto riguarda Ayumi, aveva i capelli sciolti, un po' in disordine, un piccolo ciuffo marrone cadde in mezzo agli occhi. Si rese conto solo allora che portava una camicetta a dir poco imbarazzante, poiché il tessuto bianco era pressoché trasparente e faceva trasparire il suo reggiseno... e le sue forme. Abbassò lo sguardo, per evitare che si accorgesse di quanto la stesse guardando. Avrebbe voluto dirle qualcosa, ma era bloccata dalla paura di diventare invadente, quindi si limitò a scherzare, in risposta a ciò che lei aveva detto prima, con un sorriso nervoso. «Beh, che casualità! Nemmeno a me piace lo stalking...» Voleva prendersi a pugni da sola, ma cosa le stava passando per la testa?! La reazione di Noemi, però, la sorprese. «Oh, ma davvero?! Credo che allora andremmo molto d'accordo.» Lo disse in una maniera scherzosa, simpatica, come se avesse detto qualcosa di davvero interessante o divertente. Ayumi sorrise e lei fece lo stesso. Si bloccò a osservarla, di nuovo. C'era qualcosa in Noemi che la incantava. Arrivò il cameriere con la colazione e Ayumi lo ringraziò, fissandosi, falsamente concentrata, nella tazza di cappuccino. La girò tra le mani e, meccanicamente, posizionò in modo simmetrico sul tavolo ciò che il cameriere aveva portato: i tovaglioli, il bicchiere d'acqua, le bustine di zucchero... Noemi la fissò per un attimo alzando un sopracciglio. Ayumi la notò: «Oh, ehm... ti sembrerà strano, ma sono una persona a cui piace avere tutto in ordine. Pensa che ho creato un'agenda per i voti degli esami che darò all'Università, anche se non serve visto che ormai si fa tutto online.» Rise nervosa, sfuggendo allo sguardo di Noemi. Lei fece una cosa che non si aspettava: le sollevò il viso con un dito, facendola voltare. Le guance le stavano andando a fuoco. «Hai un bello sguardo, sai?» Ayumi non disse nulla, rimase paralizzata. Aveva detto, in maniera implicita, che le interessava? Oppure la sua testa era partita verso la luna come al solito? Probabilmente Noemi non sapeva come interpretare quel silenzio perché si allontanò velocemente. «Scusa se ti ho messa in imbarazzo, non era mia intenzione... è solo che mi sono accorta di come mi guardi e sorridi in classe, e io ci tenevo davvero a farti questo complimento! Inoltre, vedendo la tua borsa pensavo...» Oh, cielo, la borsa! La guardò, poggiata sul suo stinco. Era rosa pastello, con qualche spilla e un piccolo peluche di un micio nero attaccato alla cerniera. «Che ha di strano?» Chiese, confusa. Noemi rispose un po' agitata: «Una delle spille... raffigura due ragazze che si tengono per mano, con dietro la bandiera arcobaleno. Forse, ho solo capito male io, non saprei...» Ayumi la bloccò, dato che era palesemente a disagio. «No, non hai capito per nulla male, è solo che nessuno mi ha mai... approcciata così.» Noemi la guardò negli occhi, cioè, nell'unico occhio visibile. «Sei davvero interessante, m'intrighi, sai?» Il mondo divenne silenzioso e la sua mente piena. Pareva essere sul punto di esplodere. Noemi era così misteriosa, e Ayumi così innamorata. Però, il buonsenso la fermò prima che potesse fare scemenze. Non aveva mica intenzione di confessare il suo amore a una quasi sconosciuta in un bar! Rispose sfregando nervosamente le mani. «Per poterlo dire con certezza... dovremmo frequentarci prima, no?» Noemi annuì, probabilmente sapeva. Capiva il suo imbarazzo, sapeva che il suo cuore stava palpitando come un ariete nel petto. Probabilmente, stava provando lo stesso. Così cominciarono a dialogare, mentre facevano colazione, parlando dei corsi di studio. Insomma, di normali cose di cui due universitarie parlano solitamente. Infine, Noemi si alzò con un sorriso. «Oggi pago io, a domani.» Ayumi alzò il sopracciglio, rimase lì per qualche secondo. Significava implicitamente che volesse rivederla? Quindi le interessava davvero? Prese la borsa e le corse dietro. Sbadata come sempre, quasi fece cadere l'erogatore di tovagliette dal tavolo. Noemi stava prendendo lo scontrino quando Ayumi la raggiunse. «Ehi! Non puoi pagare tu, dai!» Lei in risposta sogghignò, poi fece la linguaccia. «Allora domani paghi tu, e non si discute! Ci vediamo a lezione!» Corse via facendo l'occhiolino, sfuggente come un fil di vento, senza lasciare ad Ayumi il tempo di replicare. Si sarebbero quindi incontrate l'indomani. Stava forse sognando? |
Arianna Nese Edoardo Citterio
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