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Self Publishing. In passato è stato il sogno nascosto di ogni autore che, allo stesso tempo, lo considerava un ripiego. Se da un lato poteva essere finalmente la soluzione ai propri sogni artistici, dall'altro aveva il retrogusto di un accomodamento fatto in casa, un piacere derivante da una sorta di onanismo disperato, atto a certificare la proprie capacità senza la necessità di un partner, identificato nella figura di un Editore.
Scrittori si nasce. Siamo operai della parola, oratori, arringatori di folle, tribuni dalla parlantina sciolta, con impresso nel DNA il dono della chiacchiera e la capacità di assumere le vesti di ignoti raccontastorie, sbucati misteriosamente dalla foresta. Siamo figli della dialettica, fratelli dell'ignoto, noi siamo gli agricoltori delle favole antiche e seminiamo di sogni l'altopiano della fantasia.
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Writer Officina
Autore: Michele Di Lullo
Titolo: Ladri di Cani
Genere Thriller
Lettori 1027 1 2
Ladri di Cani
Sono le tre del mattino di una gelida giornata di gennaio.

In una zona isolata della campagna brianzola, a nord di Milano, un furgone è fermo lungo la strada, bloccato da due fuoristrada.

Alcuni individui controllano il veicolo, mentre una giovane armata di pistola, sorveglia tre ragazzi in ginocchio e con le mani dietro la testa.

Da una delle macchine scende un uomo magro, sui sessant'anni. Dopo aver valutato la situazione, si avvicina ai tre ragazzi, tutti poco più che ventenni: tra loro c'è anche una donna. Dopo averli osservati, si rivolge alla ragazza che li sorveglia: «È lei la Tedesca?»

«No, colonnello. Questa la conosciamo: non conta niente, è solo una tirapiedi, come gli altri due.»

«Cosa avete trovato nel furgone?»

«Niente di interessante, ma ci sono sei pitbull.»

«E cosa ci fanno con sei pitbull?»

«Dicono che li addestrano per farli combattere.»

«Avete fotografato i loro documenti?»

«Sì. Li abbiamo anche perquisiti e interrogati, ma non abbiamo scoperto nulla di rilevante o utile per i nostri scopi.»

«Allora liberate il furgone e lasciateli andare.»

«Li lasciamo andare via così? Con i cani?»

«Sì. Come hai giustamente osservato, si tratta solamente di semplici tirapiedi: da loro non potremo ricavare alcuna informazione utile.»

I tre ragazzi, increduli per l'opportunità che si stava presentando, si incamminano con passi veloci verso il furgone. Appena arrivati salgono a bordo e, senza perdere tempo, ripartono.

«Li faccio seguire?»

«No. Non sono stupidi. Stanno tornando a Milano, porteranno i cani alla loro destinazione un altro giorno.»

La ragazza guarda il furgone che si allontana. Vedendolo scomparire all'orizzonte, un senso di tristezza la pervade. Si sente impotente di fronte a quella scena e una profonda malinconia le si dipinge negli occhi. «Adesso cosa facciamo?» chiese la ragazza, rivolgendo lo sguardo al colonnello. Poi, dopo un momento di silenzio, con un respiro profondo, la ragazza aggiunse:

«Ancora una volta, abbiamo fallito nel nostro obbiettivo di catturare la leader della "Brigata Hessa". Nonostante i nostri sforzi e gli sforzi di tutta la squadra, abbiamo fatto un altro buco nell'acqua.

Questa donna è come un fantasma: non abbiamo alcuna informazione su di lei. Ignoriamo il suo passato, le sue motivazioni e anche chi sia realmente.

Sappiamo solo che, negli ultimi dieci mesi, la sua organizzazione nazifascista, con aggressioni e sabotaggi, ha causato preoccupazioni e problemi alle attività commerciali, alle aziende e ai cittadini israeliani che vivono a Milano. La sua presenza ha generato tensioni e preoccupazioni tra la nostra comunità locale, mettendo a rischio la sicurezza e la tranquillità dei nostri connazionali.

Non possiamo neanche ignorare il loro ruolo nel fornire supporto logistico ai terroristi arabi, facilitando il loro arrivo clandestino a Milano e, successivamente, aiutandoli a muoversi in altre parti d'Europa senza essere scoperti.

La situazione si fa sempre più complessa e richiede la massima attenzione da parte nostra. Dobbiamo pensare a un piano, qualcosa che ci permetta di uscire da questa situazione prima che sia troppo tardi.» Commenta la ragazza, visibilmente frustrata.

«Non è del tutto vero, oggi abbiamo appreso qualcosa in più.»

«E cosa sappiamo di più?»

«Che addestrano i cani per farli combattere. Dobbiamo indagare su questo.»

«Avrei voluto salvare quei cani,» mormorò la ragazza, dispiaciuta e amareggiata.

«Se troviamo la Tedesca, salveremo anche loro. Abbiamo tempo: devono ancora essere addestrati.»

Il colonnello Raz prende atto che l'operazione è finita e ordina alla squadra di tornare a Milano. Durante il viaggio, nella sua mente c'è un solo pensiero: come uscire da questa situazione prima che sia troppo tardi. Da quando è stato nominato responsabile della sezione del Mossad a Milano è la prima volta che si trova in difficoltà. Ha sbagliato ad affrontare apertamente la "Brigata Hessa" e la sua leader, li ha sottovalutati, un grave errore. Ora deve trovare una soluzione, e all'improvviso un'idea gli si fa strada nella mente. Il colonnello sorride tra sé e si dice: «Ho ancora una possibilità.»


Milano, sono le cinque del pomeriggio di un umido sabato di gennaio. Marco Klein è seduto dietro la sua scrivania, sta guardando ancora una volta un video su YouPorn.

Si tratta di un video in cui compare una sua cliente, Lorna, la quale gli ha affidato l'incarico di scoprire chi ha diffuso il filmato e come questo sia finito online.

Mia cara Lorna, pensò Marco ad alta voce, non posso avere alcun dubbio: è stato il tuo cliente a caricare il video. Infatti, guardando attentamente le immagini, si rese conto che si trattava solo dell'ultimo di una serie di materiali già pubblicati dall'uomo. In effetti, aveva già condiviso altri filmati con diverse donne, probabilmente tutte escort.

Le immagini, inoltre, erano sempre state girate nello stesso ambiente: una stanza con caratteristiche ben riconoscibili, ripresa con una telecamera fissa e da un'angolazione invariata. La presenza costante di quell'uomo, che dirigeva le riprese con sicurezza, puntando l'obiettivo sempre verso le persone coinvolte, indicava chiaramente che lui aveva il pieno controllo sulla registrazione, quasi fosse un regista che orchestrava ogni scena.

Estrasse con cura la smart card con i filmati dal portatile, e la tenne tra le dita, osservandola con soddisfazione. Sentiva una certa gratificazione nel sapere di aver completato con successo la sua indagine.

Prima di metterla in tasca, la ripose in una custodia protettiva, in modo che restasse intatta e al sicuro. Indossò il giaccone, e uscì dal suo ufficio per andare dalla sua cliente, aggiornarla sui dettagli dell'indagine e riscuotere i cinquemila euro pattuiti.

Mentre scendeva le scale, il suo smartphone squillò. Era Tina Kross, una cliente che gestisce un'agenzia di escort di alto livello.

«Ciao, Tina! Hai bisogno di me per accompagnare una delle tue ragazze?»

«No! Ho bisogno di te perché oggi pomeriggio ho perso Ughetto. Sono in disperata!»

«Scusami, Tina, ma di cosa parli?»

«Del mio maltese, l'amore della mia vita!»

«Non sapevo avessi un compagno.»

«Klein! Sei un idiota! Ughetto è il mio cagnolino di razza maltese!»

«Scusami, non lo sapevo. E cosa dovrei fare?»

«Come cosa devi fare... Ehi, ispettore Coliandro! Devi trovarlo e riportarmelo sano e salvo. Klein, sei la mia ultima speranza. Se me lo riporti, ti do duemila euro.»

«Va bene, stai calma. Dimmi dove e quando l'hai perso.»

«È successo oggi pomeriggio vicino a via Montenapoleone. L'avevo lasciato in macchina per andare da Gucci , non mi sono accorta di aver lasciato un finestrino aperto, probabilmente è scappato da lì.

Sono andata a cercarlo, ma non sono riuscita a trovarlo. Un passante mi ha detto che ha visto un cagnolino bianco in braccio a una ragazza, una ragazza giovane, una biondina.

Sembrava che il ragazzo che la accompagnava non fosse molto contento; ha sentito dire: “Adesso che hai fatto la buona samaritana, possiamo tornare a casa, che devo andare allo stadio a vedere la partita?” Lei gli ha risposto: “Non ti agitare, dal cane ricaveremo dei soldi, conosco uno che li compra. Comunque per la partita non farai tardi, visto che ci abitiamo vicino allo stadio.”»

«Va bene, tranquillizzati. Passo da una mia cliente e poi comincio a cercare Ughetto. Mandami una foto non appena puoi, tramite WhatsApp.»

«Klein, sono nelle tue mani. Datti da fare! Se non trovi Ughetto, puoi scordarti di lavorare ancora per me.»

Terminata la chiamata, Marco rifletté su se stesso: “Come investigatore, mi sento di dover ammettere che non valgo molto. Eccomi qui, di nuovo alle prese con un altro incarico di poco conto: ritrovare un cane smarrito. Vengo contattato solo per accompagnare ragazze e rimediare ai guai delle mie clienti. Mai un caso importante.

Finora, l'incarico più intrigante e stimolante che ho affrontato è stato la ricerca del quadro "La ragazza alla porta". Inizialmente, si trattava di un incarico apparentemente di scarsa importanza, qualcosa di semplice e poco impegnativo. Tuttavia, ben presto mi sono reso conto che la situazione si complicava molto più di quanto avessi immaginato."

Tornando a riflettere su Ughetto e analizzando le informazioni che gli aveva fornito Tina, Marco si rese conto che chi aveva preso Ughetto probabilmente abitava nei dintorni dello stadio Meazza. Questa supposizione gli diede qualche indicazione su dove concentrare le sue ricerche. Comunque, la prima cosa da fare, pensò, era diffondere quanto più possibile la notizia della scomparsa di Ughetto.

Per fare questo bisognava stampare alcuni volantini, con caratteri chiari e leggibili, sui quali campeggiava la scritta “Si è perso Ughetto, un cagnolino...”, seguita dalla foto del cane e dalla promessa di una ricompensa di cento euro a chiunque lo avesse ritrovato e restituito. Naturalmente, non doveva mancare il suo numero di telefono per essere contattato.

Una volta stampati i volantini, bisognava distribuirli nei bar, nei negozi e nelle attività commerciali del quartiere, sperando che qualche passante o negoziante potesse riconoscere Ughetto e fornire informazioni utili.

Proprio mentre rifletteva su come procedere, ricevette un messaggio su WhatsApp, era di Tina: “Questo è Ughetto, trovalo! Datti da fare!” Meglio affrettarsi, pensò, uscendo di casa.
Michele Di Lullo
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