Writer Officina Blog
Ultimi articoli
Manuale di pubblicazione Amazon KDP. Sempre più autori emergenti decidono di pubblicarse il proprio libro in Self su Amazon KDP, ma spesso vengono intimoriti dalle possibili complicazioni tecniche. Questo articolo offre una spiegazione semplice e dettagliata delle procedure da seguire e permette il download di alcun file di esempio, sia per il testo già formattato che per la copertina.
Self Publishing. In passato è stato il sogno nascosto di ogni autore che, allo stesso tempo, lo considerava un ripiego. Se da un lato poteva essere finalmente la soluzione ai propri sogni artistici, dall'altro aveva il retrogusto di un accomodamento fatto in casa, un piacere derivante da una sorta di onanismo disperato, atto a certificare la proprie capacità senza la necessità di un partner, identificato nella figura di un Editore.
Scrittori si nasce. Siamo operai della parola, oratori, arringatori di folle, tribuni dalla parlantina sciolta, con impresso nel DNA il dono della chiacchiera e la capacità di assumere le vesti di ignoti raccontastorie, sbucati misteriosamente dalla foresta. Siamo figli della dialettica, fratelli dell'ignoto, noi siamo gli agricoltori delle favole antiche e seminiamo di sogni l'altopiano della fantasia.
Home
Admin
Conc. Letterario
Magazine
Blog Autori
Biblioteca New
Biblioteca Gen.
Biblioteca Top
Autori

Recensioni
Inser. Estratti
@ contatti
Policy Privacy
Writer Officina
Autore: Alexandra Steel
Titolo: Master Jack Passion
Genere Erotico
Lettori 355
Master Jack Passion
Si dice che la vita riservi sfumature inattese, sconcertanti, a volte inaccettabili, è una nostra scelta coglierle, farle nostre, accettarle per quelle che sono, mostrando un coraggio che spesso non ci appartiene.
Io, come un' anima che ha paura di se stessa al punto di nascondere ogni turbamento che avverte nel proprio corpo, quando questo non risponde ai canoni di una normale relazione sentimentale, le ho accettate queste sfumature.
Quell'etereo personaggio che sognavo accanto a me, durante le scene immaginarie vissute in solitudine nella mia vecchia stanza, quando ancora adolescente mi preoccupavo di piacere a qualcuno, mi ha sempre accompagnato negli anni a venire.
Egli si materializzava e, a ogni ordine che mi dava, io ubbidivo, aspettando sempre quell'onda che dal basso ventre cresceva, cresceva, fino a farmi provare la gioia, il piacere tanto atteso.
Poi, affannata, nascondevo ogni oggetto, ogni feticcio usato, perché alla fine mi vergognavo così tanto da restarne schiacciata.
Le corde, il bavaglio e le cinture, erano le prove della mia devianza, della mia diversità, utili solo a far crescere una pulsione che avrei voluto cancellare, e che invece alimentavo.
Finita la scena, tornavo ad essere quella semplice e sensibile ragazzina, così affabile, educata, riservata, che incassava lodi per la scuola, complimenti per l'intelligenza spiccata, e tanto affetto dai propri genitori.
E allora cosa c'era che non andava? Perché avevo necessità di fare quelle cose, di preparare quelle scene? Forse era il piacere che mi chiamava, o forse era il bisogno di sentirmi cattiva, di trasgredire alle tante regole imposte, e quindi di cercare a tutti i costi una punizione.
Adesso l'ho capito, e voglio raccontarvelo, mi chiamo Vera Cornwell e questa è la mia storia.

Sono sempre stata attratta dai quadri, dalla violenza dei colori, dalle forme riprodotte, dalle pennellate decise, perché riflettono sensazioni celate, recondite che pochi sono in grado di cogliere. Ecco perché lavoro in una casa d'aste, è qui che ho scelto di passare la maggior parte del mio tempo, tra antiche tele appartenute ad artisti unici, tra cimeli introvabili di rara bellezza, tra sculture che suscitano emozioni senza tempo, merce rara che solo i collezionisti sono in grado di acquistare.
Conosco ogni valore, ogni singola quotazione delle opere che passano nelle mie mani, e sono anche in grado di consigliare, semmai ce ne fosse bisogno, qualche investimento sicuro per i clienti a me fedeli.
Oggi è un gran giorno perché sarà battuto all'asta un quadro di Georges Seurat, il pittore della luce. Non tutti lo apprezzano perché utilizza una tecnica che ricorda i macchiaioli, ma con una variante semplicemente unica e sublime che lo annovera tra i pittori più straordinari che io conosca: la macchia della luce.
Anche Manet e parte degli impressionisti desideravano ardentemente far risaltare i colori nella loro purezza, per renderli più brillanti, ma Seurat inventò una tecnica innovativa che risultò vincente. Sfruttò il campo visivo dell'occhio umano accostando macchie di colore, ottenendo così la mescolanza ottica.
Egli aveva messo a punto il principio di «contrasto simultaneo», secondo il quale se si accostano due colori complementari, le qualità di luminosità di ciascun colore, vengono esaltate.
Ciò che però mi esaltano, sono i temi dei suoi quadri, perché riescono a catturarmi in un modo, oserei dire, senza precedenti. Sono rappresentazioni del suo pensiero, in quanto riproducono scene ordinarie di soggetti apparentemente comuni, ma che in realtà nascondono segreti reconditi.
La dolce damigella gracile e timida è in realtà la prostituta più conosciuta della città, il fanciullo dai lineamenti sottili e angelici non è altro che il pupillo gay del padrone che lo prende per mano, e tutte quelle persone ritratte nella loro normalità hanno invece una storia mai raccontata, una storia segreta, proprio come me.
Mi ci vedrei in uno dei suoi quadri, sarei proprio un soggetto ideale, perché il mio più grande talento è quello di mostrarmi diversa da quel che sono, nascondendo la mia vera natura.
Sono molto eccitata per questa vendita, e mi auguro che il collezionista che se lo aggiudicherà, sia così speciale da cogliere il messaggio che questo quadro è in grado di dare, e di portarlo con sé per sempre.
Ho appena finito l'allestimento, presto gli acquirenti entreranno nel salone e prenderanno posto, ignari dei pezzi che si susseguiranno secondo una scaletta già stabilita.
Seurat è il quarto in ordine di uscita, pertanto ho tempo di osservare il pubblico e di farmi un idea di chi potrebbe accaparrarselo.
Sono spesso circondata da uomini e sono abituata a lavorare con loro, infatti seguo una sola e unica regola : sostenere sempre lo sguardo.
Indosso la mia giacca nera, i miei pantaloni classici e mi sento sicura.
È una sorta di divisa, in grado di proteggermi e sostenermi, in questo modo riesco a farmi rispettare e a essere sullo stesso piano del sesso forte.
Non ho mai conosciuto un uomo che m'intimidisse, non ancora, ma so che quando lo incontrerò saprò sostenere la sfida, di questo ne sono certa.
Le luci si alzano, il mormorio si fa sentire, ci siamo la sala è gremita, fra poco la prima opera sarà battuta all'asta.
“Vera è il momento” mi avverte Leonard, l'assistente di sala “tocca a te” conclude passandomi la scheda del pezzo. Entro con sicurezza nell'ambiente e raggiungo la mia postazione.
Il microfono è posizionato in modo perfetto, quindi mi accingo a fare la mia presentazione.
Come al solito mi limito a descrivere il pezzo esaltandone le caratteristiche, presentando l'autore con i dati che ho in mio possesso, poi di tanto in tanto fisso il pubblico, esplorandone le espressioni, talvolta attente, altre annoiate.
Ad un tratto noto una sedia vuota, proprio nell'ultima fila, e penso che la persona che ha disertato l'appuntamento non sia altro che il solito cafone di turno che ha fornito il nominativo senza presentarsi; ma faccio un errore madornale, dopo qualche secondo un uomo sui trent'anni entra silenziosamente, percorre i pochi metri che lo separano da quella poltrona, alza il viso e finalmente si siede.
Continuo la mia descrizione poi, finalmente, lascio la parola al responsabile che ne batterà il prezzo iniziale di vendita.
Sono incuriosita da quell'entrata in scena all'ultimo istante, conosco la maggior parte dei clienti della casa d'aste, ma quell'uomo non l'avevo mai visto prima.
Rimane annoiato per le successive vendite fino a quando non viene battuto il quadro di Seurat.
E' allora che si sveglia dal suo torpore e comincia a fare le sue offerte.
E' una battaglia sostenuta , eppure dopo qualche minuto ottiene il tanto agognato pezzo; la somma di denaro non ha precedenti.
Il responsabile mi consegna il quadro, sarò io a definire tutte le procedure legali per il passaggio di proprietà.
L'uomo viene invitato nel mio ufficio e io mi appresto a conoscerlo.
“Sono Vera Cornwell, mi occupo di stilare l'atto del passaggio di proprietà” esclamo allungando la mano, lui la stringe vigorosamente “Piacere di conoscerla, mi chiamo Jack Kendall” replica sicuro.
Non posso fare a meno di notare che ha un aspetto curato, è molto attraente, affascinante; è alto, capelli corvini, occhi verde mare.
Il suo portamento mi ricorda un atleta, probabilmente è uno sportivo che si prende cura del proprio corpo. Mentre mi accomodo, mi osserva discreto, ma i suoi occhi sono in grado di penetrarmi dentro.
Sbrigo gli incartamenti e lui, silenzioso, è in attesa, curioso, quasi divertito dalla mia professionalità, lo avverto questo, lo sento sempre, la mia empatia è un fatto serio, me ne son fatta una ragione.
“Sono molto felice che si sia aggiudicato Seurat, evidentemente ha saputo cogliere l'essenza di questo pittore” esclamo, senza minimamente pensare che, forse, sono stata un po' invadente.
“Noto con piacere che anche lei lo apprezza, o sbaglio?” chiede fissando i suoi occhi verdi su di me, ho quasi caldo e non capisco il motivo per cui inizio ad avvertire una strana sensazione, la presenza di quest'uomo sembra riempire tutta la stanza.
“Non sbaglia affatto. Amo Seurat, è un pittore insolito, ciò che è realmente rappresentato nella pittura non è tanto importante in sé, è quello che si cela dietro che svela davvero il suo messaggio.”
Noto che la sua mandibola si contrae, non avrei dovuto esporre le mie impressioni in quel modo, che mi sta succedendo? Avrei dovuto essere disinteressata e mostrare solo il mio lato professionale, invece mi sono comportata come una principiante, devo subito farlo uscire da questa stanza.
“La prego, si accomodi Mister Kendall, dobbiamo siglare un plico di carte, così il passaggio di proprietà sarà definito” dico, cercando di sviare lo sguardo da quegli occhi magnetici, che si sono incollati sul mio corpo.
È interessante quello che ha detto a proposito di Seraut, e credo anche di capire il motivo per cui lei ha un debole per i suoi quadri” dice con la massima naturalezza.
“Davvero? Legge nel pensiero?” dico senza controllo.
Perché l'ho detto? Cosa diavolo mi è preso? Sono quasi imbarazzata dalla mia uscita infelice, sto per rimediare, ma lui è più veloce di me, “Mi piacerebbe avere quel potere; invece, sono solo un buon osservatore di anime, e la sua è davvero limpida per me.”
Nonostante non sia riuscita a frenare la lingua, lo sproloquio mi esce improvviso “Non crede di essere presuntuoso Mister Kendall? In fondo non ci siamo mai visti prima e io sono molto curiosa di sapere il motivo per cui, per lei, sono così limpida. La prego, m'illumini.”
Un sorriso si apre inatteso lasciandomi completamente disarmata, è un gesto spontaneo lo percepisco, ma io sento che sto andando a fuoco, quest'uomo mi fa uno strano effetto, sono intimorita, tramortita, quasi inerme.
Si toglie la giacca, la ripiega accuratamente sullo schienale della sedia e mi guarda sfacciatamente, il suo gesto, tra l'altro inatteso, mi provoca un brivido intenso.
E io lo guardo: ha due larghe spalle e la sua camicia è di ottima fattura, tanto che gli fascia il torace come se fosse una seconda pelle.
È una situazione senza precedenti, questo strano incontro sta prendendo una piega che non sono in grado di tradurre in parole. Cosa diavolo sta succedendo? Perché tutto d'un tratto ho deciso di provocare un uomo di cui non so nulla?
Sento il volto in fiamme quando si siede di fronte a me, ho l'impressione di ritornare a quindici anni...
“La illumino con piacere. Vera Cornwell è schiava di luoghi comuni, si atteggia, lo deve fare perché non si fida degli uomini. Studia, è meticolosa, non può mai sbagliare perché un suo errore vale il doppio rispetto a quello dei suoi colleghi uomini. Segue le regole, lo esige, ma il suo corpo invia segnali opposti. Indossa una divisa per nascondere il suo corpo, sostiene lo sguardo perché ha paura, paura di mostrarsi per quella che è: una donna che brama solo di essere dominata.”
Mentre pronuncia quelle parole, mi sento nuda, indifesa, sola.
Chi è quest'uomo? Come ha fatto ad inquadrarmi in pochi secondi? Devo riprendere in mano la situazione, e invece mi escono parole che non desidero veramente dire “Non conosco nessuno che sia in grado di farlo, mi creda Mister Kendall. “
Vedo il suo volto irrigidirsi, cambiare espressione, la conversazione sta degenerando, ma non posso esimermi dal pensare che è anche dannatamente intrigante. “Ma ora conosce me Miss Cornwell, io potrei farlo, se lei... me lo permettesse.”
Lo guardo diritto negli occhi, lui non batte ciglio e ciò che avverto non riesco a tradurlo in parole.
Cosa mi sta succedendo? Tento di riprendere il controllo, ma sento che la mia autonomia è limitata, così cerco d' interrompere la conversazione.
“Lei ha preso un abbaglio Mister Kendall, e per farle capire quanto quest'incontro non mi tocchi, chiederò al mio collega di proseguire in questo passaggio di proprietà. Lei mi mette a disagio” confesso senza filtri, così mi alzo pronta a lasciare la stanza.
Quest'uomo mi fa troppa paura.
Jack Kendall rimane esterrefatto, quasi disarmato, ad un tratto si alza, mi segue e afferra il mio braccio “La prego non se ne vada... sono stato imperdonabile, chiedo umilmente scusa” esclama sincero.
Osservo la sua presa, lui si accorge e ritrae la mano.
Non so cosa dire, sono scioccata, è lui a spezzare il silenzio “Mi perdoni Miss Cornwell, la prego. Non è da me comportarmi così” insiste, ora la calma è ritornata, una parte di me desidera rimanere, l'altra vuole solo fuggire.
“D'accordo, la perdono ma solo perché ci tengo all'opera di Seurat, non voglio che qualcosa vada storto.” “Ne sono immensamente felice e, se non la disturba, vorrei invitarla a cena, per rendere più credibili le mie scuse, non mi dica di no, è importante per me.”
Quell'invito mi lascia basita, alzo il viso pronta a rifiutare quando i suoi occhi mi penetrano l'anima. Dovrei lasciarlo andare per la sua strada, impormi di farlo uscire immediatamente dalla mia vita, ma non posso nascondere il fatto che mi affascina e mi disarma. Cosa avrei da perdere se accettassi? Nulla. Scioglierò ogni dubbio, è stato solo uno strano incontro, pertanto se crede di conoscermi, lo convincerò che ha preso davvero un abbaglio, dato che gli mostrerò di che pasta sono fatta.
“Vada per la cena Mister Kendall, dove desidera cenare?” “Mi lasci il suo numero, la chiamerò nel pomeriggio. Desidero trovare un ristorante come si deve” confessa. Annuisco, quindi apro la borsetta e sfilo uno dei miei biglietti da visita personali, quindi glielo porgo con disinvoltura.
Lui lo prende e se lo infila nella tasca interna della giacca.
Entrambi ritorniamo a sederci, come se non fosse successo nulla.
In pochi minuti firma tutte le carte in perfetto silenzio, è preciso, meticoloso, la sua grafia è insuperabile. Infila l'atto di proprietà nella valigetta e dopo averla chiusa alza il viso “A stasera, Miss Cornwell” esclama, “A stasera, Mister Kendall” concludo secca.
Mi volta le spalle e, dopo aver indossato la sua giacca, esce con calma dalla stanza; forse sarebbe meglio che uscisse per sempre dalla mia vita, quell'uomo è pericoloso per me, lo avverto, eppure ho accettato di rivederlo, perché?
Non ho la risposta, non posso averla, so solo che l'istinto mi ha guidato, mentre il mio cervello non ha avuto nessun potere innanzi a lui.
Alexandra Steel
Votazione per
WriterGoldOfficina
Biblioteca
Acquista
Preferenze
Recensione
Contatto