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Scrittori si nasce. Siamo operai della parola, oratori, arringatori di folle, tribuni dalla parlantina sciolta, con impresso nel DNA il dono della chiacchiera e la capacità di assumere le vesti di ignoti raccontastorie, sbucati misteriosamente dalla foresta. Siamo figli della dialettica, fratelli dell'ignoto, noi siamo gli agricoltori delle favole antiche e seminiamo di sogni l'altopiano della fantasia.
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Autore: Giuseppe e Kira
Titolo: Il ponte di Kira
Genere Morte di un animale
Lettori 807 14 9
Il ponte di Kira
Come affrontare la perdita del tuo amico a quattro zampe e onorare il vostro legame.

L'amore nel dolore.

Sapere che la clessidra del nostro tempo insieme a Kira stava facendo scendere l'ultima manciata di granelli di sabbia era un pensiero difficile da affrontare, qualcosa che ci accompagnava in ogni momento della giornata.
C'era un senso di impotenza che aleggiava costantemente nell'aria, una consapevolezza amara che nessuno di noi voleva affrontare davvero. Non era facile mascherare la tristezza, ma sapevamo di doverlo fare per lei. Kira ci osservava con quella dolcezza che l'aveva sempre contraddistinta, e io cercavo di mostrarmi forte, o almeno ci provavo. Infatti capitava non di rado che Valentina notasse che la malinconia prendeva il sopravvento e sapeva che a breve sarebbero arrivate le lacrime. Così stringeva le labbra in un dolce sorriso facendomi cenno con la testa di allontanarmi per qualche minuto, il tempo di lasciarmi andare e scaricare tutta la tristezza lontano da Kira. Perché lei meritava solo il meglio di noi, fino all'ultimo.
Affrontare l'inevitabile è qualcosa per cui nessuno è mai davvero pronto. Ti trovi faccia a faccia con un senso di fragilità che non avevi mai conosciuto prima, un vuoto che cresce dentro e ti lascia con domande che non avranno mai risposta. È normale chiedersi se si sarebbe potuto fare qualcosa di diverso, se ci fosse stata una strada alternativa da percorrere. Ma la realtà è che ci sono eventi della vita che sfuggono al nostro controllo, e questa consapevolezza pesa come un macigno. L'inevitabilità degli eventi della vita ci mette di fronte alla nostra fragilità, rivelandoci quanto poco, in realtà, possiamo controllare. È una lezione amara ma universale: nonostante i nostri sforzi, non siamo padroni assoluti del nostro destino o di quello delle persone e degli amici a quattro zampe che amiamo.
Ogni giorno sembrava correre via troppo in fretta, e ogni azione quotidiana diventava un rituale carico di significato. Passare la mano nel suo pelo morbido non era più solo un gesto affettuoso, ma un modo per fissare nella mente ogni singolo momento insieme. Ogni sguardo tra di noi era pieno di dolcezza, quel suo sguardo intenso che sembrava leggere dentro di me. Le sue leccate per svegliarmi al mattino, il modo in cui poggiava la testa sulle mie ginocchia per attirare la mia attenzione, il suo toccarmi con il naso umido o con la zampa per condividere un boccone durante i pasti e il suo mettersi accanto a noi nei momenti di tristezza erano gesti che si caricavano di un senso di preziosità unico, erano istanti che sapevo avrei custodito per sempre.
Ogni minuto insieme era dedicato a farla stare bene, a renderla felice, anche se quella sensazione di non fare abbastanza non ci abbandonava mai. Sapevo che presto non avrei più potuto guardare quei grandi occhi marroni che mi avevano accompagnato per anni, e questo pensiero era un pugno nello stomaco che si ripeteva giorno dopo giorno. E qui mi sbagliavo, senza alcun dubbio! Ora, ogni volta che penso a lei riesco a vedere chiaramente i suoi occhi, le sue orecchie, il suo naso, la sua lingua, la sua coda... la vedo in tutta la sua bellezza. E non solo la vedo: la sento! La sento dentro di me. Io vivo in lei e lei vive in me, perché da quando Kira è entrata nella nostra vita, ha trovato un posto nel nostro cuore da cui niente e nessuno potrà mai portarla via. Lì sarà custodita per sempre come il più prezioso dei tesori.
Dicembre arrivò, e con esso un importante peggioramento delle condizioni di Kira. Giorno dopo giorno, muoversi diventava un'impresa sempre più ardua e persino il semplice tentativo di mangiare richiedeva uno sforzo enorme. Lei, che non aveva mai rifiutato un pasto in vita sua, cominciava a guardare la ciotola con fatica. I linfonodi ingrossati le rendevano difficile deglutire, e nonostante provassimo in ogni modo a invogliarla con i suoi cibi preferiti, la quantità che riusciva ad assumere si riduceva di continuo.
Le passeggiate, un tempo il nostro momento preferito, si fecero più brevi, quasi simboliche. Kira camminava piano e io mi adeguavo ai suoi tempi, rallentando, fermandomi con lei ogni volta che aveva bisogno di riprendere fiato. Spesso ci sedevamo insieme per qualche minuto, osservando il mondo intorno a noi quasi potessimo fermare il tempo solo per un po'. E quando riprendevamo la passeggiata, se la stanchezza si faceva insostenibile, la prendevo in braccio e la riportavo a casa. Vederla così diversa dalla Kira forte e piena di energia che mi aveva accompagnato negli anni precedenti mi dilaniava dentro. Mi ritrovavo spesso a guardare il cielo e quando un senso di sconforto mi schiacciava, mi rifugiavo al suo fianco stringendola a me e pregando le stelle di lasciarci ancora un po' di tempo da vivere insieme, che comunque non sarebbe mai stato abbastanza.

Salutarsi.

Quando arriva il momento di salutare per sempre il nostro compagno a quattro zampe, ci troviamo ad affrontare una delle prove più dure della nostra vita. Ognuno vive questo distacco a modo suo, influenzato da tanti fattori: la natura della perdita, la propria sensibilità, il legame speciale che aveva costruito con l'animale. È un percorso intimo, fatto di emozioni complesse che si intrecciano tra loro: il dolore che toglie il fiato, la confusione che lascia spaesati, la rabbia che sale senza un motivo preciso, l'incredulità che ci fa sperare sia solo un brutto sogno, la nostalgia di tutto ciò che è stato.
Perdere un animale domestico non è mai una cosa semplice da accettare. C'è chi si trova a dover riorganizzare ogni piccolo gesto della propria routine, sentendo il peso di un'assenza che svuota la casa e il cuore. E c'è chi riesce a trovare conforto nel pensiero di tutto il tempo vissuto insieme, cercando di celebrare il valore di quella presenza preziosa. In fondo, non esiste un modo giusto o sbagliato per affrontare il lutto: ogni reazione è personale e non deve essere giudicata.
Anche il modo in cui il nostro amico ci lascia segna profondamente il nostro percorso di elaborazione. Se la morte arriva all'improvviso, il colpo è devastante: il senso di incredulità e il vuoto sembrano ingestibili. Quando invece si attraversa una lunga malattia, il momento dell'addio può portare con sé un misto di sollievo e tristezza, un equilibrio instabile tra la consapevolezza di aver fatto tutto il possibile e il dolore di non poter fare di più. La vecchiaia, poi, ci insegna a convivere con la fragilità del tempo, ci permette di preparare il cuore, ma non per questo rende il distacco meno sofferto.
Anche il nostro carattere incide sul modo in cui affrontiamo la perdita. C'è chi trova conforto nel condividere il proprio dolore, nel raccontare ogni ricordo, nel circondarsi di affetto e comprensione. E c'è chi preferisce il silenzio, la solitudine, chi sente il bisogno di elaborare ogni emozione dentro di sé, lontano dagli sguardi degli altri.
Ma ciò che più influisce sul dolore è il legame che avevamo con il nostro amico a quattro zampe. Un rapporto costruito giorno dopo giorno, fatto di fiducia, di piccoli gesti quotidiani che diventano routine, di presenze uniche che ci hanno accompagnato nei momenti più belli e in quelli più difficili. Quando quel legame si spezza, è naturale sentirsi persi. In questi momenti, però, è fondamentale ricordare che non siamo soli. Esistono persone che hanno vissuto la stessa esperienza e che possono comprenderci senza giudicare. Ci sono professionisti e gruppi di supporto pronti ad accogliere le nostre emozioni, a offrirci un conforto sincero e senza riserve. Chiedere aiuto non è un segno di debolezza, ma un atto di amore verso sé stessi e verso il proprio percorso di guarigione.
Ogni perdita è diversa, e accettare questa unicità ci aiuta a essere più indulgenti con noi stessi. Non c'è un tempo prestabilito per smettere di soffrire, né un momento giusto per sentirsi meglio. Il lutto è un processo che si snoda nel tempo, fatto di alti e bassi, di giorni in cui il ricordo ferisce come il primo e di altri in cui si riesce a essere felici ripensando a tutte le avventure condivise. Con il tempo e il giusto sostegno, possiamo imparare a ricordare il nostro amico a quattro zampe con amore e gratitudine, e riguardare le sue foto non più con le lacrime, ma col sorriso.
Giuseppe e Kira
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