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Writer Officina Blog
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Manuale di pubblicazione Amazon KDP. Sempre più autori
emergenti decidono di pubblicarse il proprio libro in Self su Amazon KDP,
ma spesso vengono intimoriti dalle possibili complicazioni tecniche. Questo
articolo offre una spiegazione semplice e dettagliata delle procedure da
seguire e permette il download di alcun file di esempio, sia per il testo
già formattato che per la copertina. |

Self Publishing. In passato è stato il sogno nascosto
di ogni autore che, allo stesso tempo, lo considerava un ripiego. Se da
un lato poteva essere finalmente la soluzione ai propri sogni artistici,
dall'altro aveva il retrogusto di un accomodamento fatto in casa, un piacere
derivante da una sorta di onanismo disperato, atto a certificare la proprie
capacità senza la necessità di un partner, identificato nella
figura di un Editore. |

Scrittori si nasce. Siamo operai della parola, oratori,
arringatori di folle, tribuni dalla parlantina sciolta, con impresso nel
DNA il dono della chiacchiera e la capacità di assumere le vesti
di ignoti raccontastorie, sbucati misteriosamente dalla foresta. Siamo figli
della dialettica, fratelli dell'ignoto, noi siamo gli agricoltori delle
favole antiche e seminiamo di sogni l'altopiano della fantasia. |
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La trattativa
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Quando arriveranno trovare un accordo sarà vitale.
Quando Thor si mise un dito nel collo della camicia per allargarla sarebbe stato normale pensare ad un gesto dovuto al caldo. Ann invece lo conosceva bene e non si fece fuorviare. D'altronde lei stessa poco prima aveva impostato con il comando vocale la temperatura dell'abitacolo dell'auto esattamente alla temperatura che sapeva essere gradita al suo capo. Oltre a questo Ann sapeva dove si stava dirigendo l'auto e cosa avrebbero dovuto fare di lì a pochi minuti. Era un qualcosa che lei neanche avrebbe potuto minimamente immaginare fino a pochi giorni prima. Per questo, dopo aver visto quel gesto, gli venne spontaneo abbozzare un sorriso. Nonostante quell'espressione, anche lei si sentiva nervosa, a momenti anche inadatta al ruolo che avrebbe dovuto ricoprire quando sarebbero arrivati. Dopo aver scostato la tendina si avvicinò al finestrino e vide che mancava poco all'arrivo. In quel momento per qualche secondo provò un po' di invidia per sua sorella Kate. La sua invidia però durò solo pochi attimi perché l'idea di lavorare in mezzo al mare avvolta dalla puzza di pesce lei non sarebbe mai riuscita a sopportarla. Accompagnati dai lampeggianti di quattro TOMON-HiBike® da 170kW guidate da quattro poliziotti motociclisti passarono il Queensboro Bridge e fecero il tragitto che li portò davanti al palazzo delle Nazioni Unite in un paio di minuti. Quando la grande berlina Haia® si fermò Thor sorrise. Lui ben sapeva che quel tragitto per il consueto traffico di Manhattan poteva essere percorso in non meno di una ventina di minuti. Nonostante il buon umore dato da quella considerazione Thor, appena uscito dalla macchina, sentì di nuovo la necessità di allargarsi il collo della camicia. Ann mai lo aveva visto in quella condizione, né quando un paio di anni prima trattò l'indipendenza della Corsica dalla Francia, né quando l'anno dopo, con grande difficoltà, convinse la Cina a ritirarsi dal Tibet. Di certo Thor aveva molta esperienza nelle arti diplomatiche. Si poteva dire che era tra i migliori nelle trattative internazionali. Lui però era cosciente che quella che avrebbe dovuto affrontare quella mattina sarebbe stata tutt'altra cosa. Quella trattativa avrebbe aperto un capitolo nuovo nella storia dell'umanità e quindi un capitolo in cui ancora nessuno aveva redatto dei protocolli e nessuno ancora sapeva cosa si sarebbe trovato ad affrontare nella situazione in cui stava andando incontro. Quello che sarebbe successo di lì a poco, seguito in mondovisione da tutte le TV, radio e giornali del mondo, di certo sarebbe stato riportato in tutti i futuri libri di storia in una sezione che mai ancora era stata neanche immaginata. Quella mattina al Palazzo della Nazioni Unite di New York si sarebbe scritto il primo capitolo della sezione chiamata “Prima trattativa extraterrestre”. Quando Ann pensò alle fatiche delle due precedenti trattative che in più di una occasione l'avevano impegnata fino allo sfinimento ebbe come la sensazione di debolezza ad un ginocchio mentre stava uscendo dall'auto. Presa coscienza di ciò, Ann smise di meravigliarsi dell'insistenza con cui il suo capo continuava a tormentarsi il collo della sua camicia. Come non capirlo, tra pochi minuti lui si sarebbe dovuto presentare come rappresentante degli interessi di tutta l'umanità in un incontro con delle creature aliene. Anche se erano settimane che Thor, Ann e tutto il loro staff stavano lavorando a quella trattativa, salendo i gradini della hall del palazzo, Thor non poté fare a meno di ripetere ancora una volta a mente i punti focali su cui avrebbe dovuto incentrare quella trattativa per riuscire a portarla a proprio vantaggio dalla pessima posizione da cui sapeva dover iniziare. Per Ann fu facile intuire i pensieri del suo capo poiché vide muovere in sequenza le dita della sua mano sopra il pesante cappotto. Quando a Thor gli fu proposto il caso questo gli parve subito disperato. Dopo il fattaccio di Burnhill, dal punto di vista della trattativa, senza una giurisprudenza a cui far riferimento, gli alieni sarebbero partiti in vantaggio e avrebbero potuto chiedere un risarcimento adeguato a loro libera discrezione. Thor impiegò tutto il tempo e tutte le risorse che aveva disponibili per elaborare un piano o ancora meglio una strategia di trattativa che avrebbe previsto delle inevitabili concessioni di cui ancora non ne conosceva la natura, ma anche dei punti fermi come la salvaguardia dell'incolumità e della dignità dell'intera umanità. Purtroppo nonostante alcuni scambi di messaggi con gli alieni, per i quali si dovettero affrontare non pochi problemi tecnici e logistici, Thor ancora non conosceva molti di quegli aspetti che lui riteneva fondamentali per quella trattativa. Tra questi la natura del risarcimento richiesto degli alieni, ma ancora di più cosa fosse veramente successo a Burnhill. Gli alieni fino a quella mattina avevano solo fatto sapere che avrebbero voluto incontrare un autorevole e riconosciuto rappresentante di tutta l'umanità per ricevere quelle che loro in qualche modo avevano definito scuse per l'uccisione del loro astronauta. Si erano anche sforzati per farsi capire che si sentivano autorizzati a fare delle richieste che in gergo umano si sarebbe potuto tradurre come “materiali” a risarcimento, senza mai precisare cosa avessero voluto. Quando Thor venne incaricato dal rappresentante del segretariato dell'ONU, l'indiano Vijay Vukherjee, di gestire queste trattative non pensò di cercare di intuire quali potessero essere le possibili richieste degli alieni come fecero tutti, ma concentrò la sua attenzione sul perché quell'alieno fosse stato ucciso a Burnhill. Lui era sicuro che lì ci sarebbero state molte delle risposte che cercava e anche la via per una soluzione accettabile per l'umanità. Per questo motivo Thor evitò tutte le infinite discussioni televisive dei vari Talk Show che oramai in modo monotematico cercarono per settimane di prevedere quali fossero le intenzioni e le richieste degli alieni. Purtroppo, fino a quel momento, agli atti dell'omicidio avvenuto a Burnhill risultava che, nonostante i meticolosi sopralluoghi sulla scena del delitto eseguiti dai migliori detective dell'Interpol e dell'FBI, mai nessuna arma fu trovata accanto al corpo dell'astronauta alieno. Anche dello stesso restarono solo ben pochi resti per l'enorme potenza di fuoco della LaserGun3® dell'anziano poliziotto Jeff O'Brian. Questo rilievo agli occhi degli inquirenti mise in dubbio la credibilità dell'intera testimonianza del vecchio poliziotto che cocciutamente continuava a invocare la legittima difesa e ad asserire di aver sparato solo come conseguenza di particolari circostanze. Thor stesso con pazienza interrogò più volte il vecchio poliziotto Jeff O'Brian senza però riuscire a saperne di più. A seguito di quei numerosi incontri, Thor ebbe la sensazione che il vecchio poliziotto fosse però una persona sincera nel raccontare quel che era successo anche se non sapeva perché avesse sparato. Quella mattina Thor stava andando a quell'incontro anche per risolvere questa incongruenza. Dopo aver ricevuto il mandato Thor subì forti pressioni da parte dei capi di governo delle maggiori potenze economiche e militari del mondo intenti a rassicurare il proprio elettorato e gli interessi delle varie lobby. In molti lo contattarono direttamente. Mentre alcuni lo invitavano ad ampie concessioni agli alieni in cambio di sicurezza, altri gli suggerirono di assumere una posizione meno disponibile. Altre pressioni le ricevette dalle più grandi e potenti multinazionali che avevano subito visto in questo incontro la possibilità di mettere il proprio marchio registrato ® su tutti gli eventuali futuri scambi tecnologici. Dopo aver accettato l'incarico, nella sua veste di mediatore internazionale, Thor sapeva di non poter fare diversamente e quindi si rassegnò ad ascoltare tutte quelle richieste e anche quelli che gli venivano posti come semplici, ingenui e non interessati consigli anche se tali non erano. Lui, nonostante tutte le pressioni che gli arrivavano, cercò di rimanere concentrato solo sull'analisi dei fatti accaduti e sui principi che si era imposto di seguire. Per lui la prima cosa da fare era capire perché un vecchio ed esperto poliziotto aveva sparato ad un individuo apparentemente disarmato senza un evidente motivo. Solo sapendo quali fossero stati con esattezza i fatti e le cause di Burnhill si sarebbe potuto stabilire l'entità della responsabilità che avrebbe avuto l'intera umanità verso gli alieni e quindi di che misura sarebbe potuto essere il pegno che questi avrebbero potuto esigere. Per la sua esperienza a priori ritenne che assumere un atteggiamento da amicone verso gli alieni oppure, tenendo conto dell'oggetto della trattativa, trattarli come meri commercianti non sarebbe stata la via giusta. Quella era l'unica cosa che al momento Thor aveva deciso. Quella mattina l'intera umanità sarebbe stata col fiato sospeso perché quello non solo sarebbe stato il primo incontro diretto con una cultura aliena, ma quello stesso incontro sarebbe iniziato con un debito. Proprio per questo quando Thor entrò nel palazzo dell'ONU di New York lo fece con la ferma intenzione di scoprirne ogni caratteristica, peculiarità, indole, intenti, vizi e carattere di chi stava esigendo quel debito. Thor quindi decise che sarebbe entrato nella stanza con gli alieni come un investigatore per raccogliere tutte le informazioni possibili che gli avrebbero permesso di guadagnare la migliore posizione possibile in quel prossimo confronto. Mentre Thor si stava inoltrando per i corridoi del palazzo, seguito dal passo frettoloso della sua segretaria Ann e di un assistente del palazzo, pensò all'importanza epocale di quell'imminente incontro. Quel pensiero però non gli piacque. Sarebbe stato troppo gravoso mantenere quell'idea incombente durante la trattativa e per questo, col fine di scacciarla rallentò il passo per poi voltarsi verso Ann e chiederle: “Che tu sappia gli alieni hanno già fatto colazione? Già sappiamo se a loro piace il caffè?” finendo di parlare con un mezzo sorriso. Ann conoscendolo non gli rispose e dopo aver annuito sorridendo continuò a camminare rimanendogli poco dietro. Con quell'ingenua distrazione Thor ritrovò parte della sua serenità. Senza altri indugi riprese subito il suo passo deciso confidando pienamente nella forza della calma e della perseveranza, pilastri della sua arte diplomatica appresa negli anni della gavetta e poi della sua carriera. Le sue qualità di mediatore internazionale le aveva apprese nel tempo con lo studio e l'esperienza, ma le aveva anche ricevute come insegnamento dalla propria famiglia. Thor, anche se non era spiccatamente di origine tedesche, aveva un cognome che per complicati risvolti storici era Schulwergstsethner. Siccome, anche per chi era di madre lingua tedesca, era sempre apparso più un complicato scioglilingua che un semplice cognome, sin da quando era bambino tutti lo avevano sempre chiamato semplicemente Thor senza per questo mancargli di rispetto. Anche nei più alti ambienti diplomatici, veniva sempre chiamato col solo nome che indubbiamente risultava più pronunciabile. Thor si era laureato in Scienze Politiche dividendo il corso di laurea tra le università tedesche, olandesi e italiane. Dalle prime acquisì la tipica determinazione dei nord europei, dall'ultima una notevole capacità di parola. Dopo il corso di laurea partecipò a numerosi stage e seguì diversi master presso le migliori università orientali e occidentali. Queste, ognuna in modo peculiare, gli diedero modo di acquisire sempre maggiore capacità nelle trattative internazionali. Trasferitosi a Tokyo per qualche mese lì imparò le tecniche della pazienza diplomatica. Presso l'università di Sydney acquisì la necessaria praticità e concretezza tipica di quei luoghi a cui aggiunse un tocco di passione derivata dalle sua esperienza all'università di Madrid e Barcellona. Frequentando l'università del Cairo prima e di Istanbul dopo e forse ancor più durante lo shopping nei souq arabi prese dimestichezza con le trattative arabe tanto infinite quanto efficaci. Thor frequentò anche diverse università degli Stati Uniti. Lì acquisì esperienza anche presso alcuni uffici governativi nazionali e internazionali come quelli dell'ONU. In quello stesso periodo, durante alcuni incarichi temporanei svolti presso gli uffici legali di un paio di multinazionali, Thor capì che in certe trattative le posizioni in campo, tanto più quando non paiono vantaggiose, possono anche essere migliorate con dei valori aggiuntivi che di solito sono fruscianti ed hanno il colore verde. Nonostante numerosi esempi di questa pratica Thor però non aveva mai creduto che quella potesse essere sempre la leva più forte. Dopo molti anni passati nell'ambiente diplomatico internazionale più volte s'era trovato a pensare che il suo lavoro nell'essenza non era molto diverso dalle trattative che quotidianamente si fanno nei mercati per l'acquisto di spezie o di altre mercanzie. Continuando a camminare per il corridoio del palazzo dell'ONU, completamente rivestito di marmo chiaro, quello riservato agli ingressi delle personalità internazionali, a Thor piacque pensare che, dal suo punto di vista, quel giorno si stava apprestando a svolgere quello che aveva già affrontato altre volte. Volle pensare che anche quello non sarebbe stato un giorno diverso da quelli in cui aveva affrontato altre trattative, anche se sapeva bene che si stava avviando verso una cosa che mai era avvenuta prima. Per mantenere il controllo delle emozioni e della lucidità volle convincersi che, anche se quella mattina la tipologia della trattativa fosse stata molto importante e particolare, alla fine tutto, come sempre, si sarebbe ridotto a capire cosa volesse l'interlocutore, cosa questo fosse stato disposto a cedere e scoprire così quali sarebbero stati i limiti della trattativa. Nell'imminente incontro Thor però era cosciente di non sapere ancora molte cose dei suoi interlocutori e non si trattava solo del non sapere quali sarebbero state le loro richieste. A complicare la situazione, per mano di molti rappresentanti governativi di diverse nazioni e dei legali rappresentanti di alcune grandi multinazionali, aveva una lunga lista di cose da ottenere dagli alieni e questo a Thor non piaceva per niente. Mentre stava entrando nella stanza ovale, adeguatamente appartata e dedicata alla trattativa, Thor rallentò e volle pensare che anche se lì non ci sarebbero state spezie o piatti di ottone da mercanteggiare in ogni caso si sarebbe dovuto preparare a bere tante tazze di tè o meglio di caffè ed ascoltare discorsi infiniti proprio come aveva fatto molte volte nei souq arabi. Quello a cui invece Thor non volle pensare erano quelle 15 enormi astronavi aliene che da settimane se ne stavano in orbita geostazionaria esattamente sulle coordinate di Washington, Parigi, Pechino, Tokyo, Londra, Berlino, Roma, Bruxelles, Mosca, Ottawa, Nuova Delhi, Città del Capo, Rio De Janeiro, Seoul e Sydney. Senza alcuna specifica spiegazione fu logico pensare che alla città di New York era stata risparmiata quell'incombenza solo per motivi diplomatici. |
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