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Manuale di pubblicazione Amazon KDP. Sempre più autori
emergenti decidono di pubblicarse il proprio libro in Self su Amazon KDP,
ma spesso vengono intimoriti dalle possibili complicazioni tecniche. Questo
articolo offre una spiegazione semplice e dettagliata delle procedure da
seguire e permette il download di alcun file di esempio, sia per il testo
già formattato che per la copertina. |

Self Publishing. In passato è stato il sogno nascosto
di ogni autore che, allo stesso tempo, lo considerava un ripiego. Se da
un lato poteva essere finalmente la soluzione ai propri sogni artistici,
dall'altro aveva il retrogusto di un accomodamento fatto in casa, un piacere
derivante da una sorta di onanismo disperato, atto a certificare la proprie
capacità senza la necessità di un partner, identificato nella
figura di un Editore. |

Scrittori si nasce. Siamo operai della parola, oratori,
arringatori di folle, tribuni dalla parlantina sciolta, con impresso nel
DNA il dono della chiacchiera e la capacità di assumere le vesti
di ignoti raccontastorie, sbucati misteriosamente dalla foresta. Siamo figli
della dialettica, fratelli dell'ignoto, noi siamo gli agricoltori delle
favole antiche e seminiamo di sogni l'altopiano della fantasia. |
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La dimora degli innocenti
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“Ma che cavolo sono?” Melissa la raggiunse mentre i tre ragazzi stavano ancora scherzando sui confessionali e sul matrimonio appena celebrato. “Ragazzi venite qua.” La voce di Melissa risultò alquanto preoccupata, così Christian, Francesco e Pietro si avvicinarono. Come alzarono lo sguardo verso la torcia, calò il silenzio. Dal soffitto pendevano delle cordicelle con attaccate diverse ciocche di capelli. “Ma che cos'è questa roba?” Francesco aveva perso tutta la sua spavalderia. “E che ne so?” La riposta di Christian. “Ve lo dico io...” Tutti si voltarono verso Pietro “questo era un salone di bellezza, altro che chiesa.” Di nuovo una fragorosa risata risuonò nel lungo corridoio, mentre Allegra continuava a guardare quelle ciocche. “Vuoi lasciare anche te un ciuffo?” La battuta di Francesco diede il via a una risata ancora più forte, che rimbombò in tutto il corridoio. “Dai smettete di fare gli stupidi e guardate, c'è qualcosa attaccato ai capelli.” “Le forbici...” “La spazzola...” “Un dito del parrucchiere!” Allegra smise di ascoltare le battute sciocche dei suoi amici. Non riusciva a distinguere bene cosa fosse l'oggetto che pendeva alla fine del cordoncino, al quale quei capelli erano attaccati. I ragazzi continuavano a scorrazzare in quel grande corridoio ed entravano nei vari confessionali, dai quali uscivano coperti di polvere o con qualche ragnatela attaccata, infine anche Allegra si unì a loro, dimenticandosi di cordicelle e capelli. Percorsero tutto il corridoio e in fondo, quasi nascosta dietro una colonna, c'era una porticina che emise un gran cigolio quando Christian la aprì. “Forse da qui si accede al convento!” Oltrepassarono l'accesso con molta cautela e finirono in un secondo corridoio, lì dentro era davvero buio. Come fecero due passi un boato li fece sussultare e li riportò alla realtà. Melissa corse verso l'uscita e rientrò poco dopo, spronando i ragazzi. “Andiamo via, è in arrivo un bel temporale!” In effetti dei grossi nuvoloni stavano avanzando con velocità e non promettevano niente di buono. I cinque amici partirono in fretta e furia e arrivarono a Pievepelago in tempo, evitando di tornare a casa inzuppati fino al collo. 12 settembre 2024 Allegra si alzò e come prima cosa guardò fuori della finestra. Stava ancora piovendo e non ne poteva più di stare in casa. Nei due giorni precedenti il maltempo non aveva dato tregua, costringendola a rimanere chiusa in casa per tutto il tempo a causa dei forti temporali che si erano abbattuti sull'intero comprensorio. Sua madre si era già recata dai De Fanti, le avevano messo a disposizione una macchinina elettrica con la quale raggiungere la villa nei giorni di maltempo e che avrebbe parcheggiato sul retro sotto un porticato, evitando di bagnarsi in quel breve tragitto. Se almeno l'avesse potuta usare lei! Aveva voglia di uscire ma soprattutto aveva voglia di vedere Christian. Si erano inviati tanti messaggi dolci in quei due giorni e si erano sentiti telefonicamente, lei però voleva averlo accanto. Fece colazione in fretta e furia, poi si collegò al PC. Per fortuna il bollettino meteo prevedeva un netto miglioramento a partire dalla fine della mattinata, assicurando tempo stabile per tutto il fine settimana. Si pregustava già una nuova escursione alla chiesa, dato che lei e gli amici erano dovuti scappare senza poter approfondire la visita. Sulla scia di quel pensiero le tornò in mente il corridoio con i capelli che pendevano dal soffitto. Una visione sicuramente macabra, si chiese se non fossero appartenuti a qualcuno che in passato aveva commesso chissà quali crimini ed era stato punito. Aveva letto di riti e punizioni incomprensibili e non se ne meravigliava. Ma quell'oggetto... pareva un ciondolo... non aveva compreso cosa fosse, la luce era fioca ed era posizionato troppo in alto, coperto dai capelli che pendevano. Però le aveva trasmesso una forte angoscia e doveva capirne il motivo. Andò nello sgabuzzino e cercò la torcia più grande, voleva scoprire di cosa si trattava, non appena ne avesse avuto la possibilità. Senza esitare chiamò Christian. “Pensi che oggi riusciremo ad andare alla chiesa? Nel pomeriggio dovrebbe uscire il sole!” “Sono qui con Francesco, sai che abbiamo avuto la stessa idea? Avvisiamo gli altri e ci vediamo alla solita ora?” “Sì, perfetto, a dopo.” Dopo pranzo i cinque amici si incontrarono nella piazzetta a Pievepelago. Il sole era tornato a splendere anche se la temperatura si era abbassata notevolmente. Dopo aver gustato un cono di gelato, il gruppetto partì alla volta di Montecreto. Come raggiunsero la loro meta, si diressero subito in fondo al corridoio. Allegra puntò la grande pila verso il soffitto dal quale pendevano le ciocche, ma Christian la prese per un braccio. “Vieni, i capelli li guardiamo dopo!” Lei lo seguì, eccitata di scoprire cosa si nascondesse in quel secondo corridoio. Appena entrarono furono colti da un'umidità pungente che fece loro tirare su il cappuccio delle felpe. Era davvero freddo. Si ritrovarono in un piccolo andito con altre due porte. “La destra o la sinistra?” Chiese Pietro, indicando con il dito. Ovviamente due risposero di aprire quella a destra e due quella di sinistra, così fu Pietro a decidere e aprirono quella di destra. Da lì entrarono in un terzo corridoio, nel quale si trovavano una quindicina di porte mezze malandate. “Se questo è il convento, sono felice di non essermi fatta suora!” Fu il commento di Melissa. All'interno della prima stanza c'erano due letti con la testata in ferro, simili a quelli usati negli ospedali. Le sbarre erano rugginose e i materassi logori. L'odore di muffa e di stantìo entrava nelle narici con violenza, tant'è che dovettero prendere dei fazzolettini per coprirsi bocca e naso. Entrarono in altre tre stanze, la situazione era la stessa, tranne in una dove i letti erano tre. I ragazzi si erano sparpagliati e stavano scoprendo le ultime camere ognuno per conto suo. Pietro cacciò un urlo. “Ragazzi, correte!” Gli altri lo raggiunsero e rimasero sconcertati nello scoprire cosa si celava in una delle ultime celle. Su un materasso c'erano evidenti macchie di sangue che, seppur scolorito, non risalivano certo a cento anni prima. “Forse un animale?” Domandò Melissa, più per farsi coraggio che per esserne fermamente convinta. “Un animale che entra in chiesa, apre le porte per accedere al convento e si corica su un letto? Ma dai...” Francesco sembrò piuttosto convinto di quanto affermato. “Calma” intervenne a quel punto Christian, “Allegra ha letto che il cimitero risulta abbandonato all'inizio del secolo scorso, ciò non significa che lo stesso sia accaduto con la chiesa o con il convento. Ci sono luoghi dove ancora oggi, nonostante nei dintorni non ci sia più niente, alcuni monaci vivono in conventi vecchissimi. Magari l'ultimo è morto di recente e per quel motivo è stato dismesso.” “Giustificherebbe anche le macchie di sangue” aggiunse Melissa. La spiegazione parve convincere tutti e proseguirono con la loro ispezione. “A questo punto direi di scoprire cosa si nasconde nell'ultima stanza.” Tutti seguirono Allegra e non appena aperta la porta di sinistra, si trovarono di fronte a una scala. Scesero in silenzio, il freddo aumentava a ogni gradino e nell'aria si percepiva un odore strano. C'era un ulteriore portoncino un po' più massiccio, che una volta aperto li condusse in un altro corridoio con altre tre porte, due lungo una parete e una in fondo. Pareva di essere in un labirinto senza fine. “Mamma mia che puzzo! Facciamo attenzione che non ci sia qualche topo morto!” I ragazzi seguirono il consiglio di Christian e procedettero uniti e facendo bene attenzione a dove mettevano i piedi. Le prime due stanze non suscitarono alcun interesse, dato che all'interno c'erano solo alcune panche accatastate e un paio di tavolini. In fondo al corridoio c'era l'ultima delle tre porte. “E questo interruttore?” Domandò Melissa dopo aver notato una placchetta all'esterno. Christian fece per premerlo ma lei lo bloccò. “Fermo, e se saltiamo per aria?” “Per un interruttore?” Lo premette mentre pronunciava quelle parole e, per fortuna, non accadde niente. Si vedeva però filtrare la luce da sotto. “Che figata!” Esultò Pietro, poi premette la maniglia che però non si aprì. “Cavolo è chiusa a chiave!” Francesco guardò la serratura. “Se troviamo una chiave vecchia sono sicuro che si aprirà. Avete notato se nelle stanze di sopra ce ne sono?” I ragazzi corsero al piano superiore, ogni porta purtroppo era priva di chiave, quindi dovettero accontentarsi di ciò che avevano scoperto. Sarebbero però tornati, dopo aver cercato chiavi antiche di quel genere che sicuramente ognuno di loro aveva, essendo abbastanza comuni in montagna per chiudere vecchi scantinati o stalle. 15 settembre 2024 Giorgia spense la luce poco dopo le una. Al suo rientro nella dependance non si era coricata subito. Nel corso del pomeriggio aveva appreso di sfuggita della scomparsa di due persone, così si era messa alla ricerca della notizia. Monica Carlini, trentun anni, abitante nella vicina Fanano, aveva fatto perdere le sue tracce dal giorno precedente. Secondo una prima ricostruzione, la ragazza era uscita per andare a scuola, dove lavorava come maestra e dove aveva una riunione per l'imminente inizio dell'anno scolastico, ma non era mai arrivata. Abitava ancora con i genitori, che si erano allarmati solo al rientro dal lavoro, nel tardo pomeriggio, non trovandola a casa. Ogni tentativo di raggiungerla al cellulare era stato vano, in quanto lo stesso appariva irraggiungibile. Solo dopo aver chiamato una collega, con la quale Monica era molto amica, avevano appreso che la figlia non si era mai presentata a scuola. Monica era una ragazza tranquilla, dopo una lunga relazione finita male, da un anno e mezzo aveva un ragazzo e stavano progettando di andare a convivere a breve. A detta dei genitori non avrebbe avuto motivo di sparire di sua spontanea volontà. Nello stesso giorno era anche scomparso da Pavullo, a una trentina di chilometri da Pievepelago, Nicola Pergoli, anch'egli trentunenne, di professione impiegato. La moglie Sandra, non vedendolo tornare per l'ora di cena e dopo aver tentato inutilmente di raggiungerlo al cellulare, aveva iniziato a preoccuparsi. Solo allora, dopo aver contattato uno dei colleghi, aveva appreso che il marito non era tornato al lavoro nel pomeriggio e non aveva avvisato. C'era solo da augurarsi che la loro sparizione non andasse a fare compagnia alla lunga lista di persone scomparse, che dal 2006 aveva raggiunto quota ottantotto. Con loro il numero sarebbe salito a novanta, quattro dei quali in quell'ultimo anno. Se quello fosse stato il caso, i genitori avrebbero ricevuto a breve quella che era considerata la firma del rapitore: una cornice antica con il volto della persona scomparsa. Di tutte quelle persone non si era saputo più niente. Solo col passare del tempo gli inquirenti erano riusciti a trovare un nesso particolare. Ogni volta sparivano due persone, una di sesso maschile e una femminile, della stessa età. I primi erano stati due tredicenni, spariti, appunto, nel 2006 e pochi giorni più tardi i loro genitori avevano ricevuto una loro foto inserita in una piccola cornice anticata color grigio piombo. Nel 2007 un ragazzo e una ragazza di quattordici anni non avevano fatto rientro da scuola. Nessuno aveva visto niente, frequentavano due scuole diverse, non avevano amicizie in comune, abitavano distanti fra di loro, ed erano spariti. Anche nel loro caso, alle famiglie era stata recapitata la stessa foto, tant'è che le loro sparizioni erano state classificate come i casi della cornice e associati a un probabile serial killer. Col passare degli anni però i connotati di tali rapimenti erano variati. Nel 2008 i rapimenti erano stati quattro, ai danni di quattro quindicenni, due maschi e due femmine. La prima coppia a febbraio, la seconda a ottobre. Anche in quelle occasioni i ragazzi rapiti non si conoscevano. Le quattro famiglie avevano ricevuto la stessa cornice a distanza di una settimana. Da lì era iniziata una strana sequenza, ogni anno che passava, l'età delle persone rapite aumentava di un anno, ogni volta sparivano un maschio e una femmina e a distanza di quattro, cinque giorni, i genitori ricevevano la loro foto incorniciata. Il numero dei rapimenti non era però sempre lo stesso e spaziava dalle quattro alle otto persone all'anno. Probabilmente gli sventurati non erano scelti a caso, ma in base a delle caratteristiche che solo il responsabile conosceva. Almeno era ciò che gli inquirenti ritenevano. Era risultato anche impossibile istituire dei controlli. Le vittime provenivano da varie province: Firenze, Pistoia, Lucca, Livorno, Pisa e Modena, incluso i vari comuni di appartenenza. I casi nel modenese erano stati in tutto una decina e quella volta il responsabile, che si muoveva indisturbato, aveva colpito molto vicino. Giorgia chiuse il cellulare, la speranza che quelle sparizioni dipendessero da altre motivazioni era pari allo zero. Non osava neppure pensare allo strazio di quelle povere famiglie e si affacciò a mandare un bacio ad Allegra, che dormiva serenamente. Infine si coricò, anche se le risultò molto difficile prendere sonno. Non solo per la notizia di quelle due sparizioni ma perché il giorno successivo Allegra avrebbe conosciuto Mattia. Avevano fissato di pranzare in un ristorante all'Abetone, in modo che nel primo pomeriggio Allegra potesse raggiungere gli amici. |
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