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Scrittori si nasce. Siamo operai della parola, oratori, arringatori di folle, tribuni dalla parlantina sciolta, con impresso nel DNA il dono della chiacchiera e la capacità di assumere le vesti di ignoti raccontastorie, sbucati misteriosamente dalla foresta. Siamo figli della dialettica, fratelli dell'ignoto, noi siamo gli agricoltori delle favole antiche e seminiamo di sogni l'altopiano della fantasia.
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Writer Officina
Autore: Irma Kurti e Biagio Fortini
Titolo: L'alba tinge tutto di luce
Genere Poesie e Fotografie
Lettori 912 5 3
L'alba tinge tutto di luce
Ai miei genitori, Hasan Kurti e Sherife Mezini, per dire loro che non c'è giorno
in cui non li penso e che sono dentro di me, nel posto più sicuro, nell'anima,
dove si custodiscono solo gli amori più grandi...


QUESTA STORIA


Quante cose abbiamo perso ultimamente noi due:
i sorrisi, le parole, un saluto al mattino presto, un
tenero sguardo e una piccola emozione.


E cammino all'indietro, seguo le orme del passato,
per ritrovare lì un po' di sentimento, per incontrare
due occhi innamorati, il cuore che batte forte, una
risata ad alta voce.


Ci sono voluti solo pochi giorni per scombussolarci
come un uragano; per separarci l'uno dall'altra, e poi
lasciarci nell'anima la rabbia come le onde nel mare
agitato. Sono bastati pochi giorni per far crollare la
nostra storia d'amore come un castello di sabbia...

TI LASCIO QUI

Ti lascio con le ansie e i tuoi ondeggiamenti,
come una barca in preda al temporale. Ora
un pendolo oscilla nella mia stanza vuota
e solitaria.


Ti lascio qui, con un bagaglio pieno di ricordi
di questo amore, con una gamma di emozioni,
con le mie assenze nella tua vita o con le tue
assenze nella mia. Ti lascio qui, in questo
abisso vuoto, augurandoti di non rimanere
così fragile come quel fiore che tra le braccia
del vento trema al tramonto. Ti lascio con le
tue ansie, gli enigmi irrisolti; con i tuoi giorni,
un vero labirinto. Con una parte del mio spirito.


LA TUA ASSENZA NON MI FA MALE

La tua assenza non mi fa più male,
la tua rabbia sale e raggiunge una
nuvola nel cielo. Il tuo silenzio nei
giorni si diffonde come le macchie
su una maglia, però non mi uccide
più come una volta.



La tua freddezza non spaventa il
mio sonno, la notte non mi sembra
lunga da non riuscire a trovare la
sua fine. Ora i giorni non portano
il pensiero di te. La sensazione
che tu sei al mio fianco svanisce
come la rugiada sotto il sole.



Mi succede, quando cammino
come un'ebbra nel verde di un
prato, per calmare l'anima, di
cercarti ancora in volti anonimi
o di chiamare gli altri con il tuo
nome. Forse dentro di me è
rimasta una briciola del nostro
amore o di quella maledizione.



TI GUARDO


Ti guardo. Dietro di te si estende il mare:
immobile, sereno e calmo; assomiglia a un
dipinto che sullo sfondo ha una nave.


Le distanze fra noi sono collegate da ponti
così alti che non vengono mai attraversati.
La mia nostalgia si è gelata in una goccia
di lacrima. Non so da dove cominciare.


Come faccio a mostrarti la mancanza che
sento nell'anima, quel vuoto che come un
burrone mi divora ogni giorno?


Vorrei essere un'onda per lasciarti sulla
pelle le mie carezze, come un tatuaggio
bianco. Ti guardo. Dietro di te si estende
ora il mare: immobile, sereno e calmo;
assomiglia a un dipinto che sullo sfondo
ha una nave.



PRIMA O POI

Prima o poi, anche tu ti ritroverai
su questo tratto di strada. Sentirai
il dolore che grida nella tua anima.
Ti mancheranno le persone amate
che non ci sono più; sentirai come
il vuoto si trasforma in un baratro.


Prima o poi, anche tu passerai su
questa strada sterrata e piena di
tranelli, in cui il corpo invecchia
e i passi rallentano, però l'anima,
almeno quella, resta giovane per
sempre.


Prima o poi, anche tu ti ritroverai
qui, perciò intenerisci lo sguardo,
cerca di placare la rabbia che
si sprigiona da ogni poro del tuo
corpo; quel maledetto astio e la
sensazione che questo universo
gira intorno a te. E non scordare
che anche tu sei solo un'ombra
in questa vita effimera e fugace.



A QUANTO PARE


Mi dispiace di non averti restituito il
sorriso, di non averti portato la gioia
svanita lontano, di non aver parlato
di più per scoprire la magia che ti
avvolgeva nel passato.


Mi dispiace di non averti potuto
alzare dal buio in cui sei caduto,
con mille parole vestite di luce,
lasciandoti nelle grinfie dell'ansia
e della solitudine.



Avrei dovuto avere un'altra anima
che fosse scolpita di forza e dolore
ma, a quanto pare, anch'io ero solo
una foglia d'autunno sotto un cielo
di tempeste e nuvole.


BINARI DEL TRENO


I miei giorni si stanno abituando senza le tue chiamate,
senza la tua voce, senza l'entusiasmo che donavi a loro.
Hanno perso i colori dell'arcobaleno, si trascinano verso
l'infinito come i binari di un treno.


I miei giorni non sanno quale direzione prendere e dove
andare. Sono caotici e vuoti. Forse noi due insieme ma
separati cerchiamo invano il loro significato.


I miei giorni sono muti e il loro passaggio non lascia ora
nemmeno una traccia. Senza di te, sembrano dei fantasmi.



DIMMI

Dimmi, cosa succede tra le quattro mura
dentro le quali ti svegli e ti addormenti?
Lo scorrere del tempo sulla tua soglia si
ferma, ti riempie di rughe e di tristezza.


Che cosa si nasconde dietro il silenzio
che ti soffoca e ti trascina dentro? Da lì
hai tagliato tutti i ponti con l'universo.


Dimmi, cosa succede? Ma le domande
non trovano risposta, si sono stancate
molto più di me. La mia voce è un'eco
che non può aprire nessuna porta del
castello dove tieni in ostaggio il nostro
sentimento.


CORDA DI CHITARRA


Le distanze si prolungano, il cielo mi regala
una manciata di nuvole grigie. Da un secolo
tu mi offri il silenzio – un pozzo profondo e
senza limite.



Le nuvole si radunano, preparano tempeste.
Io serbo un mare immenso di lacrime dentro.
È solo questione di tempo prima che io e il
cielo cominceremo a piangere. Sono passati
mesi da quando non ti vedo, ma l'atmosfera
profuma di rose, come quando eravamo
insieme.



Farfalle bianche mi circondano. Ogni tanto
una di loro si ferma e come un nastro mi si
incastra tra i capelli. L'aria trema come una
corda di chitarra dall'emozione. Quando io
pronuncio il tuo nome.



IN LINGUA STRANIERA


Il mare parla una lingua straniera.
Alcuni bambini anonimi giocano con
le onde. I raggi del sole entrano, poi
escono dalle nuvole, proprio come se
giocassero a nascondino nel buio.


Cosa cerco in questo lungo giorno?
Sulle spalle ho una maglia intrecciata
di solitudine; i gabbiani dispersi qua
e là beccano mille messaggi d'amore.


Cerco invano una traccia di te: un
nome sulla sabbia, o può darsi una
conchiglia a forma di cuore. Non
arriva niente all'indirizzo di questa
spiaggia con pochissime persone e
con degli ombrelloni che dondolano
come i funghi nelle braccia del vento.


Oggi il mare parla in un'altra lingua.
Non c'è un dizionario per tradurre
le sue parole. E mi siedo sulla riva,
non faccio nessun passo. I ricordi
mi troveranno, così come ritornano
gli uccelli migratori al loro nido nella
bella stagione.



DOPO IL TEMPORALE


Ti ho visto su un'onda. Eri tu. Ti ho riconosciuto
dalla voce, dalle rughe disegnate da mille raggi
di sole, dalla pelle abbronzata, dai muscoli; loro
erano le ultime tracce di una giovinezza svanita
oltre l'orizzonte, in un punto lontano.


Ti ho conosciuto dal velo leggero di malinconia,
aveva occupato un posto nel tuo sguardo, come
sempre, tendendoti ostaggio. Sì, ti ho visto, eri
tu, coperto dalla schiuma bianca dell'onda. Avevi
paura di regalarmi un sorriso e dirmi una parola.


Ci siamo ritrovati di nuovo, però ci sentivamo più
estranei che mai, proprio come due sopravvissuti,
mezzi vivi, mezzi annegati, che si incontrano dopo
il temporale, non sapendo da dove iniziare la loro
storia di una vita travagliata.


Ci siamo ritrovati di nuovo l'un l'altra. Negli occhi
serbavamo una goccia d'acqua o una lacrima.



LE NOSTRE MANI


Il sole sta scomparendo lentamente all'orizzonte.
Le prime timide stelle brillano su nel cielo, vaghe
impronte si disegnano sulla sabbia, ma il silenzio
tra di noi non trasmette niente.


All'improvviso, nel profondo del buio, si sente un
rumore: il sospiro gigante del mare. La schiuma
della sua rabbia, come un foulard bianco adesso
mi saluta da lontano. Noi non cerchiamo parole,
svanite chissà dove. In un istante le nostre mani
si uniscono come in un giuramento, una poesia,
un semplice verso.



FRAMMENTI

Da quanto tempo che non venivo qui!
Chissà dove sono nascosti i ricordi. In
acque agitate ho nuotato e l'anima è
stata ferita migliaia di volte.


Da quanto tempo che non venivo qui!
I ricordi si agitano in un baleno. Vedo
me stessa serena, con sguardo nitido,
smarrita nei viottoli del cuore e dello
spirito.


Allora, nelle mie mani avevo l'universo.
Mi baciavano le gocce d'acqua sotto il
ritmo delle gondole. Oggi sono rimasti
frammenti di ricordi vestiti di nostalgia
e un doloroso e vago pensiero.
Irma Kurti e Biagio Fortini
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