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Writer Officina Blog
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Manuale di pubblicazione Amazon KDP. Sempre più autori
emergenti decidono di pubblicarse il proprio libro in Self su Amazon KDP,
ma spesso vengono intimoriti dalle possibili complicazioni tecniche. Questo
articolo offre una spiegazione semplice e dettagliata delle procedure da
seguire e permette il download di alcun file di esempio, sia per il testo
già formattato che per la copertina. |

Self Publishing. In passato è stato il sogno nascosto
di ogni autore che, allo stesso tempo, lo considerava un ripiego. Se da
un lato poteva essere finalmente la soluzione ai propri sogni artistici,
dall'altro aveva il retrogusto di un accomodamento fatto in casa, un piacere
derivante da una sorta di onanismo disperato, atto a certificare la proprie
capacità senza la necessità di un partner, identificato nella
figura di un Editore. |

Scrittori si nasce. Siamo operai della parola, oratori,
arringatori di folle, tribuni dalla parlantina sciolta, con impresso nel
DNA il dono della chiacchiera e la capacità di assumere le vesti
di ignoti raccontastorie, sbucati misteriosamente dalla foresta. Siamo figli
della dialettica, fratelli dell'ignoto, noi siamo gli agricoltori delle
favole antiche e seminiamo di sogni l'altopiano della fantasia. |
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Il mistero della grande quercia
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Liberté. Egalité. Fraternité. La situazione stava precipitando. Le città e le campagne della Francia erano nel caos. Il vecchio Conte Alain Roux de Flaurban, ostaggio dei tempi e di una crisi finanziaria che lo stava stritolando, oppresso dai debiti e dalla sfortuna, sprofondava nella miseria. Tutti l'avevano abbandonato. Troppo vecchio per comprendere il soffio nuovo della storia, troppo nobile e dignitoso per abbassarsi ad affrontarlo come meritava, non s'era adeguato. Ladri travestiti da amici e banchieri, approfittavano di lui. Affondava con dignità e con dignità aveva cercato di resistere fino all'ultimo. Grosso proprietario terriero, era uno dei più apprezzati produttori di vini, il Conte Alain. Estensioni di vigneti a perdita d'occhio sparsi un po' dappertutto nelle terre di Francia. Aveva festeggiato e gioito come tutti gli altri produttori, il primo anno di quella prodigiosa serie di favolose vendemmie. Divise con i contadini il successo ed evitò di pesare sulle loro miserie quando proprio da lì, la sfortuna iniziò a perseguitarlo. Un gran signore davvero. Quando l'abbondanza precipitò il prezzo del vino e i suoi guadagni, non licenziò come avevano fatto gli altri. Cercò di resistere e quando la situazione s'invertì, le annate diventarono scarse e i prezzi salirono alle stelle, non aveva più, nulla da vendere. Era rovinato. Con la morte nel cuore cominciò a licenziare e liquidare molte delle sue tenute, le migliori. Gliele rubarono per pochi soldi. La siccità aveva decimato il bestiame. Il povero Conte non aveva più neppure gli spiccioli per la semina. Gli erano rimaste solo delle proprietà sul versante francese dei Pirenei. L'ultima tenuta. Il simbolo prezioso della riscossa. Il suo valore era poca cosa, perciò gli era rimasta. Contava di ipotecarla per comprarsi le sementi. L'ultima possibilità aveva anche un nome: Marchese Lauren, giovane notaio che conosceva dalla nascita. Il Conte Alain era molto amico di suo padre, i suoi affari, infatti, glieli aveva sempre trattati molto onestamente lo studio notarile del Marchese. E molto generosamente lui, l'aveva sempre ricompensato. Il vecchio Lauren non era nobile di nascita, ma per il Conte Alain non faceva alcuna differenza. Lo stimava perché era una persona onesta. Il ragazzo era cresciuto, lo conduceva lui adesso lo studio. Il duro inverno era passato, ma la carestia si faceva sempre più atroce. Il grano scarseggiava in tutta la Francia. L'accaparramento selvaggio affamava i poveri e arricchiva chi senza scrupoli, sapeva approfittarne. Il pane mancava. Le autorità avevano ordinato di rifornire i mercati cittadini a costo di requisirlo, ma l'ordine fu ignorato. La gente moriva di fame. Dalla Provenza giunse notizia che il popolo affamato aveva assalito e distrutto i depositi. Intorno a Versailles la selvaggina era stata sterminata e le foreste, devastate. L'incendio si stava propagando, minacciava Parigi. Le strade non erano più sicure, ridotte alla fame e costrette a mendicare, bande di vagabondi uccidevano e seminavano il terrore. -É meglio non uscire oggi, signor conte.- Era vecchio e messo davvero male Paul Sorel, da una vita era al suo servizio, non prendeva neanche più un soldo, ma non se la sentiva di abbandonare al suo destino il vecchio padrone ormai in rovina. -C'è disordine. É appena passato uno squadrone delle guardie, andavano giù verso Saint-Antoine.- -Devo andare. É importante.- Il Conte Alain era indaffarato con le sue scartoffie. -Lasciate allora che v'accompagni.- -Stai tranquillo Paul. Mi sbrigherò in fretta.- C'era movimento in città la mattina del 28 aprile. Parigi si era svegliata nervosa. Il Conte Alain Roux de Flaurban s'incamminò per strade insolitamente deserte. Andava dal giovane Marchese Lauren per chiedergli il prestito che avrebbe finanziato la sua riscossa. Oltre la sua estrema onestà, le uniche garanzie che gli poteva offrire erano le proprietà nei Pirenei e l'amicizia che lo aveva legato al padre. Camminava spedito, la carrozza aveva dovuto venderla assieme al cavallo, dopo che aveva licenziato il vecchio e fedele cocchiere. Non era tempo di carrozze quello, chi le aveva mica si faceva vedere in giro se non era scortato da una brigata di guardie armate fino ai denti. Comportamento altero, aspetto dimesso, nessuno si sarebbe sognato di fermarlo per chiedergli dei soldi. Sul vestito liso, i rattoppi non si contavano e la parrucca, persa l'antica e austera nobiltà era scaduta di rango. Un cencio pieno di macchie. Lo studio notarile del Marchese Lauren era in Saint-Antoine, sobborgo di opifici. Il Conte Alain camminò parecchio e quando arrivò, il suo passo non era più così agile e svelto. Davanti al portone dello studio si ricompose alla bene e meglio gli abiti, si asciugò la fronte sudata e si preparò a varcare la soglia, carico di speranza e buoni presentimenti. -Dove credi di andare? Vecchio.- Sicuro che non ce l'avevano con lui, il Conte Alain si girò con calma. Gli occhi celesti di chi gli aveva parlato, saettavano odio. Vincendo un vago senso di paura, -sono atteso dal Marchese Lauren - trovò la forza di balbettare. -Aspetta qui.- Ordinò l'energumeno, prima di sparire all'interno del portone. Aspettò pazientemente fuori, sul marciapiede. Non gli era mai capitato prima. Prima c'era il suo amico in quello studio notarile, lui era ricco e non aveva mai avuto bisogno di chiedere. Quando rivide quegli occhi celesti, l'espressione truce era diventata un ghigno sfottente. -Accomodatevi- gli disse. -Signor Conte- aggiunse con disprezzo. Il Conte Alain varcò la soglia ancora pieno di speranza, ma dei buoni presentimenti ormai non c'era più traccia. Lo fecero accomodare in una stanza zeppa di scartoffie, muffa e muri scrostati. Il Marchese Lauren l'aveva ricevuto nel sottoscala del magazzino. Attese con pazienza e dopo un'eternità, finalmente qualcuno aprì la porta, piena di buchi e di tarli. -Mi scusi signor Conte se l'ho fatta attendere- esordì il giovane dall'aria goffa. -Scusi anche il posto- aggiunse guardandosi in giro, -ho dei clienti di là nello studio.- -Sono venuto per il prestito- tagliò corto il Conte Alain. Quando il vecchio Conte si ritrovò di nuovo in strada, teneva in mano una busta con il denaro. Poteva comperarsi le sementi, ma non era andata come aveva sperato. Per quei quattrini aveva pagato un prezzo troppo elevato. Ingiusto. Altro che garanzie, onestà e amicizia, aveva dovuto cedere le proprietà dei Pirenei e con loro, la speranza di risalire la china. L'ultima possibilità si era trasformata in una cocente umiliazione. Era crollato. Aveva firmato senza dire una parola e con la busta era uscito. Tutto ciò che possedeva lo stringeva nel pugno della mano destra. Con la morte nell'anima, camminava e pensava il Conte Alain. Non riusciva nemmeno a vederli i confini delle sue terre, si estendevano ben oltre la possibilità che avevano i suoi occhi di andare al di là degli orizzonti. Sembrava ieri, invece. Non le aveva mai viste le sue valli dei Pirenei, ma si era commosso fino alle lacrime quando era stato costretto a venderle. Quel lacchè di notaio senza spina dorsale si era approfittato di lui e della sua miseria, per derubarlo ignobilmente dell'ultimo bene che gli era rimasto. Tanta insensibilità lo aveva avvilito. Non era né il peggiore né il più famelico di tutti i rapaci che si erano avventati sui suoi beni e lo avevano ridotto così. Aveva saputo adattarsi ai tempi il giovane Marchese e per farlo non si era fatto scrupolo di passare sopra gli affetti della sua infanzia e al ricordo di suo padre. Il Conte Alain Roux de Flaurban camminava come un automa senza meta. -Attento a dove metti i piedi.- Gli era capitato davanti dal nulla e all'improvviso era sparito. Correva come se gli bruciasse la strada sotto le suole. -Scusate.- Il conte Alain, neanche aveva capito cosa gli avevano urlato. -Vattene a casa. É pericoloso.- Era un gruppetto di disperati che risaliva la strada. Uno alzava un forcone, altri reggevano qualcosa, forse una bandiera. L'ultimo si girò verso di lui e prima di svoltare gli cacciò un urlo. -Stanno arrivando. Mettiti al riparo. Scappa in qualche portone.- Poi sparì in fondo alla via. La gente urlava, correva, sembrava impazzita. Laggiù, nel sobborgo di Saint-Antoine era successo il finimondo. Orde di scatenati avevano saccheggiato le manifatture di Réveillon e di Henriot. Accorsa in forze, la gendarmeria era stata sopraffatta, la folla inferocita saccheggiava e uccideva. Parigi era nel panico. I tumulti scoppiavano qua e là improvvisi e lasciavano strade e palazzi insanguinati. Quando arrivavano, le guardie potevano solo contare i morti. Nelle milizie reali, molti parteggiavano per i rivoltosi, condividevano infatti, le stesse privazioni. L'armata dell'Antico Regime si sgretolava come un muro di sabbia. La borghesia, indifesa e terrorizzata, era allo sbando. Chi poteva assoldava guardie del corpo arruolandole direttamente dalle patrie galere. Briganti crudeli e spietati, abituati ad uccidere, seviziare e rubare, venivano nominati seduta stante capitani della guardia di nobiluomini terrorizzati. Il giovane Marchese Lauren aveva ingaggiato tre guardie della Bastiglia. Brutti ceffi. L'assoluta mancanza di coraggio e dignità del giovane padrone, per quegli individui senza scrupoli era ancora meglio della paga doppia che avevano pattuito. Il Marchese Lauren, dopo aver ereditato dal padre lo studio notarile, aveva saputo condurlo con successo ed efficienza. Sapeva fare di conto ed era svelto a sfruttare le occasioni che la situazione continuava generosamente a proporgli. Un gioco da ragazzi per uno come lui, approfittarsene. E il documento di cessione che stringeva nelle sue mani, firmato da quel morto di fame del Conte Alain Roux de Flaurban, era infatti, l'ultima conquista. Il vecchio straccione parlava di etica, amicizia e onestà. Una scena patetica. Aveva dovuto trattarlo male. -Firmate o andatevene- gli aveva detto. -Non ho il tempo di ascoltare le vostre prediche.- Il Conte si era zittito e aveva firmato. Quelle terre ora erano sue. Ci sarebbe andato presto. Il giorno che aveva pomposamente fondato il Marchesato Lauren, 28 aprile 1789, erano scoppiate rivolte molto cruenti nel sobborgo. Doveva accelerare i tempi della fuga. Esitare voleva dire morire.
Pessimo raccolto. L'ennesimo. Le classi popolari, prive di ogni riserva, erano decimate. La mattina si contavano i morti. La popolazione, disperata, si prendeva con la forza quello che con il lavoro onesto non riusciva più a garantirsi. Lo spettro di una nuova e più grave carestia aveva sparso il panico. Il prezzo del pane era già arrivato a quattro soldi la libbra. Il governo lo vendeva addirittura sottocosto per quella cifra, ma già non si trovava neanche più per otto soldi. A Parigi in quei giorni bastava gridare che in qualche magazzino c'era pane, e subito lo saccheggiavano. Chi aveva potuto permetterselo, era ormai lontano. Licenziati i domestici, vendute le proprietà laddove ancora si potevano trovare contanti, carichi di soldi partivano nel cuore della notte. Molti di loro non arrivarono mai a destinazione. Attorno alle città, c'erano forzieri vuoti e cadaveri dappertutto. Per il Marchese Lauren era arrivato il momento di prendere con coraggio la decisione di fuggire. Esitò come sempre, ma rimandare era un lusso che non si poteva permettere. Era pronto. Là fuori, orde di assassini aspettavano solo i suoi soldi, ma lui era stato previdente, ne aveva assoldati tre ancora più spietati perché lo difendessero. -Il forziere, le mie carte, i quadri, i ricordi di mio padre, posso portarli?- Il capitano Richard Deblock, capo delle due guardie, lo fissò bieco con gli occhi celesti freddi e taglienti come una lama, prima di parlare. -Solo il culo ci possiamo permettere di portare via da questo inferno.- Crudo, rese bene l'idea. -Dobbiamo bruciare il palazzo.- Aggiunse poi. -Cosaaa?- -Bisogna tagliare i ponti con il passato.- Sembrava parlasse più per se che per gli altri. -Chi viene a metterci il naso in questa faccenda, oltre i sette cadaveri carbonizzati, solo cenere deve trovare.- -Sette cadaveri?- Era frastornato il giovane notaio. -Sette. Uno per ogni persona che prenderà il largo stanotte. A nessuno deve venire in mente di cercarci.- Cosa c'era nel suo passato che lo ossessionava tanto? -Non vi sembra eccessiva questa messa in scena?- -Ricordatevi i patti. Fino a destinazione, il comando delle operazioni è solo mio.- Erano chiare le condizioni che il capitano Deblock gli aveva imposto. -Se avete qualcosa in contrario, ditelo adesso.- -No. Non ho niente in contrario.- Non aveva scelta. Mancavano poche ore al tramonto ormai, tutto era pronto. C'erano i cavalli, i costumi, le armi e con raccapriccio il Marchese Lauren vide che c'erano anche i cadaveri. Sette. Uno per sua moglie Marnie, uno per lui, uno ciascuno per i suoi due vecchi e fedeli servitori e gli altri tre, uno per ogni guardia. Richard Deblock era sparito con i suoi due degni scudieri e un paio di ore dopo lo videro tornare con quel macabro carico nascosto nel carro. Pallido, il Marchese Lauren fissò sbigottito la scena, quando li scaricarono. Camuffati in sacchi di sudicia tela, sembravano stracci. Li distribuirono qua e là per le stanze del palazzo. Il capitano sapeva quello che doveva fare in ogni circostanza. -Non vi preoccupate Marchese- gli sibilò in un orecchio quando si accorse che, bianco e freddo come il marmo, fissava quei cadaveri e sembrava dovesse svenirgli lì davanti. -Erano già morti e stecchiti. Li abbiamo presi da un cimitero.- Aggiunse per tranquillizzarlo prima di lasciare il salone. Ridevano quelle tre belve, mentre scendevano le scale. Il Marchese Lauren era rimasto solo con un cadavere ancora avvolto nel suo sacco, non c'era bisogno di tirarlo fuori da lì, tra poco sarebbe bruciato assieme a tutto il palazzo. Era ormai tempo di muoversi, i cavalli erano sellati, le torce già accese. Doveva scendere e in fretta. Invece se ne stava lì, senza neanche la forza di muovere un dito. Una cosa che non avrebbe dovuto vedere lo aveva paralizzato. La tela del sacco perdeva un liquido rosso. Sangue. Quel corpo non era stato preso da un cimitero, era appena morto. Vincendo la voglia di scappare riuscì ad imporsi di fare qualche passo per avvicinarsi. Tremante, armeggiò il tempo di un'eternità. Lo aprì e dentro, con la gola tagliata da un orecchio all'altro c'era il cadavere ancora caldo del Conte Alain Roux de Flaurban. Sgozzato come un maiale. |
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