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Manuale di pubblicazione Amazon KDP. Sempre più autori emergenti decidono di pubblicarse il proprio libro in Self su Amazon KDP, ma spesso vengono intimoriti dalle possibili complicazioni tecniche. Questo articolo offre una spiegazione semplice e dettagliata delle procedure da seguire e permette il download di alcun file di esempio, sia per il testo già formattato che per la copertina.
Self Publishing. In passato è stato il sogno nascosto di ogni autore che, allo stesso tempo, lo considerava un ripiego. Se da un lato poteva essere finalmente la soluzione ai propri sogni artistici, dall'altro aveva il retrogusto di un accomodamento fatto in casa, un piacere derivante da una sorta di onanismo disperato, atto a certificare la proprie capacità senza la necessità di un partner, identificato nella figura di un Editore.
Scrittori si nasce. Siamo operai della parola, oratori, arringatori di folle, tribuni dalla parlantina sciolta, con impresso nel DNA il dono della chiacchiera e la capacità di assumere le vesti di ignoti raccontastorie, sbucati misteriosamente dalla foresta. Siamo figli della dialettica, fratelli dell'ignoto, noi siamo gli agricoltori delle favole antiche e seminiamo di sogni l'altopiano della fantasia.
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Writer Officina
Autore: Alessandro Molteni
Titolo: L'ultimo naufrago
Genere Storia Medioevale
Lettori 105
L'ultimo naufrago
Orchard Lane.
Ci voleva l'occhio allenato per accorgersi che c'era.
Là in cima alla salita che partiva quasi all'imbocco del Gate Park. Sembrava uscita da una favola la prima casetta che s'incontrava. L'abitava Rose. Una gentile vecchina tutto pepe che ogni giovedì cucinava i biscotti per le amiche del tè. E non si scordava mai di darne un piattino anche ai suoi vicini. Lì però, finiva favola. Proprio là, dove finiva la via. Un cancello fatiscente e un'antica e austera villa vittoriana ormai in rovina, al numero dieci di Orchard Lane.
Là abitavano i vicini. I Morsel.
Antichi proprietari di una casata di vignaioli che lassù a Napa Valley avevano venduto tutti i poderi, per stabilirsi lì, a causa di non meglio motivati problemi di salute. Questo le aveva raccontato Margaret. La signora che puzzava di vino. Una coppietta fresca più di matrimonio che di età, e molto riservata. Quando Rose bussava per offrire i suoi biscotti, giusto da un pertugio sbirciavano, prima di socchiudere la porta. C'era da rimpiangerli quelli che invece, l'avevano costruita e abitata quella grande villa.
Signori veri. Vittoriani puri. Non avendo figli ci sono invecchiati dentro.
E quando sono morti, la villa è morta con loro.
Dieci anni disabitata. Poi sono arrivati i Morsel.
Con un vecchio Dodge, due borse, uno zaino sdrucito e due grucce per i vestiti. Tutto lì il trasloco. E la villa che già cascava a pezzi, continuò imperterrita la sua rovina. Il vento, si occupava delle foglie. Le spostava di qua e di là senza una meta. Finché diventavano marciume, e lì le lasciava. Lui chiuso da una parte, lei dall'altra, non si vedevano mai in giardino. Che poi era peggio di un immondezzaio. Si lamentavano, eccome.
Specie lui, che voleva solitudine. E si lagnava con Rose per il baccano.
«Baccano?» replicò lei indignata, «beviamo tè con i biscotti, giochiamo a carte e ci facciamo due risate. La sua villa quando tira il vento, quella sì che fa baccano». Rose un po' si vergognava con le amiche, che complice anche l'età matura, una ad una smisero di salirci fin lassù, per prendere il tè. Perché quel paradiso che Orchard Lane era una volta, davvero un brutto posto era diventato. Solo lei e i Morsel l'abitavano adesso. La sua villetta delle favole e la grande villa vittoriana. Una volta c'era la fila per andarle a vedere e passeggiare da quelle parti.
Rose e i suoi vicini ne andavano fieri.
Il suo giardino e il grande parco della villa erano uno spettacolo di fiori. Con i colori caldi dell'autunno, il mare e il Gate a far da sfondo, pareva proprio di essere in paradiso. E adesso era l'inferno. Un bosco era diventato. Dell'antico orgoglioso portamento, solo i due maestosi eucalipto della villa vittoriana erano rimasti. A presidiare l'Eden di un tempo ormai, morto e sepolto.
Assediata da cespugli, erbaccia e tutto il resto, la bella strada era diventata un viottolo pieno di buche e immondizia. E i pochi che si avventuravano lassù, era solo per far sfogare il cane.
Rose era sempre più sola. E i Morsel sempre più insistenti.
La volevano loro la sua villetta. E non perdevano l'occasione di fare offerte.
Senza mai alzare la cifra. Altro che “casata di vignaioli”, accattoni senza scrupoli e approfittatori. Ubriacona lei e invasato lui. Che raramente si vedeva in giro. Occhi di ghiaccio e sguardo di chi per un dollaro ti tagliava la gola.
Aveva paura Rose. Dio solo sapeva quanto.
Ma che poteva dire? Lei è ubriaca e lui uno spiritato? Il mondo era cambiato e di quei tipi lì ce n'erano a bizzeffe in tutti i cantoni. Perciò sempre di più lei s'isolava e se suonavano, neanche andava più a vedere.
Perché Morsel o vagabondi, per lei era la stessa cosa.
Nessuno si avventurava fin lassù, neanche il postino. Fermo posta, giù al Post Office si bloccava. Latte e giornali, non era più come una volta. La luce sempre più spesso se ne andava. E Rose si barricava dentro con l'attizzatoio in mano. Pronta a vender cara la pelle.
Quella si, non la villetta. Perché già s'immaginava che sfascio diventava. Piuttosto la bruciava. Quante volte aveva chiamato il tecnico per la luce. E ogni volta con l'attizzatoio ancora ben saldo nelle sue mani, lo riceveva. Perché ormai non si fidava di nessuno.
Che “quello là” aspettava solo di finirla con una botta in testa, per fregarle la villetta.
«”Quello la” chi, signora?» domandò il tecnico che per la terza volta in una settimana era salito fin lassù, per controllare che invece, la luce c'era.
«Il signor Morsel» rispose lei, «il mio vicino». E indicò la villa.
«Il suo vicino?» replicò perplesso, «ma non è disabitata quella villa?». E se ne andò, scuotendo la testa. Brutta bestia la solitudine. E la vecchiaia. C'era da capirla, era l'unica rimasta in quella desolata strada sul cocuzzolo, a picco sulla baia. «La prossima volta controlli bene, prima di chiamarci ancora». Le urlò salendo in macchina. Poi, sparì in fondo alla via.
Qualche tempo dopo...
Un giorno, una settimana o forse un mese.
Era di notte e fuori si era scatenata una di quelle tempeste da leggenda, che scuotevano il Gate e alzavano onde da paura. I tuoni spaccavano le orecchie e i fulmini sparavano bagliori da notte delle streghe. La luce questa volta dappertutto era saltata. Perfino il Gate era oscurato. E lei era là col suo attizzatoio, che si aspettava il peggio. Peggio, che arrivò puntuale.
Se lo vide davanti all'improvviso. Con quel suo sguardo assatanato. Che la fissava bieco con un ghigno che niente aveva di naturale. Bastò una spinta per farla ruzzolare. Morì senza un lamento. Col collo rotto e la testa riversa indietro. In una posizione innaturale. Un pupazzo di stoffa, rotto in fondo alle scale. Che stringeva ancora l'attizzatoio.
Così la trovarono qualche tempo dopo.
Un giorno, una settimana o forse un mese.
E quando il notaio aprì il testamento, per volere di lei consegnò le chiavi della sua villetta ai Morsel. Gli unici, c'era scritto sul testamento, che di quando in quando le facevano visita. Mitigando di quel poco che potevano, quel suo grande isolamento. Colmo fino all'orlo, di maledetta solitudine. Perciò aveva messo la sua firma in calce a quel contratto, allegato ai suoi voleri. Per cedergli la villetta quasi per niente, in segno di riconoscenza. Il disgraziato giorno che sarebbe passata a miglior vita.
E da allora, la sua villetta uno a uno scese tutti gli scalini dell'abbandono, fino a sparire. Coperta dai rovi, rosa dai tarli e inghiottita dai rampicanti, che dall'immondezzaio dei Morsel, di là in quello di Rose, erano passati.
Rose. L'ultima corbelleria.
I Morsel ormai erano una banda.
Lei li affondava nell'alcol i suoi rimorsi. E le sue paure. Lui invece, gli bastava che l'Icona smettesse di sanguinare. Perché quando gocciolava, lui doveva agire. Altrimenti...
“Non importa il chi e il come, per l'Icona sangue era sangue e basta. Quando lo reclamava, bisogna darglielo. Perché in un modo o nell'altro comunque se lo prendeva”.
Perciò nei secoli li aveva scelti. Privi di scrupoli e assetati di potere. Crudeltà e non solo, spietati e no, trovavano sempre il modo di soddisfarla. Da mille e anta anni circolava. Un po' spariva e all'improvviso poi, tornava. Sapeva eccome farsi trovare. E ogni volta correva il sangue. Ma il finale era sempre quello.
Perché il male è dolce all'inizio, ma alla fine...
Dell'ultimo, era il sangue che l'Icona esigeva, per chiudere col prescelto. Che solo all'ora scopriva il prezzo da pagare. Non per tutti era uguale. I più fortunati se ne andarono senza neanche immaginare che stavano per saldare il conto. Altri invece, se ne accorsero quando ormai era già troppo tardi anche solo per urlare.
Giusto quello che capitò a John Abraham Morsel.
Dopo il fatto di Rose, gli nacque un figlio.
Andy. Lo chiamò.
E per aiutare Margaret, che ormai dalla bottiglia non si staccava, assunse Noram. Una signora nera che sfrigolava bacon a tutte le ore e lo mandava giù a forza di uova strapazzate e vino rosso. Pulizie? non ci pensava proprio. E le bottiglie le tirava su, solo quando non poteva più passare. Non faceva domande e quasi mai si muoveva dalla cucina. Perciò fu assunta.
Non c'era molto altro da scegliere, in verità.
Poche, oltre lei risposero all'inserzione. Chi lo fece, appena vide la villa neanche bussò al portone. Noram giù, nel suo regno dei fornelli e Margaret su, nel suo letto che puzzava di bourbon. Meno s'incrociavano più si sopportavano.
E il piccolo Andy, all'incontrario se lo disputavano.
Margaret da su, lo rispediva giù a Noram. E viceversa. Quasi sulle scale crebbe. Fin quando, libero di muoversi sulle proprie gambe, uscì all'ombra dei due eucalipto a godersi il sole, la brezza della baia e tutta la sporcizia che circondava la villa.
Il vecchio Dodge arrugginito, gli eucalipto e la cucina.
Questi i suoi punti di riferimento.
Non che in cucina fosse il benvenuto, tutt'altro, Noram meno lo aveva tra i piedi meglio era. Lo studio di suo padre era impedito a tutti, figurarsi lui. L'impedito per antonomasia, bandito persino dal genitore. Come tutti gli altri del resto. Tanto che il padre, il piccolo Andy lo conosceva quasi solo per sentito dire. Separati in casa.
La vita in quella villa era da incubo ma ammesso di poterlo fare, nessuno si prendeva l'iniziativa di andarsene.
L'unico che pensava davvero di farlo era Andy, che ammirava da lassù il grande ponte giù nella baia, sperando un giorno di poterci andare. La luce del tramonto che lo copriva d'oro, gli levava il respiro. E gli piaceva tanto che quando il padre lo segregava giù nelle tenebre dello scantinato per qualche marachella, gli rischiarava tutta la cantina solo a pensarlo.
Cantina buia, umida, piena di spifferi e rumori sinistri. Roba da brividi.
Andy si raccontava le favole da solo pur di calmarli. Preferiva e di molto gli scapaccioni. Ma la mamma era ubriaca e il papà si limitava a imporgli la cantina. Neanche controllava poi, se ci andava veramente. Che quando Andy se ne accorse, era grandicello ormai.
La scuola? Una parentesi velocissima, giusto un trimestre, poi il padre si procurò un insegnate squattrinato che per pochi dollari saliva fin lassù per insegnarli i rudimenti. Un po' meno la grammatica. Da clandestino Messicano, insomma.
Grammatica che in verità, neanche il padre sapeva a menadito. Non che si esibisse in grandi discorsi, soltanto ordini sparava. E suonavano come schioppettate.
Perciò a Andy non pesava la solitudine.
Perché stare da solo con sé stesso era sempre meglio che stare in compagnia di uno qualsiasi degli altri tre. Sia quello barricato là nello studio. Sia quella che si trovava bene solo in compagnia delle sue bottiglie. Persino Noram, l'unica che gli dava un po' di calore umano, profumato una volta di bacon e l'altra di vino. Preferiva quindi starsene là fuori anche sotto la pioggia a giocare sul vecchio Dodge.
Le punizioni laggiù nel buio più assoluto dello scantinato però, alla lunga lasciarono il segno. Isolato dal mondo e costretto a vivere in quella villa che gli metteva paura, Andy era angosciato. La notte gli pareva di sentire dei passi, lassù in soffitta. E quando soffiava forte il vento, la sentiva gemere, la villa. Mentre dallo studio giungeva una nenia che pareva un lamento.
Suo padre di rado usciva da quello studio. Ci si era segregato dentro.
Da quando Andy era nato, dall'Icona a giorni alterni scivolava giù una goccia.
Che John trovava là sul pavimento la mattina quando scendeva. E subito ripuliva. Mai gli era successo prima. Se partiva, l'Icona non smetteva di sanguinare. Per farla smettere John doveva agire.
Ora invece. Una goccia e si fermava. Quasi un messaggio. Forse un presagio. Difficile però da decifrare.
Fu lì che si accorse di essere in completa balia di quel quadretto.
E cominciò a tremare. In qualche modo capì che con quello stillicidio l'Icona gli stava dicendo qualcosa. Una specie di allerta per un evento importante. Quello che chiudeva il conto. Il quando però, non lo poteva sapere.
E cominciò a pensare di essere proprio lui l'interessato.
La studiò da vicino. Come mai aveva fatto.
Il demone che trafigge l'Arcangelo. Sullo sfondo, c'era un convento. E un torrione. Si ricordò del Jura. Il fiume Ain e i suoi dirupi. L'eccidio e la chiesetta. L'altare, il prete e la macchia di sangue sul pavimento.
«Perché l'ho presa?» si lagnò con se stesso.
Subito però, capì che non era andata proprio così.
Era stata l'Icona, a prendere lui. Non viceversa. E per saperne di più, là, doveva tornare, nel Jura.
Si assentò quasi due mesi dalla villa. Nessuno alzò un dito per fermarlo.
Noram aveva il suo bacon e Margaret il bourbon. Per Andy, che ci fosse o meno era lo stesso. Stava imparando a crescere e fare a meno di tutti. La scelta più giusta che poteva fare. Prima che quel rudere di villa gli crollasse addosso.
Per tutti, che fosse il Jura o Miami, l'importante era levarselo di torno per qualche mese.
Perché come padre era zero, come marito peggio e come datore di lavoro meglio non parlare. Chiuso in se stesso e murato vivo in quel posto orrendo. Che ci morisse là dentro, lui e quello stramaledetto quadro.
Cominciavano però, ad averne paura. Non era normale tutto ciò.
Lui non parlava quasi più. Non usciva quasi più. Non s'interessava più di niente. E alle ore più impensate, chiedeva di mangiare o bere. Bacon sfrigolato e uova. La specialità della casa. Un sollievo levarselo di torno. Che durò comunque troppo poco.
Alessandro Molteni
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