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Manuale di pubblicazione Amazon KDP. Sempre più autori
emergenti decidono di pubblicarse il proprio libro in Self su Amazon KDP,
ma spesso vengono intimoriti dalle possibili complicazioni tecniche. Questo
articolo offre una spiegazione semplice e dettagliata delle procedure da
seguire e permette il download di alcun file di esempio, sia per il testo
già formattato che per la copertina. |

Self Publishing. In passato è stato il sogno nascosto
di ogni autore che, allo stesso tempo, lo considerava un ripiego. Se da
un lato poteva essere finalmente la soluzione ai propri sogni artistici,
dall'altro aveva il retrogusto di un accomodamento fatto in casa, un piacere
derivante da una sorta di onanismo disperato, atto a certificare la proprie
capacità senza la necessità di un partner, identificato nella
figura di un Editore. |

Scrittori si nasce. Siamo operai della parola, oratori,
arringatori di folle, tribuni dalla parlantina sciolta, con impresso nel
DNA il dono della chiacchiera e la capacità di assumere le vesti
di ignoti raccontastorie, sbucati misteriosamente dalla foresta. Siamo figli
della dialettica, fratelli dell'ignoto, noi siamo gli agricoltori delle
favole antiche e seminiamo di sogni l'altopiano della fantasia. |
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Aspirante Necromante
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Era una calma mattina di luglio. Il sole estivo, alto nel cielo, filtrava attraverso il fitto fogliame degli alberi creando giochi di luce e ombra sul terreno. L'aria era fresca e una leggera brezza portava con sé l'odore pungente del muschio, della resina e del legno. Qua e là farfalle dai colori vivaci si muovevano tra le genziane blu e le campanule viola, mentre una copia di scoiattoli si inseguiva giocosa, saltando agilmente tra i rami. Dopo aver gustato un po' di more e lamponi selvatici, Axel guardò gli altri e lanciò una sfida: “Vediamo chi riesce a salire più in alto su un albero!”. Era una sfida decisamente sbilanciata non solo per la differenza d'età – Axel aveva 23 anni, sua sorella Ariel 19, mentre Albert solo 13 – ma anche considerando che Axel era un guerriero di spada di secondo livello e Ariel stava studiando per diventare un'incantatrice del fuoco. Albert, invece, era ancora alle scuole secondarie. Eppure, Albert non era tipo da tirarsi indietro, nemmeno di fronte alle imprese più difficili. “Va bene, anche se sarà difficile sconfiggere una scimmia come te!” disse sarcastico. In risposta, ricevette una pigna sulla testa lanciata con grande precisione e velocità da suo fratello, che si mise poi ad esultare per il colpo perfetto, gridando: “Centro! Hai visto? Altro che scimmia, sono preciso e rapido come un falco!”.
Albert si massaggiò la testa, facendo una smorfia tra il dolore e l'orgoglio ferito. “Ok, ok... punto per te. Ma la guerra delle pigne è appena cominciata!” Nel giro di pochi secondi i due fratelli si ritrovarono a correre tra gli alberi, ridendo e lanciandosi pigne in una battaglia epica. I rumori della foresta si mescolavano ai loro schiamazzi, mentre Ariel ridacchiava per quel momento di pura e selvaggia stupidità. Benché fossero fratelli e sorella, i tre non si somigliavano molto. Axel aveva corti capelli rossi, occhi verdi e una carnagione così chiara da sembrare traslucida. Nonostante la sua statura contenuta, era muscoloso e scattante. Ariel aveva un fisico minuto, ma tonico. I suoi occhi e capelli, neri come la pece, bastarono a farle guadagnare l'appellativo di “strega” tra i fratelli. Albert, pur essendo ancora in giovane età, era già alto come suo fratello. Di corporatura magra, aveva un fisico asciutto e slanciato. Inoltre, a differenza dei suoi fratelli che avevano ereditato le orecchie a punta dal padre elfo, Albert aveva preso quelle tonde da umano come la madre. Dopo essersi guardato attorno, Albert scelse un faggio alla sua destra per la gara di arrampicata. L'albero si stagliava davanti a lui, immenso, con i suoi grandi rami che sembravano arti protesi verso il cielo. La corteccia liscia avrebbe ridotto il rischio di graffi e ferite, mentre la stabilità dei rami lo rendevano ideale per scalarlo fino alla cima. Si passò una mano sul viso per asciugare il sudore. “Scalerò quest'albero fino in cima per vincere la sfida, costi quel che costi,” si disse per farsi coraggio. Pochi istanti dopo, Axel fischiò, dando il via alla gara. Albert afferrò il primo ramo. Era ruvido, ma stabile. E fu così che la scalata dell'albero ebbe inizio. La maggior parte dei rami bassi erano spessi e facili da raggiungere. Pertanto, Albert riuscì a superare i primi metri di altezza con grande agilità. Anche se il cuore gli batteva furioso in petto, più saliva in alto, più si sentiva invincibile. A metà dell'albero, si fermò un momento per prendere fiato. Come atteso, Axel era in vantaggio, mentre Ariel si trovava leggermente più in basso di lui. Sapeva che, volendo, lei avrebbe potuto dare del filo da torcere ad Axel. Probabilmente stava solo cercando di non farlo arrivare ultimo. Si prese un momento per guardarsi intorno. Nonostante la fatica provata, il canto degli uccelli e il profumo della natura gli trasmettevano un senso di pace e serenità. Era in momenti come quello che Albert si distingueva dai suoi coetanei. Aveva uno sguardo più lungo, come se vedesse non solo ciò che era, ma ciò che poteva essere. Una consapevolezza silenziosa, fuori luogo per la sua età, che lo accompagnava fin dall'infanzia. Non aveva mai saputo spiegarsela, ma dentro di sé sentiva che un giorno avrebbe finalmente compreso il suo vero significato. Fu Ariel a ridestarlo da quei pensieri. “Forza, Albert! Non vorrai mica perdere la sfida?”. Dopo aver sentito il grido d'incitamento della sorella, anche Axel si voltò verso di lui e, vedendo che stava più in basso, gli urlò: “Muoviti, bradipo!”. Albert tornò a focalizzarsi sull'albero e riprese ad arrampicarsi. Continuando a salire, il vento iniziò a farsi sentire. Le foglie sussurravano sopra di lui, un fruscio costante che pareva incitarlo a non fermarsi. “Ce la posso fare,” pensò, iniziando a pregustare la vista dalla cima dell'albero: tutto il bosco ai suoi piedi, il cielo così vicino. I rami si fecero, però, più sottili e dovette necessariamente rallentare la sua scalata. Iniziò a procedere con maggior cautela, ma quando vide suo fratello Axel in difficoltà, l'istinto prese il sopravvento e si mosse senza esitazione. “Ancora uno,” si disse. “Solo un altro ramo e sarò il primo.” Il cuore gli batteva forte, ma non era paura. Era emozione. La cima era lì, la vedeva. Poteva quasi toccarla. Ma poi accadde l'inevitabile. Sentì un leggero scricchiolio e, in un battito di ciglia, il suo piede scivolò nel vuoto. L'aria gli sferzava il viso mentre precipitava. Nella caduta, Albert cercò disperatamente di afferrare qualcosa con le mani, ma era sbilanciato e tutto stava avvenendo troppo velocemente. Colpì con la schiena un grosso ramo che lo fece rallentare leggermente. Poi arrivò l'impatto col suolo. Tutto il respiro gli uscì di colpo, come se un gigante invisibile l'avesse schiacciato. Rimase steso, immobile, con il faggio che torreggiava sopra di lui, quasi a giudicarlo. Sembrava dire: “Questa è la punizione per quegli sciocchi che osano arrampicarsi troppo in alto.” Ma Albert neanche se ne accorse. Non sentiva il dolore della caduta, non gli mancava l'aria e neppure c'era il suolo freddo sotto di lui. Niente. Era come se tutto il mondo si fosse spento di colpo per lasciarlo completamente solo... nel buio. “E se fossi morto?” si chiese, rabbrividendo. Cercò di scacciare immediatamente quel pensiero dalla sua mente. Non vedeva nulla, ma allo stesso tempo non era solo buio quello intorno a lui. Era... vuoto. Un vuoto che si estendeva in ogni direzione, infinito e insondabile. Si sentiva leggero, troppo leggero, come se stesse fluttuando senza peso, senza corpo, senza confini. Provò a muoversi, o almeno credette di provarci, ma non successe nulla. Poi arrivò una sensazione strana. Non era calore. Non era freddo. Era un richiamo. Una presenza. All'inizio era distante, ma Albert sentiva che si stava avvicinando: lenta e inesorabile. Non aveva una voce vera e propria, eppure la poteva percepire in tutta la sua inumana profondità. Fu in quel momento che Albert capì chi era davvero... e cosa avrebbe voluto fare della sua vita. Sempre che ne avesse avuta ancora una. E poi, in un lampo, sentì una forza trascinarlo via da quel luogo misterioso. Aprì gli occhi di scatto e il dolore arrivò subito dopo. Una fitta alla gamba, un bruciore sul braccio e un male lancinante alla schiena, al bacino e alla testa. La luce era accecante, i suoni assordanti, il suo corpo pesante come piombo. Eppure, riuscì a distinguere il volto sfocato di suo padre, Achillus, sopra di lui che urlava il suo nome. Accanto, sua madre Angela cercava di dargli sollievo con le sue arti curative da chierica. Dietro di loro, Axel e Ariel lo osservavano con occhi pieni di preoccupazione. Provò a muoversi piano, ma non ci riuscì. Gli faceva male ovunque. Però quel dolore fisico gli fece capire di essere vivo e questo, al momento, gli bastava. Sapeva che quell'esperienza lo aveva cambiato per sempre. Qualcosa di lui era rimasto laggiù, in quel vuoto silenzioso. E ciò che era tornato... non era più lo stesso. Era confuso, spaventato, ma certo di una cosa: d'ora in avanti avrebbe studiato la morte per diventare... un necromante! |
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