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Manuale di pubblicazione Amazon KDP. Sempre più autori emergenti decidono di pubblicarse il proprio libro in Self su Amazon KDP, ma spesso vengono intimoriti dalle possibili complicazioni tecniche. Questo articolo offre una spiegazione semplice e dettagliata delle procedure da seguire e permette il download di alcun file di esempio, sia per il testo già formattato che per la copertina.
Self Publishing. In passato è stato il sogno nascosto di ogni autore che, allo stesso tempo, lo considerava un ripiego. Se da un lato poteva essere finalmente la soluzione ai propri sogni artistici, dall'altro aveva il retrogusto di un accomodamento fatto in casa, un piacere derivante da una sorta di onanismo disperato, atto a certificare la proprie capacità senza la necessità di un partner, identificato nella figura di un Editore.
Scrittori si nasce. Siamo operai della parola, oratori, arringatori di folle, tribuni dalla parlantina sciolta, con impresso nel DNA il dono della chiacchiera e la capacità di assumere le vesti di ignoti raccontastorie, sbucati misteriosamente dalla foresta. Siamo figli della dialettica, fratelli dell'ignoto, noi siamo gli agricoltori delle favole antiche e seminiamo di sogni l'altopiano della fantasia.
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Writer Officina
Autore: Martina Buratti
Titolo: Tante Belle Cose
Genere Crescita Personale
Lettori 52
Tante Belle Cose
Secondo te, è possibile abbracciare le proprie fragilità con la stessa dolcezza con cui abbracciamo quelle altrui?
Come possiamo accarezzare le nostre ombre senza paura?
Trovare l'amore per sé stessi è possibile, ma richiede un lungo processo di accettazione.

Nel corso dei miei venticinque anni di vita, ancora decisamente pochi penserai, ho sperimentato ogni singolo consiglio riguardante l'amare il proprio corpo e la propria mente; eppure, seppur seguissi riga per riga ciò che mi veniva suggerito, non ottenevo mai grossi risultati.
Questo fino a quando non ho cominciato ad ascoltare l'unica persona che, effettivamente, avrebbe potuto propormi i consigli più specifici per ciò che ero: me stessa.
Ebbene sì, caro mio lettore, l'unica persona su questo pianeta in grado di saperti indirizzare al meglio verso l'amore per te stesso non sei altro che tu! Che scoperta, non trovi?
O forse che banalità... tante pagine lette e sottolineate, magari, per arrivare ad una conclusione così semplice. Questo è ciò che potresti pensare ed io non ti biasimo.
Lascia che ti dica una cosa, però: ascoltare sé stessi tanto da arrivare ad amarsi NON è banale, anzi, è difficilissimo! E noi siamo qui per imparare insieme come poterlo fare.

Nel corso del viaggio che chiamiamo vita non saremo mai perfetti, né tu né io, come tutte le persone che condividono la nostra aria e il nostro cielo.
“Perfezione”, che parola complessa. Ognuno le attribuisce attorno un significato completamente diverso, eppure cerchiamo costantemente di raggiungere la vetta del perfezionismo in ogni scopo della vita. Vogliamo organizzare il nostro diciottesimo compleanno? Speriamo diventi perfetto, non possiamo permetterci di sfigurare. Ci dobbiamo preparare per un primo appuntamento? Dobbiamo mostrarci come perfetti, non vorremmo mai che il nostro accompagnatore pensasse che eravamo più belli sui nostri profili social. Un nuovo compito al lavoro? Non possiamo sbagliare; seppur la prima volta, dobbiamo ricevere i complimenti dai nostri datori di lavoro.
Puntualmente, però, il diciottesimo va a rotoli e la metà degli invitati lascia la festa prima del suo termine, i nostri capelli acconciati con cura per l'appuntamento non ci soddisfano ed il nuovo compito a lavoro è mandato a rotoli a causa di tutti i nostri errori.
Niente che non mi aspettassi.
Cercare la perfezione è un po' come rincorrere l'orizzonte: più corri, più esso si allontana.
Non saremo mai perfetti, perché è vero quando dicono che la perfezione non esiste. O meglio, può esistere ma sotto forme completamente differenti per ognuno di noi; questo è il suo bello.

Tempo fa parlai con un'amica appassionata di viaggi e le chiesi cosa ne pensasse di Valencia, meta che stavo considerando di visitare. Me ne parlò non malissimo, ma quasi: poco divertimento, attrazioni visitabili molto velocemente e un centro storico quasi scontato. Parlavo con un'amica che di viaggi ne aveva vissuti tanti dietro alle spalle; perciò, credevo di potermi fidare al cento per cento delle sue recensioni: decisi di cambiare meta all'ultimo.
Qualche mese dopo, un'altra mia amica volò verso Valencia con il suo fidanzato, proprio come avrei fatto io. Durante il loro soggiorno vidi sui loro profili Instagram innumerevoli foto di giardini che mi affascinavano e di cibi super invitanti, così decisi di chiederle come le era sembrata la città: le era piaciuta da matti, tanto da non volerla lasciare. Secondo il suo punto di vista il centro città era incantevole, contornato da sfumature di colore che risaltano subito agli occhi; le attrazioni erano interessanti, dalla prima all'ultima, la temperatura mite era fantastica. Aveva soggiornato lì per quattro giorni e le era sembrata una meta fantastica per l'inizio dell'estate.
Era stata benissimo e per questo me la consigliò a pieni voti.
Lì per lì rimasi sconcertata; giusto qualche tempo prima mi era stato riferito l'esatto opposto da un'altra persona.
Quando raccontati questo aneddoto a mia madre, scoppiò in una risata. Nella mia ingenuità, non capivo dove sbagliassi.
Mia madre disse:
“A me piace l'estate, trovo sia spettacolare e che non esista stagione migliore di lei. Il caldo, la brezza estiva, l'acqua del mare che ti culla, le cicale a tarda serata che non smettono di cantare... oh, la perfezione.”
Di soprassalto ricambiai, dando la mia opinione più onesta:
“L'estate non mi piace, lo sai. La mia ansia con il caldo estivo aumenta, le zanzare sono insopportabili, ancor più il sudore sulla fronte ogni volta in cui si esce di casa, come diamine fa a piacerti? Non c'è niente di meglio dell'inverno e dei piumoni che ci accolgono dopo una giornata di lavoro stressante, della neve che si appoggia sui tetti delle case, delle cioccolate calde condivise con le amiche. E poi, come dimenticarsi del Natale? L'inverno è la stagione perfetta”.

Non appena mi accorsi del discorso affrontato e delle cose da me dette, mi immobilizzai. Avevamo due preferenze completamente opposte, ed entrambe descrivevamo la nostra stagione preferita come quella oggettivamente “perfetta”.
Hai capito dove voglio arrivare, vero?
Se per la mia amica amante dei viaggi Valencia non poteva rispecchiare la città perfetta, per un'altra persona poteva eccome. Lo stesso discorso era applicabile alle stagioni; se per mia madre l'estate rappresenta il periodo migliore dell'anno, per me i mesi caldi sono paragonabili all'inferno.
Perciò, smettila di cercare di essere perfetto; lascia che le tue spalle si rilassino e tolgano da loro tutta la pesantezza e tensione che provano ogni singolo giorno nel ricercare qualcosa di inesistente.
Cerca di porre fine alle voci della tua testa che mirano alla perfezione; NON ESISTE! E quando sarai consapevole di ciò, inizierai a capire che si può sempre migliorare ciò che si è senza ricorrere a scelte drastiche.
Non possiamo cambiare radicalmente ciò che siamo; per alcuni questo pensiero potrebbe essere una gabbia, per me che non sopportavo il riflesso allo specchio lo era. Tuttavia, o ci si accontenta di vivere una vita infelice, o si accetta questo concetto e si inizia ad emanare la propria energia insieme all'universo.
Inizia a percepire la perfezione come un miraggio, perché questo è; una destinazione irraggiungibile che ci sprona ad inseguire un'idea astratta, che nella realtà non trova forma. Da sempre ci viene insegnato a credere che esista uno standard assoluto, un punto di arrivo dove tutto è pressoché impeccabile e privo di difetti. In realtà, è tutto frutto di una grandissima illusione.
La vera bellezza della vita si scova dietro le crepe dell'anima e nella forza che dimostriamo ogni volta in cui ci rialziamo su due piedi, a seguito di un grosso trauma. È questo che ci rende veri, umani: in qualche modo, perfettamente imperfetti. Non esiste crescita nella perfezione; il tuo vero valore si trova nelle imperfezioni che ti permettono di evolvere continuamente e che ti ricordano, a modo loro, che è il viaggio che conta e non la destinazione finale di questa vita.

Sei arrivato in questo mondo piangendo, hai lentamente aperto gli occhi ed hai preso, negli anni a venire, coscienza di te stesso. Tu hai delle caratteristiche che nessun altro ha, nel mondo intero: magari hai dei grandi occhi azzurri e dei capelli morbidi e setosi che molti silenziosamente ti invidiano; magari, invece, la tua determinazione riesce a contraddistinguerti e a renderti il leader all'interno di qualsiasi gruppo. Al di là della facciata esterna che è solo il primo strato di ciò che sei, c'è tanto altro che possiedi e di cui prendertene cura ogni singolo giorno della tua vita.
Le tue gambe ti hanno accompagnato fino ad oggi, permettendoti in questo modo di visitare luoghi meravigliosi. I tuoi occhi hanno potuto osservare ogni piccolo dettaglio capitasse loro davanti, creare dei ricordi che solo tu sai come andare a ripescare. Quel sorriso che mostri quando fai ciò che ti piace, rende la tua vita completamente luminosa; quelle lacrime, invece, che versi nascondendoti dal mondo, ti permettono di crescere e fortificarti.
Le tue mani ti hanno concesso la possibilità di toccare libri, alberi, fiori... e come dimenticarsi delle altre mani che hanno sfiorato le tue ed accarezzato il cuore. Il cuore, per l'appunto, che batte dentro di te ogni singolo giorno per ricordarti che sei vivo.
Hai davvero bisogno di qualcosa di più grande, per iniziare a volerti bene?
Io credo di no.
L'autostima non è un trofeo che si conquista al termine di una corsa e solamente se si sale sul podio; è piuttosto un processo intimo e personale, che nasce proprio dalla volontà del volerci bene. Avere autostima significa stringere il coraggio di difendere le proprie idee, rialzarsi dopo una caduta, ascoltare i propri bisogni senza vergogna. Vuol dire esclamare “no!” quando è necessario, avere fiducia nelle proprie abilità.
Scegliere di credere nel proprio valore è un atto rivoluzionario e spesso non lo facciamo, non lo fai: per questo durante certi periodi ti può sembrare impossibile essere fiero di te stesso.

A questo punto vorrei quasi proporti una sorta di sfida che io stessa misi in pratica qualche anno fa:
Immagina di trovarti di fronte ad uno specchio, l'unica superficie riflettente che può restituirti una visione completa di ciò che sei. L'esercizio che ti propongo richiede un'attenzione vigile che, a questo punto del nostro viaggio, credo ti appartenga.
Inizia ad osservare il tuo riflesso come se stessi guardando un quadro: non affrettarti a giudicare, lascia prima che ogni dettaglio emerga. Posa lo sguardo su di te non con l'intento di cercare difetti, ma con la volontà di accogliere ciò che oggettivamente appare; le linee del tuo viso, i gesti del tuo corpo, i piccoli dettagli della tua pelle.
Nota le imperfezioni, sì, ma cerca di non soffermarti su di esse per più di una manciata di secondi; considerale, piuttosto, come segni distintivi che fanno di te un uomo con una storia unica e personale alle spalle. Allontana lentamente il bisogno di conformarti a un ideale astratto di perfezione e concediti la bellezza di essere guardato e visto, prima di tutti, da te stesso.
Una volta analizzate le tue imperfezioni, però, sposta la tua attenzione su ciò che apprezzi veramente di te. È una questione di equilibrio: riconosci i tratti che ti piacciono, ma anche quelli che raccontano di te in modo più profondo e ti rendono imperfetto.
Ora lascia scorrere il tempo e trascrivi i tuoi pensieri, mentalmente o su un foglio; lascia che sia i commenti positivi che quelli negativi prendano il loro spazio.

Non sarà facile concentrarsi, tanto più rimanere in silenzio con la parte più intima di te stesso.
Questo succede perché non siamo in grado di fare questo esercizio giornalmente. Viviamo in una continua gara di simulazione improntata verso l'essere perfetti dove ogni piccolo obbiettivo raggiunto non è altro, ai nostri occhi, che un motivo per rincorrere il prossimo.
Cosa voglio dire? Voglio dire che seppur tu riesca a raggiungere obbiettivi prefissati, se stai leggendo questo libro ora è perché probabilmente, almeno una volta nella vita, ti sei sentito una nullità anche dopo avercela fatta; non siamo in grado di assaporare per nemmeno un minuto intero la gioia e la succosità che potrebbero donarci questi traguardi. Pensiamo direttamente al prossimo obbiettivo... quanto manca per raggiungerlo?
Come posso arrivarci? Cosa devo cambiare per accorciare i tempi?
Immagina di aver appena comprato casa e di averlo sognato per tutta la vita. Ora fra le tue mani possiedi le chiavi verso il tuo rifugio; il profumo della pittura è ancora molto forte, il divano prettamente scelto da te è pronto a coccolarti e i pochi mobili presenti sono tutti di tua proprietà, finalmente.
Eppure, non riesci a goderti un sospiro di sollievo, che subito guardando le mura che ti circondano certi pensieri iniziano a frullarti per la mente: e su quella parete cosa potrei metterci? Non è forse troppo vuoto quell'angolo della casa? Devo correre immediatamente all'Ikea.
Questo è esattamente ciò che succede... tanti obbiettivi raggiunti che vengono continuamente rincorsi da nuovi.
Non riuscendo a contemplare il nostro presente e rendere nobile la sua intera importanza, terminiamo per lasciar trascorrere la nostra intera vita come sul filo di un rasoio; non è questo il motivo, però, per cui ci ritroviamo su questo pianeta contornato da stelle.

Se sei qui, momentaneamente riparato dentro la bolla che ti rende possibile la lettura del mio libro, significa che inconsapevolmente stai assaporando il momento presente e stai facendo una cosa per te stesso; perché non lo fai sempre?
La vita reale su questo mondo ti rende continuamente impegnato. Il lavoro ed i suoi straordinari extra, le bollette da pagare, la fila in autostrada che non ti consente di arrivare in orario, il pacco che aspetti da settimane ed ancora non è stato consegnato, le notizie demoralizzanti del telegiornale quotidiano che riecheggiano nella tua mente mentre cammini, le mansioni da svolgere a casa per renderla pulita, la lista della spesa che ti attende con un sorriso malizioso sul tavolo della cucina.
Ci sono tanti, innumerevoli motivi a causa dei quali lo stress decide di aggrapparsi alle tue spalle; non puoi decidere di fare bagagli e andartene sul momento, a meno che tu non sia economicamente stabile fino a questi livelli, ma dubito che staresti in questa determinata situazione in quel caso.
Non possiamo correre via dalle fragilità e dalle imposizioni del mondo, ma possiamo imparare a convivere con quello che ci circonda, riuscendo comunque a classificare la nostra vita parte di quelle esperienze e sensazioni che definiamo “belle”.
Quando permetti al tuo corpo di sdraiarsi a letto e di fare un sospiro profondo, l'unica e vera compagnia con cui stai condividendo quell'istante sei tu. E questo sarà per sempre.
Se di per sé la quotidianità è un'amica abbastanza particolare con cui andare d'accordo, per quale ignorante motivo dovresti peggiorare la tua attuale circostanza lanciandoti addosso parole poco gentili?
Io so che spesso ti senti inferiore rispetto alle luci che vedi al di fuori della tua finestra. So con certezza che le parole che ti dedichi davanti allo specchio sono tutt'altro che dolci; so che hai qualche vizio, come mangiarti le unghie o arrotolarti i capelli fra le dita, solo per placare l'ansia che ti divora la gola. So che non ti piace qualcosa riguardo al tuo aspetto fisico, e so che ti nascondi persino dal tuo stesso riflesso.
Lo so, perché altrimenti non staresti perseguendo per questo cammino insieme a me.

I cambiamenti di prospettiva sono un ottimo alleato per combattere le voci che assillano la nostra mente.
Un giorno, tornando a casa da lavoro, decisi di percorrere una strada differente dal solito; non conoscendo minimamente i dettagli di quel nuovo percorso, a primo impatto tutto mi sembrò indifferente e insignificante e l'unica cosa su cui focalizzai la mia attenzione fu il tempo risparmiato per arrivare a casa. Il giorno dopo, spinta dalla fretta di stendermi nel divano ed accendere la televisione, ripresi la stessa strada e proseguì verso la medesima traiettoria. A questo punto, però, arrivata davanti al portone di casa mi resi conto di aver visto un bellissimo albero di ciliegio durante il mio ritorno e che ne avrei desiderato tanto uno simile nel mio giardino. Così, questa volta spinta dall'osservare meglio l'albero notato il giorno precedente, rifeci la stessa strada per altre due, tre, dieci volte; ogni volta che tornavo a casa, mi rimanevano impressi nel cervello, come macchie di ricordi, sempre più dettagli. Avevo imparato a riconoscere la gente del quartiere, adocchiato i negozi della zona circostante e, senza rendermene conto, avevo completamente rivoltato il mio consueto viaggio di ritorno. Se fino a qualche tempo prima quella strada mi era del tutto sconosciuta, ora era strano pensare di tornare verso casa senza percorrere quelle vie con la musica che riecheggiava dal finestrino della macchina.
Così, una stagione dietro l'altra, quel tragitto diventò abitudine ogni volta dovessi tornare dal lavoro: più veloce, più silenzioso e... nuovo, se così si poteva ancora dire.
Martina Buratti
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